Oppido Mamertina (Borgo)
(Reggio Calabria)

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La città fu fondata sull'antica Oppidum a sua volta fondata su un antico insediamento costruito dal popolo dei Mamertini, spostatosi dalla vicina Mella (III-I sec. a.C.) dove aveva trovato rifugio unendosi alla popolazione italica del posto e dando alla luce la mitica Mamerto. Nel 1056 fu conquistata da Ruggero il Normanno e divenne ducato durante la dominazione angioina, fu a lungo contesa tra angioini e aragonesi.

Il territorio comunale di Oppido si estende dalle vette dell'Aspromonte e scendendo lungo la dorsale pre-aspromontana si insinua nel cuore della Piana di Gioia Tauro e, caratterizzato da formazioni geologiche di varia natura, presenta, quindi, una fauna e una flora particolarmente diversificata.  

Nelle fascia del territorio che si estende al centro della Piana dominano le coltivazioni dell'ulivo. Le distese degli alberi di ulivo secolari, che grazie al clima propizio raggiungono altezza e proporzioni ragguardevoli, unitamente agli agrumeti sono la prevalente caratteristica paesaggistica nonché una delle principali risorse economiche.

Le zone collinari presentano una spiccata eterogeneità. Ai boschi di ulivo si uniscono i numerosi boschi di castagno, di noce e le pinete che progressivamente si estendono fino alle zone più alte e la macchia mediterranea, tra i crinali impervi, cresce rigogliosa. Sotto i mille metri è il leccio a farla da padrone unitamente ai boschi di quercia. In montagna, poi, le vette sono coperte dai faggi, dal pino laricio e dall'abete bianco.  

Oltre alle numerose specie migratrici, nel territorio di Oppido è stanziale la tipica diversificazione faunistica del versante tirrenico dell'Aspromonte.

Oppido Mamertina nel corso della sua storia ha avuto differenti nomi:

Mamertion o Tauriana, insediamento greco-romano;

Tauroentum oppidum, I sec d.C. (con tale nome, probabilmente, Gaio Plinio Secondo definì la città di Oppido.

Oppidum, durante epoca tardo-romana;

Oppido o Sant'Agata, XI sec.;

Oppido, regno di Napoli;

Oppido Mamertina, unità d'Italia.

La città medievale fu fondata, probabilmente nel IX secolo, sull'antica Oppidum a sua volta fondata su un antico insediamento costruito dal popolo dei Mamertini spostatosi dalla vicina Mella (III-I secolo a.C.) dove aveva trovato rifugio unendosi alla popolazione italica del posto e dando alla luce la mitica Mamertion (in latino: Mamertium).  

Il territorio di Oppido ha una stratificazione storico-archeologica di notevole rilievo. In località Torre Cillea e Torre Inferrata sono documentate presenze comprese tra i secoli VII e III secolo a.C. ricollegabili ad area di abitato e di necropoli. Sono stati portati alla luce i resti di un nucleo di genti indigene ellenizzate prima e successivamente di una comunità brettia. In contrada Mella, nei pressi della città medievale di Oppido, è stato rinvenuto un insediamento risalente al III - I secolo a.C. e reperti riferibili all'età neolitica e all'età del ferro. Nel cuore dell'Aspromonte, in località Palazzo, è stata costruita nel IV secolo a.C. all'estremità di un lungo serro che domina l'intero territorio di Oppido, una struttura fortificata che, protetta da un avancorpo, accoglieva una guarnigione in pianta stabile. La città medievale è munita di castello e di grandi mura difensive ancora oggi in gran parte visibili, di un'importante cattedrale, è ricca di palazzi, chiese, conventi, nel Seminario si insegnavano lettere, filosofia, dogmatica, teologia moralesacra scritturacanto gregoriano, storia sacra e profana, geografia, oratoriapoeticaesteticastoria della filosofia.  

Nella nota contrada Mella, poco distante da Oppido, insiste un vasto e complesso sito archeologico. Giacciono, ancora in gran parte sepolti nonostante la massiccia campagna di scavi, i resti della mitica Mamerto, citata negli scritti di Strabone. La sua origine è legata alle vicende dei Mamertini (cultori del dio Marte), popolo di mercenari provenienti per lo più dalla Campania. Arrivati in Sicilia, partendo dalla Sila Tauricana (entroterra sopra Reggio e Locri) dove si erano stanziati abbandonando il Sannio per scongiurare una pestilenza, furono assoldati dal tiranno di Siracusa Agatocle. Alla sua morte si spinsero verso nord fino a Messina conquistandola. Dopo l'avvio della Prima guerra punica, del quale furono i principali responsabili, schiacciati dalla potenza di Roma e Cartagine, lasciarono l'isola e ritornarono in questo lembo di Calabria dove trovarono stabile rifugio in un abitato italico fondando così Mamerto. Questo termine però nel tempo si perse a causa della mescolanza con la cultura e il lessico dei popoli locali, e visto che l'insediamento dei mamertini avvenne nella Sila Tauricana da qui il nome Tauriana (la città del monte Taurus). Il legame tra le città di Tauriana e di Mamertion è insito inequivocabilmente nelle fonti (Alfio di Messana, Strabone, Catone, Stefano Bizantino), le due città sono sorte con ogni evidenza nello stesso territorio, sono cioè la stessa cosa. Significativi sono i numerosi ritrovamenti di mattonacci e di tegole recanti la scritta TAYRIANYM e dei bolli statali contraddistinti dall'etnico TAYPIANOYM comprovanti una piena autonomia politica. Ben presto la città diventa un importante centro economico e commerciale assumendo un ruolo preminente nello sfruttamento e nella gestione del potenziale economico dell'alto bacino del Metauros, usufruendo anche di uno sbocco commerciale sul Tirreno tramite l'emporio portuale di Taurianum alla foce del fiume.

