San
Giorgio Morgeto è uno dei 37 Comuni che fanno parte del Parco Nazionale
dell'Aspromonte. È situato ai margini sud orientali della Piana di Gioia Tauro,
sui fianchi della breve e compatta dorsale che salda le serre dell'Aspromonte,
da cui si dominano le isole Eolie.
Fino
all'unità d'Italia il nome del comune era San Giorgio, dopo l'Unità a seguito
del fatto che esistevano sul territorio italiano molti comuni con lo stesso nome
a San Giorgio è stato unito "Morgeto".
«Una
delle più celebri terre della Calabria è quella di S. Giorgio detta prima
Morgezia, per essere stata edificata da Morgete figliuolo di Italo; ma in
progresso di tempo essendo in detta terra edificata la Chiesa con un celebre
Monastero di Monaci Basiliani sotto il titolo di S. Giorgio, per la somma
divozione di tal Santo e concorso di popoli che venivano da remotissime parti ad
adorarlo, lasciato il nome di Morgeto si disse questa terra S. Giorgio; alla
quale va unita la terra di Polistena, così detta per essere stata edificata da
Polissena Ambiente, cittadina di detta terra di S. Giorgio, nel tempo di Re
Roberto in un aulico suo Feudo, dal cui nome poi corrottamente si disse Polistena,
come viene notato dal P. Girolamo
Marafioti dei Minori Osservanti della medesima terra di Polistena
nelle sue Cronache di Calabria.» (Tobia
Almagiore, Raccolta di varie notitie historiche, non meno
appartenenti all'Historia del Svmmonte, Napoli, 1675, citato da Domenico
Valensise, p. 167, 1862)
Secondo Girolamo
Marafioti, la fondazione delle fortificazioni di San Giorgio Morgeto
potrebbero essere ricondotte al popolo dei Morgeti, di
cui parlano Proclo, Plinio e Strabone.
La popolazione del vicino albitato di Altanum avrebbe cercato riparo sul monte
per maggior sicurezza. La città, dunque, avrebbe commerciato coi greci,
per entrare poi nel dominio Romano.
Scavi
del 1921 hanno ritrovato i resti di fortificazioni bizantine risalenti
forse al VI
secolo in corrispondenza dell'abitato di Altanum. Sempre di
origine bizantina, ma del IX-X secolo, sarebbero alcuni ruderi del castello. Nell'abitato
fu costruito inoltre un importante monastero, dedicato a San Giorgio, che il
castello difese dagli attacchi degli arabi. La città a quel tempo era
chiamata Morgetia.
La
posizione della città, a dominare la piana di Gioia
Tauro, l'hanno resa militarmente rilevante. In epoca
normanna, sotto Ruggero
I d'Altavilla, il castello fu ampliato.
Nel 1324 San
Giorgio fu costituito in baronia che
comprendeva i feudi di Polistena, Anoia, Cinquefrondi, Prateria, Galatro.
Nel 1343 la
baronia fu assegnata ad Antonio
Caracciolo. Nel XV
secolo, il feudo fu assegnati alla famiglia Curreale da Sorrento e poi
alla famiglia Milano (Baroni di
San Giorgio nel 1501 e Marchesi nel 1593),
che detenne il titolo fino al 1806,
anno in cui Bonaparte decretò
la fine della feudalità.
Nel
1583 Tommaso
Campanella studiò e prese i voti nel Convento di san Domenico,
all'età di quindici anni.
Il terremoto
della Calabria meridionale del 1783 danneggiò gravemente l'abitato,
distruggendo anche il convento domenicano.
Nel 1864,
il Re Vittorio
Emanuele II ha modificato il nome di San Giorgio in San Giorgio
Morgeto.
Visitare
il borgo
San
Giorgio è disposto a gradinata e sorge su un colle, alla cui sommità si
trovano i ruderi di un castello, circondati da una pineta.
