Cogne
(Aosta)

    

  

Cogne è un comune italiano situato nella parte meridionale della regione, al cospetto del massiccio del Gran Paradiso che dà il nome all'omonimo Parco nazionale.  

All'altezza capoluogo (Veulla), si diramano cinque valli: verso sud, la Valnontey, che porta alle pendici del Gran Paradiso; verso nord, il vallone di Grauson; verso sud-est, il vallone dell'Urtier e la Valeille; verso est, il vallone di Gimillan.

Al centro del territorio comunale e ai margini dell'abitato di Veulla si trova l'ampia distesa detta Prati di Sant'Orso, insigniti del riconoscimento "Meraviglia d'Italia" I prati ospitano la bataille de reines, e sulla zona vige il divieto di edificare secondo lo statuto comunale.

La paleofrana di Champlong, nella località omonima, ricorda la presenza di un'antica morena glaciale. A seguito dello smottamento del terreno il letto del torrente Urtier si è spostato, i vulcanelli di fango testimoniano la presenza di acqua sotterranea sotto pressione. Un pannello informativo è stato posto sul ciglio della strada per Lillaz.

La popolazione di Cogne ha origini dalle valli arpitane piemontesi. In epoche passate le relazioni economiche, commerciali e le vie di comunicazione non erano dirette verso la Valle d'Aosta, ma verso le suddette valli, raggiunte passando per mulattiere e colli di alta montagna come il colle del Rancio o il colle dell'Arietta.

Fin dal Medioevo la località fu nota per il giacimento di magnetite, concesso in sfruttamento ai valligiani dai signori locali.

Nel 1191 il conte di SavoiaAosta e Moriana Tommaso I concesse al vescovo di Aosta di costruirsi un castello a Cogne, di cui era signore spirituale e temporale: «Pactum insuper fuit ut ipse episcopus si voluerit in valle de Conia castrum erigere valeat…». Il castello fu probabilmente terminato nel 1202, quando venne inaugurata la chiesa parrocchiale.

Nel 1865 il Corpo reale del Genio civile di Torino in val di Cogne realizzò una strada per unire Cogne con Aosta, e ben presto il ponte di Chevril diventò il simbolo del collegamento con il fondovalle.

Nel corso della guerra gli abitanti vennero esentati dal prestare servizio militare per permettere la continuità dell'attività della miniera di ferro. Dal 7 luglio al 2 novembre 1944, complice l'isolamento della vallata e il ritiro del presidio tedesco ad Aosta ottenuto da Franz Elter direttore della miniera, il paese divenne una repubblica partigiana con un sindaco eletto, Francesco David, dotata di una propria radio libera e un giornale, formato da un unico foglio, intitolato prima Il Garibaldino e quindi Patriota, diretto da Giulio Einaudi arrivato a Cogne dalla Svizzera. Negli ultimi giorni della repubblica dalla Francia vi arrivò anche Sandro Pertini. La repubblica terminò il 2 novembre dopo un attacco tedesco, con l'appoggio di carri armati, al quale le brigate partigiane non poterono opporsi.

Fino agli anni Settanta del secolo scorso, Cogne è stato un importante centro minerario per l'estrazione del minerale di ferro, i cui filoni minerari principali erano sfruttati nelle miniere di Colonna, Licony e Larsinaz. Il minerale estratto (principalmente magnetite) veniva poi inviato all'acciaieria Cogne di Aosta per la lavorazione utilizzando una ferrovia a scartamento ridotto. La miniera venne definitivamente chiusa nel 1979.

Tra gli eventi recenti più catastrofici che hanno colpito il paese si ricordano l'alluvione del 1993 e quella del 15 ottobre 2000: in quell'occasione caddero oltre 400 mm di pioggia in due giorni provocando esondazioni e frane.

Chiesa parrocchiale di Sant'Orso

La parrocchia è posta sotto la protezione di Sant’ Orso, sacerdote valdostano vissuto tra il VII e l’VIII secolo che, secondo la tradizione popolare avrebbe bonificato la località, originariamente inospitale. Un ruolo importante in questo senso potrebbero aver avuto, piuttosto, i canonici della collegiata aostana di Sant’Orso, alle cui dipendenze la parrocchia figura già nel 1184. I canonici detennero la parrocchia fino al 1820, anno in cui ogni diritto passò al vescovo.

Nel 1642 l’edificio assunse l’aspetto attuale, in seguito a lavori di ampliamento. Il campanile fu costruito nel 1840, dopo che il vecchio fu abbattuto per problemi di altezza e di stabilità. 

La chiesa è a pianta regolare. L’interno, ad una sola navata, ridecorato dal pittore Pirlato nel 1960, conserva preziosi altari settecenteschi in legno scolpito e dorato, a colonne tortili.

