All’ingresso
del viale che porta all’Insediamento si trova il Museo della Civiltà
Rupestre e Contadina.
Inaugurato
nel 2003 sotto la guida dell’allora sindaco Tino Mazzitelli, è nato
dall’idea di conservare e valorizzare la storia locale, le tradizioni e
gli antichi mestieri. Originariamente, l’edificio era destinato a
diventare un luogo per esporre i reperti archeologici ritrovati proprio
nell’insediamento rupestre delle Grotte, scoperto dal professor Achille
Solano. Tuttavia, l’idea si è evoluta, trasformando l’ex frantoio e
mattatoio comunale in una struttura dedicata alla vita contadina.
Nel
corso degli anni, il museo si è arricchito grazie alle numerose donazioni
dei cittadini di Zungri, che hanno offerto oggetti, strumenti e manufatti legati
alla vita quotidiana dei loro antenati. La raccolta degli oggetti continua
tutt’oggi, con nuovi pezzi che arrivano costantemente, tra cui strumenti di
falegnameria appartenuti al nonno paterno di Caterina Pietropaolo, preziosi
ricordi di famiglia che si fondono con la storia del paese.
Il
museo ospita una vasta gamma di attrezzi agricoli, come aratri e utensili
usati quotidianamente dai contadini, oltre a oggetti legati alla
vinificazione, come botti e damigiane. Questi strumenti raccontano non solo
la fatica e il sudore di chi li ha usati, ma anche il legame profondo con la
terra.
La
sezione dedicata agli abiti tradizionali offre uno sguardo su un
passato lontano, con gonne a pieghe e copricapi invernali tessuti al telaio, che
le donne del luogo indossavano tra la fine del XIX secolo e l’inizio del
XX. Ogni dettaglio di questi abiti, dalla pesantezza dei tessuti alle
bordure ricamate a mano, testimonia l’abilità e l’attenzione delle
ricamatrici locali.
Il
museo, però, non è solo un luogo di esposizione. È anche un
laboratorio vivo di tradizioni, dove le nuove generazioni possono osservare le
antiche tecniche di ricamo e tessitura. Il passaggio di queste conoscenze
è fondamentale per mantenere vive arti che altrimenti andrebbero perdute.
Ogni
oggetto presente nel museo narra una storia, non solo della famiglia di chi
l’ha donato, ma anche della collettività. Il Museo della Civiltà
Contadina è una finestra sul passato che permette di capire meglio le
radici di Zungri e il duro lavoro che ha caratterizzato la vita quotidiana di
intere generazioni. Questo legame tra il passato e il presente è
ulteriormente sottolineato dalle emozioni che suscita nei visitatori, molti dei
quali, spesso anziani, si commuovono nel vedere oggetti che risvegliano ricordi
lontani.
Con oltre 35. 000 visitatori all’anno, il museo di Zungri è diventato un
importante punto di interesse turistico, attirando persone da tutto il
mondo, dagli Stati Uniti all’Argentina. Tuttavia, il suo successo è
anche il risultato del lavoro instancabile di chi dedica tempo e passione per
mantenerlo vivo e attivo, senza mai fermarsi.
Porte
dipinte



La
visita prosegue nel centro storico dove è stato strutturato un percorso con
"porte dipinte", decorazioni murali, proverbi, filastrocche e poesie
sui muri, a rievocazone del tempo passato.
Il percorso si
conclude al Santuario della adonna della Neva che custodisce un prezioso dipinto
cinquecentesco, raffigurante l'incontro tra la Madonna, Gesù Bambino, Santa
Elisabetta e San Giovanni, olio su tavola attribuito alla bottega di Raffaello
Sanzio.

Villa
Romana di Trisulina (Papaglionti)
La
Villa Romana, o più comunemente chiamata "Grotta di Trisulina",
rappresenta un'insigne testimonianza della presenza Romana del periodo Augusteo
in questa zona della Calabria.
La
costruzione, imponente nel suo insieme, è ubicata sulla cima di una collinetta
a sperone, a 499 mt. s.l.m. nel comune di Zungri in località Trisulina.
La
sua planimetria originale rileva la tipica casa romana organizzata intorno a due
cortili.
