Un maniero unico nel suo genere che
concentra nel suo
aspetto esteriore
fasi medievali e
barocche, frutto
delle iniziative
architettoniche
dei diversi membri
della famiglia
Challant che nel
corso dei secoli
hanno adattato
l’edificio alle
esigenze e al
gusto
dell’epoca.
Il castello di Aymavilles è
situato
nell’omonimo
comune in Valle
d’Aosta, su una
collina circondata
da vigneti lungo
la strada per Cogne.
Sorge
al centro del
paese su un
rilievo morenico e
deve il suo
particolare
aspetto alla
presenza di
diversi stili,
frutto del
susseguirsi degli
interventi che
hanno, nel corso
del tempo,
trasformato la
primitiva e
bellicosa torre
quadrangolare nel
vezzoso edificio
che vediamo oggi:
le quattro torri
circolari in
pietra
incorniciano un
corpo centrale
intonacato che ha
perso le
caratteristiche
difensive del
castello a favore
di logge,
porticati e
stucchi tipici di
un elegante
edificio
residenziale.
Le
prime notizie sul
feudo e sul
castello di
Aymavilles
risalgono al 1278,
quando il castello
era costituito
semplicemente da
una torre
quadrangolare
circondata da una
cinta muraria,
secondo la diffusa
tipologia del
castello recinto
tipica dei primi
castelli
valdostani.
Della
torre duecentesca
esistono ancora
oggi le grosse
murature d'ambito,
caratterizzate
dall'essere
fortemente
scarpate, ed un
muro di spina che
la divide, per
tutta l'altezza,
in due ambienti.
È ipotesi
generalmente
accettata che la
torre fosse
conclusa da
torricelle sospese
agli angoli e da
una merlatura
corrente.
Internamente la
torre, coperta da
un tetto in legno
poggiante sulla
merlatura, era
divisa in sei
livelli dei quali
quello interrato,
che ospitava la
cappella, la
cucina e le
cantine, era
coperto da volte
in pietra tuttora
esistenti, mentre
i restanti erano
separati tramite
solai lignei.

Nel
1357 Aimone di
Challant,
infeudato tre anni
prima del feudo di
Aymavilles da
parte di Amedeo
VI, diede il via
ad opere di
rinforzo difensivo
della struttura,
probabilmente
ritenuta troppo
vulnerabile
soprattutto per
via dell'andamento
pianeggiante del
terreno
circostante.
Vennero
quindi realizzate
le quattro torri
angolari: queste
hanno pianta
circolare e sono
disuguali tra loro
per diametro ed
altezza; fu
inoltre costruita
una merlatura con
i merli di tufo
con feritoie a
croce sorretti da
un triplo ordine
di beccatelli in
bardiglio, oltre
ad una cinta
muraria doppia
dotata di fossato
e ponte levatoio.
Questi interventi
resero il castello
di Aymavilles
molto simile a
quello di Ivrea,
la cui costruzione
venne iniziata nel
1356 da Amedeo VII
di Savoia,
riprendendo a sua
volta lo stile
delle costruzioni
feudali francesi
dell'epoca.
Le
quattro torri
angolari sono
realizzate in
blocchi di tufo e
di travertino e
sono
caratterizzate
dall'ampio
spessore della
muratura; almeno
due delle torri in
origine
contenevano delle
scale in pietra di
cui effettivamente
rimane qualche
traccia. Nel
contempo nella
torre
quadrangolare le
finestre vennero
incorniciate in
pietra e dotate di
sedili, sempre in
pietra,
analogamente a
quanto avviene nel
castello di Fénis
edificato dallo
stesso Aimone di
Challant.
Le
torri erano
concluse da una
copertura lignea
di forma conica,
come ipotizza il
Nigra nel 1938,
suffragato in
questa sua ipotesi
di ricostruzione
da un graffito
murale presente
nel castello di
Sarriod de la
Tour, databile
alla prima metà
del XVI secolo.
Questo graffito
mostra il castello
di Aymavilles con
le torri appunto
concluse da un
tetto conico e
circondato da mura
merlate dotate di
torri angolari, di
cui non è
tuttavia rimasta
traccia.
Nel
1450 Giacomo
Francesco il conte
di Challant
realizzò un
fabbricato
semicircolare ad
uso residenziale
di fronte alla
torre di sud est,
ma a parte questo
intervento il
castello non
subisce alcuna
modifica
strutturale per un
periodo di circa
tre secoli e
mezzo. Dobbiamo
infatti arrivare
al 1713 per
trovare il barone
Joseph Félix di
Challant impegnato
a trasformare il
castello di
Aymavilles in
residenza
signorile, essendo
ormai venute meno
le esigenze
difensive che
giustificavano la
struttura
fortificata;
questi interventi
ebbero termine nel
1728, come
testimonia la data
incisa
nell'intonaco del
sottotetto.