Una leggenda attribuisce alla volontà divina la scelta del luogo sul quale venne edificata la chiesa di Cogne. Prima che fosse costruita, gli abitanti, per assistere alla messa domenicale, dovevano percorrere un lungo cammino per arrivare alla cappella del Crêt. In inverno il sentiero era ancora più disagevole a causa del ghiaccio, così gli abitanti, stanchi della situazione, decisero di costruire una chiesa a Cogne. 

Il luogo scelto per tale costruzione era Lisardey, frazione che si trovava sulla riva destra del torrente. Successe un fatto strano quando sul posto vennero portate delle reliquie: queste scomparvero e furono ritrovate sulla riva opposta del torrente. 

Nonostante molti tentativi di riportarle al luogo prefissato esse tornavano sempre al di là del fiume. Gli abitanti di Cogne, comprendendo di aver assistito ad una manifestazione della volontà divina, ubicarono la chiesa nel luogo indicato dal Signore.

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Casa Savin, a Desot-Veulla

Casa dell'orologio (Maison de l'horloge) o Casa Grappein

La fontana in ferro, realizzata con il ferro della miniera per volere del sindaco César-Emmanuel Grappein, oggi si trova di fronte ai Prati di Sant'Orso, in origine situata di fronte a casa Grappein.

I casolari di Valmiana, in Valnontey, architettura tradizionale alpina in pietra e legno  

Miniere di Cogne

La prima notizia documentata dell'attività mineraria di Cogne si trova in un atto del 1433 del vescovo di Aosta Oger Moriset. Le miniere rimangono di proprietà del Vescovi di Aosta fino almeno al 1641, quando i Cogneins, a causa di una crisi economica abbattutasi sulla valle, iniziano a rivendicarne i diritti. Il 26 ottobre 1679 il vescovo Antoine-Philibert Bailly vende al Comune tutte le miniere. Tuttavia, fino al 1800, queste rimangono pressoché inattive per mancanza di fondi. La rinascita si deve all'opera di César-Emmanuel Grappein, sindaco di Cogne, il quale, conscio che il maggior onere era il trasporto del materiale ad Aosta, decide di costruire la prima strada carrozzabile da Cogne a Vieyes, terminata nel 1824. Le prime estrazioni si effettuano a cielo aperto, a circa 2.500 m s.l.m., nella località Licony, ai piedi del mont Créyaz.

Dopo vari esperimenti, più o meno riusciti, di gestione comune delle miniere, lo sfruttamento del minerale si arresta, e l'estrazione cade in una profonda crisi, dovuta alla mancanza di capitali, ma soprattutto alle tecniche arcaiche di estrazione e di trasporto del materiale. Tra alti e bassi la miniera resta pressoché in uno stato di abbandono fino al 1903, quando, venduta ad una società italo-belga, inizia lo sfruttamento a livello industriale. Vengono allora costruiti una teleferica ed il complesso di Colonna.

Nel 1916 la miniera viene venduta alla società Gio. Ansaldo, ma già nel 1927 viene comprata dal governo fascista. Il lavoro continua a pieno ritmo per molti anni, anche dopo il periodo bellico, tanto che nel 1964 occupa ancora 741 dipendenti; nel 1968-69 inizia però la crisi, in gran parte dovuta alle pressioni sindacali, che hanno portato ad un'uscita dal mercato della seppur ottima magnetite, poiché il costo di estrazione, in gran parte determinato dal costo della manodopera, era diventato tale da proporre il prodotto a dei prezzi che, inevitabilmente, le leggi della concorrenza ponevano fuori trattativa. La miniera, seppure non esaurita, è chiusa definitivamente nel marzo del 1979.

Nel 1957 la funivia addetta al trasporto degli operai verso la miniera crolla, causando la morte di 1 persona e il ferimento di altri 11 operai.

La miniera è rimasta proprietà di Fintecna fino al 2014 che ha ceduto, dopo 111 anni, nuovamente le concessioni al Comune di Cogne.

Al centro espositivo Alpinart, presso il Villaggio Minatori di Cogne, ha sede la mostra permanente sulle miniere "La miniera di Cogne", gestito dalla Fondation Grand-Paradis.

Castello reale

Il Castello reale di Cogne si trova al centro del borgo di Cogne, in Valle d'Aosta, a fianco della chiesa di Sant'Orso. Si tratta di un'antica residenza reale riconosciuta monumento nazionale italiano. Ristrutturato, è di proprietà di privati e non è visitabile.

