Le
grotte del
Carso di
Aggtelek e
del Carso
slovacco
sono
eccezionali
per il gran
numero di
grotte
complesse,
diverse e
relativamente
intatte
concentrate
in un'area
relativamente
piccola.
Situato al
confine
nord-orientale
dell'Ungheria
e al confine
sud-orientale
della
Slovacchia,
questo
eccezionale
gruppo di
712 grotte,
registrato
al momento
dell'iscrizione,
si trova
sotto
un'area
protetta di
56.651
ettari e una
zona
cuscinetto
più ampia.
Oggi sono
note più di
1000 grotte.
I processi
carsici
hanno
prodotto una
ricca
diversità
di strutture
e habitat
che sono
importanti
dal punto di
vista
biologico,
geologico e
paleontologico.
Mentre il
carso
continua a
svilupparsi
in montagne
di media
altezza e in
condizioni
climatiche
temperate, i
sedimenti e
le forme
fossili del
terreno
forniscono
ampie prove
delle
condizioni
climatiche
subtropicali
e tropicali
del tardo
Cretaceo e
del primo
Terziario,
nonché
dell'attività
denudazionale
periglaciale
durante il
Quaternario.
Modellata
nel corso di
decine di
milioni di
anni, la
zona offre
un'eccellente
dimostrazione
della
formazione
carsica
durante
climi sia
tropicali
che
glaciali, un
fenomeno
molto
insolito e
probabilmente
meglio
documentato
qui che in
qualsiasi
altra parte
del mondo.
Il
sistema di
grotte più
significativo
nella
proprietà
è quello di
Baradla-Domica,
una rete
transfrontaliera
riccamente
decorata con
stalagmiti e
stalattiti,
che è
un'importante
grotta
fluviale
attiva nella
zona
climatica
temperata e
un sito
Ramsar.
Vale
anche la
pena
menzionare
la grotta di
ghiaccio di
Dobsina, una
delle più
belle al
mondo. Tra
le grotte
piene di
ghiaccio
nella
proprietà,
la grotta di
ghiaccio di
silice si
trova alla
latitudine
più bassa
nella zona
climatica
temperata.
La stretta
vicinanza di
molti
diversi tipi
di grotte di
diversa
morfologia,
tra cui
grotte
fluviali
vadose ed
epifreatiche,
pozzi
verticali e
grotte di
corrosione
ipogenica o
di
miscelazione,
così come
importanti
resti
archeologici,
rende la
proprietà
un
eccezionale
museo
sotterraneo.
I suoi
ecosistemi
forniscono
habitat per
oltre 500
specie
troglobionti
o
troglofile,
tra cui
alcune
endemiche.
Le
interazioni
tra i
processi
carsici
geologici
che si
verificano
in
superficie
con quelli
che si
verificano
sotto
rendono
questa zona
un
laboratorio
naturale sul
campo.
La
proprietà
Grotte di
Aggtelek e
Carso
slovacco,
pur essendo
tipica di
molte
località
carsiche in
Europa, è
distintiva
per il suo
gran numero
(con 712
registrate
al momento
dell'iscrizione)
di diversi
tipi di
grotte
trovate in
un'area
concentrata.
I processi
geologici
che causano
la sepoltura
di
caratteristiche
carsiche da
parte dei
sedimenti e
poi la
successiva
riattivazione
o
riesumazione
forniscono
prove
pertinenti
alla storia
geologica
delle ultime
decine di
milioni di
anni.
I
relitti del
carso
pre-pleistocenico
(vale a dire
più di
circa 2
milioni di
anni) sono
molto
distinti
nell'area e
molti di
essi
mostrano
prove di
forme
climatiche
subtropicali
e tropicali.
Questi
includono
colline
arrotondate
che sono
relitti del
carso
tropicale
successivamente
modificato
dall'erosione
periglaciale
del
Pleistocene.
Questa serie
di
caratteristiche
paleocarsiche,
che mostra
una
combinazione
di climi sia
tropicali
che
glaciali, è
molto
insolita ed
è
probabilmente
meglio
documentata
nel Carso
slovacco che
in qualsiasi
altra parte
del mondo.
Oltre
il 99% delle
grotte di
Aggtelek
Karst e
Slovak Karst
è
conservato
nelle sue
condizioni
naturali
originali ed
è ben
protetto.
L'altro 1%
è stato
sostanzialmente
modificato
come
"grotte-mostra"
per
consentirne
l'uso umano,
che include
300.000
visitatori
all'anno.
