Scalea (Borgo)
(Cosenza)
  
 
  


Scalea sorge in prossimità dell'antica Laos, città della Magna Grecia. Il territorio comunale, di forma quadrangolare, con la base maggiore di circa 8 km adagiata sul mar Tirreno, ha una profondità verso l’interno di circa 3 km e un’estensione totale di 22,56 km². Esso confina a nord con San Nicola Arcella, ad est con Santa Domenica Talao, a sud-est con Orsomarso, a sud con Santa Maria del Cedro ed a ovest con il mar Tirreno.

La cittadina si dispone su un vasto promontorio, che delimita a sud il Golfo di Policastro.

La linea della costa si presenta in un primo tratto a sud sabbiosa e lineare, mentre assume a nord carattere frastagliato e roccioso con presenza di grotte, prodotte dall'erosione marina.

Per metà dell’estensione il terreno è pianeggiante (formato dal recente sedimento del fiume Lao che sfocia in mare dopo aver attraversato, per circa 3 km, la parte meridionale del territorio). L’altra metà è di natura collinare con altezza massima di 408 m sul livello del mare.

Scarso interesse hanno i corsi d’acqua, che sono a carattere torrentizio. Degni di nota sono solo il torrente Carpini, che definisce il confine settentrionale del territorio, ed il torrente Sant'Angelo, affluente del Lao.

Geologicamente il territorio è caratterizzato da affioramenti di depositi e formazione di età compresa tra il Triassico e l’Olocene, di natura ed ambiente diversi.

In relazione al parametro coerenza, sono stati distinti quattro tipi di rocce che pertanto, rappresentano gruppi litologici omogenei o per predominanza di un litotipo o per la presenza di un'associazione caratteristica di più litotipi.

La prima unità rappresenta depositi incoerenti superficiali o pseudocoerenti di origine alluvionale, lacustre o di accumulo detritico-residuale eluvio-colluviale. Le altre unità comprendono rocce sedimentarie con prevalenza di un tipo litologico coerente, semicoerente o pseudocoerente.

I rioni più antichi si dispongono arroccati a gradoni, posti ad una quota di 75 m sul livello del mare; la parte più moderna si sviluppa lungo la costa.

Proprio l'antica configurazione della costa di Scalea potrebbe essere all’origine del suo nome. Esso va certo connesso a scala, ma non nell’accezione della facile etimologia popolare - oggi molto diffusa - che fa derivare il suo nome dalla forma "a scala" dell'attuale centro storico.

È probabile che il nome Scalea - nel dialetto locale ‘a Scalia - vada riconnesso al greco Skalìon, diminutivo di skala, antico vocabolo latino entrato nel lessico greco medievale anche con il significato di "scalo marittimo", "molo", "banchina". Notevole è poi la somiglianza della forma plurale ta skalìa, cioè "i porticcioli", con la citata forma dialettale del toponimo. A dare il nome al borgo e al suo primo nucleo abitativo (risalente a metà del IX secolo) fu quindi l'isolotto di Torre Talao, che costituiva approdo e "scalo" ideale per le imbarcazioni.

Scalea è uno dei paesi più importanti e più antichi dell'alto Tirreno cosentino. Nelle grotte di Torre Talao sono stati rinvenuti, nel corso di scavi archeologici, manufatti di pietre ed ossa dell’epoca paleolitica.

Durante la civiltà del bronzo, del ferro e nella fase protostorica (X-VII secolo a.C.) gli uomini vivevano nelle valli del Lao in piccole comunità: prova di questo periodo è lo scoglio di Torre dell’isola, una delle prime stazioni dell’uomo nell’Italia meridionale. Durante gli scavi nelle grotte di Torre Talao sono state rinvenute prove della fase musteriana in Calabria, oltre i resti della fauna pleistocenica riferibili all'industria paleolitica media.

Successivamente la zona era stata dapprima terra degli Enotri fino a quando i Greci Sibariti, per facilitare le comunicazioni con la loro colonia di Posidonia (Paestum), nel 600 a.C. fondarono la città di Laos. Essa fu una città costiera posta sulle prime alture del fiume Lao.

Laos si può considerare antenata di Scalea, così come lo fu la colonia romana di Lavinium, come testimoniano i numerosi ruderi di ville romane di epoca imperiale sparse nella piana e nelle prime alture.

