San Giorgio Morgeto (Borgo)
(Reggio Calabria)

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San Giorgio Morgeto è uno dei 37 Comuni che fanno parte del Parco Nazionale dell'Aspromonte. È situato ai margini sud orientali della Piana di Gioia Tauro, sui fianchi della breve e compatta dorsale che salda le serre dell'Aspromonte, da cui si dominano le isole Eolie.

Fino all'unità d'Italia il nome del comune era San Giorgio, dopo l'Unità a seguito del fatto che esistevano sul territorio italiano molti comuni con lo stesso nome a San Giorgio è stato unito "Morgeto".

«Una delle più celebri terre della Calabria è quella di S. Giorgio detta prima Morgezia, per essere stata edificata da Morgete figliuolo di Italo; ma in progresso di tempo essendo in detta terra edificata la Chiesa con un celebre Monastero di Monaci Basiliani sotto il titolo di S. Giorgio, per la somma divozione di tal Santo e concorso di popoli che venivano da remotissime parti ad adorarlo, lasciato il nome di Morgeto si disse questa terra S. Giorgio; alla quale va unita la terra di Polistena, così detta per essere stata edificata da Polissena Ambiente, cittadina di detta terra di S. Giorgio, nel tempo di Re Roberto in un aulico suo Feudo, dal cui nome poi corrottamente si disse Polistena, come viene notato dal P. Girolamo Marafioti dei Minori Osservanti della medesima terra di Polistena nelle sue Cronache di Calabria.» (Tobia Almagiore, Raccolta di varie notitie historiche, non meno appartenenti all'Historia del Svmmonte, Napoli, 1675, citato da Domenico Valensise, p. 167, 1862)

Secondo Girolamo Marafioti, la fondazione delle fortificazioni di San Giorgio Morgeto potrebbero essere ricondotte al popolo dei Morgeti, di cui parlano ProcloPlinio e Strabone. La popolazione del vicino albitato di Altanum avrebbe cercato riparo sul monte per maggior sicurezza. La città, dunque, avrebbe commerciato coi greci, per entrare poi nel dominio Romano.

Scavi del 1921 hanno ritrovato i resti di fortificazioni bizantine risalenti forse al VI secolo in corrispondenza dell'abitato di Altanum. Sempre di origine bizantina, ma del IX-X secolo, sarebbero alcuni ruderi del castello. Nell'abitato fu costruito inoltre un importante monastero, dedicato a San Giorgio, che il castello difese dagli attacchi degli arabi. La città a quel tempo era chiamata Morgetia.

La posizione della città, a dominare la piana di Gioia Tauro, l'hanno resa militarmente rilevante. In epoca normanna, sotto Ruggero I d'Altavilla, il castello fu ampliato.

Nel 1324 San Giorgio fu costituito in baronia che comprendeva i feudi di PolistenaAnoiaCinquefrondiPrateriaGalatro.

Nel 1343 la baronia fu assegnata ad Antonio Caracciolo. Nel XV secolo, il feudo fu assegnati alla famiglia Curreale da Sorrento e poi alla famiglia Milano (Baroni di San Giorgio nel 1501 e Marchesi nel 1593), che detenne il titolo fino al 1806, anno in cui Bonaparte decretò la fine della feudalità.

Nel 1583 Tommaso Campanella studiò e prese i voti nel Convento di san Domenico, all'età di quindici anni.

Il terremoto della Calabria meridionale del 1783 danneggiò gravemente l'abitato, distruggendo anche il convento domenicano.

Nel 1864, il Re Vittorio Emanuele II ha modificato il nome di San Giorgio in San Giorgio Morgeto.

Visitare il borgo

San Giorgio è disposto a gradinata e sorge su un colle, alla cui sommità si trovano i ruderi di un castello, circondati da una pineta.

Centro di origini medievali, San Giorgio è disposto a gradinata e sorge su un colle, alla cui sommità si trovano i ruderi di un castello, circondati da una pineta. Il Castello, risalente ai primi del 1296 e le cui origini sfumano tra storia e leggenda, è un tipico esempio di architettura normanna-sveva ed attualmente è in via di recupero. Sulla cima che si eleva alle spalle del paese si trova il centro storico che conserva intatto il fascino del borgo medioevale, con monumenti, edifici di notevole pregio architettonico e numerose chiese. 

