Fontainemore è
il secondo
comune che si
incontra
risalendo la
valle del Lys, il
torrente che si
genera nel Monte
Rosa e che
scorre anche per
il centro
storico
cittadino, ad
un’altitudine
di 760
metri.
I
suoi vari
villaggi
conservano
ancora tracce
della cultura
rurale locale,
testimoniata da
costruzioni in
pietra e legno,
da cappelle
affrescate e da
antiche
mulattiere.
Siamo nella
parte più
orientale della
regione,
a poca distanza
dal Piemonte.
Non a caso da
qui partono dei
trekking che
conducono al
Santuario
di Oropa,
tra le montagne
piemontesi.
La
sua posizione
gli conferisce
il primato
di comune più
orientale di
tutta la regione.
Il
toponimo
Fontainemore
deriva
probabilmente da
un'antica
fontana
denominata in francese Fontaine
de Saint-Maur,
delle lucciole
presenti nelle
sue acque
l'avrebbero resa
fluorescente.
Un'altra teoria
afferma che il
toponimo
deriverebbe da Fontaine
de la mort in
francese,
che significa
"fontana
della
morte" in italiano,
a causa della
presenza di
arsenico nelle
sue acque.
Un'altra
leggenda narra
che il toponimo
deriva da Fontana
Mora, cioè
Fontana scura, a
causa del colore
dato dalle alghe
sul fondo.
Secondo
una leggenda,
nel 543 il
monaco san
Maurizio raggiunse
un piccolo
villaggio della
Valle del Lys
provenendo da Oropa attraverso
il Col de la
Balme. Dalla
pietra su cui si
sedette sulla
piazzetta del
villaggio sgorgò
dell'acqua. Egli
esortò allora
la popolazione a
costruire una
cappella da
dedicare a sant'Antonio
abate,
che fu terminata
nel VII secolo.
In ricordo di
questo evento,
il paese fu
chiamato Fontaine-Maure (dal
francese, lett.
Fontana Maura).
Fontainemore
è stato sede
cantonale
all'interno
dell'arrondissement
d'Aoste,
dal 1802 al
1814.
In epoca
fascista,
il comune fu
accorpato a
quello di Lilliana.
Nel
2022,
Fontainemore
viene
selezionato come
comune
valdostano
destinatario dei
fondi del Piano
Nazionale di
Ripresa e
Resilienza per
la rigenerazione
di borghi a
rischio
abbandono.

La
cappella di
Sant'Antonio
divenne il luogo
di culto per la
popolazione
locale, dove una
volta alla
settimana si
recava un prete
da un villaggio
vicino per
celebrare la
messa. Nel 732,
fu costituita la
parrocchia di Perloz,
e quella di
Fontainemore ne
fece parte fino
al 29 settembre
1483, quando le
richieste
insistenti della
popolazione
furono accolte.
Ciononostante,
la parrocchia di
Fontainemore
divenne
indipendente a
quella di Perloz
solo nel 1693.
La signoria
de Vallaise,
la seconda
famiglia
nobiliare
valdostana per
importanza dopo
quella de
Challant,
comparve nella
valle del Lys
per la prima
volta nel XII
secolo, e vi
rimase fino al
XVIII,
esercitandovi
l'autorità
amministrativa e
giuridica.
Numerosi
documenti
indicano
Fontainemore
come il
capoluogo della
circoscrizione
giudiziaria dei
Vallaise per più
di 155 anni (dal 1592 al 1777).
Le udienze
avevano luogo
nel villaggio
Colombit, dove
venivano anche
pronunciate le
sentenze.
Nel 1678 un
muratore di
Fontainemore,
Jean-Pierre
Aguettaz, offrì
mille scudi per
costruire una
scuola. Il
piccolo borgo
divenne quindi
la sede della
prima école
de hameau della
Valle d'Aosta.
Tra il XVIII e
il XIX secolo,
sei villaggi del
comune
disponevano di
una scuola e nel
capoluogo si
trovavano anche
una scuola
materna e una
scuola
secondaria di
geometria.
L'emigrazione
è stata sempre
una condizione
abituale per gli
abitanti di
Fontainemore nel
corso dei
secoli. In
particolare, i
flussi
stagionali erano
costituiti da
muratori, che si
spostavano nelle
regioni
limitrofe della
Francia
(soprattutto in Savoia)
e della Svizzera
(soprattutto nel Vallese).