Il Parco archeologico di Mella è quindi un sito di grande interesse. Numerosi sono stati i ritrovamenti sia in termini di rilievi urbanistici (strade lastricate larghe più di 7 metri, lungo le quali si allineano grandi edifici civili in un contesto culturale pienamente urbanizzato), sia numismatici: numerosissime monete appartenenti alle zecche o autorità di Roma, Metaponto, Bretii, Valentia, Locri EpizefiriRhegionCartaginesi in Italia, CatanaSiracusa e Mamertini. Queste ultime, in ragione del 28,35% del totale, in una concentrazione così elevata che non trova riscontro altrove nell'Italia meridionale. Sono stati ritrovati anche statuette in bronzo, mattonacci, tegole, testine di terra cotta, macine, collane in metallo, ceramiche, utensili vari, anfore da trasporto, lucerne, unguentari ecc. Queste aree archeologiche sono state "visitate" da antichi e moderni tombaroli, ma ancora solo una minima parte del vasto sito è stata portata alla luce. Il proseguimento degli scavi iniziati negli anni ottanta porterà (come sta già portando) a una ridefinizione della storia della Piana di Gioia Tauro e di una parte importante della storia dell'Italia Meridionale, colmando finalmente le lacune dei testi antichi giunti fino ai nostri giorni.

L'antica città di Mamerto fu una delle più famigerate repubbliche confederate al popolo romano. L'etimologia del suo nome "Mamertion" deriva dalla voce osca Mamers, che significa Marte Dio della guerra. Il valore militare dei Mamertini è ricordato nella letteratura antica, allorquando, come scrive Plutarco, si opposero alla marcia su Roma di Pirro schierando diecimila soldati e dimostrando abile strategia militare. Infatti, seppure sconfitti, riuscirono a scomporre l'esercito nemico molto più numeroso, disorientandolo e confondendolo, uccisero due elefanti e lo stesso re dell'Epiro rimase ferito gravemente sul campo di battaglia.

Posta a brevissima distanza dal Parco Archeologico di Mella la città medievale giace all'ombra dei taciti ulivi, in una cornice di rara bellezza. Il sito, per la sua estensione e densità di resti, è particolarmente affascinante e interessante. La città era protetta da possenti mura e vi si accedeva grazie alle due porte poste agli estremi del lungo asse principale (ben visibili, tanto le mura quanto le porte) sul quale si affacciano gli edifici più importanti i cui resti sono ancora visibili. La città ospitava il Seminario e l'imponente Cattedrale con l'Episcopio (della Cattedrale persistono oltre le vestigia perimetrali, la scalinata esterna e interna e il campanile). Dallo stradone principale si diramavano tortuosamente le vie e viuzze che danno forma al caratteristico contesto urbano. Ospitava anche, oltre a numerose chiese, il Convento dei Frati Paolotti e il Convento dei Frati Francescani Osservanti e fuori le mura il Convento dei Frati Cappuccini e due carceri, uno ecclesiastico e l'altro civile nel Castello Angioino-Aragonese che, accanto alla porta nord, si innalza poderoso ancora ben conservato.

La città fu distrutta dal terremoto del 5 febbraio 1783. Visitandola nella seconda metà dell'800 Alexandre Dumas scrisse: «La città di Oppido ebbe la sorte di tutte le belle donne: oggetto di desiderio nella loro giovinezza, di disgusto nella loro decrepitezza, d'orrore dopo la loro morte».  

L'abitato si trova alle falde dell'Aspromonte sul versante nord-occidentale. Ricostruito, su progetto degli ingegneri napoletani Antonio Winspeare e Francesco La Vega, dopo il terremoto del 1783, presenta un moderno impianto a scacchiera con ampie vie rettilinee e ortogonali e grandi piazze. Conserva numerosi palazzi nobiliari del XIII e XIX secolo con artistici portali in granito, tra questi, Palazzo Migliorini in stile neoclassico napoletano e Palazzo Zerbi in stile tardo barocco. Caratteristiche e pittoresche sono le tortuose vie del centro storico dei quartieri Tresilico e Zurgonadio.

Cattedrale di Santa Maria Assunta

La cattedrale di Santa Maria Assunta è ubicata nel centro cittadino e prospetta sulla piazza Duomo. È tra gli edifici sacri più grandi della Calabria e con i suoi 33 metri primeggia su tutti in altezza. Il campanile (non ancora del tutto completato), costruito su progetto dell'ingegnere Pasquale Epifanio auspice il vescovo mons. Domenico Crusco che, nel settembre del 1997, pose la prima pietra. Il campanile è alto 50,10 metri.

