Morgex (Borgo)
(Aosta)

Video - Video 2 - Video 3

   

Morgex si trova nell'alta Valle d'Aosta, al centro della Valdigne. Il comune è attraversato dalla Dora Baltea.  

Il toponimo Morgex è la francesizzazione del termine del patois valdostano meurdzìe, che indica genericamente un mucchio di pietre e in particolare dei muretti di pietre raccolte nella Dora Baltea con il fine di separare le proprietà tra i vigneti.

Secondo la pronuncia del patois valdostano, il nome "Morgex" va pronunciato omettendo la "x" finale, quindi "Morjé", come per molti altri toponimi e cognomi valdostani e delle regioni limitrofe (la Savoia, l'Alta Savoia e il Vallese), che spesso vengono erroneamente pronunciati, sia dagli italofoni sia dai francofoni.

In epoca romana, Morgex era denominato Moriacium. Altri toponimi tramandati sono Morgentia e Morgentium. È anche attestata alla fine del XVI secolo la forma italiana Morgiazzo sulla carta geografica del Piemonte realizzata da Giovanni Antonio Magini.

Altri toponimi di questo comune si riferiscono a degli elementi naturali:

Biolley = "luogo di betulle"

Marais = "luogo paludoso"

La Ruine = "rovina", zona interessata da un'alluvione del rû de Colombaz.  

Da Morgex, in epoca romana, passava la via delle Galliestrada romana consolare fatta costruire da Augusto per collegare la Pianura Padana con la Gallia. Sotto il dominio dei Savoia, Morgex fu sede della mistralia della Valdigne. Numerosi i passaggi dei Savoia nel borgo. Nel 1318 il duca Amedeo V concesse a Morgex le franchigie.

Morgex è stato sede cantonale all'interno dell'arrondissement d'Aoste, dal 1802 al 1814.

Nel 1861, Morgex entrò a far parte del Regno d'Italia, venendo incluso nel Circondario di Aosta della provincia di Torino. Nel 1927 venne istituita la provincia di Aosta e Morgex ne fece parte integrante. Due anni più tardi venne fuso col comune de La Salle formando un nuovo comune denominato «Valdigna d'Aosta». Il comune di La Salle si ricostituì nel 1935 col nome italianizzato di «Sala Dora», mentre Morgex venne rinominato «Valdigna d'Aosta». Dal 1946 fa parte della regione Valle d'Aosta con la denominazione originaria.

Monumenti e luoghi d'interesse

CASTELLO PASCAL DE LA RUINE - Il castello è situato nel comune di Morgex, in località La Ruine, strategicamente sopraelevata rispetto all'abitato e attraversata da un torrente. Il castello, secondo lo storico valdostano Jean-Baptiste de Tillier, sarebbe stato fatto costruire dal notaio Jean Pascal de la Ruine attorno al 1450, ipotesi supportata dalla presenza all'interno di una serratura in ferro battuto rappresentante una cicogna e datata 1457.

Il castello è un complesso composto da vari edifici: sul lato est si trova l'edificio più antico, ovvero una casaforte con finestre in pietra lavorata e architravi lignei.

CASAFORTE BOZEL AL VILLAIR - La casaforte Bozel è una casaforte medievale che sorge a est della frazione Villair di Morgex, in Valle d'Aosta. Nello stesso comune si trovano anche il coevo castello Pascal de la Ruine e la più nota tour de l'Archet. È di proprietà privata e non visitabile.

Secondo Carlo Nigra alcuni elementi architettonici (come la forma delle mensole dell'architrave sopra la porta del primo piano) fanno supporre che la casaforte risalga al XIII secolo, in contrasto con il resto dell'architettura che ha un aspetto che la porterebbe a una retrodatazione.

CasaforteBozel.JPG (352155 byte)L'edificio prende il nome dalla famiglia de Bosellis, originaria della Tarantasia e detta in seguito Bozel (o Bozet), che qui ebbe la sua casaforte tra il XIV e il XVII secolo, quando si estinse.