Verso la fine
del XIX e
l'inizio del XX
secolo,
l'emigrazione da
Fontainemore
divenne una
condizione
definitiva.
Chiesa
parrocchiale di
Sant'Antonio
Abate
Al
di là del
torrente Lys
trovi la
chiesa
principale di
tutta
Fontainemore.
Questa è la
chiesa di
Sant’Antonio
Abate,
costruita nel
1494.
Percorrendo il
ponte arriverai
all’esterno
del suo abside.
Nell’architrave
trovi
un’iscrizione
gotica che
testimonia la
costruzione
della chiesa ad
opera del capo
mastro Antonio
Goyet. Al di
sotto c’è il
portone
principale in
legno
intagliato,
composto da
dieci pannelli che
ritraggono San
Grato, San
Giocondo,
Sant’Antonio e
Sant’Orso.
Negli altri sei
pannelli, di
dimensioni
inferiori, sono
invece
intagliati
foglie e fiori.
Nonostante
nella
costruzione
originaria fosse
già presente il
campanile,
questo fu
sopraelevato due
volte.
Gli
interni sono
organizzati su
di un’unica
navata chiusa da
volte a vela che
conducono al
presbiterio con
abside rotondo
originario del
quattrocento. Al
centro delle
volte c’è un
rosone in pietra
con lo stemma
dei Vallaise.
Lungo la navata
ci sono inoltre
cinque altari
che assumono uno
stile barocco e
rococò.
L’altare
principale è in
legno
egregiamente
scolpito in
stile barocco e
fiancheggiato da due
altari laterali.
Uno di questi
due è dedicato
alla Madonna
Nera di Oropa.
Non a caso è
attiva una
processione che
collega
Fontainemore al
santuario in
provincia di
Biella passando
per il colle
Barma. Questo
viene percorso
ogni anno da
oltre quattro
secoli.
Cappella
di San Rocco
Come
anticipato,
nonostante le
sue dimensioni
raccolte, il
borgo di
Fontainemore è
ricco di
chiesette e
cappelle.
Già
all’ingresso
in città se ne
può ammirare
una sulla
destra, in
posizione
rialzata e
affiancata da un
piccolo
monumento ai
Caduti.
Questa è la
cappella di San
Rocco.
Dietro
nasconde un
parcheggio in
cui è possibile
lasciare
l’auto, mentre
davanti è
anticipata da
una croce in
legno e da
alcune fioriere
che sottolineano
i colori vivaci
della sua
facciata. Rosa,
ocra e grigio
sono i colori
scelti che
accompagnano i tre
affreschi della
facciata.
Quello più in
alto rappresenta
l’incoronazione
di Dio, mentre
al di sotto sono
raffigurati San
Pietro e San
Paolo. Al pian
terreno, tutte
decorate da una
cornice in
pietra, ci sono
due grandi
finestre
rettangolari e
il portone di
ingresso in
legno
intagliato. Al
piano superiore
invece c’è
una monofora
dalla forma
particolare e
dotata di una
grata
estremamente
decorata con al
centro una
croce.
La
decisione di
costruire questa
cappella risale
al 1636 e
fu presa dal
consiglio della
comunità di
Fontainemore come
ringraziamento
dei
sopravvissuti
all’epidemia
di peste del
1630.
San Rocco
infatti dedicò
tutta la sua
vista a curare
gli ammalati di
peste. Il suo
aspetto venne
molto
apprezzato,
tanto che a
distanza di
qualche anno gli
abitanti della
vicina Lillianes
decisero di
costruire una
cappella
basandosi
sull’aspetto
di questa.
Purtroppo
nel 1755 la
cappella di San
Rocco fu
travolta da
un’alluvione,
ma i cittadini
di Fontainemore
si prodigarono
per ricostruirla
a distanza di
tre anni.
Internamente
c’è una
statua della
Vergine
Immacolta,
donata dalle Figlie
di Maria nel
1894, perché
per molto tempo
si riunirono qui
ogni prima
domenica del
mese a pregare.
La
cappella di San
Rocco è
solitamente
chiusa.
Viene aperta per
recitare il
rosario nel mese
di Maggio o come
soluzione
provvisoria
qualora sia
necessario
chiudere la
chiesa di
Sant’Antonio
Abate.
Cappella
di Niana
In
paese c’è
infine una
piccola cappella
il cui ingresso
richiama quello
della cappella
di San Rocco,
con due finestre
e portone
centrali, tutti
di forma
squadrata e
caratterizzate
da cornici in
pietra. Sopra,
nella facciata,
c’è un
grande affresco
che rappresenta
la Madonna all’interno
di una finestra
disegnata. Sopra
il tetto a
capanna svetta
il campanile a
vela.