Furono
realizzate
gallerie e logge a
collegare tra loro
le torri
trecentesche,
nascondendo così
alla vista la
primitiva torre
quadrangolare.
Queste nuove
strutture sono
intonacate e
ornate da
decorazioni a
stucco, secondo lo
stile barocco, e
danno luogo ad un
particolare
contrasto con la
muratura di tufo e
travertino delle
torri angolari.
L'accesso
al castello, sulla
faccia esposta a
sud est, è
segnalato da una
doppia scala che
conduce ad un
loggiato, con
funzione di
portico,
sormontato da un
balcone. La
realizzazione
delle gallerie
nella parte
centrale ebbe come
conseguenza
diretta la
sopraelevazione
del tetto, e si
rese poi
necessario
procedere a
rialzare anche le
torri, perché non
venissero
schiacciate.
Il
sopralzo fu
effettuato
sfruttando i
triplici
beccatelli
trecenteschi, ma
la nuova merlatura
venne realizzata
in maniera poco
ortodossa e le
torri,
precedentemente
concluse dal tetto
conico, vennero
lasciate senza
copertura.
Inoltre,
l'intervento di
Joseph Félix
comportò la
demolizione del
corpo
semicircolare
eretto nel 1450 da
Giacomo Francesco
II e delle
fortificazioni
esterne, mentre il
terreno
circostante -
circa otto ettari
- venne
trasformato in
giardino.
Nel
1882, allorché il
castello di
Aymavilles, dopo
numerosi passaggi
di proprietà, fu
acquistato dal
senatore Bombrini,
vennero rinvenute
nelle soffitte del
castello due
tavole
rappresentanti
rispettivamente la
Madonna e
l'Arcangelo
Gabriele. Questa
rappresentazione
dell'Annunciazione
appartiene al
polittico che si
trova nel castello
di Issogne,
insieme ad altre
due tavole simili
raffiguranti l'una
Renato di Challant
e l'altra la
moglie Manzia
Filiberta di
Braganza con le
figlie Filiberta
ed Isabella di
Challant.
Attualmente le
quattro tavole si
trovano nel
castello di
Issogne, ma il
polittico rimane
privo del pannello
centrale
raffigurante
probabilmente la
Madonna in Trono.
Nel
corso del 2000,
sono stati
eseguiti
importanti
interventi sul
castello di
Aymavilles; in
particolare è
stato allestito un
imponente
ponteggio che ha
consentito di
eseguire le
verifiche statiche
e stratigrafiche
necessarie a
stabilire le opere
di consolidamento
preliminari al
restauro delle
facciate. E'
stato inoltre
effettuato il
trasferimento
degli arredi e
delle
suppellettili, con
la realizzazione
della disinfezione
e dell'inventario
dei singoli pezzi
della collezione,
e nel contempo
sono iniziate le
indagini
archeologiche,
utili a
comprendere meglio
le complesse fasi
costruttive del
maniero.
Nel
1970 la famiglia
Bombrini vendette
il castello alla
Regione Autonoma
Valle d'Aosta,
attuale
proprietaria del
castello di
Aymavilles.
L'amministrazione
regionale si
adoperò, a
partire dal 2004,
mediante la
progettazione
della serie di
lavori di restauro
mirati alla
conservazione del
sito e al contempo
alla creazione di
un percorso
museale, con lo
scopo di poterne
ottenere la
riapertura al
pubblico a fine
turistico. Tali
lavori tuttavia
iniziarono
ufficialmente solo
a maggio 2013 per
concludersi nel
dicembre 2021 e
furono rivolti al
recupero
dell'intero
complesso
architettonico,
che comprende:
l’edificio
principale, ossia
il castello, un
edificio più
piccolo e rurale
denominato grandze,
la scuderia e il
vasto parco,
creato sullo
sperone roccioso
mediante la
costruzione di
alcuni
terrazzamenti.
I
complessi
interventi hanno
portato
all'analisi delle
fasi archeologiche
e architettoniche,
specie sugli
elevati e sulle
decorazioni alla
struttura, al fine
di individuare
l’epoca dei
diversi corpi
dell’edificio e,
in particolare, le
fasi storiche di
evoluzione più
antiche del
castello. A tal
proposito furono
effettuate
profonde
ripuliture sia
all'esterno, sulle
pareti e alle
merlature sulla
sommità delle
torri, dove gli
agenti esogeni
avevano agito
maggiormente, nel
corso dei decenni,
sia alle parti
lignee interne
oltre che analisi
stratigrafiche
sugli intonaci
decorati presenti
nelle stanze, a
seguito di un loro
consolidamento,
per comprenderne
l'evoluzione e le
varie fasi di
creazione degli
stessi.
