Il
castello sorge isolato
sulla roccia nella zona
collinare a nord-ovest
del borgo di Nus.
Dalla sua altura (a 683
metri d'altitudine)
domina l'intero paese ed
un tempo permetteva di
esercitare un controllo
diretto del transito
nella valle di
Saint-Barthélémy.
La
costruzione è complessa
ed irregolare, formata
dall'aggregazione di più
fabbricati differenti
tra loro per periodo di
realizzazione, aspetto,
funzione originaria e
stato di conservazione.
L'insediamento
originario risale almeno
al XIII secolo poiché
è già menzionato in un
documento del 1287. In
quell'anno, nel mese di
dicembre, il castello
viene ceduto ai
rappresentanti inviati
dal conte di Savoia in
occasione delle udienze
generali. Secondo la
tradizione infatti, nel
periodo in cui il conte
si recava in Valle
d'Aosta per
amministrare la
giustizia tutti i
signori locali dovevano
cedere le loro
fortificazioni. Questo
obbligo nasceva
probabilmente
dall'esigenza di
proteggere il conte
impedendo ai vari
signori di rappresentare
un eventuale pericolo
(senza il loro castello
essi non potevano
infatti rappresentare
una grande minaccia).
Purtroppo
non si hanno notizie
circa la composizione
dell'edificio primitivo;
l'unica testimonianza è
un documento di
divisione tra due
fratelli, signori di Nus nel
XIV secolo. Dallo
scritto si desume che il
complesso fosse già
allora separato in
diversi corpi. In uno di
questi era collocata una
grande sala dipinta.
Questo dimostra come già
all'epoca il castello
svolgesse una funzione
sociale, di
rappresentanza. Gli
altri locali che fanno
parte del complesso in
quell'epoca sono la
torre quadrangolare, la
cappella di San Michele,
il forno ed una fontana.
Altri
lavori all'interno del
castello ebbero luogo
nella seconda metà del
XV secolo, ma il più
grande intervento, che
stravolse il precedente
complesso, venne
realizzato alla fine del
XVI secolo. In
quell'occasione il
castello fu trasformato
in dimora signorile per
ospitare i signori di Nus in
seguito all'incendio del
castello di Pilato. I
lavori si possono datare
al 1595 che è la data
incisa sul portale di
ingresso al cortile. In
quell'occasione i
singoli edifici
esistenti furono uniti
per costituire un unico
corpo presumibilmente a
forma di "T",
ed è in quest'epoca che
venne realizzata la
torre cilindrica.
Attualmente
possiamo individuare i
seguenti corpi di
fabbrica: innanzitutto
il corpo centrale, un
edificio di forma
allungata che appoggia
su murature a scarpa e
che si sviluppa su tre
piani. All'interno di
questo edificio è
tuttora presente
l'antico salone di
rappresentanza,
caratterizzato da fregi,
decorazioni murali e dal
soffitto decorato, il
tutto con soggetti
mitologici, biblici e
allegorici e con stemmi
araldici della famiglia
di Nus,
eseguiti per i baroni di Nus nel
1680. Questa struttura
è arricchita da una
duplice serie di
finestre, tra cui anche
una a crociera e,
rispetto all'intero
complesso, è quella che
presenta il miglior
stato di conservazione,
è abitata ed adibita a
casa colonica.
Su
questo corpo, che si
sviluppa lungo l'asse
est-ovest, si innesta la
torre cilindrica, che si
presenta in buono stato
di conservazione ed è
decisamente interessante
poiché è
caratterizzata dalla
presenza del viret. Il
viret è una particolare
tipologia di scala
elicoidale interna,
ampiamente diffusa
nell'architettura
valdostana del XIV-XV
secolo. In questo caso
si tratta di una vera e
propria torre scalare,
con la particolarità
che i primi gradini del
viret sono scavati
direttamente nella viva
roccia, così come tutto
il nucleo centrale della
struttura fortificata.
Al suo interno, la torre
culmina in una stanza
centrale di forma
cilindrica, ricoperta da
un tetto uniforme; la
porta di accesso alla
torre e' di notevole
eleganza, realizzata a
chiglia rovesciata.
La
torre cilindrica, oltre
a contenere il viret,
funge da raccordo con
una ulteriore
costruzione
quadrangolare,
attualmente diroccata,
conclusa a monte da una
muratura merlata;
all'estremità orientale
del complesso si trovava
inoltre un'altra torre,
a pianta quadrangolare,
più antica rispetto a
quella cilindrica e
ormai ridotta a macerie.
Nel
corso di nuovi
interventi tra il XVI ed
il XVII secolo il nuovo
accesso fu spostato più
verso sud. La parte
orientale del castello,
avente una funzione
difensiva, è stata
progressivamente
abbandonata per
privilegiare la porzione
residenziale situata ad
ovest, iniziando così
il degrado della torre
quadrangolare, crollata
all'inizio del XX
secolo. Verso ovest
invece, si realizzarono
dei giardini su
terrazzamenti per
rendere ancora più
confortevole il
complesso residenziale.