Il nucleo originale di Scalea sorse durante il periodo delle lotte tra Bizantini e Longobardi; verso la fine del VI secolo Scalea fu occupata dai Longobardi e rimase loro colonia finché alla fine dell'VIII secolo Carlo Magno sottomise tutti i ducati. I Longobardi costruirono una rocca; la città rimase per circa 3 secoli arroccata, cinta dalla muraglia delle sue case legate tutte insieme e aperta all'esterno con due porte: quella militare, in cima, presidiata dalla fortezza del Gastaldo e trasformato in castello dai Normanni e quella cittadina sullo spiazzo Cimalonga. Il borgo sorto ai piedi del castello divenne come una fortezza sul mare e fu denominato Scalea forse per il suo sviluppo sui gradoni del Colle simile ad una scala.

A Scalea nel VII secolo si erano nel frattempo insediati gli Anacoreti, monaci eremiti greci bizantini che trascorrevano la loro vita ascetica in piccoli rifugi come le grotte della Scalicella. A questi nel IX secolo si aggiunsero i monaci che avevano lasciato la Sicilia per l’invasione degli Arabi.

Già in epoca normanna Scalea aveva avuto una grande attività mercantile e marinara. Agli inizi del XIV secolo Scalea divenne un importante scalo marittimo. In seguito alla sua ribellione agli Angioini divenne terra demaniale con il sensibile sgravio fiscale che agevolò notevolmente ogni attività produttiva e commerciale. Di tale opportunità si avvantaggiò la marineria di Scalea che divenne una delle più rinomate della Calabria. Le sue navi toccavano i più importanti porti del Mediterraneo.

Durante il periodo angioino-aragonese la popolazione di Scalea salì ad oltre 5000 abitanti. Successivamente a causa delle guerre, delle incursioni saracene e delle epidemie si registrò un’inversione di tendenza, fino al dimezzamento della popolazione totale con un esodo nei casali di Scalea.

L’interno di Scalea è un intrico di scale, vicoli, larghi, supporti ed archi. Una delle caratteristiche del nucleo storico sono i Suppuorti, tratti coperti delle vie, nati dalla necessità di costruire, per motivi di difesa, le case una sull'altra.

Nel XVI secolo scoppiarono in varie parti della Calabria moti antifeudali ed anche Scalea vi prese parte attiva.

Il secolo XVII fu uno dei più duri, una serie di terremoti provocarono molti danni; a questi si aggiunsero con inclemenza pestilenze e carestie.

Nel settecento la città aveva solo una piccola frazione, San Nicola (oggi San Nicola Arcella), poiché nel secolo precedente Santa Domenica (oggi Santa Domenica Talao) si era emancipata.

Durante la seconda guerra mondiale Scalea fu bombardata. Dagli anni '60 le poche case che costituiscono l'attuale centro storico vennero progressivamente abbandonate e gli abitanti iniziarono a costruire edifici nuovi occupando la zona a sud del nucleo originario; tale processo proseguì fino agli anni '90 quando Scalea assunse l'attuale fisionomia. A partire dal nuovo millennio venne costruito l'aeroporto (ancora poco utilizzato) e la piscina comunale che è entrata in funzione nel mese di settembre 2012 (distrutta però nel 2013 a causa di una tromba d'aria). Attualmente è in progetto la realizzazione di un porto che dovrebbe sfruttare parte dello spazio antistante la Torre Talao.

Nel luglio 2013, a seguito dell'inchiesta "Plinius", viene disposto l'arresto di 38 persone in varie regioni, fra cui il sindaco di Scalea, cinque assessori comunali e alcuni funzionari comunali; tra i reati contestati ai componenti della giunta cittadina c'è quello di associazione di tipo mafioso. Nei giorni successivi, a seguito delle dimissioni di diversi consiglieri, venne a mancare il numero minimo di consiglieri necessari alla normale attività amministrativa e il consiglio comunale venne sciolto e venne nominato un commissario prefettizio per la gestione provvisoria.