La Valdigne, in epoca medievale apparteneva alla giurisdizione savoiarda ma era governata a livello locale da numerosi feudatari di cui si conservano le caseforti distribuite sul territorio. Lo storico de Tillier, nel suo Historique de la Vallée d'Aoste annovera la casaforte Bozel tra le più importanti del Mandement Royal de Valdigne all'epoca delle Signorie.

La casaforte Bozel è tra le architetture medievali scelte dall'architetto Francesco Corni per una delle sue fedeli riproduzioni.

La casaforte ha ingresso a sud ed è alta due piani; a questi e al pianterreno si sommano un sottotetto e un probabile sotterraneo.

Le sue caratteristiche più evidenti sono la presenza delle notevoli bifore in pietra presenti sulle facciate di sud, nord ed est; in particolare, la bifora settentrionale costituisce l'affaccio di una finestra con due sedili laterali, tipici dell'architettura medievale. Sul muro di ponente sono presenti anche due latrine aggettanti e sfasate in verticale, una per piano. All'angolo di sud-ovest ci sono indizi di una caditoia.

Un'iscrizione su pietra inserita nel muro reca la data 1751.

La casaforte un tempo aveva una cinta muraria di cui si conserverebbe solo la porta di accesso.

Oggi versa in stato di degrado per la presenza di baraccati addossati alla struttura antica.

Carlo Nigra riporta dalle Memorie manoscritte di Alfredo D'Andrade il buono stato dell'edificio, in cui si conservavano "i solai e gli antichi camini e i vecchi armadi con le loro imposte" nonché, nel muro settentrionale, "una delle mensole in legno" che reggeva la scala del ballatoio che conduceva alla porta d'ingresso. In particolare, il camino meglio conservatosi aveva una cornice lignea rinforzata da cerniere in ferro.

Non sono presenti studi recenti sugli interni.

TOUR DE L'ARCHET - Il castello prende il nome dall'antica famiglia de l'Archet (in precedenza de Arculo) i quali erano originari di Aosta dove avevano adattato a loro residenza l'Arco d'Augusto, di epoca romana.

Il nucleo primitivo della torre risale con tutta probabilità alla fine del X secolo e sono considerate una delle più antiche costruzioni della Valle d'Aosta.

Della costruzione originaria, oggi rimane solo una torre e un complesso di casaforte di base. L'edificio è merlato e presenta su un lato un portale in pietra sul cui architrave è scolpito un doppio arco sormontato da una piccola finestra in pietra con lo stemma della croce di Savoia.

La tour de l'Archet presenta numerose analogie architettoniche con altre torri valdostane, come la tour de la Plantaz di Gressan e la tour de Ville di Arnad: le mura di spessore notevole (oltre 2 m), la struttura massiccia e la tecnica costruttiva, ossia l'uso di due paramenti con opera centrale a sacco

Lo studioso di castellologia valdostana André Zanotto ipotizza che una struttura più massiccia e perfezionata sia dovuta al fatto che tutte e tre le torri sorgono in posizioni pianeggianti, quindi senza difese naturali.

Nel 2010 si è concluso un restauro globale alla struttura.

Qui trovano sede la Fondazione Centro di studi storico-letterari Natalino Sapegno e il bibliomuseo del fumetto a conservazione e studio dei trentamila pezzi della Collezione Mafrica.      

FORTIFICAZIONE DEL COLLE SAN CARLO E DEL COLLE DELLA CROCE 

Le fortificazioni del Colle San Carlo, insieme alle fortificazioni al Colle della Croce, fanno parte del Caposaldo Colle della Croce - Colle San Carlo, uno dei capisaldi del Vallo alpino occidentale volti a fronteggiare un eventuale nemico proveniente dal Piccolo San Bernardo. Esse si compongono delle opere 12, 14 e 15 e della batteria della Testa d'Arpy e se ne incontrano le rovine tra il colle omonimo e la Testa d'Arpy (o Tête d'Arpy), nel comune valdostano di Morgex.

La prima opera in caverna del Colle San Carlo (1970 m s.l.m.) è raggiungibile in pochi minuti dal parcheggio nei pressi del bar La Genzianella, lungo la strada per il Colle San Carlo, seguendo il segnavia numero 15 per il lago d'Arpy. La batteria della Testa d'Arpy (2017 m s.l.m.), che prende il nome dalla vetta omonima, si trova sul balcone panoramico detto Belvedere con vista su Courmayeur e sul massiccio del Monte Bianco, poco distante dal Colle San Carlo, ed è raggiungibile dallo stesso punto di partenza indicato per le altre opere.