All'entrata del paese domina l'antico convento dei domenicani dove studiò Tommaso Campanella. Nel periodo natalizio, di notevole richiamo artistico e spirituale è il Presepe movimentato, costruito da un gruppo di artigiani. Il borgo offre la possibilità di gustare i genuini prodotti locali e godere di una suggestiva cornice paesaggistica.

La caratteristica principale del paese di San Giorgio Morgeto è quella di somigliare ad un presepe. L’importanza che il paese rivestì durante i secoli è documentabile dai numerosi palazzi signorili che ancora oggi suscitano una notevole curiosità. La storia di San Giorgio Morgeto è caratterizzata dalla convivenza di potenti signorie che controllavano dall’alto i propri possedimenti terrieri a valle e in montagna. Caratteristica di queste famiglie era la forte religiosità dimostrata dalle numerose cappelle costruite o all’interno o all’esterno del palazzo stesso. 

Ancora oggi le Chiesette in onore della Madonna della Pietà, della Melia, di Sant’Antonio, e molte altre andate distrutte a causa delle intemperie e della malcuranza, dimostrano la forte devozione e la religiosità della Comunità Sangiorgese. Altra caratteristica di questi palazzi signorili sono i portali bugnati settecenteschi che, impressi da secoli, evidenziano la potenza di queste baronie.

Convento di San Domenico

Tra i più grandi conventi della Calabria, le sue fabbriche sono veramente grandiose e degne di una grande città. A volerlo è stato Battista Caracciolo conte di Gerace e signore di San Giorgio. 

Edificato nel 1393 dai Padri Basiliani e successivamente passato all’ordine dei Domenicani, il Convento divenne nei secoli un centro di studi e di cultura molto importante per l’intero Mezzogiorno d’Italia tanto che teologi e filosofi, come Tommaso Campanella, soggiornarono per molto tempo approfondendo i propri studi. 

Ricostruito dopo il grave sisma del 1783 che sconvolse gli assetti morfologici dell’intera Provincia reggina, il Convento fu ricostruito dai Padri che riuscirono a recuperare gran parte delle opere artistiche come il portale tardo-rinascimentale della precedente costruzione.

Chiesa Matrice dell'Assunta

La chiesa dell’Assunta di fondazione seicentesca è posta al centro del paese, fu ricostruita e rimaneggiata più volte. 

La struttura attuale della chiesa, risale al 1933 quando è stata nuovamente rifatta in stile romanico, con il campanile ed orologio annesso.  

Ha origini antichissime, probabilmente essa apparteneva all’ Arcivescovato di Altano. Secondo fonti storiche questa chiesa venne eretta sin dai tempi degli Apostoli, quando  San Pietro e San Paolo vennero nelle Calabrie e per mezzo di vescovi da loro ordinati, diffusero la fede cristiana fra i popoli. Fu proprio Santo Stefano da Nicea, (primo Arcivescovo di Reggio) a convertire le popolazioni della provincia, tra cui anche i Morgeti.

Ci si accede alla chiesa attraverso un sistema di scale laterali, entrando dalla porta d’ingresso (posta ad occidente), si entra nell’unica navata che apre la visuale all’imponente altare maggiore (posto ad oriente). 

Fulcro della vita religiosa della comunità sangiorgese, custodisce le statue lignee, di scuola napoletana, dei compatroni San Giorgio e San Giacomo, un crocifisso ligneo e un altare maggiore in marmi policromi, entrambi del '700, e un organo ottocentesco di provenienza napoletana.

Di recente la Chiesa è stata interamente restaurata. I lavori iniziati nel 2011 sono stati terminati nel 2013. Sul retro parete esterna della chiesa in corrispondenza dell’abside è ancora possibile osservare la “Pietra Santa”. Ritornata alla luce nel corso degli ultimi restauri si pensa che probabilmente era un elemento che comprendeva l’antico altare della chiesa, su di essa è ancora visibile l’incisione di una croce. Probabilmente consumata dal bacio dei fedeli.

