Scalea
sorge in prossimità dell'antica Laos,
città della Magna
Grecia. Il territorio
comunale, di forma quadrangolare, con la base maggiore di circa 8 km
adagiata sul mar
Tirreno, ha una profondità
verso l’interno di circa 3 km e un’estensione totale di 22,56 km².
Esso confina a nord con San
Nicola Arcella, ad est con Santa
Domenica Talao, a sud-est
con Orsomarso,
a sud con Santa Maria
del Cedro ed a ovest con il mar
Tirreno.
La
cittadina si dispone su un vasto promontorio,
che delimita a sud il Golfo
di Policastro.
La
linea della costa si presenta in un primo tratto a sud sabbiosa e lineare,
mentre assume a nord carattere frastagliato e roccioso con presenza di grotte,
prodotte dall'erosione marina.
Per
metà dell’estensione il terreno è pianeggiante (formato dal recente
sedimento del fiume Lao che sfocia in mare dopo aver attraversato, per circa 3 km,
la parte meridionale del territorio). L’altra metà è di natura collinare con
altezza massima di 408 m sul livello del mare.
Scarso
interesse hanno i corsi d’acqua, che sono a carattere torrentizio. Degni di
nota sono solo il torrente Carpini, che definisce il confine settentrionale del
territorio, ed il torrente Sant'Angelo,
affluente del Lao.
Geologicamente
il territorio è caratterizzato da affioramenti di depositi e formazione di età
compresa tra il Triassico e
l’Olocene,
di natura ed ambiente diversi.
In
relazione al parametro coerenza, sono stati distinti quattro tipi di rocce che
pertanto, rappresentano gruppi litologici omogenei o per predominanza di un
litotipo o per la presenza di un'associazione caratteristica di più litotipi.
La
prima unità rappresenta depositi incoerenti superficiali o pseudocoerenti di
origine alluvionale, lacustre o di accumulo detritico-residuale
eluvio-colluviale. Le altre unità comprendono rocce sedimentarie con prevalenza
di un tipo litologico coerente, semicoerente o pseudocoerente.
I
rioni più antichi si dispongono arroccati a gradoni, posti ad una quota di 75 m
sul livello del mare;
la parte più moderna si sviluppa lungo la costa.
Proprio
l'antica configurazione della costa di Scalea potrebbe essere all’origine del
suo nome. Esso va certo connesso a scala, ma non nell’accezione della facile
etimologia popolare - oggi molto diffusa - che fa derivare il suo nome dalla
forma "a scala" dell'attuale centro storico.
È
probabile che il nome Scalea - nel dialetto locale ‘a Scalia -
vada riconnesso al greco Skalìon, diminutivo di skala,
antico vocabolo latino entrato nel lessico greco medievale anche con il
significato di "scalo marittimo", "molo",
"banchina". Notevole
è poi la somiglianza della forma plurale ta skalìa, cioè "i
porticcioli", con la citata forma dialettale del toponimo. A dare il nome
al borgo e al suo primo nucleo abitativo (risalente a metà del IX secolo) fu
quindi l'isolotto di Torre Talao, che costituiva approdo e "scalo"
ideale per le imbarcazioni.
Scalea
è uno dei paesi più importanti e più antichi dell'alto Tirreno cosentino.
Nelle grotte di Torre
Talao sono stati
rinvenuti, nel corso di scavi archeologici, manufatti di pietre ed ossa
dell’epoca paleolitica.
Durante
la civiltà del bronzo, del ferro e nella fase protostorica (X-VII secolo
a.C.) gli uomini
vivevano nelle valli del Lao in piccole comunità: prova di questo periodo è lo
scoglio di Torre
dell’isola, una delle
prime stazioni dell’uomo nell’Italia
meridionale. Durante gli
scavi nelle grotte di Torre
Talao sono state
rinvenute prove della fase musteriana in Calabria, oltre i resti della fauna
pleistocenica riferibili all'industria paleolitica media.
Successivamente
la zona era stata dapprima terra degli Enotri fino a quando i Greci Sibariti,
per facilitare le comunicazioni con la loro colonia di Posidonia (Paestum),
nel 600 a.C.
fondarono la città di Laos.
Essa fu una città costiera posta sulle prime alture del fiume Lao.
Laos
si può considerare antenata di Scalea, così come lo fu la colonia romana di
Lavinium, come testimoniano i numerosi ruderi di ville
romane di epoca
imperiale sparse nella
piana e nelle prime alture.