Se le prime fortificazioni moderne in Valle d'Aosta sono realizzate già a partire del 1924, è solo nella seconda metà degli anni Trenta del Novecento che vengono costruiti nuovi fortini e rimodernate le strutture esistenti per il vallo alpino: nel territorio di Morgex vengono quindi edificate alcune opere di tipo 7000, ma è solo nel 1941 che per rafforzare il sistema difensivo della direttrice del Piccolo San Bernardo sulle linee di confine è progettata una prima linea arretrata sul Colle San Carlo o Colle d'Arpy. All'entrata in guerra dell'Italia, nel giugno 1940, nessuna opera di tipo 15000 come quelle del Colle San Carlo è già stata completata ma i lavori proseguono fino al 1942 quando sono definitivamente abbandonati.

Alla fine del conflitto bellico, secondo le direttive dei Trattati di Parigi del 1947, molte strutture sul confine sono distrutte o, per motivi economici, semplicemente disarmate e abbandonate.

Tutta l'area delle fortificazioni è censita a catasto al foglio 48 del comune di Morgex, la caserma al n. 153, il belvedere d'Arpy è compreso nel vastissimo mappale 155.

Di facile accesso, l'opera in caverna all'interno della collinetta che separa il vallone d'Arpy dalla valle che porta al Piccolo San Bernardo si raggiunge in pochi minuti, prendendo il sentiero numero 15 e scendendo alcuni metri di scarpata ingombri di macerie.

Si presenta all'esterno con un ingresso discreto ma danneggiato. A causa dello scoppio della seconda guerra mondiale l'opera è rimasta incompiuta e, al termine del conflitto, come previsto dalle condizioni di pace alcune parti vennero minate e fatte saltare. Nelle strutture restanti in cemento armato e i pavimenti sono ancora in buono stato. All'interno della montagna, una grande galleria a "L" serviva le batteria che dovevano impedire al nemico l'accesso a Morgex e alla bassa Valle d'Aosta.

A cinque metri dall'entrata si trova a desta un corridoio che dà accesso ad una stanza di circa cinque metri per quattro. Il corridoio le gira intorno su tre lati dopo essere sceso di tra gradini si interrompe. Nel muro vi sono due feritoie dalle quali si vigilava sull'entrata del fortilizio. Tornando indietro verso l'ingresso si accede al grande camerone a volta largo circa quattro metri che penetra in profondità nella collina. Alla fine dello stanzone si trova il corridoio lungo una trentina di metri che porta alla parte centrale del bunker: uno stanzone a "L" dal quale partono i corridoi d'accesso alle postazioni di fuoco che sono state minate in conseguenza del trattato di pace con la Francia.

Dall'altro braccio della "L" inizia il corridoio lungo una decina di metri che porta alla seconda entrata della fortezza. Si percorre un camerone gemello a quello d'ingresso dal quale di accede alla postazione di difesa dell'entrata, alla cameretta e al corridoio d'entrata che è stato murato e si è mantenuto in ottime condizioni. Vi si trova ancora il fosso, potenzialmente colmo d'acqua, che doveva proteggere la porta d'accesso.

Fuori dal forte, sulla cima della collinetta si vedono i due crateri un tempo collegati al sotterraneo e i resti dei muri a secco della fortificazioni. Seguendo il crinale verso sud-ovest si arriva alla casamatta parzialmente demolita collegata da un corridoio ai sotterranei.

Il Belvedere d'Arpy si raggiunge a piedi partendo dal parcheggio vicino al bar La Genzianella. Dapprima si passa vicino alla vecchia caserma dei Carabinieri Reali che ospitava la guarnigione di difesa del Col San Carlo, alle cui spalle si trova il bunker minato, e si prosegue lungo la vecchia strada militare che percorre tutto lo spartiacque tra il vallone d'Arpy e la valle che sale al Piccolo San Bernardo. A circa metà strada si arriva al bivio che porta ai ripetitori, oltre i quali si trovano alcuni sbancamenti predisposti per opere di difesa mai eseguite. Scendendo sul versante est si raggiunge il Belvedere con vista su Courmayeur e il massiccio del Monte Bianco. Percorrendo l'altro lato parte si arriva ai tre fori d'entrata dell'opera in caverna.

