Erg del Namib
Namibia
 
PATRIMONIO DELL'UMANITÀ DAL 2013
  
Video - Video 2 - Video 3 - Video 4 

   

Da alta quota vediamo un vasto oceano blu a sinistra e un altrettanto grande deserto giallo a destra: da un lato le onde si increspano in schiuma bianca, dall'altro le dune sono incoronate da ombre brune e ciascuno dei due mondi, quello dell'acqua e quello delle sabbie, si estende a perdita d'occhio verso l'orizzonte. Ecco lo yin e lo yang della Terra: l'essenza della vita, l'acqua del mare, e la realtà della sua assenza, un arido deserto. Questi mondi contigui si "scontrano" lungo una fascia di terra estesa per quasi 2000 chilometri lungo la costa sud-occidentale dell'Africa e nota come deserto Namib: benché dal cielo appaiano contrapposti, o meglio. opposti, il freddo mare e il torrido deserto che dissecca ogni cosa in realtà interagiscono intensamente. 

Il deserto del Namib, il più antico del mondo, famoso per la sua selvaggia e sterile bellezza, un mare di sabbie sferzate dal vento in pennacchi e in vortici il cui nome deriva da un vocabolo della lingua khoikhoi che significa "terra disabitata", è l'unico deserto del mondo la cui fauna e flora endemiche si siano evolute in un ambiente di dune, che di fatto sono spoglie di vegetazione. In effetti, all'interno di un deserto che esiste da tre o quattro milioni di anni. le dune sono totalmente isolate dagli altri ecosistemi: questa regione arida iniziò a formarsi intorno ai 55 milioni di anni fa, ma il territorio mutò in una zona semi-arida tra 18 e 14 milioni di anni or sono, per tornare all'iper-aridità con l'avvento della corrente fredda di Benguela, nell'Oceano Atlantico, circa quatto milioni di anni fa. 

Le gigantesche dune dalla cresta affilata, rosse e grigie, del deserto del Namib sono le più elevate del mondo, con una media di 160 metri di altezza: la maggiore fra queste, chiamata Sossus Vlei, supera le quota di 390 metri , ma ognuna può raggiungere i 50 chilometri di estensione lineare, spaziata di oltre un chilometro dalla duna più vicina. I colori delle sabbie che le compongono mutano in relazione alla località e all'età: le particelle più recenti si trovano nei pressi del litorale oceanico, a ovest, dove le dune costiere sono di una tenue tinta gialla-bruciata, mentre le dune dell'entroterra tendono ad assumere una colorazione bruna intensa, per diventare infine, nella parte orientale del deserto, la più lontana dall'Atlantico, di un colore rosso mattone. 

Il "mare di sabbia" della regione copre 34.000 chilometri quadrati di territorio e, sebbene sia piuttosto esteso in lunghezza, ha un'ampiezza compresa fra i 100 e i 130 chilometri dall'oceano alle alture che si trovano a oriente. In buona parte endemiche, per la sopravvivenza la fauna e la flora locali dipendono dall'umidità appiccicosa e dalle nebbie che giungono dall'Oceano Atlantico, la cui generosità, oltre all'acqua, offre altri mezzi per sostentare la vita: infatti, i venti che spazzano le acque superficiali verso nord consentono l'affioramento di acque fredde, ricche di un'abbondanza di nutrienti che alimenta la fauna ittica, passando in tal modo da un organismo all'altro e dall'acqua alla terraferma, perché una forma di vita è il cibo di un'altra, fino all'estremità della catena alimentare. 

Con pochi punti di abbeveraggio a disposizione, gli animali sono costretti a vagare lungo le spiagge, cercando di nutrirsi di questa generosa vita marina, sicché, per quanto le sabbie appaiano sterili, in qualche modo fra esse si sono adattate a vivere oltre 200 specie di scarafaggi, scorpioni, ragni, gechi, camaleonti, serpenti e aquile. Le macchie di vegetazione lungo le pianure costiere vantano licheni antichi di 10.000 anni e una sorprendente reliquia della flora preistorica, la welwitschia, una pianta nana che sopravvive soltanto dell'umidità della costa atlantica, il cui arco vitale è stimato superiore ai 1000 anni, mentre al margine del deserto crescono gli steli dell'aloè, che al di là di questa linea lasciano spazio a poco altro oltre ai licheni. 

Ogni giorno, all'alba, inizia il ciclo della vita nel deserto del Namib: mentre il sole si alza tingendo il cielo di un rosa delicato, l'aria calda che proviene dall'oceano spazza le fredde acque della corrente del Benguela e il contrasto delle temperature produce una densa nebbia costiera, che può penetrare fino a 100 chilometri nell'entroterra. Per molte piante e per molti animali le minuscole gocce di acqua condensata prodotte da queste nebbie, giorno dopo giorno, costituiscono l'unico sostentamento: gli scarafaggi si alzano sulle zampe posteriori per catturare l'umidità, che i crotali lambiscono dal proprio corpo e le formiche delle dune assumono dalle lame dell'erba della savana. Poi il sole nascente fa evaporare gradatamente l'umidità superstite nell'aria e il deserto diviene un mondo di dune arrotondate del colore dell'oro.

Struzzi, avvoltoi, facoceri, orici e pernici della sabbia si radunano intorno alle pozze di acqua fangosa per abbeverarsi, preparandosi per la torrida giornata che seguirà. Il giorno si riscalda velocemente e al pomeriggio il sole che brucia le sabbie del deserto spinge tutte le forme di vita a trovarsi un riparo dai suoi raggi spietati, mentre lungo le spiagge gli artocefali, mammiferi marini della famiglia delle Otaridae, stanno pigramente sdraiati entro la portata degli spruzzi dell'oceano, attenti alla presenza di predatori come sciacalli e iene: le foche approdano su queste spiagge ogni autunno per partorire e devono essere particolarmente caute nel sorvegliare i loro cuccioli appena nati. 

Nelle acque poco profonde sottocosta pescano gli uccelli marini, come i fenicotteri, i pellicani e le sterne, mentre i pinguini jackass, endemici di quest'area e a rischio di estinzione, giocano fra le onde. Infine, quando la lunga giornata rovente giunge al suo termine, gli animali che per la sopravvivenza dipendono dalla luce solare, specialmente i rettili, si ritirano a dormire; la luna gialla sorge sulle sabbie che si vanno raffreddando mentre le civette, gli scorpioni e i minuscoli gechi quasi trasparenti che lanciano i loro sonori richiami per l'accoppiamento emergono per andare in cerca di cibo prima che sorga il nuovo giorno. 

Tale si presenta il ciclo infinito e immutabile della vita nel deserto del Namib, dove soltanto alcune creature specializzate si sono adattate a vivere fra dune torreggianti che con le loro fantastiche ondulazioni rendono facile scordarsi quanto sia difficile "tirare a campare" in questi luoghi. Le piante e gli animali, tuttavia, sopravvivono, perché in questa ineguagliabile meraviglia della natura, in questo che è il "luogo deserto", ebbene, anche qui la vita sussiste e trionfa.

Namib.jpg (125436 byte)  Namib2.jpg (119215 byte)  Namib3.jpg (352543 byte)  Namib5.jpg (40591 byte)  Namib6.jpg (84962 byte)  Namib8.jpg (83490 byte)  NamibOrice.jpg (71110 byte)