Questa
costruzione offre oggi quasi integro, un cripto-portico, forse adibito a
piscina, dove l'insieme lascia veramente perplessi per la grandiosità (si veda
sezione prospettica allegata).
Questa
vasta piscina (?) è divisa in due navate da pilastri rettangolari collegati fra
loro da archi. Due volte a botte semicilindriche coprono le navate.
Due
scalette laterali, una a due rampe ed una ad una sola rampa, vi danno adito.
Di
valore architettonico son i capitelli corinzi in marmo finissimo e qualche altro
a palmette che ricordano i capitelli egizi a forma di fiori di lato aperto, e
vari avanzi di colonne granitiche attestano lo splendore originario di questa
villa.
Nell'insieme
era una costruzione di lusso, oggi non rimangono che le rovine a livello del
suolo di una massiccia costruzione in muratura romana di mattoni dell'epoca
dell'Alto Impero, quasi integra si conserva la parte interrata, scavata in
roccia arenaria compatta (già descritta precedentemente).
L'ubicazione
in prossimità di Hipponion e l'abbondante dotazione di acque che si
raccoglievano nella grande piscina illustrata, Corrispondono perfettamente alla
descrizione che ne dà Sanio Duri. "Scendendo dalla collina verso il mare,
seguendo una certa mulattiera in prossimità del cimitero di Briatico,si
incontra un buon tratto della antica via tomana che è facilmente riconoscibile
dal tipico selciato".
In
prossimità del mare e non molto lungi da questo pezzo di strada, è stata
rinvenuta un'antica cella tricora, andata distrutta.
Calvario
di Papaglionti
Il
Calvario di Papaglionti, è posto lungo la strada che porta al vecchio centro
urbano. Di semplice fattura, ha forma rettangolare, mt. 4,20 di lunghezza e mt.
0,60 di profondità.
È
realizzato in muratura di pietra granitica locale rincalzata e regolarizzata con
mattoni e scaglie di laterizio, la stessa tipologia muraria adottata per la
costruzione del calvario si trova presente sia nella chiesa di Papaglionti sia
nel palazzo della Famiglia di Francia.
Insieme
ad un altro Calvario ubicato sul lato opposto del paese, sono la testimonianza
della Crocifissione di Gesù Cristo. (Nel periodo di Pasqua si teneva la
processione con la statua del Cristo Morto).
Realizzato
intorno alla fine del 600, si conserva in buone condizioni, grazie alla
struttura muraria abbastanza consistente. In posizione centrale vi è una
nicchia mt. 0,70 e alta mt. 1,10 delimitata lateralmente con mattoncini di
laterizio, al cui interno in origine ospitava sicuramente un dipinto
raffigurante la Crocifissione.
Casa
Signorile di Papaglionti
La
casa di Papaglionti, è un esempio, di palazzotto di tipo economico, inserito
all'interno di un insediamento rurale posto alle pendici del Poro.
L'insediamento
è quello di Papaglionti, piccolo villaggio del Poro, situato poco lontano
dall'antica Mesiano alla cui giurisdizione in origini apparteneva, oggi è una
frazione del comune di Zungri.
L'antico
Papaglionti è oggi disabitato, gli abitanti si sono trasferiti nel nuovo
Papaglionti, che sorge a poche centinaia di metri di distanza.
L'abbandono
di "Papaglionti Vecchio" è avvenuta a seguito dell'alluvione del
1952, con la riedificazione del nuovo paese in posizione più alta, completata
solo nel 1980.
Ritornando
al fabbricato preso in esame, di modeste dimensioni, ha forma rettangolare e si
sviluppa su due piani.
Il piano terra destinato a magazzino ed il piano primo a
residenza.
Emerge
nel contesto urbano e si differenzia dalle altre costruzioni, per la cura
architettonica dei particolari. Oggi abbandonato, come del resto l'intero paese
di cui fa parte, riversa in condizioni precarie.
Chiesa
di Papaglionti
All'interno dell'insediamento di
Papaglionti, piccolo villaggio del Poro, situato poco lontano dall'antica
Mesiano nel comune di Zungri, si trova la chiesa a due navate, unico manufatto
del genere presente nell'abitato di Papaglionti.