La cattedrale fu ricostruita su progetto di Ettore Baldanza, in stile neoclassico, dopo il devastante terremoto del 1908[3]. La parte più antica è la cappella del Santissimo Sacramento, risalente alla prima metà dell'800, che resistette integra ai movimenti tellurici del 1894 e del 1908.

Le origini della cattedrale di Oppido sono, ovviamente, parallele a quelle della diocesi. Le prime notizie risalgono all'anno 1045, come testimoniano le pergamene greche tradotte dal Guillou, quando alcuni cittadini fecero donazione di immobili al vescovo; per cui si presume, evidentemente, che la nascita della diocesi e quindi della cattedrale sia avvenuta prima di quell'anno.

Ad Avignone, nell'anno 1351, l'arcivescovo di Reggio Pietro ottenne, da papa Clemente VI, il permesso di concedere un'indulgenza di quaranta giorni in occasione di alcune feste, al fine di raccogliere elemosine elargite dai fedeli ed utili alla ristrutturazione della cattedrale di Oppido all'epoca consacrata alla "Gran Madre di Dio" (Θεοτόκος) e il responsabile era il protopapa (molti atti della cattedrale, infatti, sono sottoscritti da tale Nicola protopapa di Sicilia). Ancora oggi l'arciprete di Santa Cristina d'Aspromonte, nella stessa diocesi, si fregia del titolo di protopapa, probabilmente retaggio del periodo bizantino.

Il titolo di arciprete della cattedrale, nella persona di tale Girolamo d'Alessio, emerge con chiarezza nell'anno 1536 e nella scala gerarchica occupava il quinto posto, come emerge esplicitamente nell'anno 1648. Il vescovo Andrea Canuto nella relatio nel 1596 dice chiaramente che la cattedrale di Oppido aveva un suo capitolo e ne faceva parte un arciprete, segnala poi alla Santa Sede, che la chiesa, di antica costruzione e consacrata a nuovo culto, era stata, per suo volere, ristrutturata ed abbellita (è evidente che parlando di nuovo culto nella suddetta relatio ad Limina, il vescovo Canuto abbia inteso riferirsi all'abolizione del rito greco avvenuta nel 1482). In una relatio di mons. Montano del 1634 emerge che, anteriormente a tele anno, all'arciprete veniva affidata anche la cura della parrocchia di San Nicola de medio, che veniva unita in perpetuo all'arcipretura. Si spiega così il perché la Cattedrale sin da tempi remoti è stata sede di una parrocchia e l'arciprete parroco della stessa.

Nel 1607 il vescovo Giulio Ruffo, in una relatio, dichiarava che la sua cattedrale appariva ampia e bellissima, ma lamentava la penuria di testi sacri, vasi e suppellettili.

Da alcuni documenti del 1634 affiora che la Cattedrale era intitolata alla Beata Vergine Annunziata dall'Angelo; in verità, la cattedrale era ed è intitolata all'Assunta anche se col tempo quest'ultima aveva perso il fervore popolare a favore dell'Annunziata attuale Patrona della città di Oppido Mamertina e di tutta la diocesi.

Nell'anno 1655 da altra relatio si appura che la cattedrale era stata consacrata poco tempo prima dal vescovo Montano che l'aveva dotata di campane più grandi e nel 1666, durante l'episcopato di mons. Parisio, la stessa veniva definita assai ragguardevole per la sua grandiosità.

Il vescovo Fili poi, tra la fine del XVII secolo e gli inizi del XVIII, provvedette ad effettuare ulteriori manutenzioni nella chiesa, anche se da Lui definita decenter ornata; provvedette infatti ad illeggiadrire le cappelle dell'Annunciazione e di San Sebastiano con archi di marmo, fece spostare l'organo in luogo più ampio ed arricchì la porta maggiore con lastre in marmo. Dispose poi che il Sacro Sinassario venisse spostato nella Cappella dell'Annunciazione e l'immagine della veneratissima Madonna Annunziata fu collocata nell'altare maggiore, quest'ultimo impreziosito con 4 grandi colonne di marmo composte con mosaico, per dare più larga comodità ai numerosi fedeli che si riunivano in preghiera davanti alla sacra effigie. Arricchì le dotazioni della cattedrale con 6 candelabri con impressa l'immagine del Crocefisso, le tavole del Vangelo, dei Giudici e di San Giovanni fuse in argento, 6 calici e 2 lampade anch'esse in argento.

Altri capitoli si aprirono per la cattedrale negli anni a venire con i vescovi Perrimezzi, Vita, Mandarani, ognuno dei quali, quasi a non voler essere da meno rispetto al predecessore, si prodigò per dare il via a nuove opere ed ulteriori manufatti, fino all'ultimo vescovo della vecchia Oppido mons. Spedaliere, che si disse morto di crepacuore per la distruzione della città e quindi della cattedrale a causa del tremendo terremoto del 1783.