Successivamente, nel febbraio 2014, il Consiglio dei Ministri presieduto da Matteo Renzi, ha approvato il decreto del Presidente della Repubblica con il quale veniva dichiarato lo scioglimento per infiltrazioni mafiose e veniva incaricata per la gestione una triade di funzionari statali che rimarranno in carica fino alle successive elezioni nella primavera del 2016.

Il 12 febbraio del 2018, Scalea riceve dal presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, il titolo onorifico di città.

Visitare il centro storico

Erede della città greco-lucana Laos e della romana Lavinium, Scalea è una delle città più antiche della Calabria, posizionata tra la collina e la valle del fiume Lao a sud di Praia a Mare nell’alto Tirreno cosentino. Dalle spiagge dorate e dal mare limpidissimo si risale per le vie pittoresche che si inerpicano nell'abitato. La città sembra attraversata da un'unica grande scala che sale e scende per tutto l’abitato, passa sotto i portici bassi, incuneandosi tra vicoli angusti che lasciano intravedere a malapena il cielo, per poi riuscire nelle strade più ampie e nelle piazzette.

Suggestivo borgo dall’architettura tipicamente medievale, Scalea è adagiata su una collina a gradoni dominata dai ruderi del Castello Normanno e si caratterizza per i suoi vicoletti stretti e tortuosi, le gradinate in pietra viva ed i palazzi storici.

A partire dagli anni ’60, le case che costituivano il nucleo del vecchio borgo vennero progressivamente abbandonate e gli abitanti iniziarono a costruire nuovi edifici occupando la zona a ridosso del litorale. Con il boom turistico degli anni '80 sono nate numerose strutture ricettive e moderni complessi residenziali. Scalea oggi è un rinomato centro turistico che ogni estate attira migliaia di turisti da tutte le parti del mondo. Il mare cristallino e le belle spiagge, insieme a una ricca offerta di attività ricreative e sport di spiaggia e acquatici, hanno contribuito a renderlo un luogo di villeggiatura molto popolare.

Sul litorale è presente la scogliera dell’Ajnella, ricca di grotte e piccole baie, mentre la spiaggia si estende per chilometri verso sud ed è interrotta solo dall'imponente scoglio su cui si erge Torre Talao, dalla quale, in un unico sguardo, si può ammirare sia la Scalea moderna, sviluppatasi a margine della lunga spiaggia, e la Scalea antica, arroccata sul promontorio a dominare tutta la costa. La Riserva Statale Valle del Fiume Argentino offre numerose attività all'aria aperta nei boschi, con sentieri escursionistici, mountain bike, passeggiate a cavallo e altro ancora. Lungo la strada si trova il Museo del Peperoncino, un omaggio al piccante che i calabresi amano. A Scalea, oltre alle attrattive legate al litorale, si possono dedicare alcune ore per visitare i punti di interesse storico, artistico e monumentale, come il Palazzo dei Principi, la Torre Talao ed i ruderi affrescati delle Chiese Basiliane del IX secolo. La patrona di Scalea, che si festeggia ogni anno il 16 luglio, è la Beata Vergine del Carmelo, la cui statua è custodita nella Chiesa Madre di Santa Maria d'Episcopio, nel cuore del centro storico. Altri solenne festeggiamento è riservato in onore della Madonna del Lauro, protettrice dei marinai, la cui statua è conservata nell'omonima cappella situata nel centro cittadino. 

In entrambe le processioni sono presenti le tradizionali cinte votive, particolari telai in legno su cui vengono inserite delle candele decorate con nastri, e la caratteristica infiorata, quadri floreali ed immagini sacre disegnati sul manto stradale con segatura colorata.

Chiesa di Santa Maria d'Episcopio

La chiesa, meglio conosciuta come "Madonna del Carmine", è ricca di monumenti e opere d'arte. La Madonna del Carmine è la patrona di Scalea e si festeggia il 15 e 16 luglio di ogni anno. La mattina del 16 luglio il sindaco, a nome della cittadinanza, offre un "cero" Votivo alla Madonna. Il giorno della festa la statua della Madonna è portata in processione per le vie principali del paese. Partecipano alla processione donne con le "cinte" portate sul capo. La cinta è formata da un telaio in legno, riccamente addobbata, predisposta per reggere i ceri votivi.