Questa
è la cappella
di Niana,
dedicata alla
Madonna delle
Nevi.
Già nel
1632 esisteva
in questa
posizione una
piccola edicola
votiva e proprio in
quell’anno si
decise di
costruire una
cappella vera e
propria.
Per farlo gli
abitanti
stanziarono i
fondi per la sua
costruzione e la
manutenzione.
Nonostante
ciò nel
1786 la
cappella di
Niana versava in
pessime
condizioni e il
vescovo optò
per una
sua
ricostruzione.
Ricostruzione
che avvenne un’ulteriore
volta nel 1870,
quando
l’edificio
venne inoltre
decorato con il
dipinto di
Antonio Sogno da
Biella.
Particolare
è inoltre il
fatto che tra il
1875 e il 1914
tra gli atti
della parrocchia
ne siano stati
registrati tre
che
rappresentavano
atti veri e
propri di di
battesimo delle
campane poi
destinate alla
cappella.
Oggi
la cappella è
quasi vuota e la
maggior parte
degli arredi
acquistati con
il contributo
dei cittadini è
stata spostata
nella chiesa di
Sant’Antonio
Abate.
Tra questi ci
sono alcuni
pezzi preziosi,
come un calice
d’argento
seicentesco, due
candelieri in
ottone, una
pianeta e una
statua in legno
della Madonna
con il Bambino
Gesù.
Ponte
medievale su Lys
A
rendere
bellissimo il
borgo di
Fontainemore
contribuisce il
suo ponte
seicentesco.
Il borgo si
sviluppa infatti
in lunghezza e
visitando il
borgo si potrà
scorgere il
ponte ad unica
arcata che
attraversa il
fiume Lys e
che conduce fino
alla chiesa di
Sant’Antonio
Abate.
Una
raffigurazione
del ponte
seicentesco di
Fontainemore è
già presente
in un affresco
di fine del XVII
secolo ospitato
nel castello di
Arnad.
Il
ponte a schiena
d’asino è
interamente
costruito in
pietra,
sia nella
struttura che
nella
carreggiate che,
infine, nei
bassi parapetti.
Particolari sono
le arcate che
sorreggono il
lato adiacente
alla chiesa che
si può
chiaramente
vedere essere
stata
parzialmente
costruita su di
uno sperone di
roccia.

Riserva
naturale Mont
Mars
Istituita
nel 1993, la
Riserva Naturale
del Mont Mars si
estende per
circa 390 ettari
alla testata del
vallone del
torrente
Pacoulla, con
un’altitudine
che va dai 1675
metri dalla
frazione Pillaz
ai 2600 della
cima del Monte
Mars,
presentando una
varietà di
ambienti
tipicamente
alpini quali
boschi, pascoli,
praterie, pareti
rocciose, laghi
e zone umide.
Nonostante le
sue modeste
dimensioni,
quella del Mont
Mars è a
tutt’oggi la
più grande tra
le riserve
naturali istituite
in Valle
d’Aosta.
Geologia: è
prevalente la
presenza di
morfologie di
origine
glaciale, tra le
quali spicca la
successione di
conche in roccia
disposte a
gradinata,
attualmente sede
di piccoli
bacini lacustri
e torbiere.
Dell’antico
ghiacciaio che
occupava il
vallone fino a
10.000 anni fa
rimane modesta
traccia nel
nevaio posto nel
piccolo circo ai
piedi del
versante nord
del Mont Mars.
Rocce prevalenti
sono i
micascisti
attraversati da
bancate bianche
di marmi e di
scure rocce
basiche.
Flora: vi
si incontrano
vaste foreste di
larici,
interrotte da
zone di arbusti
(rododendri,
mirtilli,
ginepri nani).
Più in alto si
stendono i
pascoli,
discontinui a
causa della
grande
diffusione di
rupi e pietraie,
nei quali
incontriamo la
Genziana
porporina,
l’Arnica e la
Negritella.
Nelle pietraie
si può
osservare il
Doronico
austriaco, raro
in Valle
d’Aosta. Nei
ripidi pendii
soleggiati
troviamo il
Giglio di monte
e la Betonica
densiflora. Alla
base dei pascoli
aridi è bello
il contrasto con
le zone umide
della conca del
Leilong, dove
troviamo il
Coltellaccio
natante e il
Ranuncolo
acquatico.