Tutte le
grotte sono
di proprietà
statale e il
terreno
sopra di
esse ha uno
status
protetto. Il
sistema di
grotte è
eccezionalmente
sensibile ai
cambiamenti
ambientali,
tra cui
l'inquinamento
agricolo, la
deforestazione
e l'erosione
del suolo.
Il
mantenimento
dell'integrità
dei processi
geologici e
idrologici
attivi
(formazione
carsica e
sviluppo o
evoluzione
di
stalagmiti e
stalattiti)
richiede una
gestione
integrata
dell'intera
area di
raccolta
delle acque.
Era
il 1794
quando lo
speleologo Jószsef
Sartory
cartografo
un settore
lungo due
chilometri
della grotta
di Baradla,
una
formazione
carsica
situata
nella
regione
nord-orientale
dell'Ungheria:
era la prima
mappa
speleologica
mai
realizzata.
Furono
necessari
trent'anni
perché il
lavoro di
Sartory
venisse
completato,
fino a
riportare più
di otto
chilometri
di volte e
corridoi.
Nel
frattempo
però, e
precisamente
nel 1806,
quella
curiosa
morfologia -
per
l'occasione
dotata di
scale e
cordoni di
protezione -
aveva già
visto
arrivare i
primi
turisti. Ci
volle ancora
più di un
secolo perché
l'ostinazione
di un altro
speleologo,
Jan Majko,
arrivasse a
scoprire che
la grotta di
Baradla
comunicava
con le
vicine
Certova
diera
(l'abisso
del Diavolo)
e Licsia
diera (la
tana della
Volpe). E,
fatto ancor
più
sorprendente,
formava un
unico
complesso di
oltre 20
chilometri
di lunghezza
con la
grotta di
Domica,
situata alle
pendici dei
Carpazi,
nell'attuale
territorio
slovacco.
Tra
il 1977 e il
1979 i due
Paesi
istituirono
rispettivamente
l'Area
paesaggistica
protetta
dello Slovak
Karst (Carso
Slovacco) e
il Parco
Nazionale di
Aggtelek, un
insieme che
occupa circa
56.000
ettari lungo
il margine
meridionale
della catena
dei Carpazi.
L'integrità del luogo, ricoperto da boschi cedui e ricco
di specie
botaniche
endemiche,
è stata un
fattore
importante
nella
designazione
a Patrimonio
dell'Umanità;
la maggior
parte delle
grotte,
infatti, è
chiusa al
pubblico,
mentre i
regolamenti
delle visite
servono a
tutelare,
tra le altre
cose, anche
le numerose
colonie di
pipistrelli
presenti.
Solo quattro
grotte
"vetrina"
sono state
considerevolmente
trasformate
per
permettere
l'accesso ai
300.000
visitatori
che arrivano
qui ogni
anno. La
maggior
parte delle
grotte,
quindi,
rimane
assolutamente
intatta,
riservata
agli
scienziati e
agli
studiosi dei
fenomeni
carsici.
Nell'area inserita dall'UNESCO nell'elenco dei luoghi
dichiarati
Patrimonio
dell'Umanità,
sono state
complessivamente
individuate
712 grotte.
Un buon
numero di
esse si
trova ai
margini degli
altopiani,
come quelle
di Kràsnohorskà
e Gombaseckà,
che si
sviluppano
su diversi
livelli e
che
sorprendono
per
l'incredibile
ricchezza e
varietà di
stalattiti e
stalagmiti.
La
grotta
Gombasecka,
nei pressi
del
villaggio di
Slavec, nel
distretto di
Roznava, si
fa ammirare
per una
foresta di
stalattiti
bianche e
rosa alte
fino a tre
metri e con
un diametro
di appena
mezzo
centimetro,
mentre la
grotta
Jasovska
presenta
formazioni a
pagoda di
aragonite e
travertino,
che
denunciano
la diversa
composizione
delle rocce
carbonatiche
da cui
deriva.
Particolare
è anche il
bacino
ghiacciato
della
Silicka
Ladnika: qui
il letto di
sedimenti è
ricoperto da
un massiccio
volume di
ghiaccio che
d'inverno
raggiunge i
340 metri
cubici, un
fenomeno
unico
nell'Europa
continentale,
anche in
considerazione
del clima
relativamente
mite.
Il complesso più spettacolare è quello di Baradla-Domica,
che continua
per 7 km in
territorio
slovacco: al
suo interno
si possono
osservare
numerosi
fenomeni
naturali
particolarmente
singolari,
una
stalattite
lunga 13
metri, la
stalagmite
più alta
del mondo
(ben 32,7
metri) e una
grotta che
può
ospitare
fino a 1000
persone.
