Parco nazionale Keoladeo
India

PATRIMONIO DELL'UMANITÀ DAL 1985

Video - Video 2 - Video 3

La prima cosa che viene in mente quando si parla di parchi nazionali indiani è una selva umida e fitta, popolata da tigri, oppure un immenso stagno dove scorrazzano i rinoceronti. Ma non è sempre così! È infatti possibile imbattersi in bellissime riserve lambite dal mare, in alta montagna o su distese molto aride.

Il caso del Keoladeo è abbastanza tipico da questo punto di vista, dal momento che, nonostante l'aridità della regione (il Rajasthan è lo Stato più desertico dell'India) e il conseguente problema cronico della carenza d'acqua, è diventato il Parco naturale più famoso dell'India, e probabilmente di tutto il continente asiatico, nonché il rifugio di centinaia di migliaia di uccelli acquatici.  

Il Parco Nazionale di Keoladeo è una piccola enclave di acqua e vegetazione isolata all'interno di un territorio minacciato dalla pressione demografica. Ben diciassette piccoli centri, oltre alla città industriale di Bharatpur, circondano l'area protetta precludendo ogni possibilità di ampliamento futuro. 

In qualsiasi altra regione dell'India una situazione di questo genere avrebbe dato origine alla continua invasione dei territori protetti, ma nel Keoladeo è stata adottata una drastica soluzione: i 32 chilometri del perimetro del Parco sono stati delimitati da un recinto di 2 metri d'altezza che impedisce intrusioni abusive e contribuisce a tenere sotto controllo l'afflusso dei visitatori.  

La storia del Keoladeo risale ai tempi dei maragià, grandi principi che regnavano con poteri assoluti sui sudditi che vivevano nelle loro terre. Il maragià di Bharatpur adibì una vasta area a riserva di caccia e, dal momento che oggetto della sua passione venatoria erano gli uccelli acquatici, fu necessario intervenire sul territorio per creare l'ambiente adeguato. 

Keoladeo4.jpg (560011 byte)  Keoladeo5.jpg (44018 byte)  Keoladeo6.jpg (45280 byte)

Keoladeo8.jpg (60826 byte)  Keoladeo9.jpg (206404 byte)  Keoladeo10.jpg (549856 byte)

Il sistema adottato ricorda vagamente quello delle saline costiere. Furono infatti realizzate dieci enormi vasche, separate da piccoli muri divisori comunicanti tra loro per mezzo di chiuse; l'unica differenza è che l'acqua con la quale furono riempite non proviene dal mare, ma dalle torrenziali piogge monsoniche che si abbattono sulla regione. 

Quindi, dal momento che queste precipitazioni si verificano soltanto in un determinato periodo dell'anno, il Keoladeo è sottoposto a un ciclo stagionale che inizia con il brusco sopraggiungere degli acquazzoni alla fine di luglio. La terra arida assorbe le prime piogge come fosse una spugna, poi, nel corso dell'estate, il protrarsi delle precipitazioni determina la tracimazione delle acque e il conseguente riempimento delle vasche. 

Keoladeo raggiunge il culmine dello splendore quando, a metà settembre, il periodo monsonico termina e migliaia di uccelli giungono nella zona per nidificare. Da questo momento il livello delle acque incomincia a diminuire lentamente ma inesorabilmente, fino a che, nel periodo primaverile, il terreno ritorna arido, eccetto per la presenza di qualche piccolo stagno.  

Il ciclo vitale del Keoladeo dipende, dunque, dalle perturbazioni generate dal regime monsonico, ma, anche se si tratta di un fenomeno ricorrente e prevedibile, la sua intensità può variare enormemente da un anno all'altro. È stato dunque necessario prevenire il completo prosciugamento delle vasche durante le annate più siccitose mediante l'apporto di acque dai fiumi Gambir e Banganga. L'acqua viene raccolta in un invaso artificiale collocato al di fuori dei confini del Parco, quindi viene incanalata al suo interno attraverso l'Ajan Bund e il Kohni Bund.