Scavi archeologici - Nel 1996 studiosi dell'Università della Calabria hanno eseguito degli scavi sul sito dell'antica cattedrale. Tali scavi hanno permesso di individuare la sua posizione esatta, posizione confermata dalla pianta prospettica della città realizzata dal Pacichelli. L'ingresso si trova al di là della strada principale, sulla quale invece ricadono i ruderi del campanile, e vi si accede per due rampe che portavano ad un porticato dentro il quale una scalinata introduceva alla chiesa. Sul muro sottostante ancora oggi è visibile la data 1669, sicuramente quella di un rifacimento dell'intonaco del manufatto. Entrando a sinistra vi era un grande fonte battesimale, di cui è rimasta la base. Sul fondo troneggiava l'altare maggiore, dai cui resti si evince una certa grandiosità. Ai lati sono presenti i ruderi di due altari, sotto uno dei quali è emersa una lastra con l'iscrizione a ricordare che durante l'episcopato di Mons. Vita si erano riunite le spoglie di alcuni canonici prima variamente sistemate. In due sepolcri sottostanti a quello di sinistra sono stati ritrovati ossa, rosari ed altro materiale. In alcuni punti della chiesa sono stati ritrovati gradini di marmo e tratti di pavimento con piastrelle in maiolica.

Nel 2001 un saggio di scavo in una porzione del presbiterio dell'attuale cattedrale ha permesso di portare alla luce la suggestiva cripta dove riposano i resti mortali dei vescovi Francesco Maria Coppola (morto a Oppido nel 1851) e Giuseppe Teta (morto a Napoli nel 1875).

La cattedrale della nuova Oppido - Caduta in rovina per il disastroso terremoto del 5 febbraio 1783, e vista l'impossibilità di ricostruirla sullo stesso sito, Oppido fu riedificata a pochi chilometri, nella località Tuba che è oggi, insieme a Zurgonadio e Tresilico, il quartiere più antico della città.

Le funzioni religiose venivano ufficiate, dal nuovo vescovo di Oppido mons. Tommasini, in una cattedrale baracca e il primo edificio in muratura con funzione di cattedrale sorse, per volere dello stesso vescovo, nel luogo dove ora c'è la chiesa Abbazia.

La prima vera cattedrale venne innalzata mercé l'impegno profuso dal solerte vescovo Francesco Maria Coppola, che la consacrò il 23 giugno 1844. I lavori iniziarono per volere del vescovo nel 1825 e dopo quasi 4 lustri la cattedrale venne alla luce anche se incompleta e mons. Coppola poté celebrare la prima messa nell'unica cappella portata a termine.

Negli anni successivi il tenace vescovo completò e rifinì la cattedrale, come emerge dalla relatio nel 1851, dove ribadisce le misure della principale chiesa diocesana (237 palmi di lunghezza interna (circa 62 metri) e 100 palmi di larghezza interna (circa 26 metri) e divisa in 3 navate. Sotto la grande cupola si aprivano altre due cappelle, che misuravano entrambe 160 palmi (circa 40 metri) e munite di altare ornato con colonne di marmo. Altre due cappelle erano poi sistemate ai lati della chiesa. La volta interna era alta 80 palmi (circa 22 metri) e abbellita con tavole di abete, pitture e sacre immagini. Nel presbiterio vi era il coro in noce con la sedia più alta per il vescovo e non mancava il trono pontificio. In chiesa si accedeva da una rampa acciottolata e per un ampio porticato che suppergiù occupava l'area dell'odierno sagrato (per cui la lunghezza esterna della cattedrale, presumibilmente, era prossima agli 80 metri) e ai lati si elevavano due torri campanarie.

Mons. Coppola morì nel dicembre 1851.

Il terremoto del 1894, abbatté le due torri campanarie e provocò seri danni all'intera struttura, che fu poi consolidata e ristrutturata con lavori che si protrassero ben oltre il 1900. Nel dicembre del 1908 un terribile sisma abbatté l'imponente struttura voluta dal Coppola, si salvò soltanto la Cappella del SS. Sacramento, ancor oggi esistente. Molte parti della chiesa che minacciavano il crollo furono abbattute dai soldati del genio e in particolare furono rimossi il portico, la facciata principale, la grande cupola centrale, e l'aula capitolare.

L'attuale cattedrale sorge sulle rovine della precedente e fu inaugurata nel 1935, alla cerimonia parteciparono, tra gli altri, l'arcivescovo di Reggio e già arciprete della cattedrale di Oppido mons. Pujia ed i vescovi di Gerace, mons. Chiappe, di Tropea, mons. Cribellati e di Mileto, mons. Albéra oltre naturalmente al vescovo di Oppido mons. Colangelo.

Descrizione - L'interno, a croce latina, si presenta maestoso, in una soffusa luminosità non troppo abbagliante come nelle cattedrali barocche, né troppo cupa, come in quelle gotiche. Presenta un impianto a tre navate divise da imponenti colonne. Il soffitto della navata centrale è costruito a cassettoni e nel grande rosone centrale è raffigurata l'Assunzione di Maria in cielo e schiere di angeli osannanti alla Vergine in altri riquadri.

