Parco Nazionale Gros Morne
Canada
 
PATRIMONIO DELL'UMANITÀ DAL 1987

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Il Parco nazionale Gros Morne è un parco nazionale situato sulla costa occidentale dell'isola di Terranova, nel Canada nord-orientale. Esso si estende su di un'area di poco più di 1.800 chilometri quadrati.

Il parco deve il suo nome dalla seconda cima montuosa di Terranova, il Gros Morne appunto (alto 806 metri), che si trova entro i suoi confini. Il nome del monte, in francese, significa il gran tenebroso. Il Gros Morne fa parte delle Long Range Mountains, un'antica catena montuosa erosa (risale a circa 1,2 miliardi di anni fa) che a sua volta fa parte dei Monti Appalachi e si sviluppa per tutta la parte occidentale di Terranova.

La Gros Morne National Park Reserve venne istituita nel 1973, ma fu solo l'1 ottobre 2005 che essa ottenne lo status di Parco nazionale canadese.  

Nella primavera del 1497 salparono da Liverpool quattro navi, armate da alcuni mercanti di Bristol. Un mandato di Enrico IV li autorizzava a prendere possesso per conto della Corona d'Inghilterra di tutte le terre, i mari e i golfi che avrebbero scoperto a ovest di Terranova. La spedizione fu promossa e capitanata da due italiani, Giovanni Caboto e suo figlio Sebastiano, e, sebbene non abbia portato alla fondazione di colonie durature, portò alla ribalta l'isola di Terranova con il nome di "Terra dei Merluzzi".

Da quel momento le libere acque dello Stretto di Belle Isle - tra Terranova e la Penisola del Labrador - e le coste orientali dell'isola vennero frequentate da pescatori bretoni, normanni e baschi dediti alla caccia di balene e merluzzi. Fu ancora un italiano, questa volta in nome del re di Francia, a prendere nuovamente possesso di Terranova nel 1524. Questa situazione durò fino al Trattato di Utrecht (1713) che, consolidando il ruolo dell'Inghilterra come prima potenza mondiale, pose Terranova sotto la sua sovranità.

Il Parco Nazionale Gros Morne si trova sulla costa occidentale dell'isola settentrionale di Terranova, nella zona centrale dello Stretto di Belle Isle. La costa in questa zona presenta un profilo scosceso con formidabili scogliere, burroni a picco, archi e fiordi che permettono al mare di penetrare profondamente nella terraferma, tra spiagge ghiaiose appena abbozzate. In alcune zone appare una stretta pianura costiera, delimitata verso l'interno da una catena di alture. Nonostante la sua bassa latitudine - la zona si trova all'altezza di Parigi -, in inverno i venti e le correnti polari si fanno sentire, tanto che spesso il gelo impedisce l'accesso ai porti. Durante l'estate, la Corrente del Golfo (Gulf Stream) riscalda le sue acque, generando fitte nebbie che ristagnano tenacemente sui dirupi costieri.

Non esistono attualmente ghiacciai nel Parco, né in tutta l'isola di Terranova. Nonostante ciò, le tracce delle glaciazioni quaternarie sono evidenti ovunque: numerose valli con tipica sezione a "U", laghi e circhi glaciali. La secolare azione erosiva dei ghiacci ha messo a nudo rocce di varia natura, risalenti a diversi periodi geologici. Per questo motivo, il Parco costituisce oggi un osservatorio privilegiato per l'analisi degli avvenimenti che si verificarono quando il margine continentale americano fu sottoposto al fenomeno della tettonica a placche. La zona include una sequenza paleontologica così completa che è stata proposta come strato modello per lo studio dei movimenti geologici che si verificarono fra i periodi Cambriano e Ordoviciano. 

"Una giornata al centro della Terra", recita il programma della passeggiata che il visitatore può compiere a Tablelands, nel settore sudoccidentale del Parco. La spettacolarità di questa gita è dovuta alla presenza di una roccia caratteristica del magma terrestre che si incontra lungo il percorso: la peridotite, che difficilmente affiora in superficie e che risale a 450 milioni di anni fa. Si tratta di una roccia ignea ultrabasica che contiene alte concentrazioni di ferro, silicato di magnesio e cromite. A causa del suo basso contenuto di azoto, fosforo e calcio, la roccia è inadatta allo sviluppo delle piante: infatti la sola vegetazione che riesce a crescere in sua presenza è costituita da piante carnivore che si alimentano degli insetti. Altre specie vegetali, come l'erba balsamica o l'oleandro di Lapland, riescono a sopravvivere grazie alla capacità di tollerare livelli alti di magnesio.

