Il
Parco nazionale Gros Morne
è un parco nazionale situato sulla costa occidentale dell'isola di
Terranova, nel Canada nord-orientale. Esso si estende su di un'area di
poco più di 1.800 chilometri quadrati.
Il
parco deve il suo nome dalla seconda cima montuosa di Terranova, il Gros
Morne appunto (alto 806 metri), che si trova entro i suoi confini. Il
nome del monte, in francese, significa il gran tenebroso. Il Gros
Morne fa parte delle Long Range Mountains, un'antica catena montuosa
erosa (risale a circa 1,2 miliardi di anni fa) che a sua volta fa parte
dei Monti Appalachi e si sviluppa per tutta la parte occidentale di
Terranova.
La
Gros Morne National Park Reserve venne istituita nel 1973, ma fu solo
l'1 ottobre 2005 che essa ottenne lo status di Parco nazionale canadese.

Nella
primavera del 1497 salparono da Liverpool quattro navi, armate da alcuni
mercanti di Bristol. Un mandato di Enrico IV li autorizzava a prendere
possesso per conto della Corona d'Inghilterra di tutte le terre, i mari
e i golfi che avrebbero scoperto a ovest di Terranova. La spedizione fu
promossa e capitanata da due italiani, Giovanni Caboto e suo figlio
Sebastiano, e, sebbene non abbia portato alla fondazione di colonie
durature, portò alla ribalta l'isola di Terranova con il nome di
"Terra dei Merluzzi".
Da
quel momento le libere acque dello Stretto di Belle Isle - tra Terranova
e la Penisola del Labrador - e le coste orientali dell'isola vennero
frequentate da pescatori bretoni, normanni e baschi dediti alla caccia
di balene e merluzzi. Fu ancora un italiano, questa volta in nome del re
di Francia, a prendere nuovamente possesso di Terranova nel 1524. Questa
situazione durò fino al Trattato di Utrecht (1713) che, consolidando il
ruolo dell'Inghilterra come prima potenza mondiale, pose Terranova sotto
la sua sovranità.
Il
Parco Nazionale Gros Morne si trova sulla costa occidentale dell'isola
settentrionale di Terranova, nella zona centrale dello Stretto di Belle
Isle. La costa in questa zona presenta un profilo scosceso con
formidabili scogliere, burroni a picco, archi e fiordi che permettono al
mare di penetrare profondamente nella terraferma, tra spiagge ghiaiose
appena abbozzate. In alcune zone appare una stretta pianura costiera,
delimitata verso l'interno da una catena di alture. Nonostante la sua
bassa latitudine - la zona si trova all'altezza di Parigi -, in inverno
i venti e le correnti polari si fanno sentire, tanto che spesso il gelo
impedisce l'accesso ai porti. Durante l'estate, la Corrente del Golfo
(Gulf Stream) riscalda le sue acque, generando fitte nebbie che
ristagnano tenacemente sui dirupi costieri.
Non
esistono attualmente ghiacciai nel Parco, né in tutta l'isola di
Terranova. Nonostante ciò, le tracce delle glaciazioni quaternarie sono
evidenti ovunque: numerose valli con tipica sezione a "U",
laghi e circhi glaciali. La secolare azione erosiva dei ghiacci ha messo
a nudo rocce di varia natura, risalenti a diversi periodi geologici. Per
questo motivo, il Parco costituisce oggi un osservatorio privilegiato
per l'analisi degli avvenimenti che si verificarono quando il margine
continentale americano fu sottoposto al fenomeno della tettonica a
placche. La zona include una sequenza paleontologica così completa che
è stata proposta come strato modello per lo studio dei movimenti
geologici che si verificarono fra i periodi Cambriano e Ordoviciano.