Al centro del transetto, intorno alla cupola centrale, si possono ammirare i quattro evangelisti e, su due pilastri della stessa, i dipinti di San Pietro e San Paolo che guardano verso la platea, Sant'Agostino e San Basilio rivolti sul presbiterio. In quest'ultimo sono presenti artistici stalli lavorati in legno ove sono posti due stemmi, uno di papa Pio XII e l'altro di Nicola Canino vescovo, la grande mensa interamente lavorata in marmo e nella profondità del presbiterio l'imponente altare maggiore in marmo policromo. Dalla balaustra della cantoria si affaccia l'organo con le sue oltre 2.500 canne. Ospita, tra l'altro, una statua della Madonna in marmo del XVI secolo, opera del Gagini; un'antica statua in legno di Sant'Anna seduta con la Madonna bambina, autore sconosciuto; nella sua cappella, abbellita con rosoni, stucchi in oro 23 ct e dipinti che raffigurano i misteri gaudiosi, è posta la statua in legno della Madonna Annunziata, opera del 1841, di Arcangelo Testa.

In fondo alla navata destra è posta l'artistica Cappella del Santissimo Sacramento, di forma circolare, con una serie di dieci colonne che sorreggono un cornicione ornato con motivi floreali in gesso decorati in oro 23 carati e rosoni, e la cupola, anch'essa ornata con festoni in gesso e rosoni, che culmina in un lucernario. Intorno alla cappella, in apposite nicchie e su basamenti in gesso sono riposte le statue di San Francesco di Paola, Sant'Antonio da Padova, Santa Margherita Maria Alacoque, il Cuore Immacolato di Maria, San Pietro e San Giovanni Evangelista, al centro domina la statua del Cuore di Gesù.

Sulla navata sinistra è posto un crocefisso del 1807, opera di Francesco De Lorenzo di Varapodio; un Battistero, finemente scolpito in marmo, del 1860; un sarcofago in marmo, che custodisce la statua del Cristo morto e sopra di esso la statua dell'Addolorata, un grande tabernacolo per gli oli santi. La Cappella dell'Immacolata, dove è posta una statua in legno sopra l'Altare in marmo, La Cappella Stipo, che ospita un maestoso armadio in legno, interamente scolpito a mano, ove si custodisce il grandioso Trono della Vergine Annunziata.

La cattedrale custodisce un Ecce Homo scolpito in legno, posseduto da San Carlo Borromeo, donato al patrimonio artistico della cattedrale dal vescovo Cesonio (1609-1629) e le spoglie mortali dei vescovi: Francesco Maria Coppola, Giuseppe Teta e Santo Bergamo.

Titoli - Santuario diocesano. Il 15 agosto 2013 monsignor Francesco Milito vescovo della diocesi di Oppido Mamertina-Palmi ha conferito alla cattedrale il titolo di Santuario Mariano in onore di Maria Santissima Annunziata, patrona della città di Oppido Mamertina e diocesi. Il vescovo ha dedicato una struggente preghiera di ringraziamento alla Vergine e ha fatto dono di una teca di cristallo contenente una rosa d'oro e un proiettile disarmato; questo uno stralcio della Sua invocazione:

«Da oggi, in questo luogo, di attesa e di ascolto, di preghiera e discernimento, di oasi di silenzio e di contemplazione, di sguardi amorosi e di messaggi di grazia, con rinnovato e più intenso trasporto, nell'affidamento più completo, vogliamo metterci alla Tua scuola perché, guidandoci alla scoperta, progressiva e piena di stupore, di quel prodigio che è l’uomo, dal primo istante nel grembo della madre al primo istante nel seno dell'eternità, sviluppiamo un senso profondo e fattivo di gratitudine, diventandone custodi e difensori. A segno e memoria deponiamo ai Tuoi piedi, perché ce ne ricordi l’impegno, una rosa d’oro e un proiettile disattivato. Accanto nella stessa capsula di vetro, ci ricordino continuamente i due opposti sentimenti, – l'amore e l'odio –, che attraversano la storia del mondo e dell'uomo pegno e fondamento della sua salvezza o della sua perdizione.»

Piazza Duomo - La cattedrale si affaccia su piazza Duomo, che copre una superficie attuale di circa 10.000 m². Originariamente si suppone fosse a croce latina, caratteristica persa agli inizi dell'Ottocento causa la costruzione nel lato nord-est del grande palazzo voluto dalla famiglia Grillo. Al sagrato della cattedrale si accede da una grande gradinata sotto la quale è posta una suggestiva rosa dei venti. Nel lato sud-ovest, collocata al centro di quattro tigli, fa mostra di sé una caratteristica fontana in ghisa dei primi del Novecento. Sono presenti 4 grandi aiuole ed i busti del senatore Rocco De Zerbi e dello scultore Salvatore Albano, quest'ultimo è un suo autoritratto. La piazza è circondata da palazzi nobiliari sette-ottocenteschi e dal palazzo Vescovile. Degno di nota è il portale seicentesco di palazzo Princi proveniente da Oppido Vecchia.