Il
nucleo originale di Scalea sorse durante il periodo delle lotte tra Bizantini e Longobardi;
verso la fine del VI
secolo Scalea fu
occupata dai Longobardi e rimase loro colonia finché alla fine dell'VIII
secoloCarlo
Magno sottomise tutti i
ducati. I Longobardi costruirono una rocca; la città rimase per circa 3 secoli
arroccata, cinta dalla muraglia delle sue case legate tutte insieme e aperta
all'esterno con due porte: quella militare, in cima, presidiata dalla fortezza
del Gastaldo e trasformato in castello dai Normanni e quella cittadina sullo
spiazzo Cimalonga. Il borgo sorto ai piedi del castello divenne come una
fortezza sul mare e fu denominato Scalea forse per il suo sviluppo sui gradoni
del Colle simile ad una scala.
A
Scalea nel VII secolo si
erano nel frattempo insediati gli Anacoreti,
monaci eremiti greci bizantini che trascorrevano la loro vita ascetica in
piccoli rifugi come le grotte della Scalicella. A questi nel IX
secolo si aggiunsero i
monaci che avevano lasciato la Sicilia per l’invasione degli Arabi.
Già
in epoca normanna Scalea aveva avuto una grande attività mercantile e marinara.
Agli inizi del XIV
secolo Scalea divenne
un importante scalo marittimo. In seguito alla sua ribellione agli Angioini
divenne terra demaniale con il sensibile sgravio fiscale che agevolò
notevolmente ogni attività produttiva e commerciale. Di tale opportunità si
avvantaggiò la marineria di Scalea che divenne una delle più rinomate della
Calabria. Le sue navi toccavano i più importanti porti del Mediterraneo.
Durante
il periodo angioino-aragonese la popolazione di Scalea salì ad oltre 5000
abitanti. Successivamente a causa delle guerre, delle incursioni saracene e
delle epidemie si
registrò un’inversione di tendenza, fino al dimezzamento della popolazione
totale con un esodo nei casali di Scalea.
L’interno
di Scalea è un intrico di scale, vicoli, larghi, supporti ed archi. Una delle
caratteristiche del nucleo storico sono i Suppuorti, tratti coperti delle
vie, nati dalla necessità di costruire, per motivi di difesa, le case una
sull'altra.
Nel XVI
secolo scoppiarono in
varie parti della Calabria moti antifeudali ed anche Scalea vi prese parte
attiva.
Il secolo
XVII fu uno dei più
duri, una serie di terremoti provocarono
molti danni; a questi si aggiunsero con inclemenza pestilenze e carestie.
Nel settecento la
città aveva solo una piccola frazione, San Nicola (oggi San
Nicola Arcella), poiché nel
secolo precedente Santa Domenica (oggi Santa
Domenica Talao) si era
emancipata.
Durante
la seconda guerra
mondiale Scalea fu bombardata. Dagli anni '60 le poche case che costituiscono
l'attuale centro storico vennero progressivamente abbandonate e gli abitanti
iniziarono a costruire edifici nuovi occupando la zona a sud del nucleo
originario; tale processo proseguì fino agli anni '90 quando Scalea assunse
l'attuale fisionomia. A partire dal nuovo millennio venne costruito l'aeroporto
(ancora poco utilizzato) e la piscina comunale che è entrata in funzione nel
mese di settembre 2012 (distrutta però nel 2013 a causa di una tromba d'aria).
Attualmente è in progetto la realizzazione di un porto che dovrebbe sfruttare
parte dello spazio antistante la Torre Talao.
Nel
luglio 2013,
a seguito dell'inchiesta "Plinius", viene disposto
l'arresto di 38 persone in varie regioni, fra cui il sindaco di Scalea, cinque
assessori comunali e alcuni funzionari comunali; tra i reati contestati ai
componenti della giunta cittadina c'è quello di associazione
di tipo mafioso. Nei
giorni successivi, a seguito delle dimissioni di diversi consiglieri, venne a
mancare il numero minimo di consiglieri necessari alla normale attività
amministrativa e il consiglio comunale venne sciolto e venne nominato un commissario
prefettizio per la gestione provvisoria.
