Verrès è
un comune
italiano della Valle
d'Aosta sudorientale.
Si estende nella
bassa valle
centrale della Dora
Baltea,
tra il corso di
quest'ultima, il
Mont
Saint-Gilles a
nord-est, e Mont
Carogne a
sud-ovest, in
corrispondenza
dell'imbocco
della Val
d'Ayas.
È attraversato
dal torrente Évançon.
Dista
circa 30 chilometri
a sud-est da Aosta.
Il
toponimo Verrès
deriva dal
latino Vitricium.
Un uso
scorretto,
diffuso presso i
non-valdostani
(influenzati in
particolare
dalla grafia e
dalla pronuncia
del toponimo
diffuso in epoca
fascista "Castel
Verres"),
è la pronuncia Vèrres;
un altro caso,
allorché in francese viene
trascurato
l'accento grave
sulla seconda
"e", dà
luogo a "verr".
La
sola pronuncia
corretta di
questo toponimo
è "Verrès",
proprio come
anche un
italofono lo
leggerebbe, con
l'accento sulla
seconda
"e",
ma con una sola
"r"
pronunciata,
secondo le
regole di
fonetica della lingua
francese e
del patois
valdostano.
È
anche attestata
alla fine del sedicesimo
secolo la
forma italiana Verrezzo sulla
carta geografica
del Piemonte realizzata
da Giovanni
Antonio Magini.
Da
Verrès, in epoca
romana,
passava la via
delle Gallie, strada
romanaconsolare fatta
costruire da Augusto per
collegare la Pianura
Padana con
la Gallia.
Nel XIII secolo,
il suo
territorio
divenne un feudo
dei signori De
Verrecio, per
essere ceduto in
seguito a Ibleto
di Challant alla
metà del secolo
successivo. Fu
Ibleto a
ordinare la
costruzione del castello
di Verrès.
In
questo
maniero-residenza,
ogni anno
ricorre la
celebrazione del
carnevale
storico (vedi
oltre), che
ricorda le
vicende di Caterina
di Challant e
di Pierre
Sarriod d'Introd.
A partire
dall'XI secolo,
la storia di
Verrès si legò
indissolubilmente
a quella della prevostura
di Saint-Gilles,
il cui complesso
ancora oggi
sovrasta il
paese.
Verrès
è stato sede
cantonale
all'interno
dell'arrondissement
d'Aoste, dal 1802 al 1814.
Nel
periodo fascista,
precisamente dal 1939 al 1946,
il comune venne
denominato Castel
Verres (senza
accento) e
incluse il
comune di Arnad.
Monumenti
e luoghi
d'interesse
Un
borgo abitato da
artigiani,
mercanti,
manovali, operai
e contadini che
lungo la linea
del tempo si
sono trasformati
adattando il
luogo ai
cambiamenti
evolutivi della
società. Dalle
popolazioni
salasse che
strenuamente si
opposero alle
legioni romane,
alle funzioni di
mansio lungo la
strada consolare
delle Gallie,
alla città
fortificata di
epoca feudale e
fino a centro di
sviluppo
industriale
durante
l’avvento
della borghesia,
Verrès è stato
da sempre un
luogo operoso
caratterizzato
da una vocazione
commerciale
sviluppata dal
passaggio della
Kramerthal, la
rotta dei
mercanti fra il
Vallese e la
pianura
padana.
Un
borgo
fisicamente
diviso in due
dal torrente
Evançon, alla
destra
orografica il
Martorey ed alla
sinistra le
Bourg, uniti
sotto il patrono
Sant Egidio nel
nome della
potente
collegiata
dominate sin dal
911.Un
monastero, con
scriptorium,
biblioteca,
seminario,
guidato da un
prevosto
mitrato, che per
secoli con i
suoi 90 benefici
che si
estendevano da
Vercelli alla
Savoia fu più
influente della
diocesi di
Aosta. Un
complesso
monumentale di
pregio che
conserva il
gioiello
valdostano di
arte gotica
rappresentato
dalla cappella
sepolcrale di
Ibleto di
Challant.
Ad
esercitare il
potere temporale
fu invece per
tutta l’epoca
feudale la
famiglia
Challant. Fu
Ibleto a
riceverne il
feudo
dall’amico il
conte Verde
Amedeo VI di
Savoia, al quale
si unì nella
spedizione
d’oriente del
1366. Ibleto,
uomo
intelligente ed
aperto, trasferì
nelle sue opere
la lungimiranza
e le esperienze
acquisite. Il
castello, un
cubo perfetto di
30 metri di lato
fatto edificare
sulla rocca, ne
è una
testimonianza.