Nel
febbraio del 2018 l'assessore
all'istruzione e
cultura della
Regione conferma
la fine della
parte più
cospicua dei
lavori di restauro
e di allestimento
del percorso di
visita museale nel
giugno dello
stesso anno e la
probabile
riapertura del
sito per la
stagione turistica
estiva del 2019.
Ancora a settembre 2020 tale
evento, tuttavia,
non si è
verificato,
provocando
un'ulteriore
proroga per la
riapertura, che
non si può dire
quando avverrà
con certezza.
Durante il mese di
marzo 2018 vengono
inoltre effettuate
due aperture
straordinarie
nelle giornate FAI di
primavera.
Constatato il
notevole successo
in numero di
visitatori,
viene promossa una
nuova apertura del
cantiere-evento
nel mese di agosto
dello stesso anno
per un periodo più
prolungato, di tre
settimane,
nell'ambito della
manifestazione Châteaux
ouverts,
con oltre 15.000
visitatori.
All'interno del
percorso di
visita, presso le
sale del castello,
è stata collocata
anche una parte
dell'imponente
collezione dell'Académie
Saint-Anselme,
che
precedentemente
risultava priva di
una sede e quindi
non visibile da
parte del pubblico.
Tra le opere più
importanti della
collezione si cita
la scultura di
Santa Caterina di Stefano
Mossettaz.
Terminati
anche gli
interventi di
allestimento del
percorso
espositivo, il
castello aprì al
pubblico in
anteprima dal 22
dicembre 2021 al 9
gennaio 2022 mentre
la definitiva
inaugurazione del
sito museale
avvenne il 14
maggio 2022, dopo
17 anni di lavori.
L'esposizione si
sviluppa su
quattro livelli:
partendo dalla
storia delle
famiglie che si
sono avvicendate
nel castello, si
prosegue con le
raccolte del
collezionismo
ottocentesco e la
collezione della
Accademia di
Sant’Anselmo per
concludersi con
l'esplicazione
delle fasi
evolutive della
struttura stessa.

La
visita guidata e
le installazioni
multimediali
permettono di
scoprire la storia
del castello
attraverso le fasi
salienti della sua
trasformazione,
legate alle
diverse famiglie
che lo hanno
abitato.
Il
percorso museale
si snoda su
quattro livelli:
Livello I – la storia delle famiglie che si sono avvicendate nel castello:
al piano terreno
le sale illustrano
le vicende della
casata Challant e
dei Bombrini,
ultimi proprietari
del castello prima
dell’acquisto da
parte della
Regione autonoma
Valle d’Aosta
Livello II – il collezionismo ottocentesco, da Vittorio Cacherano della Rocca
Challant alla
collezione della Accademia
di Sant’Anselmo:
al primo piano il
grande salone
rappresenta il
punto di snodo tra
la storia del
castello e la
nascita della
raccolta della
associazione
culturale
valdostana nel XIX
secolo a cui sono
dedicate tutte le
stanze di questa
sezione
Livello III – le stanze di Madama Giovane e la collezione della Accademia
di Sant’Anselmo:
l’esposizione
convive con le
testimonianze di
vita quotidiana al
castello
nell’Ottocento
Livello IV – le fasi evolutive del castello e il soffitto ligneo del
Quattrocento:
il sottotetto,
integrandosi con
le testimonianze
architettoniche
ancora visibili,
illustra le
trasformazioni
dell’edificio
nel corso dei
secoli con il
supporto di
tecnologie
multimediali.

Accanto
alla struttura
sorge ancora oggi
un piccolo
edificio con tetto
tradizionale in
pietra che un
tempo ospitava le stalle.
L'edificio
più piccolo,
detto grandze ossia
"fattoria"
in patois
valdostano,
ospita sin dal
2020 mostre
temporanee ed
eventi.
Il
parco, organizzato
su terrazzamenti
che degradano
verso il paese di
Aymavilles, è
parte integrante
del complesso
architettonico ed
è rappresentativo
dei
rimaneggiamenti
realizzati tra il
1715 e il 1728 da
Joseph-Félix de
Challant. Questo
assetto richiama
il paesaggio
collinare
circostante,
coltivato a
vigneti.
Il
viale di ingresso,
dove sono presenti
due ippocastani,
due pioppi
cipressini, alcuni
tigli e un acero
riccio, conduce al
giardino di fronte
al castello dove
si trova una
fontana barocca.
Il parco ospita
eventi e concerti.
Alcune strutture
come le grandze,
un tempo
utilizzate per
scopi agricoli, e
le scuderie, oggi
adibite a
biglietteria,
fanno parte delle
pertinenze del
castello.
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