Centro
di origini medievali, San Giorgio è disposto a gradinata e sorge su un colle,
alla cui sommità si trovano i ruderi di un castello, circondati da una pineta.
Il Castello, risalente ai primi del 1296 e le cui origini sfumano tra storia e
leggenda, è un tipico esempio di architettura normanna-sveva ed attualmente è
in via di recupero. Sulla cima che si eleva alle spalle del paese si trova il
centro storico che conserva intatto il fascino del borgo medioevale, con
monumenti, edifici di notevole pregio architettonico e numerose chiese.
All'entrata
del paese domina l'antico convento dei domenicani dove studiò Tommaso
Campanella. Nel periodo natalizio, di notevole richiamo artistico e spirituale
è il Presepe movimentato, costruito da un gruppo di artigiani. Il borgo offre
la possibilità di gustare i genuini prodotti locali e godere di una suggestiva
cornice paesaggistica.
La
caratteristica principale del paese di San Giorgio Morgeto è quella di
somigliare ad un presepe. L’importanza che il paese rivestì durante i secoli
è documentabile dai numerosi palazzi signorili che ancora oggi suscitano una
notevole curiosità. La storia di San Giorgio Morgeto è caratterizzata dalla
convivenza di potenti signorie che controllavano dall’alto i propri
possedimenti terrieri a valle e in montagna. Caratteristica di queste famiglie
era la forte religiosità dimostrata dalle numerose cappelle costruite o
all’interno o all’esterno del palazzo stesso.
Ancora
oggi le Chiesette in onore della Madonna della Pietà, della Melia, di
Sant’Antonio, e molte altre andate distrutte a causa delle intemperie e della
malcuranza, dimostrano la forte devozione e la religiosità della Comunità
Sangiorgese. Altra caratteristica di questi palazzi signorili sono i portali
bugnati settecenteschi che, impressi da secoli, evidenziano la potenza di queste
baronie.
Convento
di San Domenico

Tra i più
grandi conventi della Calabria, le sue fabbriche sono veramente grandiose e
degne di una grande città. A volerlo è stato Battista Caracciolo conte di
Gerace e signore di San Giorgio.
Edificato nel
1393 dai Padri Basiliani e successivamente passato all’ordine dei Domenicani,
il Convento divenne nei secoli un centro di studi e di cultura molto importante
per l’intero Mezzogiorno d’Italia tanto che teologi e filosofi, come Tommaso
Campanella, soggiornarono per molto tempo approfondendo i propri studi.
Ricostruito
dopo il grave sisma del 1783 che sconvolse gli assetti morfologici dell’intera
Provincia reggina, il Convento fu ricostruito dai Padri che riuscirono a
recuperare gran parte delle opere artistiche come il portale
tardo-rinascimentale della precedente costruzione.
Chiesa
Matrice dell'Assunta

La chiesa
dell’Assunta di fondazione seicentesca è posta al centro del paese, fu
ricostruita e rimaneggiata più volte.
La struttura
attuale della chiesa, risale al 1933 quando è stata nuovamente rifatta in stile
romanico, con il campanile ed orologio annesso.
Ha origini
antichissime, probabilmente essa apparteneva all’ Arcivescovato di Altano.
Secondo fonti storiche questa chiesa venne eretta sin dai tempi degli Apostoli,
quando San
Pietro e San Paolo vennero nelle Calabrie e per mezzo di
vescovi da loro ordinati, diffusero la fede cristiana fra i popoli. Fu proprio Santo
Stefano da Nicea, (primo Arcivescovo di Reggio) a convertire le
popolazioni della provincia, tra cui anche i Morgeti.
Ci si accede
alla chiesa attraverso un sistema di scale laterali, entrando dalla porta
d’ingresso (posta ad occidente), si entra nell’unica navata che apre la
visuale all’imponente altare maggiore (posto ad oriente).
