Le
Foreste sacre dei Kaya sono un
gruppo di foreste abitate dai
Mijikenda.
Si
tratta di 11 foreste sparse
per 200 km, che contengono i
resti di alcuni villaggi
fortificati, noti come kaya,
creati dai Mijikenda. Questi
insediamenti risalgono al XVI
secolo, e vennero abitati fino
agli anni quaranta.
Attualmente sono diventati
luoghi sacri, governati da
consigli di anziani.
I
mijikenda sono un gruppo di
etnie africane che vivono
sulla costa dal sud della
Somalia al nord della
Tanzania. La grande
maggioranza vive quindi in
Kenya.
Il
nome significa "le nove
città" e deriva dal
swahili. Mji significa città
(miji è il plurale), kenda
è l’antico nome di origine
bantu del numero nove (oggi il
swahili usa tisa,
dall’arabo). La parola miji
sembra riferirsi non tanto a
città specifiche, ma
piuttosto a dei luoghi santi,
i kaya. Questi erano
boschetti abitati dagli
antenati, e quindi città in
senso lato. Ogni gruppo degli
mijikenda aveva la sua kaya.
I
nove gruppi che formano i
mijikenda provengono da luoghi
diversi. Si tratta di gruppi
bantu, o assimilati ai bantu,
giunti sulla costa già prima
del decimo secolo. A questi,
si sono aggiunti vari schiavi
fuggiti o affrancati durante
il periodo della tratta. I
mijikenda parlano lingue
diverse, ma comunemente
intelligibili.
Queste
lingue, sotto l’influsso
dell’arabo e del bisogno di
una lingua veicolare, hanno
contribuito alla nascita del
swahili. Sebbene le lingue
mijikenda persistano, si nota
un uso sempre più frequente
del swahili da parte di tutti
gli abitanti della costa.
L’affinità tra le lingue ha
portato a delle confusioni
nello studio e comprensione di
queste lingue. Non tanto tempo
fa, un cantautore italiano ha
pubblicato una serie di
canzoni dove ha confuso
swahili con giriama, e ha
presentato il tutto come
un’operazione di dialogo e
comprensione tra i popoli.
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