Sin
dall'epoca della sua scoperta "turistica" - i cui pionieri
furono i naturalisti e i gentlemen dell'alpinismo, due secoli fa - la
Svizzera si è meritata l'appellativo di "Paese dei
ghiacciai". Le sue vette e le sue distese candide sono state
celebrate da famosi poeti e scienziati, tra i quali Wolfgang Goethe,
Albrecht von Haller, Johannes Scheutzer e Ferdinand de Saussure, mentre
a consolidarne il mito romantico furono legioni di illustratori, primo
tra tutti Caspar Wolf, che tra il 1773 e il 1778 rese omaggio al
paesaggio montano, producendo centinaia di acquarelli e dipinti a olio.
In
tempi più recenti, gli amanti delle statistiche hanno calcolato che, se
si distendesse l'enorme massa dei ghiacciai su tutto il territorio della
Confederazione Svizzera, di superficie pari a 41.285 chilometri
quadrati, questa sarebbe interamente ricoperta da una coltre bianca
dello spessore di un metro e mezzo. Tuttavia, al di là di queste
fantasie, tale doveva essere l'aspetto della Svizzera durante i numerosi
cicli glaciali che si succedettero durante il Quaternario. Il lascito più
imponente di quell'era è rappresentato dall'Aletschgletscher, il quale,
con una superficie di 87 chilometri quadrati e uno spessore massimo di
890 metri in corrispondenza del sito di Konkordiaplatz, è il ghiacciaio
più grande dell'Eurasia occidentale. Ma l'Aletsch vanta altri primati.
Lo
spettacolo di questo mare bianco è alla portata di tutti da quando, più
di un secolo fa, su queste montagne fu costruita la ferrovia a
cremagliera della Jungfrau, la più alta delle Alpi, la cui stazione di
arrivo - la Jungfraujoch - è situata a 3454 metri di quota. E proprio
tra l'Aletsch e il picco della Jungfrau, tra il 1841 e il 1846, lo
scienziato Louis Agassiz formulò la teoria sui cicli glaciali che ancor
oggi è alla base della moderna glaciologia. Scienza che attualmente è
anche in grado, grazie a sofisticati strumenti e a rilevamenti
satellitari, di misurare con precisione il preoccupante restringimento
della massa dei ghiacciai su scala globale.
L’area
posta sotto il patrocinio dell’Unesco – estesa su 53.888 ettari di
superficie e compresa tra i 900 e i 4274 metri di altitudine - è
dominata dal massiccio dell'Aar, un rilievo molto frastagliato, per lo
più composto da rocce metamorfiche formatesi tra i 400 e i 450 milioni
di anni fa e da più recenti intrusioni granitiche. Gneiss e scisti
caratterizzano la Jungfrau, il Mònch, l'Aletschhorn, il Fiescherhorn,
il Grùnhorn e il Finsteraahorn, ovvero i picchi superiori ai 4000 metri
situati nelle parti più esterne del massiccio, mentre la sezione
centrale di quest'ultimo, ossia l'area in cui si innalza il Bietschhorn,
è composta da una massa di granito che si estende per una lunghezza di
100 chilometri e un'ampiezza di nove.
L'Aar
ospita un eccezionale campionario di fenomeni glaciali - le
caratteristiche valli a "U", le vaste formazioni moreniche, i
margini pro glaciali e i crepacci – ognuno dei quali presenta un
peculiare dinamismo, tanto che il massiccio nel suo insieme è
considerato dagli scienziati e dai ricercatori come uno straordinario
laboratorio in cui studiare futuri mutamenti geomorfologici causati
dalle variazioni climatiche.
Di
grande interesse è anche la flora che si incontra ad altitudini più
elevate, costituita da ben 529 specie tra fanerogame e pteridofite. A
questo patrimonio naturalistico si aggiunge la vasta fascia boschiva,
presente fino a un'altitudine di 2000 metri e comprendente numerose
specie, tra le quali dominano il pino montano (Pinus mugo), che
caratterizza soprattutto i versanti esposti a settentrione, il sicomoro
(Acer pseudoplatanus) e il faggio (Fagus sylvatica), che prosperano
sulle pendici rivolte a sud.
La
zona, protetta ormai da settant'anni, ospita una fauna alquanto varia e
abbondante. Qui vivono indisturbate numerose specie di ungulati, volpi,
marmotte e rapaci, e la lince europea (Felis lynx), reintrodotta da
alcuni decenni, è ormai diventata comune. Tanto comune che è facile
vederla correre agile sulla neve, anche dal finestrino del treno.

