La riserva
naturale Oasi del Simeto è un'area
naturale protetta che occupa circa
2000 ettari ed
è stata istituita nel 1984.
È
situata alla foce del fiume Simeto,
da cui prende nome, nella piana
di Catania, sulla costa della Plaia che
dà sul mare Ionio.
L'area comprende anche la zona della foce del fiume Gornalunga.
All'interno dell'oasi è presente la Necropoli
di Symaethus.
L'oasi
è sorta grazie a Wendy Hennessy Mazza e la LIPU che
nel 1975 hanno
fatto in modo di creare un'oasi
di protezione faunistica. Nel 1984 è
diventata riserva
regionale.
Sebbene
attaccata e insidiata dai roghi estivi, questa straordinaria oasi di dune,
fiumi e stagni palustri cerca oggi di risorgere dalle proprie ceneri.
Fauna
Gli
ambienti che costituiscono l’Oasi del Simeto, ognuno per le proprie
caratteristiche vegetazionali, offrono rifugio a una vasta varietà di
uccelli, molti dei quali trovano qui le condizioni adatte per la
nidificazione. Oltre alle specie stanziali è possibile osservare durante il
passo primaverile e autunnale, molte specie migratorie, alcune delle quali
si fermano per svernare.
Ogni
ambiente ha i suoi frequentatori abituali, così sulla battigia si possono
osservare specie diverse di gabbiani come: Il Reale, lo Zafferano,
il Comune e il Corallino.
I Limicoli
come: il Piro piro piccolo, il Gambecchio, la Pantana e il Corriere
grosso.
Altri
ospiti del litorale sabbioso sono: la Berta maggiore,
il Piovanello, l’Avocetta, la Beccaccia di mare, Fraticello,
il Mignattino.
L’ambiente costituito dalle dune, per le sue particolari associazioni
vegetazionali, è frequentato solo da alcune specie di uccelli, tra queste
è facile notare: il Succiacapre, la Sterna comune, la Monachella
e il Trombettiere.
Gli
ambienti palustri e fluviali, per la loro tipica vegetazione, ospitano la
maggior parte dell’avifauna presente nell’Oasi. Ricordiamo il Germano
reale, il Mestolone, l’Alzavola, il Codone, il Fischione,
il Cormorano, la Nitticora, l’Airone bianco maggiore, la Garzetta,
la Canapiglia, il Moriglione, la Moretta, la Pavoncella,
il Piviere dorato, il Chiurlo e il Beccapesci.
Durante la
migrazione primaverile si può osseravare la Sgarza ciuffetto,
l’Airone rosso, la Spatola, il Mignattino, il Falco
pescatore, la Pittima minore e il Forapaglie Castagnolo.
Durante il
periodo estivo la Riserva ospita specie nidificanti a volte rare per la
Sicilia come la Moretta tabaccata (Aythya nyroca), che nidifica
tra le canne più folte, il Tarabusino, e la Nitticora, che
predilige ambienti alberati in particolare i salici.

Grazie ad
un recente intervento di reintroduzione, dal 2002 nidifica anche il Pollo
Sultano, un rallide dal piumaggio blu iridescente scomparso dalla
Sicilia a partire dagli anni cinquanta.
Altre
specie nidificanti sono: il Cavaliere d’Italia, la Cutrettola
capocenerino, la Cannaiola, il Pendolino, la Folaga, il Fratino,
il Martin Pescatore, l’Usignolo di fiume e la comune Gallinella
d’acqua.
Lo specchio
di mare antistante il territorio della Riserva è frequentato dalla Sula,
dallo Svasso maggiore, dallo Svasso piccolo e dal Tuffetto.
Interessante è la presenza costante in inverno del Falco di palude.
L’Oasi
delSimeto oltre ad essere una zona umida di notevole importanza ornitologica
è caratterizzata anche dalla presenza di piccoli mammiferi, insetti,
rettili e anfibi. A differenza dell’avifauna, le conoscenze di questi
gruppi animali sono ancora oggi del tutto limitate.
Dei
piccoli mammiferi il più diffuso è il Coniglio selvatico. Molto
cumuni sono i piccoli roditori come il Topolino delle case e il Topo
selvatico. Sono presenti anche la Donnola e la Volpe. Meno diffuso
è il Riccio.
Alcuni
insetti presenti nella riserva hanno una loro peculiare importanza. Della
famiglia degli Ortotteri si ricorda il Cicalone, dei Coleotteri più
importanti sono lo Scaritino e lo Scaritone. Si può, inoltre,
osservare il Pachypus caesus uno scarabeide endemico della Sicilia e la
Poliphylla ragusai, un coleottero molto raro.
Dei rettili
è nota la presenza del Colubro leopardino, della Natrice dal collare, del
Biacco, delle Lucertole siciliane, del Ramarro e del Gongilo.