La Madonna del Carmine fu proclamata patrona e protettrice di Scalea il 7 marzo del 1875, dopo un'epidemia di colera. La confraternita carmelitana era stata fondata già nel 1806. L'anno dopo ebbe l'indulgenza del papa Paolo V con bolla del 1º aprile. In occasione del centenario della proclamazione il popolo di Scalea offrì alla Madonna una corona d'oro. L'oro offerto dalla popolazione fu fuso in piazza vecchia, all'aperto, presenti tutti i fedeli, con una particolare cerimonia.

Il primo nucleo della chiesa Madonna del Carmine risale all'VIII secolo. Periodo questo di maggiore attività dei monaci Basiliani nella zona, conosciuta con il nome di Mercurion. In questi anni la chiesa fu anche sede episcopale o almeno di corepiscopi, gli ausiliari dei vescovi. In questa epoca, la chiesa, già dedicata a Santa Maria Annunziata, prese il nome di Santa Maria d'Episcopio: inoltre vicino alla chiesa resta un edificio signorile, con pseudo loggiato normanno, che per tradizione è indicato come il "palazzo del Vescovo". In epoca normanna la chiesa fu notevolmente ingrandita e affidata ai Benedettini di Cava dei Tirreni. Questo perché con l'avvento dei normanni le chiese di rito bizantino dovettero latinizzarsi. Molti monasteri greci, pertanto, furono affidati ai monasteri latini. Il superbo finestrone absidale della chiesa è appunto una testimonianza di questo periodo.

La chiesa nel 1554 subì il saccheggio dei saraceni di Dragut. Anni dopo fu ampliata e abbellita. Altri rifacimenti sostanziali furono apportati alle strutture della chiesa nei secoli XVIII e XIX.

Nel 1971 un fulmine ha distrutto l'orologio del campanile installato nel 1921 in sostituzione di uno più antico. Nel 1976 sono iniziati nella chiesa lavori di restauro.

Al suo interno sono ancora oggi custodite diverse statue lignee di arte meridionale, quali la tela dell'Annunciazione attribuita alla scuola di Solimena e la tela seicentesca della Circoncisione di Paolo de Matteis. Sul lato destro si apre la cappella marmorea in cui è conservata la statua della Beata Vergine del Carmelo, protettrice della città, mentre la Madonna del Carmine, vestita alla carmelitana, con una corona d'oro sul capo ed un manto stellato, troneggia nella nicchia sovrastante i gradini dell’altare ad intarsio policromo di arte napoletana del settecento.

Chiesa di San Nicola in Plateis

La parte bassa del centro storico è sovrastata dall'imponente struttura della chiesa “di sotto”, dedicata a san Nicola di Platea, attestata a partire dal VIII secolo e inizialmente gotica, attualmente frutto delle ricostruzioni post-belliche della seconda guerra mondiale.

Nota come Chiesa di sotto, fu costruita probabilmente su una cappella bizantina, ampliata ed aperta al culto nel XIV secolo. Dietro l'altare maggiore è presente un imponente dipinto ad olio del XVII secolo raffigurante la Madonna del Carmine tra San Nicola e San Carlo Borromeo. 

Da una scaletta a destra dell'ingresso si scende nella Cripta dell’Addolorata, nel cui atrio una lapide ricorda la sepoltura del filosofo di Scalea Gregorio Caloprese. 

Tipica dell'architettura bizantina è la volta a crociera con tre navate divise da otto basse colonne, con le pareti arricchite da affreschi seicenteschi. Vengono qui custoditi anche una pala d'altare raffigurante Sant'Antonio da Padova, forse di scuola fiamminga, e vari affreschi del 1700.

Ruderi del Convento Francescano

Il convento grancescano viene anche detto chiesetta dello "Spedale", fu costruita dai monaci Basiliani nel IX secolo. È formata da due navate e tre absidi con annesso un dormitorio, una sala da pranzo e un soggiorno, all'epoca utilizzata per dare assistenza ai pellegrini durante le crociate.

Santuario della Madonna del Lauro

Il Santuario fu edificato nel XVIII secolo dai marinai locali e sorrentini, per sciogliere un voto fatto alla Madonna in occasione di una tempesta nella quale l’equipaggio campano promise di costruire una chiesa nel punto in cui il mare li aveva sbarcati sani e salvi. 