Successivamente,
nel febbraio 2014, il Consiglio dei Ministri presieduto da Matteo Renzi, ha
approvato il decreto del Presidente della Repubblica con il quale veniva
dichiarato lo scioglimento per infiltrazioni mafiose e veniva incaricata per la
gestione una triade di funzionari statali che rimarranno in carica fino alle
successive elezioni nella primavera del 2016.
Il
12 febbraio del 2018, Scalea riceve dal presidente della Repubblica, Sergio
Mattarella, il titolo
onorifico di città.
Visitare
il centro storico
Erede
della città greco-lucana Laos e della romana Lavinium, Scalea è una delle città
più antiche della Calabria, posizionata tra la collina e la valle del fiume Lao
a sud di Praia a Mare nell’alto Tirreno cosentino. Dalle spiagge dorate e dal
mare limpidissimo si risale per le vie pittoresche che si inerpicano
nell'abitato. La città sembra attraversata da un'unica grande scala che sale e
scende per tutto l’abitato, passa sotto i portici bassi, incuneandosi tra
vicoli angusti che lasciano intravedere a malapena il cielo, per poi riuscire
nelle strade più ampie e nelle piazzette.
Suggestivo
borgo dall’architettura tipicamente medievale, Scalea è adagiata su una
collina a gradoni dominata dai ruderi del Castello Normanno e si caratterizza
per i suoi vicoletti stretti e tortuosi, le gradinate in pietra viva ed i
palazzi storici.
A
partire dagli anni ’60, le case che costituivano il nucleo del vecchio borgo
vennero progressivamente abbandonate e gli abitanti iniziarono a costruire nuovi
edifici occupando la zona a ridosso del litorale. Con il boom turistico degli
anni '80 sono nate numerose strutture ricettive e moderni complessi
residenziali. Scalea oggi è un rinomato centro turistico che ogni estate attira
migliaia di turisti da tutte le parti del mondo. Il mare cristallino e le belle
spiagge, insieme a una ricca offerta di attività ricreative e sport di spiaggia
e acquatici, hanno contribuito a renderlo un luogo di villeggiatura molto
popolare.
Sul
litorale è presente la scogliera dell’Ajnella, ricca di grotte e piccole
baie, mentre la spiaggia si estende per chilometri verso sud ed è interrotta
solo dall'imponente scoglio su cui si erge Torre Talao, dalla quale, in un unico
sguardo, si può ammirare sia la Scalea moderna, sviluppatasi a margine della
lunga spiaggia, e la Scalea antica, arroccata sul promontorio a dominare tutta
la costa. La Riserva Statale Valle del Fiume Argentino offre numerose attività
all'aria aperta nei boschi, con sentieri escursionistici, mountain bike,
passeggiate a cavallo e altro ancora. Lungo la strada si trova il Museo del
Peperoncino, un omaggio al piccante che i calabresi amano. A Scalea, oltre alle
attrattive legate al litorale, si possono dedicare alcune ore per visitare i
punti di interesse storico, artistico e monumentale, come il Palazzo dei
Principi, la Torre Talao ed i ruderi affrescati delle Chiese
Basiliane del IX secolo. La patrona di Scalea, che si festeggia ogni anno
il 16 luglio, è la Beata Vergine del Carmelo, la cui statua è custodita nella
Chiesa Madre di Santa Maria d'Episcopio, nel cuore del centro storico. Altri
solenne festeggiamento è riservato in onore della Madonna del Lauro,
protettrice dei marinai, la cui statua è conservata nell'omonima cappella
situata nel centro cittadino.
In
entrambe le processioni sono presenti le tradizionali cinte votive, particolari
telai in legno su cui vengono inserite delle candele decorate con nastri, e la
caratteristica infiorata, quadri floreali ed immagini sacre disegnati sul manto
stradale con segatura colorata.
Chiesa
di Santa Maria d'Episcopio
La
chiesa, meglio conosciuta come "Madonna
del Carmine", è ricca
di monumenti e opere d'arte. La Madonna del Carmine è la patrona di Scalea e si
festeggia il 15 e 16 luglio di ogni anno. La mattina del 16 luglio il sindaco,
a nome della cittadinanza, offre un "cero" Votivo alla Madonna. Il
giorno della festa la statua della Madonna è portata in processione per le vie
principali del paese. Partecipano alla processione donne con le
"cinte" portate sul capo. La cinta è formata da un telaio in legno,
riccamente addobbata, predisposta per reggere i ceri votivi.
