Praia a Mare e Isola di Dino
(Cosenza)
  
  


Il territorio del comune, non di grandi dimensioni, è affacciato sulla costa del Mar Tirreno meridionale nell'alta provincia di Cosenza non molto lontano dal confine con la Basilicata a nord e con rilievi collinari e montuosi alle spalle appartenenti alla Catena costiera.

Sorse originariamente come un piccolo ma popoloso villaggio di pescatori e contadini sulle spiagge strette tra il corso del fiume Noce (che a nord segna il confine con la Basilicata) ed il contrafforte roccioso oltre la pianura alluvionale del fiume Lao.

Praia a Mare ha costituito per secoli la frazione marina del vicino comune di Aieta.

L'etimologia del nome è incerta: la località ha assunto nel tempo varie denominazioni. Deriverebbe da Plaga Sclavorum, cioè Spiaggia degli Schiavoni, in ricordo dei traffici di merci e di uomini che caratterizzavano nell'antichità la costa Tirrenica, oppure da Plaga Slavorum, e cioè Spiaggia degli Slavoni, per la presenza in loco di una colonia di Slavi. Plaga a sua volta deriverebbe dal greco plagia, cioè spiaggia. In tempi più recenti assume la denominazione di Praia d'Aieta (che letteralmente significa Spiaggia d'Aieta). La frazione marina del vicino comune montano diviene amministrativamente autonoma nel 1928, assumendo il nome definitivo di Praia a Mare.

Con R.D. 29 marzo e con Decreto Prefettizio del 16 aprile dello stesso anno, viene inoltre decisa la soppressione per accorpamento al nuovo comune di Praia a Mare di altri due centri urbani, che fino ad allora avevano goduto di una plurisecolare autonomia: lo stesso comune di Aieta e il vicino comune di Tortora. Nel 18 luglio 1937 Aieta e Tortora riacquistano la propria autonomia. Tra gli anni sessanta e novanta la cittadina ha registrato un notevole sviluppo, grazie agli investimenti del gruppo Marzotto e della famiglia Agnelli.

Oggi Praia a Mare, che ingloba anche l'Isola di Dino, vive principalmente di turismo.  

Monumenti e luoghi d'interesse  

Praia a Mare è una rinomata località turistica situata sulla costa Tirrenica Calabrese, in provincia di Cosenza. Il litorale di Praia è caratterizzato da spiagge di sabbia finissima che si estendono in un tratto costiero alto e frastagliato nella cornice della Riviera dei Cedri, con un mare dai fondali limpidi e cristallini, ricchi di stelle marine e gorgonie che popolano le profondità marine.

Approdo marittimo e scalo situato lungo le principali rotte commerciali del Mediterraneo occidentale, Praia a Mare era nota fin dall'antichità per la sua importanza strategica ed economica.

Popoloso villaggio di contadini e di pescatori sorto sulle spiagge strette tra il corso del fiume Noce ed il contrafforte roccioso la pianura alluvionale del fiume Lao, per secoli Praia ha mantenuto integri e vivi usi, costumi e tradizioni della vicina rocca natia. Il comune di Praia a Mare è inserito nel Parco Nazionale del Pollino, dove gli appassionati di sport estremi possono cimentarsi nel rafting e nella discesa in gommone o in canoa lungo il vicino fiume Lao, uno dei più importanti corsi d’acqua a carattere torrentizio della Calabria.

Domina il paesaggio costiero l'Isola di Dino, posizionata di fronte Capo dell'Arena. L'imponente sperone di roccia, dove vegeta la Primula Palinuri, specie protetta fra le più antiche della flora italiana, è famoso per la presenza di suggestive grotte come la grotta Azzurra, del Leone, del Frontone, delle Sarde, del Monaco e delle Cascate. 