"Una
giornata al centro della Terra", recita il programma della
passeggiata che il visitatore può compiere a Tablelands, nel settore
sudoccidentale del Parco. La spettacolarità di questa gita è dovuta
alla presenza di una roccia caratteristica del magma terrestre che si
incontra lungo il percorso: la peridotite, che difficilmente affiora in
superficie e che risale a 450 milioni di anni fa. Si tratta di una
roccia ignea ultrabasica che contiene alte concentrazioni di ferro,
silicato di magnesio e cromite. A causa del suo basso contenuto di
azoto, fosforo e calcio, la roccia è inadatta allo sviluppo delle
piante: infatti la sola vegetazione che riesce a crescere in sua
presenza è costituita da piante carnivore che si alimentano degli
insetti. Altre specie vegetali, come l'erba balsamica o l'oleandro di
Lapland, riescono a sopravvivere grazie alla capacità di tollerare
livelli alti di magnesio.
Durante
il Quaternario i ghiacciai che ricoprivano queste terre incisero
profondamente il territorio, determinando l'attuale costa frastagliata
dalla tipica morfologia a fiordi. Il più profondo di questi si trova
nei pressi di Bonne Bay - proprio a sud di Rocky Harbour, punto
nevralgico del Parco - e forma due rami distinti. Il più meridionale si
spinge fino a Birchy Head e Woody Point, mentre quello settentrionale
caratterizza la zona di Lomond. La bellezza paesaggistica di questo
settore è maestosa, con pareti verticali che superano dislivelli di
oltre 500 metri. Nel settore settentrionale del Parco si trova
l'insenatura di Saint Paul, dominata da Broom Point. Vi sono inoltre tre
stretti laghi, Ten Mille, Bakers Brook e Western Brook, che non riescono
ad aprirsi verso il mare, sebbene le loro acque vi defluiscano
attraverso piccoli torrenti. Sulle coste si trovano grotte di notevole
rilievo naturalistico, tra le quali spiccano la Lobster Cove Head e la
Sally's Cove. La prima è visitabile grazie all'illuminazione
artificiale e a un sistema di video-proiezione che consente al
visitatore di accostarsi alla storia geologica della zona e conoscere
anche gli sfruttamenti ittici che hanno nel tempo interessato queste
coste. Le zone occupate dalla pianura costiera sono parzialmente coperte
da boschi di larici e abeti balsamici, specie note come tuckamoor.
Questi esemplari hanno un aspetto contorto, più tipico dei bonsai che
di alberi cresciuti in difficili condizioni ambientali. Alcune dune
mobili invadono le zone forestali, rendendo i tronchi secchi e
bianchicci, simili ad autentici scheletri del bosco.
Il
settore più elevato del Parco è compreso nella Long Range Mountains,
una catena che si trova dietro la linea costiera. I settori più isolati
dalla montagna sono Tablelands e Gros Morne, che con i suoi 805 metri di
quota costituisce il punto più elevato del parco. Un sentiero pedonale
consente l'accesso alle parti alte, formate da un pianoro di quarzite di
9 chilometri quadrati frammentato dall'azione del ghiaccio e dei venti.
Questo singolare paesaggio è noto col termine di felsenmeer, cioè
"mare di rocce".

Sebbene
a Gros Morne si trovino specie rare in altre parti del Canada, come la
linee, la fauna è piuttosto scarsa rispetto al continente. Oltre a
un'avifauna che conta 235 specie tra artiche, boreali e pelagiche, si
incontrano il caribù, il bue muschiato, qualche esemplare di orso bruno
e salmoni nei corsi d'acqua delle Long Range Mountains, mentre in mare
si osservano balene e foche.
Le
acque dello Stretto di Belle Isle sono frequentate da delfini e cetacei,
in particolare il delfino comune, la balenottera boreale e quella
comune. Tanta ricchezza non passò inosservata ai naviganti europei dei
secoli XV e XVI, che sin dal viaggio fatto da Caboto nel 1497 batterono
queste coste alla ricerca di balene. La sintesi storica compiuta da Tuck
e Grenier dimostra che la maggior parte dei pescatori proveniva dal
Golfo di Biscaglia. Il clima di Terranova obbligava i Baschi a salpare
agli inizi della primavera, prolungando la stagione di pesca fino alla
fine dell'anno. Il decennio attorno al 1570 risultò così freddo da
obbligare i balenieri a trascorrere l'inverno nelle fattorie di Baia
Grande (nome con cui veniva chiamato lo Stretto di Belle Isle), e la
scarsità di alimenti freschi provocò un'elevata mortalità. I compensi
e i guadagni di quegli audaci pescatori dovevano essere molto alti, come
dimostra il fatto che nel 1571 Maria Uranzu assicurò un quinto del
carico di una baleniera per duemila ducati. Questo dato consente di
calcolare che il valore della mercé doveva aggirarsi sui diecimila
ducati, somma equivalente al prezzo di due grandi galeoni costruiti
quello stesso anno a Siviglia. Alcuni giacimenti archeologici di Gros
Morne permettono di illustrare il ritmo dell'attività di pesca. Le
tecniche di cattura erano veramente rischiose: i cetacei venivano
inseguiti con una scialuppa leggera di 5 metri di lunghezza, spinta da
otto rematori e manovrata da un timoniere, che aveva anche la funzione
di fiocinatore. Una volta arpionata, la balena veniva assicurata
all'imbarcazione con una grossa corda di canapa, mentre i marinai
cercavano di sfiancarla e poi la finivano lasciandola dissanguare.
Trainata fino a riva, veniva squartata e il suo grasso fuso in grandi
recipienti per essere poi raccolto in barili.
Oggi,
di fronte al pericolo della loro estinzione, la caccia ai cetacei è
giustamente proibita. Le condizioni odierne sono ben diverse da quelle
in cui vissero i marinai di tanto tempo fa che, supplendo con l'energia
muscolare alla povertà dell'equipaggiamento, intrapresero rischiose
quanto epiche spedizioni destinate a estendere sempre più le rotte
della navigazione e del commercio sull'Oceano Atlantico.
Dal
1973, anno d'istituzione del parco, i nativi sono stati obbligati ad
abbandonare gli insediamenti all'interno dell'area protetta. Oggi la
maggior parte di essi vive a Rocky Harbour, il villaggio costiero in cui
è stato costruito il centro visitatori. E dove approdò, nel 1497,
Giovanni Caboto, primo europeo a raggiungere ufficialmente Terranova e
probabile inventore dell'attributo "pellerossa": i primi
uomini venutigli incontro sull'isola, infatti, avevano il volto
impiastrato con un unguento rituale a base di grasso e sangue di foca.

|