Fulcro della
vita religiosa della comunità sangiorgese, custodisce le statue lignee, di
scuola napoletana, dei compatroni San Giorgio e San Giacomo, un crocifisso
ligneo e un altare maggiore in marmi policromi, entrambi del '700, e un organo
ottocentesco di provenienza napoletana.
Di recente la
Chiesa è stata interamente restaurata. I lavori iniziati nel 2011 sono stati
terminati nel 2013. Sul retro parete esterna della chiesa in corrispondenza
dell’abside è ancora possibile osservare la “Pietra
Santa”. Ritornata
alla luce nel corso degli ultimi restauri si pensa che probabilmente era un
elemento che comprendeva l’antico altare della chiesa, su di essa è ancora
visibile l’incisione di una croce. Probabilmente consumata dal bacio dei
fedeli.
Chiesa
dell’Annunziata
E’ una delle
più imponenti, eleganti chiese conventuali della Calabria. La prima fabbrica
risale al 1393 ad opera dei Baroni Caracciolo di San Giorgio.
Nel 1499 la
chiesa venne restaurata, ma crollò a causa del terremoto del 1783. Venne poi
ricostruita nel 1815 e ampliata così come si presenta oggi: con un portale
imponente in granito, con al centro lo stemma della famiglia Milano.
L’edificio al
suo interno si presenta ad unica navata con otto cappelle laterali (quattro per
lato) racchiuse da arcate dedicate ai santi domenicani. Tra le statue in legno
spicca il gruppo dell’Annunciazione ad opera di Vincenzo
Scrivo, posto sopra l’Altare maggiore del XVIII secolo; due statue
lignee dei San
Cosma e Damiano(forse della bottega dei Morani), la statua di San
Domenico, San Ciro e la settecentesca effigie della Madonna
del Rosario portata in processione il venerdì Santo nella
tradizionale “affruntata” di Pasqua.

Chiesa
di Sant’Antonio di Padova
Fu fondata nel
1693 annessa al monastero Basiliano, venne distrutta dal terribile terremoto del
1783, fu poi ricostruita dal Cav.
Giovan Francesco Ammendolea, alla cui nobile famiglia è stato
devoluto lo Jus
Patronato.
Sull’altare
è posta la scultura lignea di Sant’Antonio
di Padova (opera settecentesca) realizzata dallo scultore
campano Gennaro
D’Amore, voluta dal Marchese
Giovanni Domenico Milano.
La statua fu
poi restaurata malamente nel 1983. Durante un recente restauro, nella piccola
chiesetta sono riemerse le cripte gentilizie che si pensa fossero ad uso dalla
famiglia Celano o
forse dagli stessi monaci del monastero.
Chiesa
del Carmine
Dedicata alla
Madonna del Carmelo è annessa al Palazzo
Ambesi. Sorge sul sito dell’antico Monastero dei Padri
Carmelitani. Esternamente la chiesa presenta un frontone
spezzato.
Il portale
d’ingresso è sormontato da un ampio finestrone, al suo interno si apre
un’ampia navata con al centro l’altare su cui tabernacolo è collocala una
pregiata tela seicentesca.
Castello
Normanno di Re Morgete
Il Castello fu
costruito nel IX-X secolo dai Bizantini su un'altura che domina la piana di Gioia
Tauro e le valli sottostanti.
Nell'XI secolo,
durante il regno di Ruggero
I d'Altavilla, in epoca
normanna, il castello subì un primo ampliamento. Altre modifiche furono
apportate in seguito dai nobili che si succedettero nell'amministrazione della
città. Il castello fu abbandonato nel XVI
secolo.
Per accedere al
castello si percorre la scalinata del Monumento “Faro
ai Caduti della Seconda Guerra Mondiale” (Opera dello scultore
Fortunato Longo) da qui un piccolo sentiero ben delimitato da staccionate,
porta immediatamente all’interno dell’area ove ricadono i ruderi
delle mura di cinta e del Mastio che consente l’accesso al suo interno.