Oltre alla sua
innovativa
forma, lo
scalone ad archi
rampanti
autoportanti del
cortile interno
è tutt’ora
oggetto di
stupore. Nel
1424 il
territorio venne
elevato a contea
in un periodo
climatico
definito
“caldo”,
fattore che
incrementò lo
sviluppo delle
vie commerciali
con un forte
ampliamento del
transito delle
merci.
Dalla
“Place”, il
cuore del paese,
iniziava la Krämerthal
e lì trovava
sede nella torre
daziaria il
punto di
riscossione
delle gabelle,
la piazza
ospitava anche
il mercato dove
erano esposte
merci esotiche
provenienti dal
porto di
Venezia. Il
clima mite
medievale
consentì
inoltre la
coltivazione di
ulivi e vite che
portarono alla
produzione di
olio di oliva e
vino apprezzati
anche dai Savoia
e sicuramente da
Napoleone
durante la cena
del 25 maggio
1800, la notte
che il generale
passò nelle
stanze della
collegiata
affinando i
piani di attacco
del forte di
Bard durante la
seconda campagna
d’Italia.
La
posizione di
Verrès nella
plaine, ove
affluisce con
forza l’acqua
del torrente che
nasce dai
ghiacciai di uno
fra i
quattromila più
alti d’Europa,
ne ha favorito
lo sviluppo con
il conseguente
richiamo di
forza lavoro.
Dapprima con lo
sfruttamento
della sola forza
motrice poi per
la produzione di
energia
idroelettrica,
la potenza
dell’acqua è
stata
determinante per
la diffusione di
laboratori ed
officine
artigianali che
hanno fatto di
Verrès un polo
fin dai prodromi
della
rivoluzione
industriale.
Nel
1780 era in
funzione un
forno per la
fusione del
ferro ed alla
fine dell’800
fu insediata una
filatura di
cotone di
imponenti
proporzioni che
occupò fino a
1.200
dipendenti,
detenendo per
molti anni il
primato della
produzione del
filato più fine
d’Europa. Una
popolazione
eterogenea, per
flussi
migratori, che
ha trovato come
fattore
aggregante fin
dal 1948 il
carnevale
storico. Una
festa popolare
lunga quattro
giorni che
rievoca un
episodio del
1450 quando,
documentano i
libri di storia,
Catherine de
Challant nel
rispetto delle
volontà paterne
voleva essere
contessa e,
acclamata dal
suo popolo, sfidò
i potenti.
Collegiata
di Saint Gilles
La
tradizione fa
risalire la
fondazione del
monastero al X
secolo, ma i
canonici di
Sant’Egidio
sono menzionati
per la prima
volta nel 1050.
E’ sede della
parrocchia, che
comprende
strutture
realizzate tra
l’XI e il
XVIII secolo. L’edificio
principale, in
pietra a vista,
e l’adiacente
campanile
maggiore furono
edificati nel
1512 dal
Prevosto Carlo
di Challant.
L’attuale
parrocchia di
Sant’Egidio fu
costruita invece
nel 1775 sul
luogo ove
sorgeva la
precedente
chiesa romanica,
di cui si
conserva un
semplice
campaniletto. In
quell’occasione
il conte
Francesco
Ottavio di
Challant consentì
di unire alle
strutture della
chiesa
preesistente la
cappella dei
Santi Giorgio e
Maurizio, voluta
nel 1407 dal
cavaliere Ibleto
di Challant come
cappella
sepolcrale di
famiglia. Le
strutture di
tale cappella
sono ancora oggi
ben
identificabili,
dall’esterno
per la magnifica trifora
in pietra
lavorata che
campeggia sulla
parete orientata
verso il borgo,
dall’interno
per la volte
gotiche a vela che
sono state
risparmiate
dagli interventi
settecenteschi.
Il
25 maggio 1800
il convento di
Verrès ospitò,
per la notte, Napoleone che
con le sue
truppe,
scendendo dal
Gran San
Bernardo,
attraversava la
Valle dando
inizio alla sua
seconda campagna
d’Italia.
