Il
comune (casa comunale) sorge a 425 m s.l.m. e presenta uno sviluppo altimetrico
che va dagli 0 metri s.l.m. (Saline
Joniche) a 1081 metri s.l.m. (Embrisi). Il territorio ha fatto parte della Comunità
montana Versante dello Stretto, oggi abolita. Al suo territorio appartengono le frazioni di Fossato Ionico
e Saline Joniche, gli altri agglomerati abitativi sono contrade minori,
senza alcun rilievo giuridico e prive di delegazioni
municipali. La conformazione
orografica del comune influisce
sulla distribuzione demografica: solo il 20% della superficie è abitata.
Il
suo nome deriva secondo
alcuni da Mons
Bellus, un composto di “monte” e dell’aggettivo “bello”, nome
che identifica la sua posizione geografica; secondo altri da Montis
Belli, “monte della guerra”.
All'interno
della guerra fra francesi e spagnoli per
il possesso del regno di Napoli, durata tre anni (1502-1504), ebbe luogo la famosa Disfida di Barletta,
un episodio marginale ma non certo insignificante che esaltò gli spagnoli e
prostrò psicologicamente i francesi che da allora subirono sconfitte fino
all'estromissione definitiva dal regno di Napoli. Visti i risultati della
disfida di Barletta, il gran capitano Ferrante Consalvo di Cordova,
rappresentante di Ferdinando I
il cattolico re
di Spagna, insignì di titoli ed onori tutti duellanti, e donò a Ludovico
Abenavoli del Franco un feudo in Basilicata.
Dal momento però che questo feudo risultava appartenere ad un altro barone gli venne concessa come compenso l'esenzione annua di 150 ducati sulla gabella del vino di Napoli, per sé per i suoi eredi e successori fintantoché non
sarebbe stato possibile uno scambio e
quindi una donazione di un feudo.
Questa
opportunità si verificò nel 1507, allorché si rese libera una baronia in Montebello Jonico. Questa venne donata a Ludovico
Abenavoli del Franco che divenne
così il primo barone della casata Abenavoli del Franco di Montebello (che
confluirà nel ramo femminile di Maria Abenavoli del Franco nel 1702 dopo la strage di Pentedattilo e l'allontanamento del barone Bernardino). Gli Abenavoli del Franco
oltre al possesso dei beni esercitavano il “banco di giustizia”, ossia l'amministrazione
della giustizia nel feudo in nome
e per conto del re, ma il tragico luttuoso evento del 14 aprile 1686 fece venir
meno la fiducia reale: all'incirca nel 1696 Montebello e Fossato furono
riunificate da Carlo II (ultimo re degli Asburgo) in un marchesato che fu
assegnato ai nobili Mazzacuva. Nel 1677 Ferdinando Mazzacuva ne divenne il
padrone assoluto, si insediò nell'antico Palazzo Baronale, e la piazza
principale di Montebello gli è stata intitolata.
Probabilmente,
in origine, faceva parte del feudo di Motta
Sant'Aniceto. Giuseppe
Bonaparte individuò il
territorio con due nomi distinti: Montibello e Fossato. Nell'anno 1811 il comune assunse il nome di Montebello. Fino all'Unità
d'Italia, assunse il nome generico di
Montebello alternativamente a quello di Fossato, come da atti di stato civile
dal 1811 al 1860.
Nel Dizionario
dei paesi del Regno delle due Sicilie, edito nel 1824, il Comune è individuato come Fossato con sede della residenza
comunale in Montebello.
Per
tutti gli anni successivi e fino all'Unità d'Italia, nei registri dello stato
civile compare alternativamente sotto i due nomi e cioè: Comune di Montebello,
senza alcun'altra dicitura, e Comune di Fossato. Nel I Censimento del Regno d'Italia Montebello
compare nell'elenco dei Comuni che hanno cambiato nome ed assume quello di Fossato di Calabria
Ulteriore I.
Nell'anno 1862, sul frontespizio del Registro degli atti di nascita, si legge: Comune
di Melito - Sotto Comune di Fossato. A sancire la denominazione di Fossato
di Calabria Ulteriore I è il Decreto Regio di Vittorio
Emanuele II, emanato in data 8 maggio 1864,
con il quale viene autorizzato il cambio di denominazione.
Sul
frontespizio del Registro degli atti di nascita del 1865 si legge infatti Comune di Fossato - Sottocomune di Fossato.