La parte centrale è composta da una galleria ad anello larga circa quattro metri e rivestita da calcestruzzo su cui si innestano i corridoi che avrebbero dovuto condurre ai malloppi verso il Piccolo San Bernardo. Sull'altro lato della cresta si trovano gli scavi per i due ingressi gemelli mai completati. Questi corridoi sono ancora in massima parte a livello di scavi, alcuni sono stati minati. In alcuni tratti è era stato completato il pavimento e s'era cominciato a costruire muri perimetrali interrotti a poco meno di un metro di altezza.

FortezzaBelvederedArpy.jpg (125646 byte)Ai piedi della pietraia che scende dall'ingresso centrale alto del vallone d'Arpy si trovano due portali appaiati, larghi circa un metro e mezzo e alti due, probabilmente usati come basamento della teleferica impiegata nella costruzione delle fortificazioni.

La caserma della Testa d'Arpy era il ricovero per una compagnia e per servizi diversi.

Da una tavola in scala 1:200, datata 19 febbraio 1915 e pubblicata nel 1996 risulta che la caserma ospitava al piano terreno, procedendo da destra verso sinistra, la sala convegno caporali e soldati, la scala per l'alloggio ufficiali, la latrina sottufficiali, il corridoio che separava la camera dei marescialli da quella dei sottufficiali, 4 camere di dormitorio per la truppa, le latrine, il lavatoio, la scala per la truppa, il corridoio che disimpegnava la cucina dal magazzino viveri e sul retro i magazzini e la scala per l'infermeria.

Al piano primo, procedendo da sinistra verso destra, si trovavano l'infermeria, la relativa latrina e la sala visite mediche, l'ufficio e il magazzino di compagnia con quattro camerate lavatoio e latrina, un corridoio che separava la cucina e la mensa ufficiali da una delle camere ufficiali e intorno alla scala di destra la latrina e 4 camere per ufficiali.

 

Le fortificazioni del Colle della Croce, insieme alle fortificazioni del Colle San Carlo, fanno parte del Caposaldo Colle della Croce - Colle San Carlo, uno dei capisaldi del Vallo alpino occidentale volti a fronteggiare un eventuale nemico proveniente dal Piccolo San Bernardo. Esse si compongono delle opere 9 e 10 che nel paesaggio si sommano ai resti delle fortificazioni già presenti in zona. Se ne incontrano le rovine tra il colle omonimo e la Punta della Croce, lungo la dorsale che dal Mont Cormet arriva fino al Colle San Carlo, al confine tra i comuni valdostani di Morgex e La Thuile.

Vi si accede a piedi dal parcheggio vicino al bar La Genzianella, lungo la strada per il Colle San Carlo, seguendo le indicazioni del segnavia numero 15 per il lago d'Arpy.

All'inizio del XVII secolo il principe Tommaso di Savoia fu incaricato dal padre Carlo Emanuele I di governare la Savoia e difendere i passi alpini che conducevano in Piemonte dalle truppe francesi di Luigi XIII, il padre del Re Sole. Nel 1628 l'esercito francese attaccò la Savoia e due anni dopo Luigi XIII entrò a Chambéry, capitale del ducato.

Il principe Tommaso fece fortificare il colle del Piccolo San Bernardo in tutta fretta, con l'obiettivo di difendere il Ducato di Aosta e ritardare l'avanzata dell'esercito francese che gli era nettamente superiore sia in uomini che in mezzi. Furono scavati dei fossati rinforzati da muri in pietra a secco: la prima linea di difesa fu realizzata sul colle, la seconda a La Thuile da cui si controllava sia la Grande Route (Grande Strada) che scendeva a Pré-Saint-Didier sia la strada per Morgex.