La
struttura è
composta da un
convento e una
grande chiesa
collegiata,
le cui parti più
moderne
risalgono alla
seconda metà
del settecento. La
chiesa è
infatti composta
da due corpi risalenti
ad epoche
differenti:
la
cappella
Challant,
risalente agli
inizi del XI
secolo;
la
chiesa
parrocchiale,
ricostruita tra
il 1775 e il
1776 radendo al
suolo la
precedente
chiesa
medievale.
Il
campanile della
chiesa
collegiata di
Sant’Egidio è
un’aggiunta
del 1512,
quando fu eretta
come torre e
solo in un
secondo momento
trasformata in
campanile. Qui
trovi due statue
agli angoli che
raffigurano San
Grato e
Sant’Egidio,
oltre che
mensole in
pietra lavorata
a gigli.
All’interno
del complesso
della chiesa
collegiata di
Sant’Egidio
c’è ancora il
campanile
originario,
risalente
all’XI secolo
ma che risulta
quasi nascosto a
causa della mole
del complesso.
Cappella
di San Rocco
Scendendo
nel borgo di
Verrès si
incontra la
cappella di San
Rocco. La
cappella risale
al 1691 e,
purtroppo, non
sono documentati
molti fatti che
la riguardano.
Nonostante
ciò la cappella
di San Rocco ha
sempre
rappresentato un
luogo di
aggregazione per
i cittadini di
Verrès, forse
anche per via
della sua
posizione
estremamente
centrale. Non a
caso è stata
frequentemente
utilizzata anche
come chiesa
parrocchiale, al
posto della
vicina chiesa
collegiata di
Sant Gilles.
La
cappella di San
Rocco è anche
al centro della
festa che viene
celebrata il 16
agosto di ogni
anno, festa di
San Rocco, nella
quale
nell’adiacente
via Duca
d’Aosta
vengono
allestiti stand
gastronomici
dove le persone
si ritrovano.
La
cappella di San
Rocco è formata
da un unico
blocco dal quale
si innalza anche
il campanile con
grandi
finestroni nella
cella
campanaria. Al
di sotto, la
facciata è
caratterizzata
da un ingresso
squadrato
affiancato da
due finestre
altrettanto
squadrate e
sormontate da
una lunetta con
sotto
l’affresco
ritraente San
Rocco.
Gli
interni sono
intimi e con le
volte
affrescate.
Cappella
Challant
La
cappella
Challant fu
costruita nel
1407 su volontà
di Ibleto di
Challant ed
era dedicata
alla Madonna e
ai santi Giorgio
e Maurizio. Era
dotata di una
pianta
rettangolare con
volta a vela. Nella chiave di volta, sulla trifora nella parete
medievale, c’è
ancora oggi
scolpito lo
stemma degli
Challant,
ripreso anche
esternamente
alla chiesa nel
contrafforte
sotto la trifora
in gotico
fiorito che dà
luce alla
cappella.
Dei
decori originari
si conservano
solo alcune
parti,
tra cui la più
importante
è l’affresco
sulla parete
occidentale che
ritrae San
Giorgio mentre
uccide il drago davanti
a una dama e un
ragazzino
inginocchiato.
Si pensa che i
personaggi
ritratti siano
ispirati alle
effigi di Luigi
di Challant e
Giovanna
Andrevet de
Coursans,
vedova del conte
Giacomo.
Questo
spazio
rappresentava la
cappella
sepolcrale di
Ibleto di
Challant ed
è uno dei
vertici
dell’architettura
gotica in Valle
d’Aosta.
Originariamente
la cappella
Challant era un
monoblocco a
pianta quadrata,
con due ingressi
posti sui lati
settentrionale
ed orientale. La
cappella fu in
seguito
collegata alla
nuova chiesa
abbattendone il
muro
settentrionale,
mentre il
portale gotico
divenne
l’accesso alla
nuova chiesa.
Nel
2009, al
ricorrere dei
600 anni dalla
morte di Ibleto
di Challant, la
cripta sotto la
cappella è
stata aperta. È
stata trovata
una scala che
scende di un
metro e venti e
una bara in
legno foderata
in metallo in
pessimo stato.
Al suo interno
c’erano le
spoglie complete
di un uomo e
altri cinque
teschi, posti
all’altezza
del suo bacino.
Sulla cassa
c’erano incise
le lettere C e
T. Si pensa che
il corpo
appartenesse a
Francois-Maurice
di Challant,
ultimo erede
della nobile
famiglia
Challant
seppellito nel
1796.
Murasse
L'antica
cascina detta la
Murasse,
che risale al
1512, ricorda
architettonicamente
la Colombière
del castello
di Issogne:
è
caratterizzata
da una stalla a
volta ribassata
e da una vera e
propria torre
colombaia.
