La
Cordigliera di Talamanca è una catena montuosa della Costa Rica,
raggiunge i 3.820 m. con il Cerro Chirripó, che è anche la più alta
vetta del paese.
Strutturalmente la Cordigliera di Talamanca è un anticlinale formato da
rocce marine sedimentarie e rocce vulcaniche, la cui formazione iniziò
durante l'Era Terziaria.
Ha
un orientamento da nordovest a sudest e domina l'altopiano chiamato
Valle Centrale. Il sistema montuoso si estende anche allo stato di Panamá;
in questo paese prende il nome di Chiriqui.
L’area caraibica della
Costa Rica possiede una barriera naturale che la separa nettamente dal
resto del paese. Si tratta della gigantesca Cordigliera di
Talamanca che da secoli è popolata da differenti tribù indigene,
organizzate in diversi clan che sono stati spesso in conflitto per
mantenere il potere e la supremazia sul territorio.
La
durezza della foresta tropicale, il suo clima e le sue aspre
montagne assieme al carattere forte delle sue genti molto determinate a
non farsi sottomettere, hanno reso possibile che le comunità indigene
dei BriBri e dei Cabecar sopravvivessero con i loro usi e costumi, con
la loro lingua e con le loro credenze fino ai giorni nostri.
Quando Cristoforo
Colombo raggiunse questa costa durante la sua quarta spedizione
nelle Americhe, nel 1502, la tribù Tariaca era quella che esercitava il
dominio sulle altre (Bribri, Cabecar, Terrabas e Guaymies). I
tentativi dei colonizzatori di estrarre l’oro che si credeva esistesse
in questa zona e di evangelizzare le tribù indigene, furono vanificati
dalla loro tenace opposizione. Sotto il comando di Pablo Presbere le
popolazioni si ribellarono agli invasori spagnoli e liberarono le loro
genti che erano state in gran parte imprigionate ma mai sottomesse. Ai
tempi delle colonie, dopo la prima fase della conquista, gli
spagnoli finirono per interessarsi molto poco alla zona caraibica
soprattutto per le difficoltà ad accedervi dalla Valle
Centrale e per le scarse risorse possedute che sempre furono la spinta
principale ad agire per i conquistatori.
A
partire dal secolo XVII alcuni coloni si stabilirono
sulla costa caraibica nella zona di Matina dove il commercio di
cacao divenne la base dell’economia locale, portando a
Limon per la prima volta il commercio degli schiavi. Uomini e donne
furono trasportati dall Africa Occidentale ed Equatoriale soprattutto
dall’ Angola e dal Congo, dal gruppo dei bantù. Altri
provenivano dal gruppo degli araras del Benin, dai wolofes della Guinea,
dai mandinga del Gambia, dai puras del Sudan e dagli ashanti del Ghana. Eseeguivano
i lavori più duri e accompagnavano sempre gli spagnoli alla scoperta di
nuovi territori partecipando, quando necessario, all’insediamento
delle prime popolazioni.
Essi
conquistarono lentamentela loro libertà ed indipendenza fino alla
completa abolizione della schiavitù che in Centro America ebbe luogo
nel 1823, quando gli incroci tra le varie razze (quella negra, quella
indigena e quella bianca) erano già un dato di fatto.
Le
difficoltà di insediamento degli spagnoli lungo la costa caraibica
facilitarono l’avvento degli indigeni Miskito e le
incursioni dei pirati e dei corsari inglesi. Tra
questi il temuto Henry Morgan che trovò uno perfetto rifugio
nelle tranquille acque caraibiche e tra le baie protette dalla barriera
corallina. I pirati arrivavano qui per cercare i tesori,
per saccheggiare il cacao nelle piantagioni oppure per catturare gli
indigeni e poi rivenderli come schiavi nelle piantagioni di zucchero. Alcuni
resti di barche affondate come quelle che ci sono a Cahuita sono la
testimonianza di questa epoca di pirateria che ha lasciato nella
memoria collettiva numerose leggende di tesori nascosti e di spiriti che
li difendono.
A
partire dal 1750 iniziarono ad arrivare sulla costa i cacciatori di
tartarughe provenienti da Bocas del Toro (oggi in Panama) e dal
Nicaragua: i primi erano di origine afro-caraibica, gli altri erano gli
indigeni Miskito provenienti dalla costa caraibica nicaraguense. Costruivano
accampamenti provvisori da usare per la stagione della pesca, da Marzo a
Settembre, e si sostentavano piantando cocco, yucca e platano che
poi raccoglievano l’anno successivo.
Nel
1828 William Smith, uno di questi cacciatoti, decise di
impiantarsi stabilmente con la sua famiglia a Punta Cahuita.
Dopo di lui ne arrivarono altri, alcuni si stabilirono con le proprie
famiglie, altri si unirono con gli indios di Talamanca creando un
incrocio razziale che ancora oggi è la caratteristica principale della
popolazione locale.