Nel 1661 queste modeste difese, benché fossero state rinforzate all'inizio delle ostilità, vennero spazzate via dalle truppe del Re Sole che dilagarono in Valle d'Aosta. Nei documenti dell'epoca si legge che in mancanza di meglio erano stati approntati per la loro difesa dei cannoni in legno di larice rinforzati da cerchiature in ferro.

Nel 1704, durante la guerra di successione spagnola che portò all'assedio di Torino, malgrado i restauri e le migliorie apportate alle fortificazioni, il duca di La Feuillade, comandante delle truppe del Re Sole, forzò il passo.

Con la pace di Utrecht del 1713 i Savoia assursero alla dignità regia, Carlo Emanuele III ordinò i nuovi lavori di fortificazione che iniziarono nel 1743: furono costruite 3 ridotte e un baraccone per il ricovero delle truppe al colle del Piccolo San Bernardo, si procedette al rifacimento dei trinceramenti del Principe Tommaso a La Thuile, alla chiusura della Valgrisenche e della Val Veny al Lago Combal dove vi erano già dei vecchi trinceramenti.

Negli anni 1793-1794 furono approntate nuove opere militari per difendere il Ducato di Aosta dall'esercito della Repubblica Francese. Al Mont Valesan fu prevista una ridotta forte di 200 uomini e 2 cannoni, nel 1794 fu ultimata la strada tra Morgex e i trinceramenti del Principe Tommaso che passava per il Colle San Carlo, opera pensata per il trasferimento rapido di viveri e artiglieria.

A tal proposito si ricordi che nel 1691 la Via Nuova collegava Prarion a Petozan passando a valle della Testa d'Arpy, la Via Vecchia era tracciata ancora più in basso e attraversava Molliex mentre l'attuale SS 26 venne aperta solo nel 1873.

Nel 1795 i francesi attaccarono di sorpresa le fortificazioni al Col du Mont, le conquistarono e dopo di esse caddero anche le trincee del Principe Tommaso.

Al termine delle ostilità le popolazioni interessate chiesero di provvedere alla bonifica del territorio fortificato, fu stabilito di conservare la Casa Forte di Fouillé e il Forte Nicolon al Colle della Croce. Le altre opere, tra le quasi si annoverano i trinceramenti della Butte du Parc, il campo del Principe Tommaso, quelli del Comballe e dell'Arp Vieille vicino al lago dell'Aile Blanche, furono lasciate nella disponibilità dei proprietari dei terreni.

Un piccolo magazzino sul colle[3] e una ridotta orientale al Colle della Croce sono databili tra il 1691 e il 1704, riferibile ai lavori d'Estienne- Arnod (Théraz, ridotta Nicolon, baraccone St-Maurice e Colle Croce).

Se le prime fortificazioni moderne in Valle d'Aosta sono realizzate già a partire del 1924, è solo nella seconda metà degli anni Trenta del Novecento che vengono costruiti nuovi fortini e rimodernate le strutture esistenti: nel territorio di Morgex vengono quindi edificate alcune opere di tipo 7000, ma è solo nel 1941 che per rafforzare il sistema difensivo della direttrice del Piccolo San Bernardo si costruiscono opere di tipo 15000, ma ciò non riguarda il Colle della Croce. Con l'arrivo della seconda guerra mondiale la costruzione venne interrotta e varie opere del vallo alpino restarono incompiute. Alla fine del conflitto bellico, secondo le direttive dei Trattati di Parigi del 1947, molte strutture sul confine sono distrutte o, per motivi economici, semplicemente disarmate e abbandonate.

Negli anni 2010, nell'ambito del programma di Sviluppo Rurale 2007-2013 del FEASR, i comuni di Morgex e La Thuile hanno realizzato la valorizzazione turistica dei sentieri delle fortificazioni con il progetto "Balades à deux voix: entre histoire et nature". Per le fortificazioni al Colle della Croce sono stati posti due pannelli turistici, nei pressi delle rovine dei due fortini.

Prendendo la pista forestale indicata dal segnavia numero 15 per il lago d'Arpy dopo una decina di minuti si incontra l'ingresso di una fortezza sotterranea scavata nei primi anni della seconda guerra mondiale.