Una scalinata
esterna porta al piano superiore dove è possibile ammirare uno dei panorami più
belli della la piana del Tauro; qui la vista spazia dal Monte
Sant’Elia fino a Capo Vaticano, e nelle giornate terse è possibile
ammirare in lontananza le isole Eolie con
lo Stromboli
in primo piano.
Altri tangibili
resti sono le mura di cinta ed i basamenti delle torri, oltre alla grande
cisterna, mentre il campo sottostante è una grande terrazza ai piedi
dell’antico maniero e sede ormai di grandi eventi culturali e rievocativi che
ospita concerti e manifestazioni culturali.
Miti
e leggende di San Giorgio Morgeto - Tra
queste mura silenziose, riecheggiano ancora straordinarie quanto inquietanti
leggende, che abbiamo appreso proprio dai racconti degli anziani del luogo, così
cordiali che talvolta invitano a gradire un bicchiere di vino o perfino a sedere
a tavola con loro.
La chioccia
dai pulcini d’oro - Pare
che si nascondessero dietro un grande masso accanto alla fortezza e si farebbero
vedere soltanto agli occhi dei semplici, solitamente a mezzogiorno esatto o nel
cuore della notte. Per afferrarli sarebbe necessario adempiere un rito
complesso, ma il fortunato possessore da lì a poco morirebbe. Per tale motivo i
pennuti si troverebbero ancora lì, in attesa che qualche temerario osi
catturarli.
L’oracolo
di re Morgete - Durante
il paganesimo si consultavano gli Dei per una previsione, uno di questi Dei
assunse le sembianze di “Re Morgete” un Dio dispensatore di oracoli. Questi,
al lume di fiaccole o della luna piena, tra le mura del Castello poteva
manifestare le sue visioni notturne da interpretare.
Le
jovisse - Anche
le “Jovisse” (leggiadre figlie di Giove), potevano vedersi aggirare tra i
boschi intorno alla fortezza o per le stanze dell’antico maniero, mandando in
confusione chiunque li avesse incontrate.
Arco
di San Giacomo
Nel lato
sud-est del Palazzo
Milano possiamo ammirare l’elegante Arco
Palatino in granito che ci immette alla Chiesa dedicata a San
Giacomo fatta costruire nell’ultimo decennio del ‘500 dal Marchese
Giacomo Milano
Passetto
del Re “il vicolo più stretto d’Italia”
La ristrettezza
dei vicoli interni è uno dei tratti distintivi dell'antico ed affascinante
borgo di San Giorgio Morgeto. Ma il particolare vicoletto, con i suoi soli 40
centimetri di larghezza, batte ogni record, conquistando il primato del
vicolo più stretto d'Italia. Attraversato
da una caratteristica scaletta interna che ne rende più agevole la percorrenza,
la via è situata a pochi metri dal piazzale antistante l'antico Castello
Normanno-Svevo, per questo denominato localmente «il Passetto del Re».
Secondo una
leggenda popolare, infatti, lo stesso costituiva una via di fuga per il Re
Morgete, nei casi di invasioni o durante i tentativi di espugnazione della
fortezza reale: il sovrano aveva la possibilità, nelle situazioni più estreme
ed ove inevitabile, di fuggire attraverso la stretta via secondaria, per
poi far disperdere le proprie tracce immergendosi tra le decine di piccoli
vicoli che, come in un labirinto, si diramano e si incrociano all'interno del
borgo. Ma non è questa l'unica suggestione legata al vicolo: secondo la
tradizione, percorrere il «Passetto del Re» è un atto di buon auspicio.
Fontana
Maggiore
Nella Piazza
principale di San Giorgio Morgeto spicca la monumentale Fontana Maggiore,
Fontana Grande o detta anche “Fontana
Bellissima” posta dinanzi al prospetto principale di Palazzo
Milano, costituiva all’epoca un preziosissimo ornamento proprio
all’interno dei giardini del Palazzo (oggi Piazza
dei Morgeti) Potremmo definirla la più bella fontana pubblica della
Calabria, fatta costruire dal Marchese
Giovanni Milano II nel 1664.
