Olimpia
non era una città, un agglomerato urbano, ma un centro intorno
a cui crescevano edifici adibiti alle necessità di molti
pellegrini che vi convenivano per motivi religiosi o per
partecipare ai giochi: era una via di mezzo fra la Mecca , il
grande centro musulmano, e Wembley, famoso punto d’incontro
per lo sport. Come accade ad ogni luogo dove l’attività umana
sia intensa, edifici di epoche diverse sorsero anche fuori dalla
cerchia iniziale, rispecchiando la crescente ascesa del
santuario.
I
Greci ritenevano che i giochi fossero cominciati nel 776 a.C., e
posero questa data a base del conteggio degli anni, come oggi li
contiamo dalla nascita di Cristo; tuttavia gli archeologi
odierni hanno scoperto che il culto di Zeus ad Olimpia aveva
origini molto più antiche. Le prime costruzioni erano state di
legno e di mattoni di fango, ma con lo sviluppo della civiltà e
col deterioramento del materiale primitivo, esse furono
sostituite da più imponenti opere in pietra. La più splendida
fra queste fu il tempio dedicato allo stesso Zeus.
Nel V secolo a.C. gli abitanti di Olimpia, decisero di
costruire un tempio dedicato a Zeus. Fra il 446 e il 456 a.C. fu
eretta una spettacolare struttura, formata da enormi blocchi di
pietra circondati da imponenti colonne. Ad opera ultimata, il
tempio rimase per alcuni anni privo di una vera e propria statua
di Zeus, per cui ben presto si arrivò alla conclusione che
questa era assolutamente necessaria. Per la sua realizzazione fu
scelto un famoso scultore di Atene.
Lo scultore si chiamava Fidia e ad Atene aveva già
prodotto due splendide statue della dea Atena.
Zeus appariva seduto su un trono con intarsi d'ebano e pietre
preziose, i piedi poggianti su uno sgabello lavorato, cesellato e
poggiante su un leone a tutto tondo; i calzari cesellati con
lavori di scene di guerre; nella mano destra reggeva una
vittoria, che si dice fosse d'oro e misurasse due metri... nella
mano sinistra reggeva un'asta molto lunga poggiante sul terreno
e avente in cima un'aquila d'oro; la faccia del Dio esprime bontà
e gioia, come dice Crisostomo. La testa è incoronata di olivo.
La faccia e la parte scoperta del corpo erano d'avorio
cesellato, mentre erano d'oro e di altri metalli preziosi barba,
occhi e capelli.
Nella parte
più alta del trono ed a maggiore altezza del capo della statua,
Fidia fece, da una parte, le Carìti e, dall'altra, le Ore, le
una e le altre in numero di tre. Lo sgabello posto sotto i piedi
di Zeus, chiamato "thranion", dagli abitanti
dell'Attica, ha leoni d'oro, e, scolpita in rilievo, la
battaglia di Teseo contro le Amazzoni, la prima prodezza degli
Ateniesi contro stranieri.
Per avere
un'idea di questa statua ricorriamo alle monete in cui altri
artisti avevano, più o meno male, riprodotto l'effige e così
citiamo alcune monete di Elide al tempo di Adriano; esiste una
pittura murale scoperta ad Eleusi. Sappiamo che Adriano ne ordinò
una riproduzione ridotta, in oro, per metterla forse nella sua
villa di Tivoli e che, a sua volta, fu riprodotta su monete.
Si discute
dei "braccioli del trono", perché si suppone che
fossero sostenuti da sfingi, che ci fossero due leoni d'oro a
tutto tondo, e non in bassorilievo, insomma ci sarebbe tanto da
dire, ma la grandiosità e la bellezza suprema di questa statua
ci sfugge sempre e noi siamo condannati ad intuire il mistero
come si suole fare di certe entità credute ma mai viste da
occhi umani, in realtà vera e fotografata.
La statua finita era alta 13 metri e quasi toccava il
soffitto del tempio, l'impressione era che se Zeus si fosse
alzato, avrebbe sollevato il tetto. Lungo le pareti furono
costruite delle piattaforme d'osservazione all'altezza della
testa, affinché i visitatori potessero guardare in faccia il
loro dio. La statua fu completata intorno al 435 a.C. e per i
successivi 800 anni rimase una delle opere più spettacolari del
mondo.
Il
tempio era il sacello del dio, non creato per accogliere una
comunità. Il sacrificio, il momento principale del culto
collettivo, avveniva presso il grande altare di Zeus, fuori dal
tempio. Nel giorno mediano dei giochi olimpici cento buoi
venivano abbattuti e bruciati in offerta a Zeus. Le ceneri,
miste all’acqua dell’Alfeo, erano poste sull’altare in un
ammasso compatto che, secolo dopo secolo, assunse proporzioni
enormi. Il tempio fu costruito per proteggere dalle intemperie
la statua sacra al culto. Questa, nella parte più interna del
santuario, il sancta sanctorum, suggeriva ai fedeli la
presenza dello stesso Zeus; e col passar del tempo Olimpia fu
meta di visite per la sua magnificenza e per l’antichità più
che per l’aspetto sacro. Come accade oggi per molte
cattedrali, venne ad assumere a poco a poco l’atmosfera di un
museo.
Verso il 40 d.C. l'imperatore romano
Caligola, si mise in testa di far trasportare la statua a Roma.
Furono dunque invitati degli uomini per compiere l'operazione,
ma secondo la leggenda la statua scoppiò in una risata così
fragorosa che gli operai fuggirono impauriti.
Nel 391 d.C. con
l'avvento del Cristianesimo, i romani bandirono i giochi
olimpici e chiusero i templi greci; alcuni anni più tardi la
statua di Zeus fu spedita a Costantinopoli. Nel 462 d.C. il
palazzo che ospitava la statua prese fuoco e nulla scampò
all'incendio.
Nel VI secolo l'intera area di Olimpia fu
interessata da alcune scosse di terremoto. Il tempio e lo stadio
furono distrutti da smottamenti e inondazioni ed i resti furono
ricoperti di fango. Ciò permise la conservazione di alcune
parti di Olimpia per un millennio. In tempi recenti gli
archeologi, hanno compiuto scavi sul posto.
Oggi i visitatori
possono passeggiare attraverso le rovine e vedere il luogo dove
un tempo si trovava la magnifica statua di Zeus. La statua
stessa però é andata perduta per sempre.
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