Fauna: comprende
specie tipiche
dei piani
subalpino,
alpino e nivale.
Nelle zone umide
e lacustri è
possibile
osservare anche
la Rana
temporaria, il
Salmerino e il
Merlo acquaiolo.
Pascoli e
praterie alpine
ospitano la
Vipera comune la
coturnice il
Gracchio, lo
Spioncello, il
Codirosso
spazzacamino, il
Cuculo, la
Marmotta, il
Camoscio, la
Lepre variabile
e la Volpe. Sul
versante nord
del Mont Mars
sono presenti la
Pernice bianca e
il Fringuello
alpino (uccelli
caratteristici
delle vallette
nivali).
Il Centro
visitatori della
Riserva Naturale
del Mont Mars,
situato nel
capoluogo,
fornisce
informazioni
turistiche,
sull’area
protetta e sulle
possibilità di
escursioni.
All’interno si
possono visitare
due mostre
permanenti:
“La fauna
della Riserva
Naturale del
Mont Mars” e
“La
processione di
Oropa”.
Ecomuseo
della media
montagna
L’ecomuseo
della media
montagna si
trova a Pra dou
Sas, alle porte
della Riserva
naturale del
Mont Mars.
Si tratta di un bellissimo villaggio di media montagna, i cui edifici sono
stati in parte
adibiti a museo
di sé stessi.
Una
casa in muratura
su due piani
presenta, al
livello
inferiore la
stalla e a
quello superiore
il locale col
camino per la
lavorazione del
latte e quello
per
l’abitazione
della famiglia.
Il
vicino rascard
in legno
racchiude
l’area in
passato
destinata alla
battitura della
segale e quella
per la
conservazione
delle derrate.
Nella cantina
sottostante si
trova il locale
per la
stagionatura dei
formaggi.
Una
parte del
rascard ospita
una collezione
di attrezzi da
falegname e di
altre
professioni
tradizionali.
Particolare
importanza
assumono gli
attrezzi del
muratore,
mestiere
caratteristico
di questo paese,
per il quale gli
abitanti erano
famosi anche
all’estero,
dove venivano
chiamati a
prestare la loro
opera nella
bella stagione.
Ponte
di Guillemore
Il Gouffre
de Guillemore
è un orrido
scavato nella
roccia da cui
precipita il torrente
Lys.
Fa parte del
"sentiero
degli
orridi" che
attraversa i
quattro comuni
di Pontboset (Orrido
di Ratus), Champorcher (Gouilles
du Pourtset),
Fontainemore e Hône (le goye
di Hône).
Il
ponte di
Guillemore sovrasta
una profonda
gola che
si trova quasi
al confine con
il comune di
Issime. Il ponte
è raggiungibile
dalla strada
regionale,
proprio nel
punto più
stretto, prima
di allargarsi in
un ampio
pianoro.
L’orrido
si può ammirare
dal basso (con
il suggestivo
salto d’acqua)
seguendo la
mulattiera che
costeggia il
torrente
Lys.
Reliquie
di San Grato
L'emigrazione
dei muratori di
Fontainemore in Savoia è
legata a una
tradizione.
Nel 1380,
le reliquie di San
Grato furono
rubate dalla
Cattedrale
di Aosta.
Dei muratori di
Fontainemore le
ritrovarono in
Savoia e le
riportarono a
Aosta
attraversando il Col
du Mont (2646
metri), la Valgrisenche e
uno strapiombo
su un lago che
venne battezzato Lac
de Saint-Grat in
suo onore.
In
ricordo di
questo
avvenimento,
ancora oggi dei
muratori di
Fontainemore
hanno l'onore di
trasportare, in
abito
tradizionale, le
reliquie in
processione a
Aosta nel giorno
della festa del
Santo Patrono
della Valle
d'Aosta, il 7
settembre.
Fontana
Joseph Creux
Verso
la fine del
borgo di
Fontainemore è
presente la
fontana
cittadina. Questa
è la
fontana di
Joseph Creux,
reverendo nato
in questa
piccola città e
celebrato nel
1920 con la
costruzione di
questo piccolo
monumento.
L’acqua
sgorga e cade
nella piccola
vasca
sottostante per
mezzo di un
rubinetto che
assume la forma
della testa di
un toro.
Al di sopra la
targa in pietra
con scritta la
dedica a Joseph
Creux e lo
stemma
cittadino.

Fonte
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