Nocera Terinese è
posto a 240 metri di altitudine sulle pendici di un colle rivolto verso la bassa
valle del Savuto e verso il mar Tirreno. Separata dal nucleo principale vi è
Marina di Nocera Terinese, ove il fiume Savuto sfocia nel mar Tirreno.
Il centro
abitato di Nocera Terinese è ubicato in collina a 240 metri s.l.m. Dal paese si
riesce ad osservare il Savuto sfociare
nel mar Tirreno presso
Villaggio del Golfo. Inoltre dal territorio di Nocera Terinese si vedono, al
tramonto, le isole Eolie e in particolar modo Stromboli.
A circa
quattro chilometri dalla riva del Mar Tirreno, presso l’estremità nord del
golfo di S. Eufemia, su di uno degli ultimi speroni del monte Mancuso, che
lentamente degradano verso il mare, alla confluenza delle due vallate del
torrente Grande e del Rivale, su di un piccolo promontorio, dalla sommità
pianeggiante, in sito forte per natura e soleggiato, esisteva, sin dalla più
remota antichità, un nucleo abitato, la cui origine si perde nella notte dei
tempi. Esso ebbe il nome di Nucrinon o Nuceria o Nuceria dei Brezi, ricordata
dallo storico Filisto, siracusano, secondo Stefano di Bisanzio.
Furono i Brezi i suoi primi abitatori? Certo è che la nostra contrada fu
abitata fin dall’epoca preistorica, come ne fanno fede i numerosi strumenti di
pietra levigata che in tutti i tempi si sono rinvenuti nella parte bassa del
nostro territorio, quali asce o accette di pietra verdastra, di varie
dimensioni, di forma triangolare dal taglio affilato, da servire per istrumenti
da lavoro e per armi di difesa. Di questi i nostri contadini si son serviti da
pestelli per il sale o da “scaramanzia” contro i fulmini. . La località era
adatta alla vita dell’uomo primitivo, per il clima temperato, la presenza di
numerosi corsi d’acqua, la vicinanza al mare, l’abbondanza dei boschi e
della selvaggina.
Il nome di Grotticelle, che conserva ancora una contrada alle falde
dell’altopiano di “Terina”, induce a credere che ivi fossero le prime
grotte di abitazione, prossime al fiume Grande, al mare, esposte a mezzogiorno,
riparate dai venti del nord. Attualmente nulla rimane delle antiche vestigia, a
causa delle continue erosioni determinate dal sottostante torrente Grande, il
quale ha prodotto, attraverso i secoli, e produce tuttora, la disgregazione
della costa, cambiando completamente la configurazione del luogo.
L’Orsi, nella sua fugacissima campagna archeologica, nell’inverno 1913-14,
constatò, nella contrada suddetta, tracce preistoriche per cui scrisse:
“Nelle ripetute escursioni ho potuto riconoscere delle tenuissime tracce
preistoriche, nella punta sud-ovest dell’altipiano (di Terina), dove, in mezzo
alle arene, avvertii degl’informi coccetti che hanno il carattere della
ceramica preellenica”.
Col volgere del tempo, a causa delle favorevoli condizioni ambientali, si
sviluppò la pastorizia e, nel piccolo acrocoro, sito poco più a monte, detto
Rivellino o Motta, trovarono stanza più conveniente.
Nocera Terinese è
una cittadina della provincia di Catanzaro che sorge a cinque km dal mar
Tirreno, sulle falde del monte Reventino, con il centro storico circondato dai
monti Destro, Mancuso ed Eliceto. Il paese si apre, come un grande belvedere,
sulla vallata del fiume Savuto e sul mare Tirreno, con un’altitudine di 327
m.s.l.m.. Per le eccezionali condizioni climatiche naturali, l’agricoltura è
l’attività prevalente: vi si coltivano cereali, olive, che danno un ottimo
olio di frantoio, e uva di vitigni pregiati con la quale si producono apprezzati
vini DOC.
Le origini storiche sono antichissime, le si fanno risalire al periodo
preistorico.

Dagli scavi
effettuati da Paolo Orsi nel 1913/4, nella zona tuttora chiamata
“Grotticella”, vennero alla luce numerosi strumenti di pietra levigata,
accette di pietra verdastra, altre pietre affilate, di forma triangolare da
servire quali armi da offesa e come strumento da lavoro (età neolitica). In
seguito fu colonia Magno-Greca (Nucrinon – Temesa – Terina?). Dopo la
battaglia di canne(216 a. C.) fu distrutta da Annibale; passò poi sotto il
dominio romano e, nel 960, fu distrutta completamente dai Saraceni.
I superstiti ripararono in luoghi nascosto, non lontano dal mare, tra il monte
Eliceto e il Destro, alla confluenza dei due fiumi Grande e Rivale. Sorse come
“Castrum” e, aumentando di popolazione, divenne “Oppidum”; il nucleo
primitivo si insedio in località “Timpone Motta”.
Il primo
ricordo scritto della città “ Nucera” risale al 1240 in un documento di
Federico II d’Hohenstaufen.