La
Madonna del Carmine fu proclamata patrona e protettrice di Scalea il 7 marzo del
1875, dopo un'epidemia di colera. La confraternita carmelitana era stata fondata
già nel 1806.
L'anno dopo ebbe l'indulgenza del papa
Paolo V con bolla del 1º
aprile. In occasione del centenario della proclamazione il popolo di Scalea offrì
alla Madonna una corona d'oro. L'oro offerto dalla popolazione fu fuso in piazza
vecchia, all'aperto, presenti tutti i fedeli, con una particolare cerimonia.
Il
primo nucleo della chiesa Madonna del Carmine risale all'VIII
secolo. Periodo questo di
maggiore attività dei monaci Basiliani nella zona, conosciuta con il nome di
Mercurion. In questi anni la chiesa fu anche sede
episcopale o almeno di corepiscopi,
gli ausiliari dei vescovi.
In questa epoca, la chiesa, già dedicata a Santa Maria Annunziata, prese il
nome di Santa Maria d'Episcopio: inoltre vicino alla chiesa resta un edificio
signorile, con pseudo loggiato normanno, che per tradizione è indicato come il
"palazzo del Vescovo". In epoca normanna la chiesa fu notevolmente
ingrandita e affidata ai Benedettini di Cava dei Tirreni. Questo perché con
l'avvento dei normanni le chiese di rito
bizantino dovettero latinizzarsi. Molti monasteri greci, pertanto, furono affidati ai monasteri latini. Il
superbo finestrone absidale della chiesa è appunto una testimonianza di questo
periodo.
La
chiesa nel 1554 subì
il saccheggio dei saraceni di Dragut.
Anni dopo fu ampliata e abbellita. Altri rifacimenti sostanziali furono
apportati alle strutture della chiesa nei secoli XVIII e XIX.
Nel 1971 un
fulmine ha distrutto l'orologio del campanile installato nel 1921 in
sostituzione di uno più antico. Nel 1976 sono
iniziati nella chiesa lavori di restauro.
Al
suo interno sono ancora oggi custodite diverse statue lignee di arte
meridionale, quali la tela dell'Annunciazione attribuita alla scuola di Solimena
e la tela seicentesca della Circoncisione di Paolo de Matteis. Sul lato destro
si apre la cappella marmorea in cui è conservata la statua della Beata Vergine
del Carmelo, protettrice della città, mentre la Madonna del Carmine, vestita
alla carmelitana, con una corona d'oro sul capo ed un manto stellato, troneggia
nella nicchia sovrastante i gradini dell’altare ad intarsio policromo di arte
napoletana del settecento.
Chiesa
di San Nicola in Plateis
La
parte bassa del centro storico è sovrastata dall'imponente struttura della
chiesa “di sotto”, dedicata a san Nicola di Platea, attestata a partire dal VIII
secolo e inizialmente
gotica, attualmente frutto delle ricostruzioni post-belliche della seconda
guerra mondiale.
Nota
come Chiesa di sotto, fu costruita probabilmente su una cappella bizantina,
ampliata ed aperta al culto nel XIV secolo. Dietro l'altare maggiore è presente
un imponente dipinto ad olio del XVII secolo raffigurante la Madonna del Carmine
tra San Nicola e San Carlo Borromeo.
Da
una scaletta a destra dell'ingresso si scende nella Cripta dell’Addolorata,
nel cui atrio una lapide ricorda la sepoltura del filosofo di Scalea Gregorio
Caloprese.
Tipica
dell'architettura bizantina è la volta a crociera con tre navate divise da otto
basse colonne, con le pareti arricchite da affreschi seicenteschi. Vengono qui
custoditi anche una pala d'altare raffigurante Sant'Antonio da Padova, forse di
scuola fiamminga, e vari affreschi del 1700.
Ruderi
del Convento Francescano
Il
convento grancescano viene anche detto chiesetta dello "Spedale", fu
costruita dai monaci Basiliani nel IX
secolo. È formata da due
navate e tre absidi con
annesso un dormitorio, una sala da pranzo e un soggiorno, all'epoca utilizzata
per dare assistenza ai pellegrini durante le crociate.
Santuario
della Madonna del Lauro
Il
Santuario fu edificato nel XVIII secolo dai marinai locali e sorrentini, per
sciogliere un voto fatto alla Madonna in occasione di una tempesta nella quale
l’equipaggio campano promise di costruire una chiesa nel punto in cui il mare
li aveva sbarcati sani e salvi.
