La prima cosa che viene in mente quando si parla di parchi
nazionali
indiani
è
una
selva
umida
e
fitta,
popolata
da
tigri,
oppure
un
immenso
stagno
dove
scorrazzano
i
rinoceronti.
Ma
non
è
sempre
così!
È
infatti
possibile
imbattersi
in
bellissime
riserve
lambite
dal
mare,
in
alta
montagna
o su
distese
molto
aride.
Il caso del Keoladeo è abbastanza tipico da questo punto
di
vista,
dal
momento
che,
nonostante
l'aridità
della
regione
(il
Rajasthan
è
lo
Stato
più
desertico
dell'India)
e il
conseguente
problema
cronico
della
carenza
d'acqua,
è
diventato
il
Parco
naturale
più
famoso
dell'India,
e
probabilmente
di
tutto
il
continente
asiatico,
nonché
il
rifugio
di
centinaia
di
migliaia
di
uccelli
acquatici.
Il Parco Nazionale di Keoladeo è una piccola enclave di
acqua
e
vegetazione
isolata
all'interno
di
un
territorio
minacciato
dalla
pressione
demografica.
Ben
diciassette
piccoli
centri,
oltre
alla
città
industriale
di
Bharatpur,
circondano
l'area
protetta
precludendo
ogni
possibilità
di
ampliamento
futuro.
In qualsiasi altra regione dell'India una situazione di
questo
genere
avrebbe
dato
origine
alla
continua
invasione
dei
territori
protetti,
ma
nel
Keoladeo
è
stata
adottata
una
drastica
soluzione:
i 32
chilometri
del
perimetro
del
Parco
sono
stati
delimitati
da
un
recinto
di 2
metri
d'altezza
che
impedisce
intrusioni
abusive
e
contribuisce
a
tenere
sotto
controllo
l'afflusso
dei
visitatori.
La storia del Keoladeo risale ai tempi dei maragià, grandi
principi
che
regnavano
con
poteri
assoluti
sui
sudditi
che
vivevano
nelle
loro
terre.
Il
maragià
di
Bharatpur
adibì
una
vasta
area
a
riserva
di
caccia
e,
dal
momento
che
oggetto
della
sua
passione
venatoria
erano
gli
uccelli
acquatici,
fu
necessario
intervenire
sul
territorio
per
creare
l'ambiente
adeguato.


Il sistema adottato ricorda vagamente quello delle saline
costiere.
Furono
infatti
realizzate
dieci
enormi
vasche,
separate
da
piccoli
muri
divisori
comunicanti
tra
loro
per
mezzo
di
chiuse;
l'unica
differenza
è
che
l'acqua
con
la
quale
furono
riempite
non
proviene
dal
mare,
ma
dalle
torrenziali
piogge
monsoniche
che
si
abbattono
sulla
regione.
Quindi, dal momento che queste precipitazioni si verificano
soltanto
in
un
determinato
periodo
dell'anno,
il
Keoladeo
è
sottoposto
a un
ciclo
stagionale
che
inizia
con
il
brusco
sopraggiungere
degli
acquazzoni
alla
fine
di
luglio.
La
terra
arida
assorbe
le
prime
piogge
come
fosse
una
spugna,
poi,
nel
corso
dell'estate,
il
protrarsi
delle
precipitazioni
determina
la
tracimazione
delle
acque
e il
conseguente
riempimento
delle
vasche.
Keoladeo
raggiunge
il
culmine
dello
splendore
quando,
a
metà
settembre,
il
periodo
monsonico
termina
e
migliaia
di
uccelli
giungono
nella
zona
per
nidificare.
Da
questo
momento
il
livello
delle
acque
incomincia
a
diminuire
lentamente
ma
inesorabilmente,
fino
a
che,
nel
periodo
primaverile,
il
terreno
ritorna
arido,
eccetto
per
la
presenza
di
qualche
piccolo
stagno.
Il ciclo vitale del Keoladeo dipende, dunque, dalle
perturbazioni
generate
dal
regime
monsonico,
ma,
anche
se
si
tratta
di
un
fenomeno
ricorrente
e
prevedibile,
la
sua
intensità
può
variare
enormemente
da
un
anno
all'altro.
È
stato
dunque
necessario
prevenire
il
completo
prosciugamento
delle
vasche
durante
le
annate
più
siccitose
mediante
l'apporto
di
acque
dai
fiumi
Gambir
e
Banganga.
L'acqua
viene
raccolta
in
un
invaso
artificiale
collocato
al
di
fuori
dei
confini
del
Parco,
quindi
viene
incanalata
al
suo
interno
attraverso
l'Ajan
Bund
e il
Kohni
Bund.
Sulla ristretta superficie del Parco Nazionale sono state
censite
364
specie
di
uccelli,
che,
come
è
naturale,
si
avvicendano
nel
corso
dell'anno.
I
componenti
di
questa
fauna
alata
sono
in
parte
stanziali
e in
parte
migratori.
