Parco Nazionale di Mana Pools 
e aree per safari di Sapi e Chewore
Zimbabwe
 
PATRIMONIO DELL'UMANITÀ DAL 1984
  
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Mana Pools è un'area di conservazione naturale situata nella parte occidentale dello Zimbabwe riconosciuta come parco nazionale. La zona comprende la parte bassa del fiume Zambesi che, durante la stagione delle piogge, esonda formando veri e propri laghi. L'avvento della stagione calda fa arretrare i laghi richiamando molti animali in cerca di cibo, e trasformando quindi l'area in una delle regioni più ambite dell'Africa per l'osservazione della selvaggina.

Mana significa quattro in lingua Shona, e si riferisce ai quattro piccoli laghi formati dallo Zambesi a metà del suo corso. Il parco è composto da 2.500 Km² di fiumi, isole, arenili e stagni, costeggiati da foreste di mogani, fichi selvatici, ebani e baobab, ed è uno dei più recenti parchi nazionali dell'Africa meridionale. Venne salvata dalla costruzione di una centrale centrale idroelettrica nei primi anni ottanta che avrebbe causato l'inondazione di quello che adesso è diventato uno dei patrimoni dell'umanità sanciti dall'UNESCO. 

Tra lo Zambesi e il settore meridionale degli spazi protetti si apre un'estesa superficie ondulata ricoperta di myombo (savana alberata), interrotta talvolta dai tributari dello Zambesi. Questi fiumi sono protetti da una fitta foresta a galleria che si innalza lussureggiante sul paesaggio semidesertico, generando condizioni di vita più favorevoli rispetto alle aree vicine. Lungo il corso dello Zambesi i paesaggi sono assai mutevoli ed eterogenei. 

Dopo le zone sabbiose e acquitrinose di Mana Pools (antichi letti fluviali trasformati in aree fangose che si inondano stagionalmente), nel settore di Sapi, il corso del fiume si fa tumultuoso lambendo ripide pareti e scarpate. La zona più irregolare si situa sopra l'area per safari di Chewore: lo Zambesi vi scava le gole di Mupata, incassandosi e ritorcendosi per trenta chilometri, per precipitare impetuosamente superando un dislivello di mille metri rispetto alle pianure vicine. Nel settore di Mana Pools il margine meridionale è delimitato da un altopiano, dove la vegetazione, che presenta caratteri xerofìti, è dominata da praterie erbacee e punteggiata da arbusti del genere Brachystegia.  

In una pozza d'acqua si intravedono, uno accanto all'altro, forse sessanta ippopotami. Stanno immersi tutto il giorno, protetti dai raggi del sole perché la loro pelle, nonostante l'apparenza, è delicata e facile a ustionarsi. Sembra altrettanto pacifico il folto gruppo di coccodrilli del Nilo, che ozia quasi immobile in un'ansa dello Zambezi. Poco più in là, incurante della presenza di questi predatori che possono raggiungere anche i sette metri di lunghezza, pascola un'incredibile quantità di antilopi. 

Ecco uno degli scenari più caratteristici ed emozionanti fra le innumerevoli meraviglie offerte dal Mana Pools National Park - istituito nel 1963 - e dalle adiacenti riserve di Sapi e Chewore, il tutto esteso a occupare un'area di 676.000 ettari . Del resto, durante la stagione secca, da maggio a ottobre, questa grande piana alluvionale ospita - insieme alle pozze, alle isole, alle gole e ai meandri dello Zambezi, il grande fiume che ne delimita il confine settentrionale - una delle più alte concentrazioni di fauna selvatica dell'Africa meridionale.

Oltre agli ippopotami e ai coccodrilli, di cui si contano migliaia di esemplari, vi si raggruppano rinoceronti neri, elefanti, leoni, leopardi, ghepardi, iene maculate, facoceri, licaoni e il ratek, una specie di tasso, assai ghiotto di imenotteri che producono miele. Sono numerosissime, inoltre, le zebre e, come si è detto, le antilopi, appartenenti a una diverse specie: dal kudu maggiore alla timida antilope d'acqua, dal massiccio eland all'elegante nyala. 

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Il parco ospita anche numerosi anfibi e pesci, oltre a 380 specie di uccelli, compresa una quarantina di rapaci. Una comunità animale così ricca necessita per sopravvivere di una vegetazione folta e dotata di grandi qualità nutritive, ma in tal senso la regione è generosa. I rilievi della riserva di Chewore vedono predominare le erbe ad alto stelo, mentre nella piana alluvionale si registra la presenza di roveti decidui, localmente chiamati "jesse", e soprattutto di mopane. Questo albero dal fusto molto coriaceo ha foglie a forma di farfalla, che nelle ore più calde del giorno si ripiegano per contenere la traspirazione. Le fronde del mopane sono ricche di proteine e fosforo e mantengono le loro proprietà nutritive anche quando sono secche, costituendo un'importante fonte alimentare per gli erbivori, mentre i parassiti che ne affollano i rami durante la stagione delle piogge sono il cibo preferito della fauna avicola. 

Altrettanto rilevante nella catena alimentare di Mana è una specie di acacia, delle cui fronde sono ghiotti antilopi ed elefanti. Mana significa "quattro" nella lingua locale e corrisponde al numero delle grandi pozze d'acqua situate poco a sud del corso dello Zambezi, nella parte settentrionale del parco, là dove scorreva il fiume di cui quelle stesse pozze sono l'eredità. 

Oggi il lavoro della natura è minacciato dall'opera dell'uomo: nel 1958 il governo dell'allora Rhodesia decise la costruzione della diga di Kariba, destinata alla produzione di energia elettrica; come era naturale, lo sbarramento ha ridotto la portata del fiume e con essa l'area allagata durante la stagione delle piogge, causando l'impoverimento del suolo e la diminuzione della vegetazione, così importante per l'equilibrio dell'ecosistema.