E’ realizzata
in granito locale, si compone di quattro gradini alla base di forma ottagonale e
si sviluppa su tre vasche sovrapposte degradanti, al cui vertice si erge una
statua marmorea della Venere.
La vasca alla
base originariamente possedeva quattro cigni scolpiti in granito (andati
purtroppo perduti) da essa sgorga un’acqua sorgiva dalle caratteristiche
chimico organolettiche importanti, così come tutte le fontane del borgo di San
Giorgio Morgeto a cui si attribuiscono ottimi effetti benefici.

Baghari
San Giorgio
Morgeto è anche ricca di vicoli e vicoletti davvero caratteristici, come non
perdersi tra queste viuzze strette, ma che spesso varcano i Palazzi nobiliari
attraverso imponenti e maestosi archi. Vengono chiamati in dialetto locale “Baghari”.
Sul Corso
Giacomo Oliva, proprio nei pressi della Piazzetta dedicata a Francesco
Florimo con il busto bronzeo, vi è l’accesso a Via Pasqua caratterizzata da
un Bagharo che
presenta una originale curiosità.
Inserite tra le
pareti di destra e a sinistra piccole nicchie con scolatoio, lasciano
presupporre si trattino di latrine pubbliche, sicuramente di dubbia costruzione
e collocazione storica, ma di sicuro è una delle particolarità che rende San
Giorgio Morgeto ancora più ricco di storia, vita e vicissitudini che
dall’alto medioevo hanno lasciato a questo borgo quel fascino intrigante ma al
tempo stesso misterioso.

Dimore
Storiche e Palazzi nobiliari
San Giorgio
Morgeto è ricca di prestigiosi e antichi Palazzi storici come non rimanere
incantati di fronte alla maestosità di Palazzo Ammendolea-Florimo,
all’interno del quale ebbe i suoi natali il famoso musicista Francesco
Florimo, e poi ancora il Palazzo Fazzari proprio accanto alla chiesa
dell’Annunziata di fabrica settecentesca, famoso per il suo prestigioso e ben
conservato chiostro, da cui si accede attraverso un maestoso portale bugnato
realizzato in pietra locale, che ormai è diventata la location preferita per
gli sposi.
Poi ancora; Palazzo Oliva e Palazzo Ambesi, situati lungo le vie del
centro storico; Palazzo Milano, sede della famiglia feudataria che detenne il
territorio di San Giorgio dal 1568 fino al sovvertimento del periodo feudale.

Scala
Beffarda e la leggenda di Fata Morgana
Non molto
distante dalla chiesa dell’Assunta, si giunge in una delle particolarità
urbanistiche medievali di San Giorgio Morgeto; Conosciuta con il nome Scala
Beffarda essa è un particolare esempio di scalinata sfalsata e davvero
singolare. Per la sua caratteristica unica nel suo genere, numerose leggende
aleggiano attorno a questa scalinata che spesso sembra di percepire attraverso
gli spifferi d’aria che tra gli stretti vicoli narrano storie e leggende
incredibili.
Una delle
leggende legate alla Scala narra che fata
Morgana, sorellastra malvagia di Re
Artù (il cui spirito aleggia da secoli tra Calabria e Sicilia e nei
dintorni dello Stretto di Messina) avesse sottratto ad Artù il
fodero di Excalibur “la
Spada nella Roccia”, che aveva il potere di proteggerlo in
battaglia. Nascose questo ai piedi dell’imponente maniero, certa che Artù sarebbe
venuto a cercarlo per salvare la sua vita e continuare a lottare per
l’affermazione di giustizia e verità.