Il castello reale di Cogne ha subito vari rimaneggiamenti nel corso dei secoli. Si presenta come un tozzo edificio di cinque piani a base quadrangolare, che rivela il passato di casa-torre medievale.

Nel 1191 il conte di SavoiaAosta e Moriana Tommaso I concede al vescovo di Aosta di costruirsi un castello a Cogne, di cui è signore spirituale: «Pactum insuper fuit ut ipse episcopus si voluerit in valle de Conia castrum erigere valeat...»

Il castello è probabilmente terminato nel 1202, quando viene inaugurata la chiesa parrocchiale, ma le prime notizie certe della sua esistenza risalgono ad una carta de 1245 in cui si parla della «turris domini episcopî». Durante il Medioevo il castellano del vescovo amministra la contea di Cogne e risiede nella torre. In seguito, il castello ospita anche una guarnigione. Nel Quattrocento è qui che si amministra la politica locale e si tengono le udienze generali.

A lungo in stato di abbandono, è solo nel 1844 che il parroco Pierre Balthazard Chamonin ne avvia il restauro, quando la parrocchia di Cogne ne entra in possesso al posto di André Jourdain, vescovo di Aosta. Tuttavia, le leggi Siccardi del 1850 aboliscono i privilegi goduti fino ad allora dal clero cattolico e la parrocchia si trova espropriata del bene nel 1867.

Il castello di Cogne è messo all'asta nel 1873, ed è aggiudicato ad un rappresentante reale. Vittorio Emanuele II, soprannominato le roi chasseur, ne fa una palazzina di caccia per rendersi nella Riserva reale, ossia in quei territori che saranno poi all'origine del Parco nazionale del Gran Paradiso

Il suo successore Vittorio Emanuele III, non altrettanto interessato agli stambecchi, lascia cadere in disuso il castello reale, finché nel 1915 esso è rilevato da privati.

In epoca contemporanea, il castello reale di Cogne diventa un albergo e, successivamente, le suore di San Giuseppe vi tengono una colonia estiva. Oggi è privato ed occupato da appartamenti.

Una lapide sulla facciata lo ricorda come monumento nazionale italiano.

Casaforte Villette

La casaforte Villette è una casaforte medievale valdostana, per secoli di proprietà vescovile, che sorge a Cogne in località Laydetré, non lontano dal capoluogo Veulla, lungo la strada che porta alla Valnontey. Ristrutturata, è di proprietà di privati e non è visitabile.

La casaforte venne costruita nel XIII secolo «per marcare la giurisdizione dei vescovi su questa Valle» e per volere di Humbert de Villette (1266-1271), membro della famiglia dei Chevron-Villette che aveva i propri interessi in Tarantasia nominato vescovo di Aosta nel 1266. Di conseguenza, Humbert de Villette avrebbe dato disposizioni di costruire la casaforte negli ultimi anni della sua vita, come suggerisce lo storico Jean-Baptiste de Tillier indicando come possibile data di edificazione il 1270, o come ipotizza Bruno Orlandoni, lasciando il dubbio se l'edificazione ex novo sia attribuibile o meno al neo-vescovo, in una data compresa tra il 1266 e la data di morte.

Successivamente restò in mano al vescovado, come testimoniano i documenti e alcuni episodi significativi: nel 1363, per una rivolta popolare, vi si rifugiò il castellano del vescovo, minacciato dai cogneins. Un incendio la distrusse nel 1531 e a ottobre dello stesso anno l'allora vescovo di Aosta Pietro Gazino (Pierre Gazin) (1528 - 1556) radunò i parrocchiani per procedere con la ricostruzione: i documenti riportano che ogni famiglia di Cogne avrebbe lavorato per una giornata di corvée e prestato i materiali necessari, dal legname, alla pietra, dalle lose alla calce, mentre il vescovo avrebbe provveduto a retribuire i muratori e alla cottura della calce.

Di fatto, riporta il de Tillier, i vescovi nella giurisdizione di Cogne ebbero a lungo il privilegio di non dipendere da alcuno (se non da Dio), ossia di godere dell'autonomia decisionale di cui godevano principi e re, privilegio che mantennero fino al maggio del 1605, quando il Senato di Savoia riconsegnò la sovranità suprema a Carlo Emanuele duca di Savoia e ai suoi successori alla corona. Si trattò di una riconsegna, infatti: i diplomi d'infeudazione di Carlo V datati 1º maggio 1521 e 10 dicembre 1547 e quello di Ferdinando I datato 6 marzo 1562 affidavano il vicariato perpetuo e senza restrizioni del territorio locale parte del Sacro Romano Impero alla Real Casa di Savoia, sottomettendo i prelati di fatto al vassallaggio.