Nel
1872 iniziò a Limon la costruzione della ferrovia ( Il
ferrocaril) che avrebbe unito San Josè alla Costa Caraibica, un
progetto ciclopico che richiedeva molta forza lavoro e una buona
resistenza fisica. L’opera fu concessa all’avvanturiero americano
Minor Keith che si rivolse alla mano d’opera straniera. I primi
immigranti provenivano dall’ area caraibica, dall’ Honduras, da
Panama e dal Belize, in seguito arrivarono massicciamente dalla
Giamaica. A fine 1872 arrivò a Puerto Limon la prima nave da Kingston
con a bordo 123 giamaicani. Solo un anno dopo gli immigrati giamaicani,
soprattutto di origine ashanti, erano già più di 1.000.
In
quello stesso periodo arrivarono anche centinaia di immigrati
Italiani, quasi tutti dalla provincia di Mantova, che furono I
responabili del primo massiccio sciopera in Costa Rica. All fine di
quest’opera, che fu segnata da infinite difficoltà e lutti, la crisi
economica obbligò molti immigrati a rimanere in Costa Rica, e adattarsi
a fare agricoltura proprio lungo la linea ferroviaria che avevano
costruito. In seguito, con le prime grandi aziende americane,
arrivò lo sfruttamento nelle piantagioni di banane, un lavoro molto
duro a cui l’afro-caraibico era già abituato. Tutto ciò portò
questi negri-antillani a stabilirsi definitivamente in questa zona,
anche se continuarono a mantenere le loro usanze afro-britanniche,
evidenziando una grande differenza culturale con il resto del paese.
L’arrivo
delle grandi multinazionali che trasformarono la bassa
Talamanca in piantagioni di banane e che progettavano di estrarre
petrolio in questa area, costrinse nuovamente gli indigeni ad opporsi all’espropriazione delle
loro terre provocando una nuova rivolta sotto il comando di Antonio
Saldaña, ultimo re di Talamanca, che nel 1910 morì avvelenato in
circostanze sospette. Le prime opera di urbanizzazione della
Talamanca, con strade, porti e piccolo aereoporti avvenne proprio ad
opera delle compagni petrolifere che si insediarono fino agli anni
Quaranta. I tentativi di esproprio delle loro terre si
conclusero solamente nel 1977 quando venne promulgata la legge che creò
le Riserve indigene di Talamanca, che è una delle maggiori estensione
di aree protette di tutta la Costa Rica.
Alla
fine del 1900 cominciarono ad arrivare numerosi turisti e
viaggiatori, soprattutto europei e nordamericani, che attratti dalle
bellezze naturali e dalla tranquillità degli abitanti, trovarono qui il
loro paradiso terrestre e aprirono piccole attività che diedero un
forte impulso all’economia locale e crearono le basi per quello che
oggi è considerata una importante infrastruttura turistica. E’
uno sviluppo che cerca di rispettare l’ambiente, che possiede ancora
oggi nel suo DNA una coscienza ecologica, che ha capito che la ricchezza
di questa regione risiede nella sua bio-diversità, che assieme alla
ricchezza etnica della sua popolazione, rende così speciale questa
Costa Caraibica del Costa Rica.
Visitare
le comunità indigene della Talamanca è oggi possibile con numerosi ed
ottimi tours che vengono organizzati da alcune associazioni locali che
trovate nel paese di Puerto Viejo.
Il
Parco internazionale La Amistad è un parco della pace
transfrontaliero che si trova in America Centrale, fra la Costa Rica e
Panamá. Nel 1982 Il parco è stato incluso nella rete mondiale di
riserve della biosfera, nel 1983 fra i Patrimoni dell'umanità
dell'UNESCO e, in seguito alle raccomandazioni dell'ente, trasformato
dai due governi in un parco della pace nel 1988.
Il
Parco Internazionale La Amistad protegge territori che appartengono alla
Costa Rica e al Panama, da lì il nome. Questo parco è considerato il
sistema montuoso con il bosco tropicale più esteso del paese e la cui
superficie include foreste umide, pluviali e nebulose. Grazie alla sua
grande biodiversità si trova un numero straordinario di habitat,
prodotto delle differenze date dall’altitudine, dal suolo, dal clima e
dalla topografia.
Questa
ricca area protetta costituisce il sistema montuoso più esteso
dell’America Centrale. È formato da: il Parco Nazionale Tapantí-Macizo
de la Muerte, il Parco Nazionale Chirripó, la Riserva Biologica
Hitoy-Cerere e il Parco Internazionale La Amistad ed ha alcune riserve
forestali e indigene. Riguardo ai servizi al turista ha: una serie de
sentieri e belvedere naturali. L’area che include il Parco
Internazionale di La Amistad, il Parco Nazionale Chirripó, la Riserva
Biologica Hitoy Cerere e le Riserve Indigene di Talamanca, Tayni, Telire
e Cocles è stata designata come Riserva della Biosfera La Amistad.
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