Il
complesso
della grotta
Baradla-Domica, lunga
21 km,
con circa un
quarto in
territorio
slovacco e
il resto in
Ungheria. La
prima
menzione
scritta
della grotta
di Baradla
risale al
1549 e dal
1920 funge
da
attrazione
turistica.
Ján Majko
scoprì la
Grotta di
Domica
(parte
slovacca del
complesso),
nel 1926, e
il circuito
turistico,
aperto al
pubblico nel
1932, è
lungo più
di 1700
metri. La
grotta era
abitata fino
al 5000
a.C. ed
è un
importante sito
archeologico della Cultura
di Bükk. La
temperatura
nella parte
slovacca
varia tra 10
e 12,3°C
con
un'umidità
superiore al
95%.
La grotta
di Gombasek è
stata
scoperta nel
1951 e 530
dei suoi
1525 metri
di lunghezza
sono aperti
al pubblico
dal 1955. La
grotta è
anche
utilizzata
sperimentalmente
per la
"speleoterapia"
come
sanatorio,
focalizzato
sulle
malattie
delle vie
aeree grazie
alla
temperatura
costante di
9 °C,
elevata
umidità del
98% e
microclima
favorevole.
Geomorfologicamente
è una delle
grotte più
giovani ma
anche una
delle più
imponenti
della
Slovacchia
con una
straordinaria
decorazione
che le ha
dato il
soprannome
di
"Grotta
delle
fiabe".
La grotta
di ghiaccio
di Dobšiná è
stata
aggiunta,
all'elenco
dei
componenti
di questo
sito del
patrimonio
mondiale,
solo nel
2000. La
grotta fu
scoperta nel
1870 da
Eugen
Ruffinyi,
sebbene
l'ingresso
fosse noto
molto tempo
prima.
Essendo
stata aperta
al pubblico
solo un anno
dopo la sua
scoperta,
nel 1887,
divenne la
prima grotta
illuminata
elettricamente
in Europa.
Circa un
terzo dei
suoi 1483
metri di
lunghezza è
visitabile
da maggio a
settembre.
Lo spessore
del ghiaccio
sul
pavimento si
avvicina a
25 metri,
con una
superficie
di 11200 m2 e
un volume
stimato di
145000 m3 di
ghiaccio. La
temperatura
media è -1°C
e l'umidità
relativa tra
il 96 e il
99%. Questa
grotta è
tra le
grotte di
ghiaccio più
belle e
riccamente
decorate del
mondo.
Sebbene
la grotta
di aragonite
di Ochtinská sia
lunga solo
300 metri,
con un
circuito
turistico
non più
lungo di 230
metri, è
famosa per
il suo raro riempimento
di aragonite poiché
finora nel
mondo sono
state
scoperte
solo tre
grotte di
questo
minerale.
Nella
cosiddetta Sala
della Via
Lattea,
l'attrazione
principale
della
grotta, rami
bianchi e
grappoli di
aragonite,
brillano
come stelle
della Via
Lattea.
La grotta è
stata
scoperta nel
1954 e
aperta al
pubblico nel
1972. La
temperatura
nella grotta
è di circa
7 °C
con
un'umidità
relativa
compresa tra
il 92 e il
97%.
La grotta
di Jasovská è
stata
parzialmente
aperta al
pubblico nel
1846,
diventando
così la più
antica
grotta
accessibile
al pubblico
in
Slovacchia.
Le parti
inferiori
della grotta
furono
scoperte nel
1922-1924.
Più di un
terzo dei
suoi 2148
metri di
lunghezza
totale è
aperto al
pubblico.
Nella grotta
sono stati
trovati
reperti
archeologici paleolitici e neolitici insieme
a quelli
della Cultura
di Hallstatt.
L'insieme delle grotte ungaro-slovacche si distingue anche
per le 500
specie di
animali che
abitano
nelle
caverne.
Sono state
identificate
21 specie di
pipistrelli
che svernano
in questi
oscuri
recessi,
mentre negli
ultimi anni
sono stati
scoperti e
studiati
numerosi
invertebrati
endemici.
Una delle
caratteristiche
maggiormente
degne di
nota di
queste
grotte
consiste nel
fatto che
hanno subito
un
importante
processo di
fossilizzazione.
In altre
parole,
molti strati
carsici,
dopo la loro
formazione,
sono stati
ricoperti da
sedimenti più
recenti per
poi essere
nuovamente
riportati
alla luce a
causa
dell'erosione
dei
sedimenti più
moderni. Gli
elementi
carsici che
sono
riapparsi
contengono
numerose
tracce della
storia
geologica
risalente ad
alcune
decine di
milioni di
anni fa. Ciò
ha
consentito
di
concludere
che questo
paesaggio
carsico si
è formato
in modo
discontinuo
alla fine
del
Cretaceo,
circa 100
milioni di
anni fa.