E così accadde, il cavaliere ivi
sopraggiunto interrogò Morgana, che
maestra in inganni e illusioni rispose “cercalo
nel paese dei mille vicoli, laddove una gradinata si farà beffa di te”, Artù, per
preservare l’onore (che valeva più che salvar la vita), rinunziò e fece
ritorno a Salsbury privo
del suo fodero, consapevole del suo fatale destino, ove poi perì lottando
contro Mordred (figlio
della stessa Morgana).
Si narra che talvolta nel vento ancora riecheggi la beffarda risata, che solo
gli animi eletti dei viandanti dal cuor puro e leale riescono a udire e dalla
quale sanno di dover rifuggire.
Altanum

Non
lontano dall’attuale San
Giorgio Morgeto, sul piano di Casciano
o Casignano, in località Sant’ Eusebio, emergono ancora i resti di una
cinta muraria e torri circolari che inducono a pensare alle origini della città
di Altanum
o Casignano. Controverse sono le ipotesi sulle origini di questo
insediamento. Storici e antropologi hanno però studiato i reperti rinvenuti dai
molteplici scavi, ipotizzando differenti versioni.
Dagli studi
classici risulta che, nel periodo del dominio locrese, il castello di Morgetum era
in rapporto con altre due postazioni militari: Templum
Musarum (l’odierna Cinquefrondi) ed Altanum
che, quale avamposto locrese, subì in varie epoche diverse
incursioni. La devastazione ed il saccheggio della città fu per opera di Totila,
il quale, dopo averla rasa al suolo le volle cambiare il nome in “Casegghianum”, da
cui appunto derivò il toponimo “Casignano”. Nel
XV secolo Casignano rientrava tra i casali della baronia di San
Giorgio.
Nell’800 Altanum era
già oggetto dell’interesse degli archeologi, ma nel 1921 il grande
archeologo Paolo
Orsi incaricò De
Cristo di dirigere gli scavi che portarono alla luce i resti di due
cisterne, monete in bronzo, materiale ceramico e frammenti di ossa. Tra le
diverse letture del sito, quella del Prof.
Domenico Minuto, ipotizza che Altanum fosse
una fortificazione bizantina, dell’età Giustinianea, molto probabilmente
utilizzata come avamposto militare durante il conflitto con i Goti e
Longobardi.Testi antichi fanno risalire Altanum
o Casignano come luogo che diede i natali a Sant’Eusebio
Papa.
Monumenti
votivi
Faro ai
caduti della Prima e della Seconda guerra mondiale - Negli 1923 il Comune di
San Giorgio Morgeto commissionò al natio Fortunato
Longo la realizzazione di un monumento votivo in onore dei caduti
della Grande
Guerra. Longo realizzò un elemento colonnare con base ottagonale in
bronzo. Sul fronte è presente una vittoria
alata circondata da tre soldati, uno alla sua destra e due alla sua
sinistra. Il soldato sua destra è rappresentato in piedi, nell'atto di lanciare
una granata; alla sua sinistra c'è invece un soldato ferito o morente,
accasciato ai piedi di un commilitone che guarda in lontananza, monitorando la
battaglia.
Il monumento fu
installato nel 1934 ai piedi del castello medievale del paese. Sul retro è
presente una lapide con i nomi dei caduti della prima e della seconda guerra
mondiale.
Monumento al
Milite ignoto della Seconda guerra mondiale - Nel settembre del 1943, nei
cieli sopra San Giorgio Morgeto si combatté un duello aereo tra un velivolo
tedesco ed uno angloamericano. Il primo fu abbattuto e cadde sul territorio
comunale. La popolazione recuperò il cadavere del pilota, che tuttavia non
recava segni che ne permettessero il riconoscimento. Fu allora sepolto come milite
ignoto nel cimitero comunale. Ad identificare la sua tomba fu eretto
un monumento su una collina rialzata.