La Jungfrau (toponimo che significa la Vergine) è una montagna della sezione Alpi
Bernesi a cavallo tra il Canton Berna ed il Canton
Vallese, la cui altezza è di 4158 m s.l.m., la terza vetta più elevata della sezione dopo il Finsteraarhorn e
l'Aletschhorn. Insieme ad un'ampia zona delle Alpi Bernesi, tra cui
spiccano le vicine vette del Mönch e dell'Eiger, il Ghiacciaio
dell'Aletsch ed il Bietschhorn, costituisce un gruppo di
particolare bellezza paesaggistica, celebre in tutto il mondo, definito
come Sito Patrimonio dell'Umanità.
La
Jungfrau rappresenta un'ambita meta alpinistica, con innumerevoli
vie di salita di difficoltà generalmente alta. Il versante verso il Canton
Berna costituisce con i vicini Mönch ed Eiger come un'unica grande
parete che scende a precipizio sulla Lauterbrunnental. Il versante
verso il Canton Vallese è molto più dolce e ricoperto da
ampi ghiacciai.
Dalla
vetta in direzione nord-est si diparte la cresta che abbassandosi al Jungfraujoch (3.471 m)
la collega con il Mönch; in direzione sud una seconda cresta, passando dal Rottalhorn (3.972 m),
va verso il Gletscherhorn. Poco a
nord della vetta si trova l'anticima detta Wengen
Jungfrau (4.089 m), che è inserita nella lista secondaria dei 4000 delle Alpi.
La
prima salita alla vetta risale al 3 agosto 1811 ad opera di J. Meyer e
H. Meyer.
La via
normale di salita alla vetta solitamente prende inizio dalla
stazione di arrivo della ferrovia al Jungfraujoch o dalla Mönchsjochhütte.
Dal rifugio si tratta di ritornare al Jungfraujoch e poi si scende lungo
il Jungfraufirn in direzione sud. Ci si porta così
alla base del roccioso sperone est del Rottalhorn ad
un'altezza di circa 3.410 m. Si risale lo sperone fino a
raggiungere il Rottalsattel (3.885 m), colle che
separa il Rottalhorn dalla Jungfrau. Dal colle si risale la cresta
sud-est della montagna fino alla vetta.
Dal
versante bernese si può salire sulla vetta partendo dalla Rottalhütte
(2.755 m) e percorrendo la Innere Rottalgrat.
Le
località ai piedi del versante bernese, in particolare Grindelwald,
Wengen e Mürren, sono
rinomatissime e moderne stazioni sciistiche, dotate di un vasto
carosello di impianti di risalita e di infrastrutture
turistiche.
La
maggior attrazione turistica della zona resta tuttavia la celebre Ferrovia
della Jungfrau, la tratta ferroviaria più alta d'Europa e una delle più
alte del mondo, che parte da Interlaken, attraversa la località di Lauterbrunnen,
transita da Wengen e raggiunge il valico della Kleine Scheidegg (2.061
m), da cui scende sul versante opposto a Grindelwald, dalla quale
ritorna a Interlaken.
Dalla
Kleine Scheidegg parte una ripida ferrovia a cremagliera che, dopo
lunghi tratti in galleria alternati a panorami (è famosa la finestra
che si apre proprio nel cuore della celebre parete nord dell'Eiger),
raggiunge dapprima i 3.100 m della stazione di Eismeer, un balcone
panoramico sui vasti ghiacciai della zona, e quindi il capolinea ai
3.475 m dello Jungfraujoch dove sorge un ristorante.
Infine
con un ascensore si arriva al balcone dello Sphinx a 3.586 m, uno
spuntone roccioso la cui sommità ospita il più elevato osservatorio
astronomico d'Europa e dal quale si gode uno dei migliori panorami dell'intero arco alpino:
sul lato settentrionale le verdi vallate dell'Oberland verso i grandi
laghi alpini, dall'altro l'immensa conca glaciale del ghiacciaio
dell'Aletsch, il più vasto ghiacciaio delle Alpi, e i numerosi 4
000 dell'Oberland che gli fanno da corona.

Il ghiacciaio
dell'Aletsch è il ghiacciaio più esteso delle Alpi con oltre 120 km2 di superficie, situato in Svizzera,
nei cantoni Berna e Vallese.
Di
tipo "vallivo", deriva il nome da una delle più
elevate vette che dominano la zona, l'Aletschhorn; ha origine dal bacino
glaciale alla base delle maggiori cime dell'Oberland bernese, a
meridione del famoso trio: Jungfrau, Mönch, Eiger, ricevendone le ampie colate che confluiscono nel Konkordiaplatz,
un vasto altopiano glaciale pressoché pianeggiante largo oltre 5 km, e con uno spessore di ghiaccio stimato in circa 1.500 m. Sul
suo lato orientale si trova un lago glaciale, lago Märjelen (Gr.
Märjelensee) (2 350 m s.l.m.). Ad ovest si trova l'Aletschhorn (4.195 m),
scalato la prima volta nel 1859. Il fiume Rodano scorre lungo il
fianco meridionale delle montagne.