Oggi
la Vergine si festeggia con una suggestiva processione a mare e sono proprio i
marinai del luogo che fanno simbologicamente rivivere l'arrivo della statua
della Madonna attraverso il mare. All’interno del santuario si può ammirare
una statua in gesso che raffigura la Madonna con in braccio il Bambino, alla
quale è stata aggiunta una corona in argento, in segno di devozione.
La
chiesa fu elevata a santuario il 7 settembre 1987 da vescovo Augusto Lauro.
Architetture
civili
PALAZZO
DEI PRINCIPI - Il Palazzo venne
costruito nel XIII secolo, probabilmente su una torre di difesa ad una delle
porte di accesso al borgo. Fu dimora dei diversi feudatari e ospitò diversi
illustri personaggi, come il letterato Giovanni Vincenzo Gravina, il poeta
Pietro Metastasio e il filosofo Caloprese. A quel periodo appartengono preziosi
affreschi barocchi che decorano il soffitto del salone principale. Attualmente
il Palazzo è di proprietà del Comune e una delle sale della struttura ospita
la Biblioteca Comunale.
PALAZZETTO
NORMANNO detto
l'Episcopio del XII
secolo: il palazzetto
durante la dominazione angioina divenne una vera e propria fortezza militare e
vi nacque un importante e illustre personaggio, Ruggero
di Lauria, grande ammiraglio della
flotta angioina-aragonese.
PALAZZO
PALAMOLLA - Il
palazzo fu abitato dai Palamolla che si trasferirono a Scalea nel XIV
secolo per sfruttare
l’economia commerciale del tempo attraverso il traffico marino. In tempi più
recenti fu sede della caserma dei Carabinieri, poi durante l’ultimo conflitto
fu adibito a caserma per i soldati della difesa costiera.
Torre
Vado
La
Torre fu costruita nel ‘500 sopra un isolotto ora arenato al cui interno
sgorgava acqua sulfurea e divenuta, negli anni, prima presidio militare, poi
cenacolo di artisti e intellettuali.
Le
grotte dello scoglio di Torre Talao furono abitate dagli uomini della
preistoria.
Torre
Talao fu costruita nel XVI
secolo. Faceva parte del sistema difensivo costiero, contro le incursioni dei
turchi, voluto da Carlo
V. Il sistema difensivo costiero comprendeva 337 torri una in vista
dell'altra.
Torre
Talao venne costruita a carico della gente del posto. Ogni cittadino dovette
contribuire all'edificazione della Torre o con una somma in denaro o con la
prestazione gratuita secondo le proprie capacità.
Verso
la fine del XVII
secolo Torre Talao
venne privata dei suoi cannoni, in precedenza sistemati per la difesa della costa.
All'inizio
del XX secolo il
proprietario del tempo, Del Giudice, imbottigliò l'acqua solfurea della
sorgente alla base dello scoglio di Torre Talao e la mise in commercio con
notevole successo.
Intorno
al 1909-1910 Amedeo
Rocco Armentano affittò
la Torre Talao (che acquisterà qualche anno dopo) per farne il luogo di ritrovo
di una scuola pitagorica (la Schola italica) che riprendesse quella
antica.
Dal
terrazzo in cima alla torre si gode di un panorama incredibile, che abbraccia la
lunghissima spiaggia che va dalla scogliera dell'Ajnella fino all'isola di
Cirella.
Secondo
Omero lo scoglio di Torre Talao vide il passaggio di Enea e di Ulisse e proprio
nei pressi della torre morì Dragone, il compagno di Ulisse.
Castello
Normanno
Il
castello, i cui ruderi dominano i centro storico di Scalea, divenne fortezza
militare nel secolo
XIII, quando la signoria
feudale era della famiglia Loira,
successivamente il castello fu confiscato e passò al regio demanio.
Venne
costruito nell'XI secolo come fortezza militare dai Normanni sui resti di una
rocca longobarda e restaurato successivamente dagli Svevi, dagli Angioini e poi dagli
Aragonesi. Durante la dominazione normanna, al suo interno si incontrarono i
fratelli Ruggero e Roberto d'Altavilla per dividersi i territori calabresi. Dopo essere stata una fortezza
angioina, nel XV secolo divenne una residenza privata dei vari signori che si
avvicendarono nel dominio dei feudi della zona
Verso
il 1499 il feudo ed
il castello di Scalea furono acquistati dal duca Francesco
di Sanseverino.