Oltre che per i notevoli punti di interesse balneare e naturalistico, a Praia a Mare si possono ammirare numerosi monumenti di alto valore storico e culturale. All’interno del centro storico sono presenti i principali monumenti della città, quali la Chiesa del Sacro Cuore, la Chiesa di San Paolo Apostolo, con le sue linee ricercate e dallo stile contemporaneo, e la Chiesa di Gesù Cristo Salvatore. 

Il più importante luogo di culto di Praia a Mare è senza dubbio il Santuario della Madonna della Grotta, così chiamato perché situato all’interno di una grotta in posizione collinare. Secondo la leggenda, nel 1326 un bastimento turco carico di mercanzie improvvisamente si bloccò nei pressi dell’Isola di Dino. La superstizione dei marinai costrinse il capitano, di fede cristiano, a liberarsi della statua della Madonna custodita nel bastimento. Il capitano, piuttosto che gettarla in mare, preferì abbandonarla sul lido, su un grosso masso ancora oggi oggetto di devozione. La statua fu rinvenuta da un giovane pastore muto di Aieta, che per annunciarla al paese riacquistò la parola, diventando, di fatto, il primo miracolo della Madonna della Grotta. Da allora, divenuta patrona del paese, viene portata in processione per il paese per 3 giorni (14, 15 e 16 agosto), mentre è il 15 agosto il giorno in cui i pellegrini accorre al santuario per ingraziarsi la Madonna. Il Santuario della Madonna della Grotta custodisce interessanti opere d’arte, tra cui un'icona lignea su fondo oro e la campana di bordo di un piroscafo inglese silurato nel 1917 presso l'Isola Dino. Molto suggestiva è anche la Torre di Fiuzzi, costruita sul faraglione della scogliera di Fiuzzi e alta oltre 15 metri. Si tratta di una delle torri più alte della zona, con il compito di difendere le coste dagli attacchi dei Saraceni. 

Di notevole interesse anche il Fortino del XVI secolo fatto costruire dai signori di Aieta, località alla quale Praia a Mare era sottoposta fino ai primi decenni del Novecento. Da vedere anche i ruderi del castello normanno e il museo comunale di arte contemporanea.

Chiesa di San Paolo Apostolo  

La Chiesa di San Paolo Apostolo è la parrocchiale della frazione Laccata e dell'area limitrofa.

È una struttura di recente costruzione a pianta asimmetrica, progettata dagli architetti Francesco Cirillo e Teresa Depresbiteris.

Sulla facciata principale, molto sobria e priva di particolari ornamenti, sono presenti due ingressi ed otto monofore. Caratteristico è il grande pilastro in acciaio alto 25 metri posto al centro della stessa.

La chiesa fu consacrata l'11 febbraio 1996.

Santuario della Madonna della Grotta

Il Santuario è così chiamato perché posizionato all'interno di una grotta naturale all'interno di una collina. In esso è venerata la Madonna della Grotta. 

Le origini del Santuario della Madonna della Grotta, come luogo di culto, vengono fatte risalire al X secolo, periodo in cui i monaci basiliani percorrevano il litorale posto tra i monasteri dei siracusani e dei taorminesi, situati lungo la costa tirrenica cosentina.

Secondo la tradizione, ripresa da Girolamo Marafioti in "Croniche et antichità di Calabria", nell'agosto del 1326 un bastimento turco, carico di mercanzie, solcava veloce le acque al largo dell'isola di Dino, quando d'un tratto rimase immoto, come per incantamento. I marinai turchi si atterrirono e pensarono che la causa di tutto ciò fosse un maleficio. Essi sapevano infatti che il capitano era cristiano e serbava gelosamente nella sua cabina una bella icona di legno della Vergine col Bambino (la statua della Madonna): per poter proseguire felicemente, bisognava liberarsene a tutti i costi. Il pio capitano tentò a lungo di commuovere la ciurma scatenata, poi dovette arrendersi alla violenza. Ma piuttosto che lasciar cadere in mare la statua della Madonna, preferì abbandonarla sul lido, nella spaziosa grotta ch'era da presso, sopra un grosso masso che ancor oggi si conserva e la devozione dei fedeli non lascia mai disadorno di fiori. Dopo di che il battello musulmano con un fremito si mosse con un ribollire di spuma e ripartì