Nocera subì la dominazione normanna, la spagnola ed in seguito quella francese,
la restaurazione borbonica contribuì alla nascita, intorno al 1846, di una
associazione della Giovine Italia. La città ha da poco preso la denominazione
attuale, veniva infatti indicata con il nome di “Nocera di Calabria”.
Nel centro
storico si possono ammirare: un arco medievale di stile Dorico in pietra
tufacea, nel rione Motta, adiacente la chiesa S. Maria della Pietà (sec. XVI);
il “Portale del Palazzo Procida” appartenente alla omonima famiglia estinta
nel 1900 e risalente al XV° sec.; il ponte di collegamento tra il rione Motta
ed il resto del centro storico (detto “La Ponta”); il Convento dei Padri
Cappuccini; la Chiesa di S. Francesco; la chiesa di S. Maria della Pietà; la
chiesa di S. Giovanni Battista, patrono della città; la chiesa della SS.
Annunziata; la chiesa “Maria Regina della Famiglia”.
Luoghi
d'interesse
Chiesa
Matrice di San Giovanni Battista: da semplice cappella intorno al 1300, nel
corso dei secoli, assunse la sua attuale forma dopo il terremoto del 1783 e i
lavori terminarono nel 1828, anno in cui venne ultimata la stupenda e superba
cupola che, sovrastando il presbiterio si alza dal suolo di ben 32 metri, opera
di esperti carpentieri venuti a Nocera dalla vicina S. Lucido. Di buona fattura
alcune tele: l'ultima Cena del Pascaletti, e la Madonna del Rosario di autore
ignoto. Tra le statue lignee quelle di S. Giovanni Battista, della Madonna del
Suffragio, di S. Francesco di Paola e di S. Caterina d'Alessandria. Festeggia il
patrono San Giovanni il 24 giugno e il 5 febbraio (San Giovanni d'i terremoti),
poiché secondo la leggenda in questo giorno il Santo preservò il paese dal
tragico terremoto del 1638.
Chiesa
dell'Annunziata: l'altare centrale dell'Annunziata in marmo verde, monumento
nazionale, nella nicchia custodisce la statua lignea risalente al 1600, della
Vergine Addolorata con il Cristo morto sulle ginocchia "la Pietà ",
venerata dal popolo nocerese specie durante la Quaresima e tale devozione
culmina nella Settimana Santa, in particolare il Sabato Santo con la solenne
processione della Vergine Addolorata e del Cristo morto durante la quale si
svolge il secolare rito dei "vattienti". Custodisce anche la statua
lignea bellissima della titolare, la Vergine Annunziata.
Chiesa di
San Martino: è una piccola e austera chiesa, innalzata nel XV secolo nella
piazza principale.
Chiesa di
San Francesco: un tempo del Cenobio dei Minori Conventuali, alla sommità
del paese i ruderi del vecchio convento dei PP. Cappuccini, un tempo fortilizio
normanno,.
Il “Portale
del Palazzo Procida” appartenente alla omonima famiglia e risalente al XV°
sec.
Nel territorio
dell'attuale Nocera Terinese si trova il sito della città magnogreca di Terina,
da molti collocata sul Piano della Tirena, massiccio costiero lambito alla sua
base dei corsi dei fiumi Savuto e
Grande, che si uniscono poco prima di incontrare il mare. Il Lenormant nel
suo viaggio in Calabria si mostrò certo nel non attribuire al Piano della
Tirena la collocazione del sito di Terina, in quanto il Piano gli fu mostrato da
una delle colline circostanti, verosimilmente il Piano di Stia. Lo studioso
francese, ricordando il riferimento di Strabone a
due fiumi che lambivano il piano prima di unirsi, non era stato infatti in grado
di osservare il corso dei due fiumi che effettivamente esistono. Vi è ancora
oggi un dibattito aperto sulla collocazione di Terina, da alcuni collocata nel
territorio di Lamezia
Terme per via della monetazione ritrovata.
Riti della settimana santa - A
Nocera Terinese la Settimana Santa viene celebrata con una serie di cerimonie
liturgiche, riti e processioni molto suggestive che attirano fedeli da tutta la
Calabria e che, per la loro importanza, sono state riconosciute dall'Istituto
Centrale per la Demo Etno Antropologia come Patrimonio Immateriale d'Italia.
La
mattina del sabato viene portata a spalle per tutto il paese una Pietà lignea
seicentesca nota come Madonna Addolorata, che sfila tra le ali di folla
accompagnata da marce funebri e nenie popolari. Durante la processione si svolge
anche l'antico rito dei "vattienti" (flagellanti), uomini che, per
espiare un peccato proprio o di un congiunto, oppure per chiedere una grazia, o
ancora per ringraziare di averla ricevuta, si percuotono le cosce nude con due
dischi di sughero (su uno dei quali sono conficcate 13 schegge di vetro) fino a
farle sanguinare abbondantemente. Le autorità ecclesiastiche hanno tentato
varie volte di proibire il rito dei "vattienti". Inutilmente.