Visto
che,
indipendentemente
dal
periodo
che
trascorrono
nella
zona,
ve
ne
sono
molti
che
si
riproducono
proprio
qui,
è
evidente
che
non
potrebbero
farlo
in
assenza
di
nutrimento
e di
una
copertura
vegetale
adeguata.
La
vegetazione
svolge
diverse
funzioni
essenziali:
fornisce
infatti
superficie
d'appoggio
per
il
nido,
foglie
e
rami
per
la
sua
costruzione
e
costituisce
inoltre
una
barriera
protettiva
contro
l'attacco
dei
predatori.
Tuttavia, delle 227 specie di flora catalogate nel Keoladeo
non
tutte
sembrano
avere
la
stessa
importanza.
Favoriti
dagli
uccelli
per
l'allevamento
dei
piccoli
sono
il
babul
e il
kadam.
Il
primo,
dalle
foglie
piccole
con
la
chioma
estesa,
non
supera
i 10
metri
di
altezza,
mentre
il
secondo,
dalle
foglie
molto
più
grandi,
è
più
alto
e ha
un
portamento
più
slanciato.
Sebbene
non
sia
compito
facile
determinare
il
numero
degli
uccelli
che
fanno
sosta
nel
Keoladeo,
si
calcola
che
vi
nidifichino
fino
a
400.000
coppie,
il
cui
sostentamento
richiede
ogni
anno
un'incredibile
ricchezza
dal
punto
di
vista
alimentare,
un
microcosmo
che,
come
quello
del
Parco,
disponga
di
una
straordinaria
abbondanza
di
insetti,
crostacei,
molluschi,
anfibi,
pesci
e
piccoli
mammiferi.
Nei settori meridionale e occidentale il Parco è
caratterizzato
da
piccole
macchie
di
arbusti
che
non
vengono
mai
raggiunte
dalle
inondazioni.
La
fauna
terrestre
che
si
è
adattata
a
questo
tipo
di
vegetazione
è
particolarmente
varia,
dal
momento
che
troviamo
esemplari
di
scimmia
rhesus,
sciacallo,
civetta
indiana,
cinghiale,
chital,
nilgau,
antilope
nera,
sambar
e
anche
il
timido
gatto
pescatore,
oltre
ad
altre
specie
di
mammiferi.
Non
mancano
serpenti
come
il
cobra
dagli
occhiali,
la
krait
azzurra
e la
vipera
di
Russell,
tutti
estremamente
velenosi,
e il
pitone
moluro,
capace
di
arrampicarsi
sugli
alberi
con
estrema
facilità
e di
nuotare
agevolmente
sulla
superficie
dell'acqua,
anche
quando
supera
i
sette
metri
di
lunghezza.
La principale attrazione del Parco Nazionale di Keoladeo è
costituita
dagli
uccelli,
tanto
che
l'immagine
più
rappresentativa
dell'area
protetta
è
quella
di
gruppi
di
uccelli
radunati
su
uno
stesso
albero
per
allevare
i
piccoli.
I
cormorani
comuni,
ad
esempio,
nidificano
in
chiassose
colonie
sui
kadam.
Tutte
le
specie
che
prediligono
l'ambiente
acquatico
trovano
nel
Keoladeo
un
ecosistema
ideale.
Per
questo
motivo
non
è
difficile
incontrare
esemplari
di
airone
cenerino,
di
airone
rosso
e di
airone
guardabuoi;
quest'ultimo
ama
spesso
indugiare
tra
le
zampe
o
addirittura
sulla
schiena
dei
bufali
selvatici
che
vivono
nel
Parco.
Una specie che nel Keoladeo, e in generale in tutta
l'India,
gode
di
molto
rispetto
perché
considerata
la
massima
espressione
della
fedeltà
coniugale,
è
la
gru
antigone,
facilmente
riconoscibile
per
il
colore
rossiccio
del
capo.
Secondo
la
tradizione
popolare,
quando
uno
dei
componenti
di
una
coppia
muore,
l'altro
non
gli
sopravvive,
stroncato
dal
dolore.
Un'altra
specie
molto
amata
è
l'anastomo
asiatico,
la
cui
fama
è
dovuta
al
fatto
di
essere
una
sorta
di
messaggero
della
pioggia:
il
suo
arrivo,
infatti,
precede
di
due
o
tre
giorni
i
tanto
attesi
monsoni.
Tra gli uccelli di grossa taglia, si segnalano numerosi
esemplari
di
tantalo
indiano,
di
ibis
sacro
orientale,
che
non
nidifica
in
gruppo,
e di
cicogna
dell'India;
la
zona
oculare
della
femmina
di
quest'ultima
specie
è
dorata,
mentre
quella
del
maschio
è
marrone
scuro.
Dopo
un
lungo
volo
di
8000
chilometri,
la
rara
gru
sibcriana,
proveniente
dalla
regione
del
fiume
Obi,
in
Siberia,
giunge
a
Keoladeo
per
nidificare
in
quello
che
è
uno
dei
suoi
ultimi
santuari.

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