Questa denominazione permane fino al 7 aprile del 1890, data in cui il comune cambia definitivamente il nome in Montebello Jonico,
in seguito a richiesta formale su delibera del Consiglio
comunale del 15 dicembre 1889.
Scoprire
il centro storico

Montebello
Jonico ha conservato una struttura medievale ed il centro storico è
caratterizzato da viuzze e scalinate.
Tra
i principali luoghi di interesse si segnalano:
Chiesa
Arcipretale Protopapale di Montebello Jonico, dedicata a Maria
Santissima presentata al Tempio, patrona del comune. Qui è presente una statua
risalente alla scuola Toscana attribuita al Gagini.
La scultura marmorea scolpita a tutto tondo raffigura la Madonna col
Bambino in braccio e, nella parte inferiore, sono presenti dei bassorilievi.
Sempre nella Chiesa di Montebello Jonico è presente un dipinto del 1600, due antichissime acquasantiere in marmo,
che riportano alla base stemmi
araldici. Sono presenti inoltre statue e quadri molto antichi, raffiguranti la
Madonna, il Cristo e
i Santi. La chiesa è a tre navate, lungo le quali sono raffigurati "I misteri del S. Rosario".
Sia nelle navate laterali che nella navata centrale sono presenti delle vetrate.
La chiesa
di San Leonardo; chiesa minore contenente la statua del compatrono del
comune.
La Cappella
dei Santi Pietro e Paolo; chiesa minore di Montebello situata nella contrada
di Mastropietro, dove sono presenti le statue degli altri due compatroni del
comune.
Le
rovine del castello baronale dove ora sorge il Cimitero.
I
ruderi della Chiesa di S. Maria extra moenia.
Il Palazzo
baronale, situato in piazza Mazzacuva accanto alla chiesa protopapale.
La Chiesa
dei santi Cosma e Damiano, situata nella contrada Masella di recente
costruzione.
Il
santuario dell'Annunciazione situato in Montebello sul confine con
fossato, meta ogni 25 marzo della
processione che dalla chiesa madre del comune un'immagine della B.V Maria viene
portata presso l'omonimo santuario mariano, dove si incontrano per un momento di
preghiera comune la parrocchia Maria Santissima della Presentazione di
Montebello e Maria Santissima del Buon Consiglio di Fossato.
"A
rocca i Santa Lena" situata di fronte al capoluogo, una roccia molto
particolare che ricorda un po' la cresta di un gallo.
Un mulino antico situato a sud di Montebello sul lato est della fiumara.

Il
paesaggio di Montebello molto suggestivo, nella fiumara a tratti delle gole
molto strette e profonde, la vegetazione fa parte della macchia mediterranea.
Nella
frazione di Saline si trovano i laghetti naturali, una zona
acquitrinosa costiera ove sosta l'avifauna migratoria
che risale la penisola italiana. Qui vi si può visitare la chiesa del SS.
Salvatore. Le
saline, che hanno dato il nome alla frazione, appartenevano fin dal XI secolo
dell’abbazia di Santa Maria di Terreti. Alla fine del IX secolo, questi stagni
furono teatro del miracolo operato da Sant’Elia di Enna, il quale diede ordine
al suo discepolo Daniele di gettare un salterio nell’acqua, ritrovato intonso
quando questi tornò indietro a riprenderlo. Oggi nei pressi degli stagni
abitati da cormorani, folaghe e persino fenicotteri c’è un porto insabbiato
ed una gigantesca fabbrica non più in funzione.
Nella
frazione di Fossato Ionico si possono vedere:
Il
"Palazzo Piromallo"
conosciuto con il nome di "A Turri",
esiste nel comune di Montebello Jonico, nella frazione di Fossato, da più
di due secoli.
Alla
fine del 1700 Fossato era un feudo di proprietà dei Baroni Piromallo Principi
di Capracotta (IS) e residenti a Napoli.
Il
più prestigioso Barone montebellese fu il Conte Giacomo Maria Piromallo, più
volte Sindaco di Montebello, e fondatore della borgata S. Elia e della Chiesa
dedicata alla Modonna di Pompei (1895) di cui detenne il patronato.
Il
feudo si estendeva per svariate centinaia di ettari con boschi di castagno e
vigneti.
Per
controllare meglio la proprietà i Piromallo fecero costruire il castello
all’ingresso del paese. Esso veniva per lo più utilizzato come residenza
estiva o come sede in cui riscuotere i proventi derivanti dalla vendita dei
prodotti agricoli e boschivi.