Oggi
la stessa riversa in precarie condizioni, come del resto tutto il centro abitato
ormai del tutto abbandonato. Realizzata in muratura di pietra granitica,
intonacata all'interno e rincalzata all'esterno in modo abbastanza vistoso con
mattoncini e scaglie di laterizio, al punto da dare un effetto cromatico della
facciata dominante sul rosso mattone.
Di
forma regolare con due navate, quella principale che misura 16,50 mt. di
lunghezza e mt. 6,00 di larghezza, e quella laterale che misura mt. 14,50 di
lunghezza e mt. 2,50 di larghezza, realizzata in un secondo tempo.
Collegate
fra di loro da ampie arcate. Al disotto della navata laterale si trova un vuoto
destinato alla sepoltura. Elemento particolare, che fa evidenziare la chiesetta
di Papaglionti, è la forma dell'altare che risulta rastremato che dalla
larghezza di mt. 6,00 si porta a mt. 4,90.

Mulino
idraulico Cimadoro
Il mulino Cimadoro o di Ciappetta,
è l'unico di una serie di mulini idraulici, rimasto in piedi sito nel
territorio di Zungri. Posto nel punto di confluenza di due fossi "Ciappetta
e Simileo" a 316 mt. s. l. m., di forma classica rettangolare con saetta
adagiata al versante che degrada verso il torrente.
Il
mulino è ad un solo livello, ha muri perimetrali larghi oltre un metro, e
copertura a falde con struttura portante in legno e manto di copertura in coppi.
Il
presente mulino abbandonato da tempo riversa in condizioni precarie di
conservazione ed è ricoperto da una fitta vegetazione.
Palazzo
di Francia
Il
palazzo di Francia, è forse l'esempio più rappresentativo di Casa Signorile
presente in ambito rurale nell'arco del Poro. sia per il palazzo della
costruzione che risale al 1700. Si trova nel territorio del comune di Zungri in
prossimità del centro edificato di Papaglionti vecchio, in una posizione che
domina tutta l'area circostante.
Di
forma rettangolare ed imponenza costruttiva, infatti misura metri 33 sul fronte
principale e metri 13,30 di larghezza. È realizzato con struttura portante in
muratura di pietra granitica intonacata a calce all'interno, è rincalzata
all'esterno con saette e scaglie di laterizio, al punto da fare assumere alla
facciata un aspetto al quanto gradevole. Lo stesso sistema murario adottato nel
presente edificio si trova nella chiesa e nel calvario del vecchio Papaglionti.
Particolare
risulta il portale d'ingresso, le mensole e il piano dei balconi, sono
realizzati in pietra granitica locale.
A
livello distributivo come del resto la maggior parte dei palazzotti similari, il
piano era adibito a magazzino - deposito dei prodotti agricoli e il piano primo
a residenza dei proprietari. Oggi, l'intero complesso versa in precarie
condizioni, di stabilità, tanto che, il piano primo è interamente crollato.
Casa
Baronale Pisani
La
casa Pisani, sita nel comune di Zungri, al confine con il territorio di Spilinga
e Rombiolo, a 560 mt. s.l.m., rappresenta uno degli ultimi esempi di casa
baronale, presente nell'area del Poro.
Costruita
intorno al 1935, in muratura di pietra granitica locale, listata con mattoni
pieni, con solai in cemento armato, e tetto a padiglione in legno con manto di
copertura con tegole in laterizio tipo marsigliesi.
L’intero
edificio, come del resto tutti gli altri similari, presenti nell’area del
Poro, risulta diviso in due ambienti nettamente distinti, piano terra adibito a
magazzini e ricovero attrezzature agricole.
Primo
piano con ingresso da scala esterna indipendente, rispetto al piano terra,
adibito a residenza.
La
casa Pisani, rappresenta il punto di riferimento principale di un complesso di
manufatti legati alla conduzione del fondo di proprietà della famiglia Pisani.
La
sua importanza va ricercata non a livello storico, ma testimoniale che il
fabbricato rappresenta, quale esempio di presenza diretta della famiglia
Nobiliare sui terreni di proprietà.
Fonte