Partendo
dal paese di Introd si
percorre una breve
salita che porta fino ad
un muro di cinta merlato
che circonda la proprietà
del castello. L'ampio
piazzale interno al
recinto è occupato dal
granaio in legno.
Dalla sua posizione leggermente rialzata sopra
il paese il Castello di
Introd domina il lato
occidentale dello
sperone che si trova
alla confluenza della
Dora di Rhêmes e del
torrente Savara ed è un
ottimo punto panoramico
da cui lo sguardo può
spaziare dal Monte
Bianco al Monte Rosa.
Il
castello di Introd come
lo vediamo oggi è il
risultato degli
interventi di restauro e
rimaneggiamento attuati
nel 1910 in seguito a
due incendi che,
scoppiati al termine del
XIX secolo, distrussero
gran parte del
complesso, ivi compresi
gli archivi e gli
arredi.
La
struttura originaria è
composta da una cinta
muraria poligonale che
racchiude la torre;
questa è la tipica
tipologia dei primitivi
castelli valdostani.
Ad Introd troviamo una serie di corpi residenziali, costruiti nel corso del
tempo a ridosso della
cinta muraria, che
lasciano libero un
cortile interno di forma
irregolare. Originariamente
l'andamento poligonale
dell'interno era
rispecchiato
esternamente dalla cinta
muraria, come si nota in
stampe e fotografie
precedenti
all'intervento di
restauro del 1910 che
l'hanno resa circolare.
Nel cortile interno si
staglia la torre, con
pianta quadrangolare di
circa 7 x 7,4 metri, con
la porta di accesso ad
arco cieco tipicamente
posta a circa 7 metri
dal livello del cortile.
Il maschio è
caratterizzato da pareti
dello spessore di circa
2 metri e dal profilo
fortemente scarpato. La
torre presenta anche
un'altra porta, posta a
circa un metro dal
suolo, che sembra essere
antica; attualmente
questo accesso alla
torre è raggiungibile
tramite una scala
circolare in pietra,
simile a quella presente
nel Castello di Fenis. La
torre non è stata
danneggiata dagli
incendi della fine del
XIX secolo e l'unico
intervento che ha subito
sembra essere stata la
rimozione della
merlatura, sostituita da
una copertura in legno.
Il primo ambiente che il visitatore trova alla
sua sinistra, entrando
nel castello, è la
cucina, che si è
mantenuta intatta
nonostante gli incendi e
gli interventi di
ripristino subiti dal
complesso. Questa è la
tipica cucina
valdostana,
caratterizzata da un
enorme camino a forma di
cono che copre l'intero
vano, ed è costruita a
somiglianza di quella
del castello di
Pont-Saint-Martin, che
originariamente
apparteneva, come
questo, alla famiglia di
Bard.
Vicino all'attuale ingresso del castello si trova un antico padiglione
ligneo porticato,
databile al XV secolo,
che con ogni probabilità
era il granaio comunale.
Di
questo padiglione è
degna di nota la
serratura di una porta,
realizzata in ferro
battuto, che rappresenta
un castello medievale
riccamente merlato.
La
storia del castello di
Introd si intreccia
fittamente con la storia
valdostana, almeno al
suo principiare.
Dobbiamo infatti fare un
salto indietro nel tempo
al 1242 per trovare
notizia di un castello
ad Introd, quando i
documenti riportano
l'intervento di Amedeo
IV che, stanco delle
continue scorrerie
attuate dai fratelli
Guglielmo ed Ugo di
Bard, decide di
estrometterli dal loro
feudo e di privarli del
castello. Marco di Bard,
figlio primogenito di
Guglielmo, prendendo le
distanze dalle posizioni
del padre e dello zio
riesce a guadagnarsi
sempre più la stima
della famiglia Savoia,
fino a che gli viene
riconsegnato il feudo di
Introd, già appartenuto
alla famiglia, pur se
con il divieto di
abitare la casa forte di
Introd.
Marco pone
quindi la sua dimora in
una casa forte che sorge
sui possedimenti, sulla
piana che guarda
Saint-Pierre (da cui il
figlio Pietro, nel 1260,
deriverà il nuovo nome
di famiglia, Sarriod
d'Introd). Il trattato
del 1242 vietava a Marco
di Bard di effettuare
opere di fortificazione
sul castello di Introd,
ma già nel 1244 giunge
l'autorizzazione a
"sublimandi
atque merlandi turrim".
Da
tutto ciò si deduce che
ad Introd esisteva già
una struttura
fortificata, il che è
abbastanza ovvio quando
si consideri la
posizione strategica del
luogo, ed inoltre si
determina il termine
post quem per la
costruzione del castello
vero e proprio, come lo
vediamo oggi o quasi.

Nel 1420 Amedeo VIII di Savoia interviene,
come fece due secoli
prima Amedeo IV, tra
Ibleto e Giovanni
Sarriod, figli di Luigi,
per appianare alcune
divergenze sorte fra i
due fratelli; un decreto
di Amedeo conferma ad
Ibleto il feudo di
Introd e a Giovanni
quello di La Tour, e nel
contempo fissa le
rispettive insegne
araldiche.
Il Castello di Introd rimane di proprietà
della famiglia dei
Sarriod d'Introd fino al
1648, allorquando una
donazione lo rende
proprietà di Pietro
Filippo Roncas marchese
di Caselle, mentre dalla
fine del XIX secolo
diviene possesso della
famiglia Calani.
Alla fine del XIX secolo si verificano una
serie di gravi incendi
che distruggono buona
parte della struttura
del castello, nonché
gli arredi originali e
gli archivi.
Nel
1910 l'architetto
Chevalley guida gli
interventi di restauro
ispirati alle idee del
rifacimento "in
stile", secondo i
dettami del restauro
analogico; questo tende
a riportare l'opera in
una situazione che è
esistita o avrebbe
comunque dovuto
esistere, in relazione
ad una visione
estremamente razionale
della storia e della
cultura locale. La
conseguenza è che le
strutture vengono
alterate per farle
rispondere ai canoni
della comoda residenza
estiva, la cinta muraria
viene trasformata da
poligonale in circolare,
sono realizzate le
finestre a crociera e i
segni del tempo e dei
diversi usi delle
strutture vengono
cancellati.

|