Altre architetture religiose

Chiesa dell'Oratorio (o dell'Annunziata)

Chiesa di San Giuseppe - È ubicata nel centro cittadino in via Francesco Maria Coppola. È conosciuta anche chiesa della Madonna del Buon Consiglio.

La chiesa è di origini cinquecentesche e sorgeva accanto al convento dei Minimi, prima che il centro abitato della nuova città, distrutta dal terremoto del 1783, si espandesse intorno ad essa. La prima ricostruzione avviene proprio dopo i danni subiti nel 1783.

L'edificio attuale è un'ulteriore ricostruzione dopo i gravi danni del terremoto del 1908. La chiesa viene ricostruita in tutta la parte sommitale della chiesa, mantenendo originali il portale e parte delle coppie di lesene, gli altari interni e la porzione inferiore della torre campanaria.

La chiesa si sviluppa su navata unica con presbiterio sopraelevato e grande altare marmoreo. La facciata neoclassica deriva in gran parte dalla ricostruzione novecentesca, a parte gli elementi originali. Il campanile, posto a destra della facciata, ha una cella campanaria con tre originali aperture ellittiche.

L'interno ospita un'artistica statua di San Giuseppe scolpita in legno dall'artista oppidese Rocco Morizzi e diverse nicchie laterali riccamente scolpite in marmo, così come l'altare maggiore posto in fondo al presbiterio ove si accede attraversando un grande arco sorretto da due colonne in granito. Sopra l'altare è posto il quadro della Madonna del Buon Consiglio, cinquecentesca. Entrando subito a destra è posta la nicchia che custodisce la statua della Madonna del Buon Consiglio, mentre verso il presbiterio sono poste le nicchie che custodiscono le statue di San Francesco di Paola, pregiata scultura lignea del 1600, Sant'Antonio da Padova e San Giuseppe. Sulla sinistra quelle di Santa Lucia, il Sacro Cuore di Gesù e una tela raffigurante la Sacra Famiglia. Sul soffitto è posto un dipinto di Domenico Mazzullo che raffigura San Giuseppe conduce un asinello con la Madonna e il Bambino. Sparse nella chiesa si possono ammirare numerosi capitelli ed altre sculture in marmo provenienti dalla città medievale.

Nei sotterranei della chiesa sono presenti le cripte utilizzate per l'essiccazione dei cadaveri, che venivano posti entro nicchie in posizione seduta e legati con un particolare sistema di fermi in ferro. Tutte le nicchie erano poi collegate da canali di scolo dove confluiva il materiale biologico della decomposizione. Ad essiccazione avvenuta, legati ai fermi in ferro, rimanevano in quella peculiare posizione gli scheletri dei monaci lì sepolti.

Legata a questa chiesa nacque, da un'antica devozione della famiglia Germanò, la Congrega di San Giuseppe, ufficializzata con il Real Decreto del 26 novembre 1846, ma sarà il vescovo mons. Caputo ad assegnare la chiesa come oratorio della Confraternita e a farne omologare dal re di Napoli la concessione nel 1854.

Chiesa Maria SS. Addolorata o del Calvario

Santuario Maria Santissima delle Grazie - Mons. Raspini vescovo di Oppido il 2 luglio del 1958 ha elevato la chiesa parrocchiale di Tresilico a Santuario Mariano in onore di Maria SS. delle Grazie. Il fervente culto alla Vergine dispensatrice di Grazie è da secoli scandito nella sua stessa storia. Il popolo infatti era già profondamente legato alla Vergine del Pilar raffigurata in una pregevole scultura in marmo del '700, ancora oggi conservata nel Santuario. 

La prima statua in legno, ordinata sul modello della Madonna del Pilar, venne portata a Tresilico nel 1832. Questa statua, che raffigura la Madonna in piedi con Gesù bambino in braccio, serviva per essere omaggiata in processione e oggi è conservata ed esposta al pubblico in un vano al piano terra del Palazzo Vorluni residenza questa della pia Rosa Vorluni alla quale la Madonna sarebbe apparsa molte volte. 

Infatti tra il 1835 ed il 1837 sarebbero successi i fatti miracolosi che il dott. Gaetano Morizzi ha raccontato nel suo libro "Fiori di Grazie", la Madonna sarebbe apparsa appunto a Rosa Vorluni e in queste apparizioni avrebbe indicato alla "Pia devota" e per mezzo di lei, al dottor Morizzi, il modo per guarire chi a Lei si era rivolto. Il 2 ottobre del 1836 Rosa Vorluni, mentre si trovava in chiesa, avrebbe avuto l'ennesima apparizione, che portò alla realizzazione dell'attuale statua venerata nel Santuario.

Chiesa di San Leone Magno

Chiesa della Divina Pastora

Chiesa di San Nicola

Chiesa di Castellace di sopra

Chiesa Abbazia - Fin dall'antichità, infatti le prime notizie risalgono al 1596, la chiesa Abbazia e la relativa parrocchia detta San Nicola extra moenia fu sempre retta da un canonico con il titolo di abate. 