Utilizzata
dagli Challant come
scuderia, la
Murasse ospitano
oggi la
biblioteca
comunale e la
sede
amministrativa
dell'Unité
des Communes
valdôtaines Évançon. In
precedenza, la
comunità
montana aveva
sede
nell'edificio
detto Maison
la Tour che
presenta una
torre scaliera
in Piazza René
de Challant.
L’intero
complesso è
avvolto da una
cinta muraria
con mura a
merletto. Questo
spazio, viste le
sue ampie
dimensioni,
viene spesso
utilizzato anche
come sede di
eventi e
manifestazioni
culturali.
Castello
Il Castello
di Verrès è
un castello
medievale che
domina da un
promontorio il
paese. Costruito
su un picco
roccioso che
domina il
sottostante
borgo, il
castello è
citato per la
prima volta nel
1287 come
proprietà dei
signori De
Verretio.
Un’iscrizione
scolpita in
caratteri gotici
attesta che fu
Ibleto di
Challant nel
1390 a porre
mano ai lavori
che fecero
assumere
all’edificio
l’aspetto
attuale.
Nel
1536 Renato di
Challant rinnovò
l’apparato
difensivo del
maniero,
adattandolo
all’uso delle
moderne armi da
fuoco. In questa
occasione venne
costruita una
cinta muraria
munita di
cannoniere, di
speroni a
contrafforte e
di torrette
poligonali da
offesa, idonei
all’impiego
delle spingarde
e dei cannoni
fusi nel feudo
che il conte di
Challant
possedeva a
Valangin, in
Svizzera;
l’ingresso fu
reso più sicuro
mediante la
realizzazione
dell’antiporta
con il ponte
levatoio e
l’apertura di
feritoie. Si
provvide inoltre
ad aprire nuove
finestre a
crociera, in
aggiunta a
quelle a tipo
gotico a
monofora e a
bifora già
esistenti, e
nuove porte ad
arco moresco, di
evidente
influsso
spagnolo; gli
interni furono
arricchiti con
nuovi
arredi.
Alla
morte di Renato
di Challant
(1565) senza
eredi di sesso
maschile, il
castello venne
incamerato dai
Savoia. Nel 1661
il duca Carlo
Emanuele II
ordinò di
smantellare gli
armamenti e di
trasferirli al
forte di Bard,
punto strategico
dove si
concentrava la
difesa della
Valle d’Aosta.
Gli
Challant
riottennero il
possesso della
rocca nel 1696 e
lo mantennero
fino
all’estinzione
della casata, ai
primi del XIX
secolo. A
quell’epoca il
castello era
abbandonato da
quasi due
secoli: il
tetto, già in
parte crollato,
era stato
demolito del
tutto per
evitare il
pagamento del
canone erariale,
così che i
piani superiori
erano esposti
alle intemperie
e invasi dalle
erbacce.
Il
salvataggio di
questo castello,
come per quelli
di Issogne e di
Fénis, si deve
all’interesse
di un gruppo di
intellettuali
piemontesi
accomunati dalla
passione per il
Medioevo.
Superata
l’antiporta
che si apre
nella cinta
fortificata,
accessibile
anche a cavallo
dal ponte
levatoio, si
incontra
l’edificio
destinato a
corpo di guardia
situato di
fronte
all’entrata
del castello. Il
portale di
ingresso immette
in un androne
difeso da una
caditoia
dissimulata
nella volta; una
seconda porta,
anticamente
protetta da una
saracinesca, dà
accesso al
cortile del
castello.
Attorno
a questo
ambiente
quadrato il
corpo
dell’edificio
è disposto ad
anello su tre
piani, collegati
da un
monumentale
scalone in
pietra impostato
su archi
rampanti. La
regolarità
geometrica della
struttura e
l’essenzialità
della
decorazione,
affidata
unicamente ai
particolari in
pietra verde e
bianca lavorata,
si intonano al
carattere
militare
dell’edificio
e denotano
altresì
l’eccellenza
delle maestranze
che operarono a
Verrès.