Si prosegue fino alla biforcazione che, presa a destra, indica il Colle della Croce, e si continua salendo i fianchi della dorsale sassosa che separa il vallone d'Arpy dalla valle che sale al Piccolo San Bernardo. Continuando lungo la strada militare, a tratti sostenuta da alcuni muri in pietra a secco, si arriva alla sella del Colle della Croce, sotto la Punta della Croce. Sulla destra compare il lungo muro delle fortificazioni costruite sullo spartiacque e praticamente in piano si arriva prima alle rovine del Ricovero Brunet, presso il quale parte il sentiero che scende al lago d'Arpy, e poi alle fortificazioni del Colle della Croce.

FortificazioneColleCroce4.jpg (73707 byte)La fortificazione del Vallo Alpino al Colle della Croce all'origine si componeva di due fortini (uno a sud sul colle e uno a nord sulla vetta) legati tra loro da un lungo trinceramento a linea spezzata. Del fortino a sud, sul sentiero che porta al Monte Cormet, restano pochi muri in pietra: sulla sinistra del colle è ricavata una postazione con l'entrata sul lato est e protetta da due fossati, che permetteva di tirare sia sul ripido crinale che sale da La Thuile sia sul resto del colle. 

Al riparo dagli sguardi nemici, poco sotto il valico, erano state costruite le due casermette per la guarnigione, ora in rovina. In quella a quota più elevata sono ancora visibili i resti della cucina. Del fortino a nord, sulla vetta della Punta della Croce e a strapiombo sul vallone di Petosan, resta la ridotta a pianta quadrata cintata dei ruderi di una cortina poligonale. Il trinceramento corona l'intero spartiacque con un muro in pietra a secco di spessore minimo pari ad un metro.

Dal colle si domina il massiccio del Monte Bianco e l'abitato di La Thuile e, a metà strada tra le trincee della piana di Petosan ed il colle, si vedono sulla sinistra i resti delle fortificazioni sul Plan Praz del XVII secolo, nei pressi del Ricovero Capitano Sandino, di cui restano muri in pietra a secco, una posizione militare e i ruderi di due caserme per la guarnigione.

Sul Colle della Croce si conservano anche i ruderi del Fort Nicolon, risparmiato dalle precedenti ostilità con i francesi, del XVIII secolo.

CHIESA DI SANTA MARIA ASSUNTA - Si ritiene, anche in considerazione del titolo di “plébain” attribuito tradizionalmente al parroco, che la parrocchia di Morgex sia tra le più antiche dell'alta Valle d'Aosta. Tale ipotesi è stata confermata dalle indagini archeologiche che hanno riportato alla luce i resti dell’antica chiesa battesimale paleocristiana (V-VI sec.), mentre la chiesa di Morgex è citata per la prima volta nella bolla di papa Alessandro III del 1176.

ChiesaSantaMariaAssunta.jpg (254998 byte)La chiesa medievale è stata rimaneggiata a più riprese, finché ha ricevuto l’assetto attuale con la campagna di restauro e di ampliamento iniziata nel 1687, alla fine della quale, nel 1705, Mons. d’Arvillars ha consacrato l’edificio.

La decorazione interna è frutto degli interventi del pittore savoiardo Girollet per quanto riguarda le volte della zona absidale (XVIII sec.), mentre il resto è opera del pittore Lancia, attivo nella prima metà del XX secolo.

Dell’antica decorazione della chiesa sono rimaste un’Ultima Cena sul lato sinistro della navata centrale, datata 1559 e gli interessanti affreschi della cappella quattrocentesca in fondo alla navata sinistra. 

Degno di nota l'altare maggiore, ricchissimo di fregi e dorature, risalente all’inizio del Settecento, anche se il dipinto centrale raffigurante l’Assunzione di Maria fu sostituito con un dipinto di Lancia dopo che un incendio, nel 1931, aveva distrutto quello originale.
Di particolare valore storico e artistico è il crocifisso ligneo risalente alla fine del Trecento che sovrasta imponente la navata centrale.

La torre campanaria è articolata in sei registri sovrapposti scanditi da archetti pensili. La cuspide a cupola poggia su un tiburio ottagonale ed è rivestita di rame e sormontata da una croce col gallo in ferro battuto.  

Fonte