Nel 1501 il
castello fu comperato da Giovanni
Caracciolo e, nel 1525
passò alla figlia Isabella che andò in sposa a Ferrante
Spinelliduca
di Castrovillari che
divenne il nuovo proprietario del castello.
Alla
morte di Francesco Spinelli il castello rimase di proprietà della famiglia fino
alla fine della feudalità. Poi fu venduto dagli eredi agli attuali proprietari.
Il castello fu abbandonato alla fine del XVIII
secolo e presto andò
in rovina. Tra i suoi ruderi nel 1908 fu
costruito il serbatoio del primo acquedotto di Scalea.
Una
leggenda narra che il castello sia collegato con un passaggio sotterraneo
all'antica Torre Talao che
sorge su un imponente scoglio.
Tra
i ruderi venne costruito nel 1908 un serbatoio d’acqua come primo acquedotto
di Scalea.
Torre
della Scalicella
Scalea da nord era protetta dalla torre di guardia del castello, conosciuta
come Torre di Giuda. All'inizio del XVII
secolo il guardiano
della torre non avvertì il castello della presenza dei saraceni. I nemici
attaccarono Scalea, che colta impreparata fu presa. Scalea, dopo aver subito il
saccheggio riuscì a respingere i saraceni. Dopo la battaglia il guardiano
traditore, cercato e preso, fu impiccato ad un albero. Da allora la torre di
guardia del castello fu detta Torre di Giuda.
Questa
però è la versione popolare. Gli storici danno altre spiegazioni sul nome
della Torre. Alcuni sostengono che la torre fu detta di Giuda perché era vicino
al ghetto degli Ebrei. Le torri di guardia all'epoca, venivano erette per motivi
di difesa. Dalla Torre dovevano essere facili gli avvistamenti e la
comunicazione con il Castello: da essa si dominava la baia, mentre dal Castello
si sentiva distintamente la voce di chi parlava vicino ad un muro della Torre e
dalla Torre si sentiva la voce di chi parlava dalla torre d'angolo nord del
Castello.
Torre
Cimalonga
La
torre è di costruzione cilindrica di stile aragonese, un tempo carcere
mandamentale e ora sede dell’antiquarium che custodisce reperti archeologici
provenienti dagli scavi dell’antica città del Laos.
La
torre fu costruita nel XV
secolo per migliorare
il sistema difensivo del paese. È a pianta circolare ed era a guardia di una
delle 4 porte d'entrata a Scalea. La torre ospitava le guardie e due cannoni per
la difesa ed il controllo della porta Cimalonga.
Il
piccolo museo dell'Antiquarium ospita una mostra permanente di reperti
archeologici disposti in vetrine ricavate nelle antiche feritoie attraverso cui
sparavano i cannoni, che illustrano lo sviluppo storico-archeologico del
territorio, dal Paleolitico fino alla tarda antichità romana, ed il popolamento
del territorio di Scalea e dell'antica città di Laos.
Vi
sono esposti frammenti d’impasto e un orlo di coppa a filetti di fine VII-VI
secolo a. C.; vasellame a vernice nera; dischetti in terracotta con la
raffigurazione di un amorino in ceppi; una bella antefissa a testa di sileno e
calchi di alcune delle monete in bronzo della zecca di Laos relativi al periodo
Ellenico.
Scogliera
Ajnella
La
scogliera è un susseguirsi di maestose pareti rocciose, spigolosi scogli color
antracite, solitarie spiaggette e grotte marine naturali.
Tra
gli scogli ci sono quelli che i vecchi pescatori chiamavano Carusiello, che
ricorda il piccolo salvadanaio in terracotta dei loro bambini, e Lastrachiello,
dalla forma spianata che somigliava tanto al lastrico del loro ingresso di
casa.
Vicino
alla riva, durante la bassa marea, affiora a pelo d'acqua lo scoglio della
Giumenta, il cui profilo ricorda una schiena di un cavallo.
La
Grotta du Trasi e jesci (Entra ed esci) è un tunnel naturale che sbuca su una
spiaggetta a forma di ditale, detta appunto 'A Jiditala.
La
Grotta della Pecora deve il suo nome alla grande stalattite a forma di testa di
pecora che sovrasta l’ingresso e al suo interno l'acqua cristallina sfuma in
colori che si alternano continuamente.