Durante il Quaternario i ghiacciai che ricoprivano queste terre incisero profondamente il territorio, determinando l'attuale costa frastagliata dalla tipica morfologia a fiordi. Il più profondo di questi si trova nei pressi di Bonne Bay - proprio a sud di Rocky Harbour, punto nevralgico del Parco - e forma due rami distinti. Il più meridionale si spinge fino a Birchy Head e Woody Point, mentre quello settentrionale caratterizza la zona di Lomond. La bellezza paesaggistica di questo settore è maestosa, con pareti verticali che superano dislivelli di oltre 500 metri. Nel settore settentrionale del Parco si trova l'insenatura di Saint Paul, dominata da Broom Point. Vi sono inoltre tre stretti laghi, Ten Mille, Bakers Brook e Western Brook, che non riescono ad aprirsi verso il mare, sebbene le loro acque vi defluiscano attraverso piccoli torrenti. Sulle coste si trovano grotte di notevole rilievo naturalistico, tra le quali spiccano la Lobster Cove Head e la Sally's Cove. La prima è visitabile grazie all'illuminazione artificiale e a un sistema di video-proiezione che consente al visitatore di accostarsi alla storia geologica della zona e conoscere anche gli sfruttamenti ittici che hanno nel tempo interessato queste coste. Le zone occupate dalla pianura costiera sono parzialmente coperte da boschi di larici e abeti balsamici, specie note come tuckamoor. Questi esemplari hanno un aspetto contorto, più tipico dei bonsai che di alberi cresciuti in difficili condizioni ambientali. Alcune dune mobili invadono le zone forestali, rendendo i tronchi secchi e bianchicci, simili ad autentici scheletri del bosco.

Il settore più elevato del Parco è compreso nella Long Range Mountains, una catena che si trova dietro la linea costiera. I settori più isolati dalla montagna sono Tablelands e Gros Morne, che con i suoi 805 metri di quota costituisce il punto più elevato del parco. Un sentiero pedonale consente l'accesso alle parti alte, formate da un pianoro di quarzite di 9 chilometri quadrati frammentato dall'azione del ghiaccio e dei venti. Questo singolare paesaggio è noto col termine di felsenmeer, cioè "mare di rocce".

Sebbene a Gros Morne si trovino specie rare in altre parti del Canada, come la linee, la fauna è piuttosto scarsa rispetto al continente. Oltre a un'avifauna che conta 235 specie tra artiche, boreali e pelagiche, si incontrano il caribù, il bue muschiato, qualche esemplare di orso bruno e salmoni nei corsi d'acqua delle Long Range Mountains, mentre in mare si osservano balene e foche.

Le acque dello Stretto di Belle Isle sono frequentate da delfini e cetacei, in particolare il delfino comune, la balenottera boreale e quella comune. Tanta ricchezza non passò inosservata ai naviganti europei dei secoli XV e XVI, che sin dal viaggio fatto da Caboto nel 1497 batterono queste coste alla ricerca di balene. La sintesi storica compiuta da Tuck e Grenier dimostra che la maggior parte dei pescatori proveniva dal Golfo di Biscaglia. Il clima di Terranova obbligava i Baschi a salpare agli inizi della primavera, prolungando la stagione di pesca fino alla fine dell'anno. Il decennio attorno al 1570 risultò così freddo da obbligare i balenieri a trascorrere l'inverno nelle fattorie di Baia Grande (nome con cui veniva chiamato lo Stretto di Belle Isle), e la scarsità di alimenti freschi provocò un'elevata mortalità. I compensi e i guadagni di quegli audaci pescatori dovevano essere molto alti, come dimostra il fatto che nel 1571 Maria Uranzu assicurò un quinto del carico di una baleniera per duemila ducati. Questo dato consente di calcolare che il valore della mercé doveva aggirarsi sui diecimila ducati, somma equivalente al prezzo di due grandi galeoni costruiti quello stesso anno a Siviglia. Alcuni giacimenti archeologici di Gros Morne permettono di illustrare il ritmo dell'attività di pesca. Le tecniche di cattura erano veramente rischiose: i cetacei venivano inseguiti con una scialuppa leggera di 5 metri di lunghezza, spinta da otto rematori e manovrata da un timoniere, che aveva anche la funzione di fiocinatore. Una volta arpionata, la balena veniva assicurata all'imbarcazione con una grossa corda di canapa, mentre i marinai cercavano di sfiancarla e poi la finivano lasciandola dissanguare. Trainata fino a riva, veniva squartata e il suo grasso fuso in grandi recipienti per essere poi raccolto in barili.

Oggi, di fronte al pericolo della loro estinzione, la caccia ai cetacei è giustamente proibita. Le condizioni odierne sono ben diverse da quelle in cui vissero i marinai di tanto tempo fa che, supplendo con l'energia muscolare alla povertà dell'equipaggiamento, intrapresero rischiose quanto epiche spedizioni destinate a estendere sempre più le rotte della navigazione e del commercio sull'Oceano Atlantico.  

Dal 1973, anno d'istituzione del parco, i nativi sono stati obbligati ad abbandonare gli insediamenti all'interno dell'area protetta. Oggi la maggior parte di essi vive a Rocky Harbour, il villaggio costiero in cui è stato costruito il centro visitatori. E dove approdò, nel 1497, Giovanni Caboto, primo europeo a raggiungere ufficialmente Terranova e probabile inventore dell'attributo "pellerossa": i primi uomini venutigli incontro sull'isola, infatti, avevano il volto impiastrato con un unguento rituale a base di grasso e sangue di foca.