Il
suo nome significa letteralmente "foresta
vergine", e si trova nell'estrema punta
sud-ovest di Giava nella penisola di Panaitan
proprio di fronte a Sumatra, comprende anche la
grande isola di Pulau Panatian. Già dal 1912
questa zona era considerata riserva naturale, ma
solo nel 1980 è diventata parco nazionale a tutti
gli effetti, il parco si estende in un'area di
circa
60.000 ettari
. Proprio a causa del suo isolamento e delle
difficoltà di accesso, il parco è rimasta una
delle poche oasi incontaminate di foresta
originaria e di fauna allo stato selvaggio nel
territorio densamente popolato di Giava.
Un tempo il rinoceronte di Giava
(Rhinocerus sondaicus) abitava la vasta regione
che va dall'Assalti, in India, fino a Sumatra e
Giava, attraverso l'Indocina e la penisola malese.
Sfortunatamente questo magnifico animale è stato
vittima di massacri su vasta scala a causa del suo
corno, prezioso ingrediente di molte ricette della
medicina tradizionale cinese, che
lo valuta come un potente afrodisiaco. Cacciata
fino alle soglie dell'estinzione, questa specie è
oggi probabilmente il mammifero più a rischio del
mondo. Nel 2000, durante l'ultima campagna di
censimento del WWF, nell'Ujung Kulon National Park
se ne contavano circa 60 esemplari, il gruppo più
numeroso al mondo.
L'unica altra popolazione
esistente - una decina
di esemplari - si trova nel Cat Tien National
Park, in Vietnam. Nonostante i tentativi di
incrementarne il numero, la tendenza è stabile
rispetto ai preoccupanti dati degli anni
precedenti. E i ricercatori sospettano che questo
fenomeno sia dovuto alla competizione
interspecifica con la popolazione di banteng (Bos
javanicus), un bovino selvatico anch'esso iscritto
nella Red List dell'International Union for the
Conservation of Nature. È tuttavia possibile che
anche il bracconaggio faccia la sua parte, perché,
sebbene il numero di rinoceronti non sia
cresciuto, sono stati osservati cambiamenti nella
distribuzione di età, dato che suggerisce un
probabile ricambio all'interno della popolazione.
Situato su una penisola di forma triangolare all’estremità
sud-occidentale di Giava - che, con oltre 100
milioni di abitanti, è una delle aree più
densamente popolate del pianeta - l'Ujung Kulon
National Park si estende sugli ultimi
1200 chilometri
quadrati di foresta pluviale sopravvissuti
all'impatto antropico e sull'area marina
circostante, compresa
la Krakatoa Natural
Reserve. Oltre che per il rinoceronte, il parco è
di importanza basilare per una quantità di altre
specie in serio pericolo, molte delle quali sono
endemiche e si trovano soltanto sull'isola. Forse
è questa la ragione per cui l'area è
raggiungibile esclusivamente via mare da Labuhan e
l'accesso è severamente regolamentato.
Se il rinoceronte di Giava se la passa male, un destino
peggiore è toccato alla tigre, estinta sull'isola
da ormai 40 anni. E molti dei numerosi mammiferi
presenti a Ujung Kulon - come il leopardo, il cane
selvatico asiatico, il gibbone di Giava, il macaco
Macaca fascicularis e diverse altre specie di
primati endemici - sono sottoposti a un continuo
monitoraggio. Migliore è invece il bilancio
dell'avifauna, presente con oltre 270 specie
registrate; tra queste, tre sono di cicogne, 11 di
colombi e 16 di cuculi. Particolarmente ricca è
anche la popolazione di rettili e anfibi, con due
specie di pitoni e due di coccodrilli, oltre a
numerose altre di rane e rospi.
I
reef corallini che racchiudono la costa di Ujung
Kulon sono costituiti per il 90 per cento della
massa da coralli del genere Acropora e
Pocillopora, mentre il mare circostante è abitato
sia da pesci di acque profonde sia da specie di
barriera, un insieme che fa di queste acque
l'habitat marino più ricco dell'arcipelago della
Sonda.
La vegetazione del parco è
diversificata a seconda delle aree, con una
prevalenza di foresta tropicale pluviale primaria,
in relazione alle eccezionali precipitazioni della
regione (oltre
3000 millimetri
di pioggia all'anno). Sul massiccio di Gunung
Payung, alto più di
600 metri
, prosperano palmizi ed erbe. La foresta primaria
si trova anche a Pulau Peucang, dove dominano
piante dal fusto che oltrepassa i 40 metri di
altezza.
Anche quest'ultimo angolo di foresta
primaria ha però subito notevoli alterazioni per
l’impatto antropico, ma soprattutto in seguito
alla grande eruzione del Krakatoa, avvenuta nel
1883. Il celebre vulcano, le cui ceneri hanno
provocato significativa modificazione della
composizione del suolo, è la caratteristica
geologica più notevole del parco. Era il 26
agosto quando ebbe inizio l'eruzione principale,
preannunciata da una tremenda esplosione,
avvertita a più di
150 chilometri
di distanza. Là dove sorgevano le isole di
Rakata, Payang e Sertung, si era formata un'isola,
Krakatoa, dalla quale improvvisamente si innalzò
una colonna di fumo alta
36 chilometri
. In due giorni di eruzione furono espulsi 20
chilometri cubici di materiali e gli tsunami
provocati dalla conseguente scossa sismica
uccisero 36.000 persone nelle immediate vicinanze.
Da quella spaventosa eruzione - la più
grande in epoca storica - ebbe origine il nuovo
cono di Anak Krakatoa, "il figlio di
Krakatoa", attivo dal 1930. Da allora si sono
susseguiti 35 episodi eruttivi (l'ultimo dei quali
dura dal 1997), che hanno progressivamente fatto
crescere l'isola. Alta
181 metri
e circoscritta in due chilometri di diametro, oggi
Anak Krakatoa offre eccezionali opportunità di
studio ai geologi e, soprattutto, ai botanici, che
seguono la lenta colonizzazione vegetale delle sue
pendici.
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