Nei secoli seguenti la casaforte Villette andò in rovina, e fu in questo stato che la trovò lo storico Jean Baptiste de Tillier negli anni trenta del Settecento.

Restaurata nel 1873, la casaforte Villette venne trasformata in ospizio per i poveri.

Nei primi decenni del Novecento vennero portati avanti i lavori per la costruzione di villa Giacosa-Malvezzi.

Fin dall'origine la casaforte Villette era composta di due edifici, una torre e un casaforte.

La casaforte originaria andò distrutta nell'incendio del 1531 e venne per questo ricostruita: gli edifici attuali, seppur trasformati, hanno per base le rovine della casaforte seicentesca, pesantemente rimaneggiati nel 1873.

In particolare, il fabbricato con funzione residenziale è stato trasformato a inizio Novecento nella villa Giacosa-Malvezzi, mentre la torre vera e propria nella seconda metà dell'Ottocento è stata incorporata in un ospizio per i poveri. Quest'ultima, per l'aspetto massiccio, è stata comparata da Bruno Orlandoni alla domus episcopalis del Castello di Issogne, alla Torre Colin di Villeneuve e castello di La Mothe di Arvier.

Casaforte di Tarambel

La casaforte di Tarambel, localmente conosciuta anche come torre dei Mogni, in patois valdostano Tor de Mougne, è un rudere medievale che si trova tra le frazioni di Épinel e di Crétaz, nel comune valdostano di Cogne.

La struttura venne edificata, nei pressi di un crocevia frequentato nel 1198 dai nobili di Chésallet che la cedettero nel secolo successivo al vescovo-conte insieme a tutti i loro beni; egli infeudò poi i terreni ai Moni (o Mogny) di Épinel, fedeli al prelato di Aosta.

Secondo un'ipotesi nel 1291 Teobaldo de Casaleto la cedette insieme ad altri beni al vescovo Nicola Bersatori.

La storia della casaforte di Tarambel è strettamente intrecciata con quella della comunità locale: vicino alla casaforte sorse il villaggio di Tarambel, probabilmente costituito da due abitati distinti (Mogni e Croix), che divenne il centro amministrativo di Épinel, tanto da avere diritto ad eleggere i propri rappresentanti tra quelli della comunità di Cogne. Il villaggio fu abbandonato nel corso del XVI secolo, probabilmente a causa dell'eccessiva siccità della zona, e gli abitanti si trasferirono così nel villaggio di Épinel, facendolo crescere.

La casaforte conserva l'impianto compatto e a pianta rettangolare originario, ma è ormai ridotto a rudere e privo sia del tetto che dei piani, un tempo sorretti da travi in legno di cui resta testimonianza nei fori delle mura portanti.

Sulle mura, inoltre, si conservano le feritoie e le aperture della colombaia.

L'accesso alla casaforte è rialzato, com'è frequentemente rilevato nelle architetture militari medievali valdostane.

Aree naturali

Parco nazionale del Gran Paradiso

Giardino alpino Paradisia

Vallone di Grausonsito di interesse comunitario

Vallone dell'Urtier, sito di interesse comunitario

Stazione di Astragalus alopecurus, sito di interesse comunitario  

Musei

Mèison di pitz: Mostra permanente del pizzo al tombolo - I merletti di Cogne (Les dentelles), in via César Grappein, di fronte alla chiesa parrocchiale;

Atelier d'arts et métiers;

Museo minerario regionale, al Villaggio minatori;

Museo etnografico Maison de Cogne Gérard Dayné, a Sonveulla, che ospita anche uno spazio di coworking;

Centro visitatori del Parco nazionale del Gran Paradiso.  

Cogne è un'importante località turistica, sia estiva che invernale, e uno dei centri mondiali dello sci di fondo. Determinante attrattiva turistica è il Parco Nazionale del Gran Paradiso, primo parco nazionale italiano che tutela una notevole biodiversità sia floristica che faunistica.

Dal 1º gennaio 2011 Cogne è entrata a far parte dell'Associazione Perle delle Alpi per l'offerta turistica sostenibile e la mobilità dolce. È la seconda località alpina valdostana a rientrare nei criteri dopo Chamois.  

Cogne è nota anche per i suoi pizzi a fuselli artigianali lavorati dalle donne al tombolo e detti les dentelles de Cogne; questa attività è praticata a Cogne fin dal XVI secolo e fa parte della tradizione che ancora oggi viene portata avanti dalla cooperativa "Les Dentellieres de Cogne". Ai pizzi di Cogne è dedicata l'esposizione permanente della Mèison di pitz. I pizzi così realizzati vengono utilizzati per impreziosire svariati oggetti, quali tovaglie, lenzuoli e i tipici costumi della valle.  

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Fonte