Dopo
la caduta del Regno delle Due Sicilie e la nascita del Regno d’Italia lo
stesso non venne più utilizzato, le visite si fecero molto rare, e a poco a
poco si liberarono della proprietà vendendola alle maggiori famiglie
benestanti.
Tra
i nuovi acquirenti, come risulta da un atto di vendita risalente al 1913, ci
furono il Sig. Nicola Gullì e il Sig. Antonino Pellicanò per la Torre.
Oggi
l’edificio è comunque di proprietà del dott. Nicola Gullì.
Nel
tempo la struttura, e sicuramente dopo del terremoto del 1908, è stata
sopraelevata ricavando un sottotetto e consolidata mediante applicazione di
catene.
La
struttura di forma turrita ha un’area di circa 300 metri quadrati. Le due
torri presenti sono probabilmente un’aggiunta successiva al primo impianto e
costituiscono l’elemento più significativo dal punto di vista estetico e
funzionale della struttura che si affaccia al mare e alla parte bassa del paese
dove si estendevano gli agrumeti.
Il
palazzo, restaurato per l’ultima volta tra il 1882 ed il 1892, ormai non è più
abitato da vari decenni, il tetto in tegole rosse presenta danni strutturali
come anche le facciate, le merlature delle due torrette laterali, gli
spigoli e i tre balconi in ferro battuto.
Dall’analisi
territoriale emerge che esistevano ed esistono ancora oggi una fitta rete di
palazzi baronali distribuiti sul territorio comunale poiché i palazzi di
proprietà dei Piromalli si estendevano dalla marina alla montagna.
La
chiesa parrocchiale dedicata alla Beata Vergine del Buon Consiglio,
eletta parrocchia nel 1728 ed elevata a Dittereale il 29 novembre 1772 con bolla arcivescovile di monsignor Capobianco. Il sacro quadro è di
autore ignoto ma di Scuola Gagginesca napoletana. Le sue pareti sono coperte con mosaici moderni di pregiata fattura. Restaurata con i Contributi della Regione
Calabria agli inizi degli anni
2000. La festa della santa Patrona si celebra l'8
settembre di ogni anno. La processione della sacra immagine percorre le vie del
paese e delle frazioni.
I
ruderi dell'antico "Monastero Bizantino di San Giovanni",
località che sovrasta la frazione Mulino.
Le
"Grotte della Lamia", a tre km dall'abitato di Fossato Ionico.
Esse rappresentano una delle grotte più grandi, di origine marina, scoperte
nella provincia di Reggio Calabria.
Secondo
la leggenda vi trovò rifugio Lamia, amante di Zeus, punita dalla gelosia di
Hera che la trasformò in un mostro, insieme alla sua unica figlia rimasta in
vita: Scilla. In contrada Masella si innalzano invece le Rocche
di Prastarà: rugose calcareniti abitate fin dalla Preistoria. Tra
il IX e il X secolo da queste spelonche si elevarono le preghiere di Sant’Elia
lo Speleota, di Sant’Elia di Enna, di Sant’Arsenio e di molti altri asceti
che nella solitudine e nel silenzio cercarono Dio. Dalle grotte è possibile
osservare due stagni identici, nei pressi della costa di Saline Joniche,
frazione di Montebello.
Le Rocche
di Prastarà, nei pressi della contrada Masella.

Tradizioni
e folclore
Ogni
24 e 25 marzo si celebra la festa religiosa di Santa Maria dell'Annunciazione,
festa solennizzata con canti, botti e una processione con l'icona
dell'Annunziata, nel vespero del 24 marzo, partendo dalla chiesa protopapale,
alla volta del santuario mariano omonimo. Il 25 vi è la "discesa"
del quadro alla volta della chiesa madre. A questa festa partecipa anche la
comunità di Fossato J. oltre a quella montebellese.
Il
14-15 agosto si celebra il transitus Beatae Virginis, l'Assunzione di Maria
Santissima. È celebrata la sera del 14 agosto con una processione di un quadro
settecentesco dell'Assunzione, che dalla chiesa protopapale è trasportata nel
locale cimitero, dove è riposta tutta la notte, per poi la mattina seguente
essere riportata dai fedeli nella protopapale dove è celebrata la Messa solenne
nel rito bizantino. Il 27 agosto vi è la storica fiera di Santa
Filomena.
Il
21 novembre è celebrata la festa della patrona del comune con la liturgia in
rito bizantino.
Fonte:
|