Il Caucaso
occidentale è
il
territorio
occidentale
del Caucaso nella Russia che
si estende
dal Mar
Nero al Monte
Elbrus.
Questa
regione
comprende un patrimonio
dell'umanità dell'UNESCO situato
50 km a
nord della
stazione
turistica
russa di Soči,
e comprende
la parte
occidentale
della catena
del Caucaso.
Come
spiegato
dagli
specialisti
dell'UNESCO,
è l'unica
grande
montagna
europea a
non aver
subito
l'impatto
umano. Il
suo habitat
è
incredibilmente
vario
rispetto
alla
dimensione
della zona,
e spazia
dalle pianure ai ghiacciai.
L'area
comprende la Riserva
naturale
della
Biosfera del
Caucaso. Il
parco venne
istituito
dal governo
sovietico
nel Kraj
di Krasnodar,
in Adighezia e
in Karačaj-Circassia nel 1924 per
salvaguardare
gli
esemplari da
85 metri di Abete
di Nordmann,
forse i più
alti alberi
d'Europa, ed
una foresta
unica
formata da alberi
della morte e
da bossi
comuni all'interno
della città
di Soči.
Circa un
terzo delle
specie
vegetali
presenti
sono state
riconosciute
come endemiche.
L'area
comprende
anche il parco
nazionale di
Soči.
Il
Caucaso
occidentale
è anche il
luogo di
origine e di
reintroduzione
del bisonte
europeo con
l'ultimo
esemplare
ucciso dai bracconieri in
questo luogo
nel 1927 e
poi
reintrodotti
molti
decenni
dopo.

Stazioni
sciistiche.
È questo
l'oggetto
dell'insolita
accusa che
gli
ambientalisti
russi hanno
mosso al
governo di
Mosca, in
occasione
del vertice
di
Johannesburg
sullo
sviluppo
sostenibile:
di voler
costruire
impianti
sciistici in
quello che,
con ogni
probabilità,
è rimasto
il luogo più
incontaminato
del
continente
europeo. E
pensare che
i margini più
occidentali
della catena
del Caucaso,
a poche
decine di
chilometri
dalla costa
del Mar
Nero, non
vedono
traccia di
essere umano
da secoli. O
quasi, perché,
a dire il
vero, nel
1882 vi era
stata
istituita la
riserva di
caccia del
Kuban, dal
nome di uno
dei
principali
fiumi della
regione, di
pertinenza
della nobiltà
moscovita.
Già nel
1906,
comunque, lo
zar decise
di
restituire
la terra
agli
abitanti,
suscitando
lo sdegno
dell'Accademia
delle
Scienze, che
cominciò a
premere
affinché vi
fosse
istituito un
parco
naturale a
scopo di
ricerca
scientifica.
Fu opera
degli
amministratori
sovietici,
nel 1924,
l'istituzione
della
Riserva
Naturale di
Kavkazkyi,
cui
seguirono,
molti anni
più tardi,
il Parco
Nazionale di
Sochi e
altre
piccole aree
di interesse
conservativo.
Esteso
su una
superficie
di oltre
300.000
ettari, il
Caucaso
occidentale
è
interamente
occupato
dalle
estreme
propaggini
di una delle
più
imponenti
catene
montuose
d'Europa e
varia in
altitudine
tra i 250
metri e i
4060 metri
del Monte
Donbai
Ulgen. La
geologia
della
regione
comprende
formazioni
di rocce
ignee,
metamorfiche
e
sedimentarie,
mentre nella
parte
settentrionale
è dominata
da massicci
calcarei in
cui l'azione
erosiva ha
scavato, in
epoca
glaciale,
enormi
spaccature.
Tra
queste
fenditure si
annovera la
più grande
grotta della
Russia, che
raggiunge i
1600 metri
di profondità
in 15
chilometri
di sviluppo.
I
numerosi
fiumi del
versante
meridionale,
che si
gettano nel
Mar Nero
dopo un
breve
tratto,
hanno un
corso
tormentato:
formano
laghi e
cascate e
scavano
profonde
gole tra i
versanti
delle
montagne.
La
vegetazione
comprende
diverse zone
chiaramente
demarcate
dall'altitudine.
Fino ai
1000-1200
metri si
incontra una
foresta
decidua in
cui
prevalgono
roveri,
peri,
castagni,
carpini e
faggi
orientali,
che a quote
più alte
lasciano il
posto alle
conifere,
comprese
diverse
specie di
pini e abeti
del Caucaso.
Sopra i 2000
metri è la
volta delle
betulle e
degli aceri
e, ancora più
in alto, del
rododendro
del Caucaso,
pianta
endemica di
questa
regione. In
totale la
flora
annovera 160
specie di vegetali
vascolari e
ben 700 di
funghi.
Tra
le 60 specie
di mammiferi
che vivono
stabilmente all'interno della Riserva Naturale di Kavkazkiy e del Parco
Nazionale di
Sochi, si
segnalano
lupi, orsi
bruni,
linci,
cinghiali,
cervi del
Caucaso,
caprioli,
camosci e il
kuban tar,
una capra
d'alta
montagna. Il
bisonte
europeo,
reintrodotto
di recente,
è incluso
in una lista
in cui tiene
compagnia a
due specie
di
pipistrelli,
alla lontra
del Caucaso
e a una
sottospecie
di leopardo.
L'elenco dei
vertebrati
comprende
anche 160
specie di
uccelli e 17
di rettili.
Sebbene
si siano
trovate
tracce di
antichi
insediamenti
umani, le
aree
protette non
ospitano
popolazione
residente.
Le strade
sono poche e
tortuose,
tanto che
buona parte
della
regione è
accessibile
solo in
elicottero.
Gli stessi
turisti
ammontano a
poche
migliaia
all'anno e
tendono a
concentrarsi
quasi tutti
nella
stagione
estiva,
quando,
sulle acque
irrequiete
del fiume
Belaya, si
organizzano
competizioni
internazionali
di canoa.