La statua fu scoperta da un giovane pastore muto di Aieta, che a volte usava riparare nell'antro per sfuggire alla pioggia o al caldo opprimente. Secondo la tradizione il muto corse in paese per annunziare l'evento e prodigiosamente parlò e questo fu il primo miracolo della Madonna della Grotta. Il giorno dopo accorse tutto il popolo di Aieta, paese situato a 3 ore di cammino da Praia, e la statua fu trasportata nella chiesa Madre; ma nella notte scomparve per tornare al suo rozzo altare di pietra, nel primitivo riparo sul mare dove si trova tuttora. 

Da allora, il 15 agosto, un grande numero di pellegrini accorre al santuario di Praia per impetrare le grazie dalla Madonnina lignea. Da allora la statua della Madonna della Grotta viene portata in processione per il paese di Praia a Mare ogni anno per tre giorni (14, 15, 16 agosto); ma oggi è raro vedere, come accadeva un tempo, donne e uomini legarsi al collo, per voto, dei grossi sassi.

La festa è insieme religiosa e profana poiché nel periodo in cui essa si svolge vi è anche la fiera del paese, e il 15 sera di Agosto sulla spiaggia i ragazzi di Praia accendono dei fuochi in onore della Madonna della Grotta.

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Il santuario è interamente ospitato nella grande grotta a cui si accede mediante una lunga gradinata; solo il campanile è collocato all'esterno.

L’effetto complessivo è molto suggestivo, poiché la luce naturale che entra a fasci dalle numerose cavità presenti, dà l’impressione di un tempio sospeso nel tempo, dove tutto porta a cogliere il senso del sovrannaturale.

All’interno, il santuario custodisce: la statua della Madonna con il Bambino, sostitutiva dell’originale del '300 rubata nel 1979; una statua in marmo bianco raffigurante la Madonna delle Neve, risalente al XVII secolo; l’altare maggiore in marmo bianco del 1649, con tabernacolo e porticina in argento, sempre del XVII secolo; una pala d’altare lignea.

Nella prima grotta vi è il grande masso arrotondato sul quale nel 1326, secondo la leggenda, fu deposta la statua. Nella grotta più grande, il pavimento è quasi sempre bagnato dal gocciolio che scende dalla volta, è presente sul lato destro una cappella di colore bianco, sul cui altare è posta una statua marmorea della Madonna della Neve. La terza grotta, illuminata da un’apertura naturale, ospita una cappella di forma rettangolare, con l’altare maggiore base per la statua della Madonna. All'esterno delle grotte sono stati edificati il campanile, il chiostro e la canonica.

La Cappella dell'Assunzione custodisce: un olio su tela raffigurante la Madonna con il Bambino, risalente al ‘300; una pala ad olio del ‘600, raffigurane la Madonna del Carmine; una pala in marmo del 1551, raffigurante lo Spirito Santo; inoltre, sono presenti anche i seggi del coro in stile barocco e una croce del '600 laminata in argento.

La statua della Madonna della Grotta, nel 1905, fu ornata da una corona d’oro dal vescovo di Cassano all’Jonio.

La chiesa è stata elevata a Santuario Diocesano da Monsignor Augusto Lauro nel 1987.

Museo Comunale

Il Museo Comunale di Praia a Mare è situato a pochi passi dal Lungomare cittadino e ospita al suo interno le sezioni Archeologica, Conchiglie Marine, Fotografica, di Arte Contemporanea, Artisti Calabresi, Cartoline d'Artista, Arte Sacra, Ceramiche, oltre che Biblioteca e Videoteca. 