Altra presenza particolarmente significativa è quella della Tartaruga
di palude, oggi meno diffusa a causa della antropizzazione dei luoghi. Fino
a pochi anni fa veniva a depositare le uova sugli arenili della foce del
Simeto anche la famosa Tartaruga marina.
Infine per
quanto riguarda gli anfibi è facile osservare il Rospo comune la Raganella e
la Rana esculenta.

Vegetazione
Nonostante
la persistente antropizzazione, il territorio entro cui ricade la Riserva
Naturale Oasi del Simeto, è interessato da aspetti di vegetazione naturale
di notevole pregio, tra cui taluni relitti del primitivo ecosistema
palustre.
Attualmente si possono riconoscere tre differenti tipologie:
Vegetazione
dunale - Ad una certa distanza dal mare il cordone dunale presenta,
oltre alle dune embrionali un irregolare complesso di dune consolidate dalla
tipica vegetazione psammofila.
Gli
aspetti, a volte poco differenziati, sono costituiti dai tipici elementi
floristici di questi singolari ambienti.
La
vegetazione pioniera costituita prevalentemente dalla Salsola Erbacali,
dall’Euforbia delle spiagge, dal Poligono marittimo, dalla Nappola
italiana, riesce a fissare le prime dune, grazie alla presenza di numerose
specie perenni quali la Gramigna delle spiagge, la Violaciocca
sinuata, lo Zigolo delle spiagge e la Santolina delle spiagge.
Dove è minore il disturbo antropico si osservano rade dune consolidate
dallo Sparto pungente, che con i suoi densi e grossi cespi frena
l’azione eolica sulle sabbie.
Vegetazione palustre - I pantani salmastri, spesso separati dal mare
da esemplari di Tamerici che stabilizzano il cordone dunale, si
estendono nell’interno. È qui che predominano gli aspetti a Giunco
pungente e ad Astro marino. Allorchè il suolo si presenta
debolmente ricco di sali, periodicamente sommerso, predominano il Giunco
marittimo e il Giunco maggiore.
Altrove e
in condizioni di forte concentrazione salina nel suolo si ritrovano specie
alofile quali la Salicornia radicante, la Salicornia europea, la Salicornia
glauca oltre alla Gramigna al lungata, all’Atriplice portulacoide,
alla Festuca falascona e alla Gramigna litoranea.
Nelle zone
non soggette a sommersione s’insedia: l’Assenzio arbustivo,
l’Atriplice alimo, la Suaeda fruticosa e la Moricandia
comune.
Vegetazione fluviale - Lungo le rive del Simeto s’insendia una
tipica pianta degli ambienti umidi, la Cannuccia di palude, che viene
sostituita, nei siti a lungo impaludati, dalla Lisca a foglie strette.
Sugli
argini, sottoposti a drastici prosciugamenti nel corso dell’estate, domina
la Lisca marittima che sopporta pure una moderata salinità del suolo.
Le sponde
più asciutte del Simeto ospitano lembi di vegetazione arbustiva che
costituiscono interessanti popolamenti a Tamerici e a Salici.
Vaste aree
della pre-riserva (zona B) sono interessate da coltivazioni a cereali, a
foraggere e agrumi, qui si ritrova la vegetazione infestante le colture con
i suoi noti e mutevoli aspetti stagionali.
Ambiente
fluviale
Le rive del
fiume Simeto ospitano una vegetazione Igrofila in cui domina la Cannuccia
d’acqua che costituisce una tipica associazione di questi ambienti spesso
a carattere monofitico. I siti sottoposti a prosciugamento nel
corso dell’estate sono caratterizzati da, più o meno, estesi Scirpeti,associazioni
meno igrofile che sopportano anche una modesta salinità del suolo. Sono
purefrequenti, nonostante il notevole disturbo antropico, delle formazioni
boschive a Tamerici a cui spesso si associano interessanti Saliceti. Di
notevole interesse la presenza, lungo il medio corso del Simeto, di una
entità di Salice endemica.
In questo
ambiente trovano rifugio molte specie di uccelli nidificanti, in particolare
la Moretta tabaccata, il Porciglione, il Tarabusino,
l’Airone rosso, la Cannaiola, l’Usignolo di fiume, il Pendolino
che nidifica nella boscaglia di salice e recentemente, grazie alla sua
reintroduzione dopo l’estinzione in Sicilia avventura negli anni
cinquanta, nidifica anche il Pollo Sultano. L’area della foce
costituisce inoltre un luogo di sosta per le specie migratorie. In questo
ambiente sono osservabili anche altre specie animali, molte delle quali
vivono a stretto contatto con l’acqua, come gli Anfibi di cui
ricordiamo la Rana verde minore, la Raganella e il Rospo
comune.