Dal
versante occidentale scorre il Grande Aletschfirn, che segue
il lato nord dell'Aletschhorn e del Dreieckhorn. L'Aletschfirn viene
rifornito a nord da tre lingue: l'Ebnefluhfirn, il Gletscherhornfirn ed
il Kranzberfirn. Tutte
queste lingue nascono ad un'altezza di circa 3 800 m. Da
Ebnefluhfirns alla Konkordiaplatz, l'Aletschfirn è lungo circa 9 km.
Da ovest, l'Aletschfirn nasce dai 3 173 m d'altezza del Gletscherpass, il Lötschenlücke, che lo
porta nel Langgletscher, e quindi alla valle del Lötschental.
Dal
versante nordoccidentale nasce il Jungfraufirn. Questa
lingua rappresenta il prolungamento del ghiacciaio dell'Aletsch, che è
il più corto dei tre ghiacciai. La fonte si trova sul lato sud del Mönch. Quando raggiunge il Konkordiaplatz la
lingua ha raggiunto i 7 km scarsi di lunghezza. Nel suo punto
massimo raggiunge i due km di larghezza, mentre a valle si riduce ad un
chilometro.
Da
lato nord nasce il Ewigschneefeld (campo eterno
innevato). In un'ansa costeggia il Trugberg ad ovest ed il Gross
Fiescherhorn ed il Grünhorn ad est, raggiungendo
Konkordiaplatz. In questo punto è lungo circa 8 km e largo 1,2 km.
Un
altro affluente del Konkordiaplatz, da est, è il piccolo ma importante Grüneggfirn (3 km
di lunghezza e 300 m di larghezza). Questa lingua unisce il
ghiacciaio dal passo Grünhornlücke (3 280 m) al Ghiacciaio
di Fiesch ad est.
Da
Konkordiaplatz, il ghiacciaio dell'Aletsch ha una larghezza di circa 1.5
chilometri e si muove ad una velocità di circa 180 metri l'anno verso
sudest lungo il corso della valle del Rodano, costeggiando il Dreieckhorn ad ovest ed il grande Wannenhorn ad
est. A questo punto fa una grande curva a destra e si muove verso
sudovest, costeggiando il fianco dell'Eggishorn e del Bettmerhorn.
La
parte inferiore del grande ghiacciaio dell'Aletsch è coperta per buona
parte da detriti provenienti dalle morene laterali e centrali. Il punto più avanzato del ghiacciaio si trova a
circa 1560 metri di altezza, ben lontano dall'inizio della zona
alberata. Da esso nasce il fiume
Massa, che corre lungo il Massa Canyon e viene utilizzato per generare energia
idroelettrica. Prosegue attraverso la metà alta del distretto di Brig,
per poi confluire nel Rodano.
Nel
Konkordiaplatz il ghiaccio ha uno spessore di 900 metri, ma durante la
discesa buona parte fonde arrivando a circa 150 metri.
La
caratteristica morena scura, situata al centro del ghiacciaio, si muove
in due fasce dal Konkordiaplatz per l'intera lunghezza della lingua
avanzata del ghiacciaio. Questa morena è il risultato del confluire
delle tre lingue che alimentano il ghiacciaio. La parte occidentale
della morena è stata chiamata Kranzbergmoräne, mentre
quella orientale Trugbergmoräne.
Il
ghiacciaio è meta di numerosi alpinisti e scialpinisti, che ne
risalgono il bacino per raggiungere le vette che lo circondano trovando
un ideale punto d'appoggio nella Konkordiahütte, uno dei rifugi
storici delle Alpi svizzere. È inoltre meta degli studiosi e degli appassionati di
speleologia glaciale, che ne discendono i grandi crepacci, i pozzi, i
mulinelli e le tante spaccature che sprofondano nel corpo glaciale in
molti casi per decine di metri.

Il Bietschhorn (3.934 m)
(il "Re del Vallese") è una delle montagne più alte
delle Alpi bernesi. Si trova nel Canton Vallese (Svizzera).
A nord
e ad ovest è chiuso dalla Lötschental mentre a sud si
affaccia sulla valle del Rodano. I versanti nord-est e sud fanno
parte del patrimonio dell'umanità dell'UNESCO insieme con Jungfrau ed
il ghiacciaio dell'Aletsch.
Venne
scalato la prima volta il 13 agosto 1859 da Leslie Stephen,
accompagnato dalle guide Anton Siegen, Johann Siegen e Joseph Ebener.
Oggi si può salire sulla vetta partendo da nord (dalla Lötschental)
e passando dalla Bietschornhütte (2.565 m). In
alternativa si può, partendo da sud, passare dalla Baltschiederklause (2.783 m).
La salita è riservata ad alpinisti esperti.