Il percorso museale offre un percorso completo che permette di capire il cambiamento e la crescita dell'uomo-artista in Calabria e nel Tirreno cosentino. La sezione archeologica ospita la mostra “Il cammino dell’uomo” che espone reperti litici e ceramiche provenienti soprattutto dalla grotta di Torre Nave e dalle grotte dov'è ubicato il Santuario. Vi sono conservati, inoltre, piccoli gioielli in bronzo e in argento, ceramiche e vasellame datati a partire dall'età del Bronzo fino all'epoca Romana Imperiale. 

Opere nei diversi campi della sperimentazione artistica nella sezione di arte contemporanea, anche di arte sacra con dipinti in cui sono raffigurati i luoghi e le immagini che richiamano il Santuario. Particolare la sezione delle conchiglie che raccoglie 300 esemplari provenienti da tutti i mari del mondo collezionate da un appassionato romano ed in seguito donati al Museo. La Sezione di Arte Sacra Contemporanea ospita 14 opere raffiguranti la Madonna con Bambino donate da 14 artisti contemporanei italiani.

Rocca

La struttura si trova in località Foresta, posta in cima ad uno sperone di fronte al mare, conosciuta anche come Rocca di Praia o Castello Normanno. 

Costruito ai tempi di Carlo d’Angiò a difesa della costa dalle incursioni aragonesi e saracene, è stato riadattato, nella forma attuale, ai primi del XVII secolo e, attualmente, è di proprietà della famiglia Cosentino di Aieta.

La struttura presenta una planimetria tipica dei castelli medievali, con pianta rettangolare affiancata da due torri cilindriche angolari, collegate da ampie mura e rifinite con merlature.

La rocca presenta anche rifacimenti risalenti al periodo svevo.

Torre di Fiuzzi  

La Torre è una struttura a bastione a base quadrangolare alta circa 12 metri che si erge su un faraglione alto circa 15 metri nella scogliera di Fiuzzi, di fronte l’Isola Dino. 

Con altre torri costiere costituiva un sistema difensivo lungo la fascia costiera del regno di Napoli per difendersi dalle frequenti incursioni saracene e corsare. 

Era collegata con la torre di avvistamento posta sull’estremità occidentale dell’Isola di Dino e con essa comunicava in caso di pericolo.

Isola di Dino

L'isola di Dino è un'isola italiana situata lungo la costa nord occidentale del Tirreno, di fronte all'abitato di Praia a Mare, più precisamente davanti a Capo dell'Arena a sud del paese.

Il nome forse deriva dal fatto che sull'isola sorgeva un tempio (aedina) dedicato a Venere, oppure, ipotesi più accreditata, è quella che farebbe derivare il nome dall'etimo greco dina, ovvero vortice, tempesta. Infatti erano un tempo pericolose per i naviganti, in giornate di mare mosso, le acque prossime alla punta sud dell'Isola, detta Frontone.  

Si estende per 50 ettari circa con un'altitudine massima di 100 metri. Nel versante settentrionale, di fronte a Capo dell'Arena, c'è un piccolo molo di attracco da cui parte una strada rotabile che con uno sviluppo di 1700 metri conduce nei cottages situati nella zona alta dell'isola. Ha fianchi con strapiombi alti oltre 80 metri ed altri piuttosto scoscesi, alla base dei quali, sia al di sotto che al di sopra del livello del mare, l'erosione sulle rocce calcaree ha dato vita a molte grotte tra le quali quella del “Monaco”, delle “Sardine” dove sono presenti stalagmiti, delle “Cascate”, del “Leone” ed infine la “Grotta Azzurra” che è la più grande. Ma la grotta più interessante dell'isola, sebbene accessibile solo ai subacquei esperti, è la Grotta Gargiulo, che si apre a 18 metri sotto la superficie del mare e si estende nelle profondità dell'isola per alcune decine di metri, completamente sommersa, fatta eccezione per due bolle d'aria. L'accesso ad una parte della Grotta è sconsigliabile anche ai subacquei, tranne che a speleosub esperti.