Personaggi
Illustri: Francesco Florimo
Francesco
Florimo nacque a San
Giorgio Morgeto il 12 ottobre 1800 da Michelangelo
e Mariantonia Oliva. Sin da piccolo Francesco manifestò attitudini
musicali tali da far meravigliare lo zio omonimo, ottimo conoscitore di musica
tanto che quest’ultimo
“notava sorpreso, come il nipote potesse ripetere con precisione e
all’istante la varie suonate, ch’egli intonava sul cembalo”.
Questi
motivi indussero i genitori e lo stesso zio a far allontanare Francesco dal
paese natìo all’età di diciassette anni per iscriverlo al Conservatorio
di San Sebastiano in Napoli (divenuto poi “San
Pietro a Majella”). Ebbe come maestri: Tritto
(contrappunto), Elia (pianoforte), Fumo (armonia), Zingarelli (composizione) ed
il Crescentini (canto), applaudito esecutore di opere del Cirnarosa. Suoi
compagni furono, tra gli altri: Vincenzo
Bellini, Saverio Mercandante, Carlo Conti, Luigi e Federico Ricci, Michele
Costa, Enrico Putrella, Giovanni Pacini, Carlo Coccia, Pietro Coppola. Circondato
da sì grandi maestri e da validi compagni, Francesco Florido proseguì con
profonda sensibilità nell’approfondimento degli studi musicali sino a
conseguire nel 1823 il diploma di direttore d’orchestra e il diploma di
abilitazione all’insegnamento del canto e del pianoforte.
Nel 1835 fu
nominato Primo
Direttore Artistico della Società Filarmonica di Napoli. Divenne quindi
membro di molte accademie, fra cui: la
Pontaiuiana, la Reale d’Archeologia e L’Archeologica, quella di Lettere e
Belle Arti, tutte in Napoli; la Musicale di 8. Cecilia in Roma, le Filarmoniche
di Palermo, Catania, Messina e Bologna. Prodigo verso tutti coloro che
come lui desiderava divulgare le opere musicali, Francesco Florimo si fece
promotore di un’accademia
di studi belliniani e di diversi concorsi musicali intitolati allo
stesso Bellini. Francesco
Florimo fu anche maestro di canto e di pianoforte fino al 1850 e nel 1879 fu
nominato direttore dei concerti vocali. La morte lo colse il 18 dicembre del
1888, a seguito di una polmonite causatasi uscendo da una festa d’arte.
L’ingegno
e l’operosità di Francesco Florido furono fregiati da molte onorificenze;
meritò infatti la Commenda dei SS. Maurizio e Lazzaro, la croce dell’ordine
di San Michele di Baviera, la medaglia del busto di Simone Bolivar e. un anno
prima di morire, la nomina a Grande Ufficiale della Corona d’Italia.
Tradizioni
e folclore
Artigianato
- Tra le tante cose da visitare a San Giorgio Morgeto,
sicuramente sono le numerose botteghe artigiane: Il Mastro Cestaio Aldo
Mammoliti, la bottega del vetraio Simone
Surace, la bottega equo-solidale, la fabbrica dei profumi Carpentieri e
le numerose Aziende agricole dell’Olio che da queste parti sono molto
rinomate, come ad esempio l’Azienda
Fazari, leader di un prodotto di qualità esportato in tutto il mondo,
oltre alle numerose botteghe di Ebanisteria famose per la qualità
dell’intaglio e delle tecniche.
Presepi
natalizi - San Giorgio Morgeto è da sempre noto per i propri presepi
artigianali, artistici e animati. Una tradizione secolare che attrae ogni anno
nel periodo natalizio migliaia di visitatori. La conformazione urbanistica
ancora rispettosa dei parametri dei borghi italici antichi è lo scenario ideale
per le rappresentazioni natalizie. Per la propria spettacolarità lo stesso
borgo è anche chiamato "Il presepe dei presepi".
Tradizioni
di Pasqua - La processione del Venerdì Santo, l'Affruntata della
Resurrezione

Fonte:
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