Sulla ristretta superficie del Parco Nazionale sono state censite 364 specie di uccelli, che, come è naturale, si avvicendano nel corso dell'anno. I componenti di questa fauna alata sono in parte stanziali e in parte migratori. Visto che, indipendentemente dal periodo che trascorrono nella zona, ve ne sono molti che si riproducono proprio qui, è evidente che non potrebbero farlo in assenza di nutrimento e di una copertura vegetale adeguata. 

La vegetazione svolge diverse funzioni essenziali: fornisce infatti superficie d'appoggio per il nido, foglie e rami per la sua costruzione e costituisce inoltre una barriera protettiva contro l'attacco dei predatori. 

Tuttavia, delle 227 specie di flora catalogate nel Keoladeo non tutte sembrano avere la stessa importanza. Favoriti dagli uccelli per l'allevamento dei piccoli sono il babul e il kadam. Il primo, dalle foglie piccole con la chioma estesa, non supera i 10 metri di altezza, mentre il secondo, dalle foglie molto più grandi, è più alto e ha un portamento più slanciato. 

Sebbene non sia compito facile determinare il numero degli uccelli che fanno sosta nel Keoladeo, si calcola che vi nidifichino fino a 400.000 coppie, il cui sostentamento richiede ogni anno un'incredibile ricchezza dal punto di vista alimentare, un microcosmo che, come quello del Parco, disponga di una straordinaria abbondanza di insetti, crostacei, molluschi, anfibi, pesci e piccoli mammiferi. 

Nei settori meridionale e occidentale il Parco è caratterizzato da piccole macchie di arbusti che non vengono mai raggiunte dalle inondazioni. La fauna terrestre che si è adattata a questo tipo di vegetazione è particolarmente varia, dal momento che troviamo esemplari di scimmia rhesus, sciacallo, civetta indiana, cinghiale, chital, nilgau, antilope nera, sambar e anche il timido gatto pescatore, oltre ad altre specie di mammiferi. Non mancano serpenti come il cobra dagli occhiali, la krait azzurra e la vipera di Russell, tutti estremamente velenosi, e il pitone moluro, capace di arrampicarsi sugli alberi con estrema facilità e di nuotare agevolmente sulla superficie dell'acqua, anche quando supera i sette metri di lunghezza.  

La principale attrazione del Parco Nazionale di Keoladeo è costituita dagli uccelli, tanto che l'immagine più rappresentativa dell'area protetta è quella di gruppi di uccelli radunati su uno stesso albero per allevare i piccoli. I cormorani comuni, ad esempio, nidificano in chiassose colonie sui kadam. Tutte le specie che prediligono l'ambiente acquatico trovano nel Keoladeo un ecosistema ideale. Per questo motivo non è difficile incontrare esemplari di airone cenerino, di airone rosso e di airone guardabuoi; quest'ultimo ama spesso indugiare tra le zampe o addirittura sulla schiena dei bufali selvatici che vivono nel Parco.

Una specie che nel Keoladeo, e in generale in tutta l'India, gode di molto rispetto perché considerata la massima espressione della fedeltà coniugale, è la gru antigone, facilmente riconoscibile per il colore rossiccio del capo. Secondo la tradizione popolare, quando uno dei componenti di una coppia muore, l'altro non gli sopravvive, stroncato dal dolore. Un'altra specie molto amata è l'anastomo asiatico, la cui fama è dovuta al fatto di essere una sorta di messaggero della pioggia: il suo arrivo, infatti, precede di due o tre giorni i tanto attesi monsoni.

Tra gli uccelli di grossa taglia, si segnalano numerosi esemplari di tantalo indiano, di ibis sacro orientale, che non nidifica in gruppo, e di cicogna dell'India; la zona oculare della femmina di quest'ultima specie è dorata, mentre quella del maschio è marrone scuro. Dopo un lungo volo di 8000 chilometri, la rara gru sibcriana, proveniente dalla regione del fiume Obi, in Siberia, giunge a Keoladeo per nidificare in quello che è uno dei suoi ultimi santuari.