L'isola fu testimone di lotte e battaglie, incursioni piratesche, assalti, difese disperate. Vascelli musulmani vi fecero tappa in più occasioni nel corso delle loro spedizioni militari in Italia: nel IX secolo d.C., nel XV e nel XVI. Nell'estate del 1600 il litorale fu preso d'assalto dai Turchi, guidati da Amurat Rays, che con il suo esercito di predoni e le sue navi terrorizzava le coste del Regno di Napoli. Gli aietani si trincerarono sull'isola ed opposero forte resistenza. Dopo giorni di assalto i difensori guidati da Francesco Vitigno furono tutti catturati ed uccisi. Nel 1806 l'isola divenne base delle operazioni della flotta anglo borbonica, agli ordini dell'ammiraglio William Sidney Smith, che tentava di opporsi alla penetrazione dell'esercito napoleonico in Calabria. 

Nel 1812 Gioacchino Murat elimina la feudalità. Il Demanio reale sottrasse quindi l'isola al Marchese di Aieta, nella cui giurisdizione la stessa ricadeva e la concesse al Comune di Aieta. Successivamente l'isola passa ai Borbonici e, nel 1815 Ferdinando I conferisce il titolo di "Duca di Dino" a Talleyrand. Nei pressi dell'isola, durante la notte di Santo Stefano del 1917, il sommergibile tedesco UB-49 (Hans von Mellenthin) affondò il piroscafo inglese “Umballa” che trasportava orzo. Il piroscafo, varato nel 1898 e di proprietà della British India Steam Navigation Company Ltd., era salpato da Karachi, aveva fatto tappa a Siracusa ed era diretto a Napoli. 

Dopo la tragedia che costò la perdita di quindici vite umane, la campana della nave venne donata al Santuario della Madonna della Grotta. Fu fissata sul campanile dopo essere stata ribattezzata “Santa Maria della Vittoria”. Nel 1928 l'isola diventa proprietà del Comune di Praia a Mare, quando lo stesso diventa autonomo. Nel 1956 l'isola viene data in concessione per 99 anni e nel 1962 l'isola viene venduta per 50 milioni alla società amministrata dal comm. Bottani e Gianni Agnelli con il fine di portare allo sviluppo turistico a livello internazionale dell'intero territorio da Fiuzzi a San Nicola Arcella. Era prevista sull'isola un'edificabilità pari allo 0,20, con costruzioni alte metri 6,90. È stato effettuato lo sminamento dell'isola, ed è stata costruita una strada di 1700 metri che collega il pontile di attracco con la parte alta dell'isola, dove sono stati costruiti dei cottages. Nella parte bassa, all'altezza della Grotta del Leone, sono sorti dei tucul con ristorante. La proprietà dell'isola è poi passata ad un gruppo di imprenditori che per motivi amministrativi hanno abbandonato il bene a se stesso.

Il 13 giugno 2014 la sezione distaccata di Scalea del Tribunale di Paola ha annullato il contratto con il quale Gianni Agnelli comprò l'isoletta per 50 milioni di lire. Nel 2019, dopo un breve periodo di gestione comunale, l'isola torna proprietà privata dell'imprenditore campano Domenico Palumbo.

Oltre alla vegetazione della macchia mediterranea, si possono trovare numerose piante rare come la palma nana, accantonata sulle falesie verticali inaccessibili a nord ed a nord-ovest, il talittro calabro, il garofano delle rupi, e, in particolare, l'endemica primula di Palinuro (Primula palinuri), presente in alcune colonie sulle pareti calcaree esposte a nord e a nord-est. Su Dino si osservano i popolamenti meglio costituiti di tutto l'areale della primula (costa tirrenica da Capo Palinuro a Capo Scalea). Questo probabilmente perché le postazioni di primula su Dino sono accessibili con difficoltà e sono dunque poco disturbate dall'uomo. Infatti su Dino si notano frequentemente gruppi di primula che, abbandonato il loro habitat rupestre, si spingono tra la vegetazione erbacea, fin sotto i lecci. 