Nella pianta prospettica del Pacichelli la chiesa è disegnata in posizione centralissima dietro la cattedrale, ciò induce a ipotizzare come la chiesa così evidenziata non fosse in origine quella di San Nicola extra moenia proprio perché il termine stesso si riferisce a un edificio sito al di fuori delle mura della città. 

Molto probabilmente si sarà verificato, per motivi che non conosciamo, qualche evento che avrà consigliato di trasferire la parrocchia dentro le mura cittadine mantenendo però il titolo originario. Infatti tra il 1510 ed il 1525 dalle documentazioni vaticane emerge l'esistenza di una chiesa parrocchiale di Oppido definita San Nicola del Campo extra moenia o extra muros, presumibilmente si tratta dalla prima circoscrizione. 

Dopo il disastroso terremoto del 5 febbraio 1783, anche l'Abbazia fu riedificata nella sede di contrada Tuba e a essa fu assegnata una porzione di territorio. La relativa parrocchia mantenne il nome di San Nicola extra moenia. 

All'interno si possono ammirare numerosi dipinti di Domenico Mazzullo, due pregiate statue in marmo del 1500 rappresentanti San Pietro e San Paolo poste ai lati dell'altare maggiore. Quest'ultimo è impreziosito dall'incastro di molti pezzi di altare proveniente da chiese dirute della città medievale. 

La chiesa ospita le spoglie mortali del vescovo Ignazio Greco.

Chiesa dell'Assunta

Chiesa di Afanto (Località Zervò)

Chiesa di Quarantano

Cappella Caia-Musicò

Cappella del Seminario Vescovile

Episcopio - Il Palazzo Vescovile, noto anche come Episcopio o Vescovado, è il palazzo residenziale del vescovo.

L'attuale edificio, costruito per volere di mons. Nicola Canino, è situato tra Piazza Duomo e Via Antonio Maria Curcio. Disposto su due livelli, presenta una forma ad "L". Da un lato è addossato alla Cattedrale di Oppido Mamertina e dall'altro al Seminario.

Il piano alto è interamente adibito a residenza vescovile. Il piano sottostante ospita il Museo Diocesano e la Sala vescovile della Comunità. Quest'ultima, utilizzata originariamente come teatro, nonché come luogo di catechesi, è una grande sala restaurata nel 2013 per volere del vescovo Francesco Milito, ed è affrescata con pitture del maestro Diego Grillo raffiguranti scene del catechismo. Nel soffitto, interamente tinteggiato, è presente un grande dipinto raffigurante il globo terrestre sul quale è posta la Basilica di San Pietro e una grande croce, sotto il globo è posta la Cattedrale, dalla croce e dalla Basilica (Chiesa Universale) si irradia una fascio di luce verso l'Episcopio di Oppido Mamertina (Chiesa Particolare).

Nell'area interna del palazzo vi è un giardino alberato ove è presente una suggestiva riproduzione della grotta di Lourdes.

Seminario vescovile di Oppido Mamertina - Il Seminario di Oppido Mamertina fu fondato nel 1701 dal vescovo Bisanzio Fili, che guidò la Diocesi mamertina dal 1698 al 1707. Dopo il terremoto del 5 febbraio 1793, il Seminario fu ricostruito per volere del primo vescovo della nuova Oppido Alessandro Tommasini (1792-1818).

I successori di mons. Tommasini si impegnarono strenuamente per rendere il Pio istituto "lumen doctrinae" e "lumen vitae" secondo le intenzioni di Mons. Ferdinando Mandalari(1748-1769). Il vescovo Francesco Maria Coppola introdusse, tra le altre discipline, lo studio della natura, mons. Michele Maria Caputo le lingue straniere e mons. Giuseppe Teta la Sacra Liturgia e la Calligrafia.

Con mons. Antonio Maria Curcio, al quale è intitolata la via antistante, il Seminario oppidese si dotò di un Osservatorio Meteorologico e di un Gabinetto di Fisica. Sotto la reggenza del Vescovo Antonio Galati, a conferma e riconoscimento dell'importante opera di formazione dei seminaristi (la diocesi di Oppido Mamertina è da secoli prolifica di vocazioni sacerdotali) e a suggello del prestigio che il Seminario raggiunse siccome fucina di cultura scientifica e umanistica per tutta la Piana di Gioia Tauro, agli inizi del novecento si fregiò della visita del Cardinale di Milano Alfredo Ildefonso Schuster, oggi Beato.

Mons. Nicola Canino (1937-1951) si prodigò ad ingrandire ed abbellire l'edificio. Costruì un'ampia ala portando la capacità recettiva della struttura ad oltre sessanta seminaristi, fece edificare un grande salone dove egli stesso amava fare catechesi a giovani ed adulti, arricchì il Seminario, la Cappella ed il salone dell'Episcopio di pregiati affreschi realizzati dal pittore di Pizzo Diego Grillo. Nel giardino interno dell'Episcopio fece costruire una suggestiva riproduzione della grotta della Madonna di Lourdes.

Nel 2014, per volere di mons. Francesco Milito il salone dell'Episcopio è stato ristrutturato ed ha assunto il titolo di Sala Vescovile della Comunità.