In seguito
all'abolizione dei
redditi feudali, gli
ultimi discendenti dei
signori di Nus vendettero
il castello e si
trasferirono in Piemonte.
Nel corso del XIX secolo
si susseguirono diversi
proprietari, che non
furono in grado di
impedire il degrado del
castello, adibito a
deposito agricolo e
caduto ben presto in
rovina.
CENNI
STORICI - Il
castello è sempre stato
in possesso della
famiglia dei baroni di Nus,
che ne realizzò il
nucleo più antico già
a partire dal XIII
secolo. Infatti i
documenti di archivio
citano Guglielmo di Nus nel
1287: a quest'epoca
esisteva già, dunque,
il nucleo primitivo del
castello e
principalmente la torre
quadrangolare che si
trova all'estremo
orientale del complesso
e che è ora ridotta a
rudere; la parte
originaria del castello,
pareva rifarsi alla
classica tipologia del
castello - recinto,
essendo dotata di una
torre quadrangolare
circondata dalle mura
perimetrali e da altri
corpi minori non più
identificabili.
Con
il passare del tempo i
Signori di Nus,
al pari degli altri
nobili, cominciarono a
sentire l'esigenza di
condurre una vita meno
spartana: le primitive
residenze, edificate
perlopiù a scopo
difensivo, furono
progressivamente
abbandonate e sostituite
da dimore residenziali
meno isolate e più
confortevoli. La stessa
sorte toccò al castello
di Nus,
poiché i proprietari si
trasferirono nella casa
forte detta
"Castello di
Pilato".
Troviamo
ancora più volte il
castello di Nus citato
dai documenti (1337,
1430) ed è presumibile
che il nucleo originario
non abbia subito grossi
interventi fino alla
fine del XVI secolo,
quando venne
ricostruito, ampliato ed
adattato a nuova dimora
signorile della famiglia
che qui si trasferì
dopo l'incendio che
distrusse la residenza
in paese, il Castello di
Pilato.
Questo fatto è
testimoniato dal portale
d'entrata al castello,
ad arco acuto e rivolto
verso valle:
sull'architrave troviamo
infatti scolpito il
motto "FORTITUDO
MEA DEUS" e la data
del 1595.
La
famiglia dei baroni di Nus è
sempre stata legata al
castello, infatti (come
testimoniato dallo
storico De Tillier)
anche nell'epoca in cui
avrebbe potuto dimorare
nel palazzo aostano,
abitò per lunghi
periodi la residenza di Nus.
Nel corso del XIX secolo
il castello venne
abbandonato dai
discendenti della
famiglia di Nus,
che si trasferirono in Piemonte,
e venne venduto a
diversi proprietari. Per
l'assenza di una
costante manutenzione,
cadde ben presto in
rovina. Attualmente la
parte residenziale del
castello è abitata da
privati e pertanto non
è visitabile.

IL
COVO DEL FALSARIO
FARINET - Nel corso
del XIX secolo il
castello, grazie alla
sua posizione isolata ed
allo stato di degrado in
cui era caduto
rappresentava un luogo
ideale per chiunque
desiderasse un rifugio
appartato. Infatti, pare
che un celebre falsario
dell'epoca (molto
conosciuto soprattutto
nel vallese)
Joseph-Samuel Farinet
l'abbia utilizzato come
covo per la
fabbricazione di monete
false. Farinet,
valdostano di origine
era nato a Saint-Rhémy
en Bosses ed era molto
amato dalla povera gente
perché donava loro le
sue monete.
Nel
1873 però il
nascondiglio fu scoperto
e in seguito ad un
sopralluogo vennero
sequestrati degli
utensili ed il materiale
utilizzato per coniare
le monete. Farinet però,
dopo un rocambolesco
inseguimento riuscì a
fuggire beffandosi delle
guardie. La sua fuga
miracolosa venne
tramandata di
generazione in
generazione tanto che
oggi si narra ancora la
leggenda di Farinet, il
falsario buono.
GLI
AFFRESCHI - All'interno
dell'edificio, il salone
di rappresentanza è
riccamente decorato da
affreschi in stile
barocco risalenti al
XVII secolo. Questo
locale sembra coincidere
con una sala dipinta
menzionata nel XVI
secolo come "Salle
Rouge", situata
vicino al
"viret": la
scala elicoidale in
pietra, frequente
nell'architettura dei
castelli valdostani.
Pertanto, nella sala già
dipinta nel 1500
potrebbero essere stati
aggiunti degli affreschi
(uno di essi riporta la
data 1680).
Il
grande locale è stato
in seguito suddiviso per
ricavare due piccoli
locali attigui. Uno di
questi è decorato con
affreschi raffiguranti
San Grato, San Francesco
che riceve le stigmate e
Maria (dipinta sul
soffitto ligneo).
Nell'altro locale sono
dipinte delle città in
prospettiva e, sul
soffitto, dei
trompe-l'oeil di vario
genere. Gli affreschi
dei due locali piccoli,
sono probabilmente del
secolo successivo
rispetto a quelli del
salone. Alla fine del
XIX secolo, in seguito
al degrado generale
della dimora, le stanze
affrescate sono state
adibite a fienile.
- Fonte



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