Oggi la Vergine si festeggia con una suggestiva processione a mare e sono proprio i marinai del luogo che fanno simbologicamente rivivere l'arrivo della statua della Madonna attraverso il mare. All’interno del santuario si può ammirare una statua in gesso che raffigura la Madonna con in braccio il Bambino, alla quale è stata aggiunta una corona in argento, in segno di devozione.

La chiesa fu elevata a santuario il 7 settembre 1987 da vescovo Augusto Lauro.

Architetture civili

PALAZZO DEI PRINCIPI - Il Palazzo venne costruito nel XIII secolo, probabilmente su una torre di difesa ad una delle porte di accesso al borgo. Fu dimora dei diversi feudatari e ospitò diversi illustri personaggi, come il letterato Giovanni Vincenzo Gravina, il poeta Pietro Metastasio e il filosofo Caloprese. A quel periodo appartengono preziosi affreschi barocchi che decorano il soffitto del salone principale. Attualmente il Palazzo è di proprietà del Comune e una delle sale della struttura ospita la Biblioteca Comunale.

PALAZZETTO NORMANNO detto l'Episcopio del XII secolo: il palazzetto durante la dominazione angioina divenne una vera e propria fortezza militare e vi nacque un importante e illustre personaggio, Ruggero di Lauria, grande ammiraglio della flotta angioina-aragonese.

PALAZZO PALAMOLLA - Il palazzo fu abitato dai Palamolla che si trasferirono a Scalea nel XIV secolo per sfruttare l’economia commerciale del tempo attraverso il traffico marino. In tempi più recenti fu sede della caserma dei Carabinieri, poi durante l’ultimo conflitto fu adibito a caserma per i soldati della difesa costiera.

Torre Vado

La Torre fu costruita nel ‘500 sopra un isolotto ora arenato al cui interno sgorgava acqua sulfurea e divenuta, negli anni, prima presidio militare, poi cenacolo di artisti e intellettuali.

Le grotte dello scoglio di Torre Talao furono abitate dagli uomini della preistoria.

Torre Talao fu costruita nel XVI secolo. Faceva parte del sistema difensivo costiero, contro le incursioni dei turchi, voluto da Carlo V. Il sistema difensivo costiero comprendeva 337 torri una in vista dell'altra.

Torre Talao venne costruita a carico della gente del posto. Ogni cittadino dovette contribuire all'edificazione della Torre o con una somma in denaro o con la prestazione gratuita secondo le proprie capacità.

Verso la fine del XVII secolo Torre Talao venne privata dei suoi cannoni, in precedenza sistemati per la difesa della costa.

All'inizio del XX secolo il proprietario del tempo, Del Giudice, imbottigliò l'acqua solfurea della sorgente alla base dello scoglio di Torre Talao e la mise in commercio con notevole successo.

Intorno al 1909-1910 Amedeo Rocco Armentano affittò la Torre Talao (che acquisterà qualche anno dopo) per farne il luogo di ritrovo di una scuola pitagorica (la Schola italica) che riprendesse quella antica.

Dal terrazzo in cima alla torre si gode di un panorama incredibile, che abbraccia la lunghissima spiaggia che va dalla scogliera dell'Ajnella fino all'isola di Cirella. 

Secondo Omero lo scoglio di Torre Talao vide il passaggio di Enea e di Ulisse e proprio nei pressi della torre morì Dragone, il compagno di Ulisse.

Castello Normanno

Il castello, i cui ruderi dominano i centro storico di Scalea, divenne fortezza militare nel secolo XIII, quando la signoria feudale era della famiglia Loira, successivamente il castello fu confiscato e passò al regio demanio. 

Venne costruito nell'XI secolo come fortezza militare dai Normanni sui resti di una rocca longobarda e restaurato successivamente dagli Svevi, dagli Angioini e poi dagli Aragonesi. Durante la dominazione normanna, al suo interno si incontrarono i fratelli Ruggero e Roberto d'Altavilla per dividersi i territori calabresi. Dopo essere stata una fortezza angioina, nel XV secolo divenne una residenza privata dei vari signori che si avvicendarono nel dominio dei feudi della zona

Verso il 1499 il feudo ed il castello di Scalea furono acquistati dal duca Francesco di Sanseverino

Nel 1501 il castello fu comperato da Giovanni Caracciolo e, nel 1525 passò alla figlia Isabella che andò in sposa a Ferrante Spinelli duca di Castrovillari che divenne il nuovo proprietario del castello. 