Singoli esemplari o piccoli gruppi si osservano anche sulla spiaggia, abbarbicati alle pareti rocciose delle scogliere, presso la Torre di Fiuzzi, di fronte all'Isola di Dino. La primula di Palinuro è inserita nell'elenco delle specie minacciate dall'IUCN. Per la presenza della primula, e delle altre specie endemiche, l'isola è un Sito di Interesse Comunitario (SIC). Per Dino è in corso l'iter di istituzione di una riserva naturale.

La fauna di Dino comprende molte specie di uccelli migratori, gabbiani che nidificano sulle scoscese falesie e qualche rapace. Completano la popolazione piccoli roditori e diverse specie di rettili e solo nel 2023 grazie a due esploratori di provenienza cirellese sono stati avvistati i primi esemplari di capra maculata.


Ben più variegato è l'habitat sommerso. Scendendo nelle profondità ci si imbatte dapprima nelle castagnole, nella murena, nei polpi e ormai tra i 20/30 metri di profondità si trovano le Gorgonie che superano il metro di altezza e si estendono in praterie per alcune centinaia di metri. A queste profondità vivono numerosi esemplari di cernia e ricciola.

L’isola è ricca di grotte naturali con stalattiti e stalagmiti e nei suoi fondali, che arrivano fino a 45 metri di profondità, cresce una foresta di coloratissime gorgonie. 

Il percorso migliore per circumnavigare l'isola è quello di seguire la rotta est-nord–ovest e non più tardi delle ore 11,00. La prima grotta che s'incontra è quella detta del "monaco", a seguire la "grotta delle sardine" così chiamata per le molte sardine che vi si trovano. Superato il frontone, ossia la punta occidentale dell'isola, si incontra l'ampia entrata della "grotta del frontone". A una cinquantina di metri da questa si incontra la "grotta delle cascate" così chiamata appunto per il rumore continuo delle acque che cadono. 

Subito dopo vi è l'entrata della "grotta azzurra", la più affascinante delle grotte. Il nome deriva dalla colorazione verderame che l'acqua assume al suo interno, in contrasto con l'azzurro pastoso e intenso dei bordi della grotta. Lungo le pareti sono presenti fossili marini, mentre sul fondo vivono esemplari di cerianthus, esacoralli tra i più belli del Mediterraneo.

Proseguendo, all'estremità dell'isola si trova la Grotta del Frontone, tra le più suggestive per la presenza di interessanti stalattiti; cinquanta metri dopo si arriva alla Grotta delle Cascate, che deve il nome alle acque presenti al suo interno

Poco più avanti, infine, dopo aver superato lo sperone roccioso su cui sorge una costruzione a forma di fungo con più peduncoli (che una volta era adibita a bar-ristorante e discoteca) e, al di sotto, dei bianchi “trulli”, tipiche costruzioni di forma ovale e di colore bianco, una volta adibite a case vacanza, c'è la "grotta del leone", così chiamata per una roccia che immersa nell'acqua ha assunto la forma di un leone accovacciato. 

Grazie ad un programma di "passeggiate orientate" realizzato per la prima volta dalla Pro Loco locale nel 2007 e poi gestito dall'attuale proprietà, per un periodo di tempo, è stato possibile effettuare il percorso turistico anche lungo il percorso terrestre dell'isola, attraverso gli "orientatori" che portavano i turisti alla scoperta dei patrimoni ambientali floristici e faunistici presenti, ed osservare la torre di origine Normanna posta all'estrema punta ad ovest dell'Isola, insieme alla stele dedicata alla Madonna della Grotta posta sul punto più alto ad Est dell'Isola, che rappresenta un bel punto panoramico.

Sotto la superficie dell'acque, a diciotto metri di profondità, si trova la Grotta Gargiulo.

La Torre dell’Isola di Dino si fa risalire al periodo normanno. Attualmente si trova allo stato di rudere ed è situata nell'area detta del Frontone sull’Isola di Dino.

Nel periodo di difesa della costa dagli attacchi dei Saraceni ospitava una guarnigione composta da otto soldati e un caporale.

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