Oggi il Seminario, oltre a protrarre la sua opera di formazione dei futuri sacerdoti, ospita anche il Liceo Classico "San Paolo" fondato nel 1990 da mons. Benigno Luigi Papa e divenuto "paritario" nell'anno 2001. La storia di questa scuola idealmente si riallaccia con quella del Seminario Vescovile e dell'attigua Biblioteca Diocesana che fu fondata nel 1633 dal vescovo Giovanni Battista Montano ed è la prima Biblioteca pubblica della Piana.

Convento dei Domenicani (ruderi Messignadi)

Calvarietto Maria Santissima Annunziata (Oppido Vecchia)

Convento dei Frati Francescani o Paolotti o Minori o Osservanti e dei Frati Zoccolanti (ruderi Oppido Vecchia).

Architetture civili

Palazzo Ioculano, Palazzo Grillo, Palazzo Malarbì, Palazzo Migliorini, Palazzo Grillo (Palazzaccio), Palazzo Lucisano, Palazzo Zerbi, Palazzo Germanò, Palazzo Spinelli, Palazzo Cananzi, Palazzo Vorluni, Villa Ferraris in stile liberty, Palazzo Episcopale.

Castello

Il castello di Oppido Mamertina fu costruito a cavallo tra il X e XI secolo; si presenta oggi di matrice aragonese, ma sotto la bardatura si intravede in uno dei torrioni, a causa di uno squarcio formatosi qualche decennio addietro, una massiccia costruzione cilindrica, indicativa della precedente fattura bizantina o normanna. La sua funzione era, evidentemente, residenziale e difensiva.

Castello2.jpg (378176 byte)Castello3.jpg (411993 byte)Resistette, nel 1056, all'assedio che il primo Ruggero I d'Altavilla pose col suo esercito e più tardi fu la residenza della sorella del secondo Ruggero, feudataria del tempo. Nella seconda metà XV secolo era controllato dagli aragonesi che si sostituirono al dominio angioino. 

I bastioni scarpati presentano un motivo decorativo ad archetti su mensole tra due codoni, molto simile a quello del Castello di Reggio Calabria. Una parte dei sotterranei fungevano da carcere civile; fu abbandonato dopo il terremoto del 1783.

Siti archeologici

Necropoli pre-ellenica, necropoli protostorica, Parco Archeologico di Mella (antica Mamerto) sec. III-I a. C., resti di antico abitato ellenistico, vestigia greche e romane, località Palazzo III a.C., Oppido Vecchia (città medievale).  

Frazione di Piminoro

La località di Piminoro sorge a 719 metri sul livello del mare e rappresenta una delle frazioni più suggestive del comune di Oppido. Il nome del sito ha origini greche e significa “Monte dei pastori”. Dall’alto di questo promontorio si può godere di un panorama incantevole a perdita d’occhio su tutto il territorio della Piana di Gioia Tauro, dal mar Tirreno fin su al cuore dell’Aspromonte. Il villaggio, nel quale oggi risiedono solo un paio di centinaia di abitanti, è una diretta filiazione dell’emigrazione interna dalle Serre del vibonese agli inizi dell’800.

L’insediamento, infatti, deve la sua origine all’opera del vescovo di Oppido Alessandro Tomassini che, nel 1792, diede avvio alla costruzione di una sede estiva per i seminaristi. Completata l’edificazione del seminario estivo, il vescovo reclutò un gruppo di carbonai serresi che con le loro famiglie formarono il primo nucleo di abitanti del piccolo borgo. Il secondo sabato di luglio si festeggia fra le stradine di Piminoro “La Divina Pastora”, il cui culto proveniente dalla Spagna è molto sentito e vissuto con grande partecipazione e sentimento religioso anche da molti fedeli dei centri vicini. Al termine della novena che precede il giorno della festa, il simulacro della madonna, una statua lignea, viene poi portato in processione a partire dalla chiesa per arrivare nel luogo dove un tempo c'era l'antica parrocchia, distrutta dall'alluvione del 1951.  

Tradizioni e folclore

Sono numerose le tradizioni di Oppido Mamertina, soprattutto legate a festeggiamenti religiosi. La più importante di esse è la festa di Maria Santissima Annunziata, patrona della città e della diocesi di Oppido Mamertina-Palmi, celebrata due volte l'anno con solenne processione della statua della Vergine per le vie del paese.

La Festa più sentita dalla comunità è quella di Maria Santissima Annunziata. La statua della Madonna Annunziata, custodita nella cattedrale, è un'opera lignea realizzata nel 1841 dallo scultore napoletano Arcangelo Testa. Il canonico Pignataro, nel suo studio su "Il culto di Maria SS. Annunziata in Oppido di Calabria", fa risalire il culto dell'Annunziata al periodo in cui nella diocesi si praticava il rito bizantino. All'epoca si venerava nel borgo un'icona bizantina miracolosa della Madonna Annunziata, opera attribuita a un pittore di Costantinopoli di nome Luca e realizzata nel XII secolo, oggi andata perduta.

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