Tra i Rettili è
nota la presenza della Testuggine d’acqua, del Gongilo, del Biacco
e della Biscia dal Collare. Dei roditori è possibile notare
l’Arvicola terrestre.
Ambiente
palustre
Il cordone
dunale separa dal mare alcuni pantani salmastri, che sono spesso protetti da
grossi esemplari di Tamerici in grado di stabilizzare le dune e
proteggere le depressioni palustri.
Nella
fascia più esterna dei pantani si riconoscono alcuni Giunchi.
In alcune
aree la presenza di isolati esemplari di sclerofille indica situazioni
favorevoli alla ricostituzione della vegetazione originaria.
Interesse paesaggistico e scientifico destano talune sparute presenze di Olivastro, Lentistico
e Fillirea.
Interessante
la presenza di entità nitrofile e alonitrofile.
In
prossimità del Gornalunga e nelle zone vicine alla costa si
osservano più o meno salicornieti.
Questi
aspetti sono dominati, nel periodo primaverile-estivo, dalla presenza della Salicornia
europea Invece nei terreni prevalentemente limosi e argillosi e meno
salmastri predominano gli aspetti a graminacee Frequente pure un
aspetto a macchia bassa con Atriplice alimo.
Particolarmente interessante è l’avifauna osservabile in questo ambiente.
Priolo e Ciaccio riportano fra le presenze importanti quella del Fenicottero,
della Canapiglia, della Pavoncella, del Gufo di palude e del Cavaliere
d’Italia.
Talune
segnalazioni riguardano pure la presenza di piccoli mammiferi, rettili e
anfibi legati agli ambienti umidi.
Ambiente
dunale
È
circoscritto dagli aspetti dunali e retrodunali. Questi ultimi sono in
massima parte interessati da rimboschimenti con essenze solo in parte
autoctone.
Il vero
ambiente dunale, nonostante la presente azione antropica, conserva ancora
taluni aspetti divegetazione psammofila, caratterizzata dalla presenza di
specie pioniere ed edificanti delle dune.
Particolare
interesse, ai fini degli interventi di ripristino ambientale,hanno i relitti
di vegetazione retrodunale che potrebbero evolvere verso la
formazione di macchia a Lentisco,a Fillirea e latifolia e a Olivastro.
Di
rilevante importanza la presenza, in passato, di Ginepro coccolone.
Per questa
entità è in corso un intervento di reintroduzione.
Questo
ambiente è frequentato, inoltre, da una peculiare avifauna tra cui si
annovera la Berta maggiore, il Beccapesci, il Mignattaio e la Sgarza
ciuffetto. Notevole la presenza dei Gabbiani: Corallino e Corso.
Un elemento
caratteristico della Riserva è dato da alcuni insetti che vivono nelle aree
dunali, in particolare si ricorda il Cicalone, lo Scaritino e lo Scaritone.
Presenza
umana
Le
molteplici attività svolte dall’uomo nell’area protetta, soprattutto
quelle a partire dagli anni ‘50, hanno in buona parte trasformato e
ridotto l’ambiente naturale originario. Della vasta zona umida retrodunale
indicata come Pantano di Catania, principalmente a seguito della
rettifica del corso finale del Fiume Simeto, oggi resta ben poco.
Modifiche
sono state apportate con la realizzazione di una rete di canali, che
originariamente smaltivano acque piovane (Canali Buttaceto, Jungetto,
ecc.), e che oggi scaricano anche acque reflue.
Anche i
passati interventi di rimboschimento con l’uso di essenze vegetali non
tipiche della zona quali l'Eucalipto, il Pino ecc., hanno modificato
l’ambiente naturale originario. Solo di recente è in corso una
riconversione con l’uso di specie autoctone.
Ma
l’attività dell’uomo che ancora oggi mette in seria difficoltà la
salvaguardia e il perseguimento delle finalità istitutive della riserva,
risiede nella presenza di centinaia di costruzioni abusive, aggregate in
diversi villaggi, realizzati a partire dagli anni ‘70 e situate in parte a
ridosso, o addirittura a lambire, la zona di riserva integrale.
I
conseguenti impatti negativi sono molteplici: ad esempio basti pensare che,
l’assenza di una pianificazione urbanistica e l’uso di criteri
tipologici costruttivi non omogenei ha determinato, al di la della
conseguente eccessiva pressione antropica nell’area protetta, un
eccessivo degrado percettivo. Elevata vulnerabilità degli ambienti
sottoposti a tutela con gravi alterazioni, è data dagli eccessivi prelievi
idrici che gravano lungo tutto il corso del fiume Simeto.
Giova
infine ricordare le attività agricole che, se da un lato in passato hanno
trasformato e ridotto aree naturali originarie, dall’altro hanno
sicuramente garantito la cura del paesaggio ed evitato l’abbandono dei
terreni con conseguenti effetti negativi (incendi, cementificazione, ecc.).

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