Foreste sacre dei Kaya dei Mijkenda
Kenya
 
PATRIMONIO DELL'UMANITÀ DAL 2008
  
Video

   

Le Foreste sacre dei Kaya sono un gruppo di foreste abitate dai Mijikenda.

Si tratta di 11 foreste sparse per 200 km, che contengono i resti di alcuni villaggi fortificati, noti come kaya, creati dai Mijikenda. Questi insediamenti risalgono al XVI secolo, e vennero abitati fino agli anni quaranta. Attualmente sono diventati luoghi sacri, governati da consigli di anziani.

I mijikenda sono un gruppo di etnie africane che vivono sulla costa dal sud della Somalia al nord della Tanzania. La grande maggioranza vive quindi in Kenya. 

Il nome significa "le nove città" e deriva dal swahili. Mji significa città (miji è il plurale), kenda è l’antico nome di origine bantu del numero nove (oggi il swahili usa tisa, dall’arabo). La parola miji sembra riferirsi non tanto a città specifiche, ma piuttosto a dei luoghi santi, i kaya. Questi erano boschetti abitati dagli antenati, e quindi città in senso lato. Ogni gruppo degli mijikenda aveva la sua kaya.

I nove gruppi che formano i mijikenda provengono da luoghi diversi. Si tratta di gruppi bantu, o assimilati ai bantu, giunti sulla costa già prima del decimo secolo. A questi, si sono aggiunti vari schiavi fuggiti o affrancati durante il periodo della tratta. I mijikenda parlano lingue diverse, ma comunemente intelligibili. 

Queste lingue, sotto l’influsso dell’arabo e del bisogno di una lingua veicolare, hanno contribuito alla nascita del swahili. Sebbene le lingue mijikenda persistano, si nota un uso sempre più frequente del swahili da parte di tutti gli abitanti della costa. L’affinità tra le lingue ha portato a delle confusioni nello studio e comprensione di queste lingue. Non tanto tempo fa, un cantautore italiano ha pubblicato una serie di canzoni dove ha confuso swahili con giriama, e ha presentato il tutto come un’operazione di dialogo e comprensione tra i popoli.