Alla morte di Francesco Spinelli il castello rimase di proprietà della famiglia fino alla fine della feudalità. Poi fu venduto dagli eredi agli attuali proprietari. Il castello fu abbandonato alla fine del XVIII secolo e presto andò in rovina. Tra i suoi ruderi nel 1908 fu costruito il serbatoio del primo acquedotto di Scalea. 

Una leggenda narra che il castello sia collegato con un passaggio sotterraneo all'antica Torre Talao che sorge su un imponente scoglio.

Tra i ruderi venne costruito nel 1908 un serbatoio d’acqua come primo acquedotto di Scalea.

Torre della Scalicella

Scalea da nord era protetta dalla torre di guardia del castello, conosciuta come Torre di Giuda. All'inizio del XVII secolo il guardiano della torre non avvertì il castello della presenza dei saraceni. I nemici attaccarono Scalea, che colta impreparata fu presa. Scalea, dopo aver subito il saccheggio riuscì a respingere i saraceni. Dopo la battaglia il guardiano traditore, cercato e preso, fu impiccato ad un albero. Da allora la torre di guardia del castello fu detta Torre di Giuda. 

Questa però è la versione popolare. Gli storici danno altre spiegazioni sul nome della Torre. Alcuni sostengono che la torre fu detta di Giuda perché era vicino al ghetto degli Ebrei. Le torri di guardia all'epoca, venivano erette per motivi di difesa. Dalla Torre dovevano essere facili gli avvistamenti e la comunicazione con il Castello: da essa si dominava la baia, mentre dal Castello si sentiva distintamente la voce di chi parlava vicino ad un muro della Torre e dalla Torre si sentiva la voce di chi parlava dalla torre d'angolo nord del Castello.

Torre Cimalonga

La torre è di costruzione cilindrica di stile aragonese, un tempo carcere mandamentale e ora sede dell’antiquarium che custodisce reperti archeologici provenienti dagli scavi dell’antica città del Laos. 

La torre fu costruita nel XV secolo per migliorare il sistema difensivo del paese. È a pianta circolare ed era a guardia di una delle 4 porte d'entrata a Scalea. La torre ospitava le guardie e due cannoni per la difesa ed il controllo della porta Cimalonga.

Il piccolo museo dell'Antiquarium ospita una mostra permanente di reperti archeologici disposti in vetrine ricavate nelle antiche feritoie attraverso cui sparavano i cannoni, che illustrano lo sviluppo storico-archeologico del territorio, dal Paleolitico fino alla tarda antichità romana, ed il popolamento del territorio di Scalea e dell'antica città di Laos. 

Vi sono esposti frammenti d’impasto e un orlo di coppa a filetti di fine VII-VI secolo a. C.; vasellame a vernice nera; dischetti in terracotta con la raffigurazione di un amorino in ceppi; una bella antefissa a testa di sileno e calchi di alcune delle monete in bronzo della zecca di Laos relativi al periodo Ellenico.

Scogliera Ajnella

La scogliera è un susseguirsi di maestose pareti rocciose, spigolosi scogli color antracite, solitarie spiaggette e grotte marine naturali. 

Tra gli scogli ci sono quelli che i vecchi pescatori chiamavano Carusiello, che ricorda il piccolo salvadanaio in terracotta dei loro bambini, e Lastrachiello, dalla forma spianata che somigliava tanto al lastrico del loro ingresso di casa. 

Vicino alla riva, durante la bassa marea, affiora a pelo d'acqua lo scoglio della Giumenta, il cui profilo ricorda una schiena di un cavallo. 

La Grotta du Trasi e jesci (Entra ed esci) è un tunnel naturale che sbuca su una spiaggetta a forma di ditale, detta appunto 'A Jiditala. 

La Grotta della Pecora deve il suo nome alla grande stalattite a forma di testa di pecora che sovrasta l’ingresso e al suo interno l'acqua cristallina sfuma in colori che si alternano continuamente.

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