Sono stati
identificati
anche
numerosi
reperti
prepleistocenici,
molti dei
quali
mostrano
tracce di
clima
tropicale o
subtropicale.
Infine, il
sito
conserva
interessanti
testimonianze
di culture
preistoriche:
all'ingresso
di alcune
grotte,
infatti,
sono stati
scoperti
oggetti
risalenti
alle Età
del bronzo,
del rame e
del ferro.
La
fauna delle
grotte è di
grande
interesse.
Tra le
numerose
specie che
si sono
adattate
alla vita
sotterranea
si contano
coleotteri,
vermi e
molluschi,
oltre alla
lumaca
endemica
Sadleriana
pannonica e
a un
granchio
primitivo,
il Niphargus
aggtelekiensis.
Abbondante
è anche la
fauna che
vive al
limitare
delle
grotte: sono
state
censite 17
specie di
pipistrelli,
accanto a
numerosi
ditteri e
farfalle.
Durante il
Neolitico, e
occasionalmente
nel corso
del
Paleolitico,
queste
provvidenziali
cavità
naturali
hanno
offerto
riparo anche
agli esseri
umani, come
testimoniano
graffiti e
strumenti
litici
rinvenuti in
diverse
località.
Oggi,
invece,
alcune
grotte sono
state
equipaggiate
con
attrezzature
speleoterapiche,
destinate al
trattamento
dell'asma e
di altre
patologie
polmonari.
Il parco
nazionale
del Carso
slovacco si
trova al confine
tra la
Slovacchia e
l'Ungheria.
Partecipa al programma
sull'uomo e
la biosfera ed
è parte
delle grotte
del Carso di
Aggtelek e
del Carso
slovacco.
Rappresenta
la più
grande area
carsica di
tipo
pianeggiante
dell'Europa centrale.
Nel
1977 il
territorio
del Carso
slovacco è
stato il
primo in
Slovacchia
ad essere
incluso
nella rete
internazionale
delle
riserve
della
biosfera
nell'ambito
del
programma
UNESCO. Le
grotte del
Carso
slovacco e
dell'adiacente
parco del
Carso in
Ungheria
sono
iscritte dal
1995 nella
lista del patrimonio
culturale e
naturale
mondiale dell'UNESCO.
In seguito,
per i suoi
eccezionali
valori
naturali e
paesaggistici
il Carso
slovacco è
stato
dichiarato
parco
nazionale
con decreto
n. 101 del
governo
della
Repubblica
slovacca del
13 febbraio
2002 con
effetto dal
1 marzo 2002
creando così
nuove
possibilità
per ampliare
la tutela
del
territorio.
Il
parco
nazionale si
trova nella Slovacchia meridionale,
al confine
tra la
Slovacchia e
l'Ungheria.
Il
territorio
è formato
da un
sistema di
altipiani
con numerosi
fenomeni
carsici
sotterranei
e
superficiali,
canyon
fluviali e
gole che
separano
queste
pianure tra
loro e
rappresenta
il
territorio
carsico di
tipo
pianeggiante
più esteso
dell'Europa
centrale. Il
territorio
del parco
nazionale è
costituito
da tre parti
separate,
cioè le
singole
pianure
carsiche.
Da
ovest a est
vi sono le
pianure di
Koniarska e
Plešivská,
poi quelle
di Silická
planina,
Horný e
Dolný vrch,
Zádielska e
infine
Jasovská
planina, che
rappresenta
un complesso
con gole e
altre
particolarità
geologiche.
Nel carso
slovacco
sono
presenti
scarpate,
pozzi e
depressioni
carsiche,
avvallamenti
che
completano
il rilievo
degli
altipiani e
valli e gole
profonde
simili a
canyon, la
più famosa
delle quali
è Zádielska.
Si registra
la presenza
di un gran
numero di
cavità e
grotte
sotterranee
con più di
1.300 grotte
e voragini.
La grotta
della Domica
è un
esempio
rappresentativo,
raro ed
unico in
tutta Europa
di zona
umida
sotterranea
di grande
importanza
idrologica
con la
presenza di
fondali
sotterranei.
Il parco
nazionale
comprende
anche 10
riserve
naturali
nazionali, 6
riserve
naturali e
16 monumenti
naturali
nazionali.
La flora è
molto ricca
così come
la fauna. Ad
esempio nel
Carso
slovacco si
trovano 217
specie di
uccelli, poi
26 specie di
pipistrelli,
la lince e
il lupo sono
rari mentre
sono più
comuni il
cinghiale,
la volpe e
il tasso.