Al
piano terreno si
aprono due
grandi saloni
simmetrici che
occupano per
intero i lati
est e ovest del
castello, mentre
a sud è situata
la cucina. Il
salone orientale
probabilmente in
origine adibito
a magazzino per
l’artiglieria,
è coperto da
una volta a
botte. Di
maggior
interesse è la
sala d’armi
sita a
occidente,
voltata a sesto
acuto: essa
presenta due
camini
monumentali
dagli stipiti
sagomati; il
raddoppio delle
murature e altri
indizi emersi
nel corso di un
restauro
attestano la
sovrapposizione
di più campagne
costruttive.
I
locali del primo
piano, riservati
ai signori del
castello, sono
illuminati da
eleganti bifore
di gusto
trecentesco, più
ampie di quelle
degli altri
piani. La grande
sala da pranzo
è collegata da
un passavivande
alla cucina
padronale.
Questo ultimo
ambiente, dotato
di tre grandi
camini, presenta
una volta in
pietra a vele
multiple rifatta
ai tempi di
Renato di
Challant,
l’unica
copertura
originale ancora
esistente nel
castello; degno
di nota è anche
il camino
situato sul lato
nord, di
dimensioni
eccezionali e
riccamente
decorato da
modanature e
pilastrini.
Al
secondo piano
(non visitabile)
sono situati gi
appartamenti di
servizio,
collegati da una
scala in legno
al piano delle
caditoie.
Il
castello ogni
anno è il
prestigioso
palcoscenico del
Carnevale
storico verreziese
in cui si
rievoca, tra
storia e
leggenda,
l’epopea della
contessa
Caterina di
Challant.
Maison
La Tour
Piazza
Renato di
Challant
presenta un
bell’edificio,
la Maison La
Tour,
caratterizzato
da una torre
scaliera a base
circolare il cui
ingresso è
decorato da un
affresco che
recita Café et
Billard.
Un
altro affresco
ritraente la
Madonna è posto
lungo la
facciata del
palazzo.
All’interno
della Maison La
Tour era
ospitata la sede
amministrativa
dell’Unité
des Communes
valdotaines Évancon,
poi spostata al
Murasse.
Oggi
questo spazio è
impiegato come
sede museale, ma
anche come sala
per matrimoni
civili.
Arboretum
La Borna du Laou
Sulla
sponda del fiume
c’è
un’altra delle
attrazioni di
Verrès, ovvero l’Arboretum
La Borna du Laou,
cioè un
bel giardino
botanico che
ospita diverse
specie al suo
interno:
dal pino
marittimo al
leccio, da
piante esotiche
a quelle più
caratteristiche
di questo luogo.
Il
giardino sale
lungo il crinale
della collina e
dispone di un
percorso guidato tra
ponticelli,
piccoli
belvedere ed
aree picnic.
Cotonificio
Brambilla
Situato
nell'attuale via
Frère Gilles,
Il cotonificio
Brambilla, il
cui edificio
imponente
risalta al
centro del
capoluogo, è
stato realizzato
dall'architetto
Cav. Enrico
Brambilla.
In
questa struttura
si svolgeva una
delle
lavorazioni dei
filati più
pregiati della
nazione, faceva
parte di un
grande gruppo,
la società
Brambilla: a
Milano risiedeva
la carpenteria
delle
lavorazioni in
ferro e
muratura, la
fabbrica dei gas
medicali e delle
apparecchiature
d'anestesia, in
Verrès il
cotonificio, la
Società anonima Castel
Verrès per
la produzione di
energia
elettrica, la
chimica, mentre
a Saint-Marcel si
trovavano le
miniere.
Verso
gli anni 1930
nasceva la
chimica, un
reparto
specializzato
nella produzione
di concimi
speciali ed in
questo una
particolare
attenzione
tecnologica
andavava al
processo di
elettrolisi,
realizzato con
dei convertitori
rotanti ed una
griglia di
platino molto
costosa oltre
alla corrente
della centrale
idroelettrica:
una volta
prodotto
l'idrogeno
veniva
trasportato nel
primo
idrogenodotto
sviluppato in
Italia alla
sezione chimica
in cui si
producevano
concimi
speciali, la pirite per
la produzione
dei concimi
veniva estratta
dalla miniera di Champdepraz.
Questo
gruppo ha
sorpassato come
produzione in
alcuni anni la Montecatini,
ma negli anni
'70 a causa di
crisi
industriali il
gruppo chiuse
progressivamente
tutte le sue
attività che
davano lavoro
nel suo insieme
a più di 4000
persone.
Oggi
l'edificio della
ex Brambilla è
stato
riconvertito per
metà in una
filiale del Politecnico
di Torino e per metà nell'istituto liceale tecnico e professionale (ISLTP).