Chiesa dell’Annunziata

E’ una delle più imponenti, eleganti chiese conventuali della Calabria. La prima fabbrica risale al 1393 ad opera dei Baroni Caracciolo di San Giorgio. 

Nel 1499 la chiesa venne restaurata, ma crollò a causa del terremoto del 1783. Venne poi ricostruita nel 1815 e ampliata così come si presenta oggi: con un portale imponente in granito, con al centro lo stemma della famiglia Milano. 

L’edificio al suo interno si presenta ad unica navata con otto cappelle laterali (quattro per lato) racchiuse da arcate dedicate ai santi domenicani. Tra le statue in legno spicca il gruppo dell’Annunciazione ad opera di Vincenzo Scrivo, posto sopra l’Altare maggiore del XVIII secolo; due statue lignee dei San Cosma e Damiano(forse della bottega dei Morani), la statua di San Domenico, San Ciro e la settecentesca effigie della Madonna del Rosario portata in processione il venerdì Santo nella tradizionale “affruntata” di Pasqua.

Chiesa di Sant’Antonio di Padova

Fu fondata nel 1693 annessa al monastero Basiliano, venne distrutta dal terribile terremoto del 1783,  fu poi ricostruita dal Cav. Giovan Francesco Ammendolea, alla cui nobile famiglia è stato devoluto lo Jus Patronato

Sull’altare è posta la scultura lignea di Sant’Antonio di Padova (opera settecentesca) realizzata dallo scultore campano Gennaro D’Amore, voluta dal Marchese Giovanni Domenico Milano. 

La statua fu poi restaurata malamente nel 1983. Durante un recente restauro, nella piccola chiesetta sono riemerse le cripte gentilizie che si pensa fossero ad uso dalla famiglia Celano o forse dagli stessi monaci del monastero. 

ChiesaCarmine.jpg (618527 byte)Chiesa del Carmine

Dedicata alla Madonna del Carmelo è annessa al Palazzo Ambesi. Sorge sul sito dell’antico Monastero dei Padri Carmelitani. Esternamente la chiesa presenta un frontone spezzato. 

Il portale d’ingresso è sormontato da un ampio finestrone, al suo interno si apre un’ampia navata con al centro l’altare su cui tabernacolo è collocala una pregiata tela seicentesca.

Castello Normanno di Re Morgete

Il Castello fu costruito nel IX-X secolo dai Bizantini su un'altura che domina la piana di Gioia Tauro e le valli sottostanti.

Nell'XI secolo, durante il regno di Ruggero I d'Altavilla, in epoca normanna, il castello subì un primo ampliamento. Altre modifiche furono apportate in seguito dai nobili che si succedettero nell'amministrazione della città. Il castello fu abbandonato nel XVI secolo.

Per accedere al castello si percorre la scalinata del Monumento “Faro ai Caduti della Seconda Guerra Mondiale” (Opera dello scultore Fortunato Longo) da qui un piccolo sentiero ben delimitato da staccionate,  porta immediatamente  all’interno dell’area ove ricadono i ruderi delle mura di cinta e del Mastio che consente l’accesso al suo interno. 

Una scalinata esterna porta al piano superiore dove è possibile ammirare uno dei panorami più belli della la piana del Tauro; qui la vista spazia dal Monte Sant’Elia fino a Capo Vaticano, e nelle giornate terse è possibile ammirare in lontananza le isole Eolie con lo Stromboli in primo piano.

Altri tangibili resti sono le mura di cinta ed i basamenti delle torri, oltre alla grande cisterna, mentre il campo sottostante è una grande terrazza ai piedi dell’antico maniero e sede ormai di grandi eventi culturali e rievocativi che ospita concerti e manifestazioni culturali.

Miti e leggende di San Giorgio Morgeto - Tra queste mura silenziose, riecheggiano ancora straordinarie quanto inquietanti leggende, che abbiamo appreso proprio dai racconti degli anziani del luogo, così cordiali che talvolta invitano a gradire un bicchiere di vino o perfino a sedere a tavola con loro.

La chioccia dai pulcini d’oro - Pare che si nascondessero dietro un grande masso accanto alla fortezza e si farebbero vedere soltanto agli occhi dei semplici, solitamente a mezzogiorno esatto o nel cuore della notte. Per afferrarli sarebbe necessario adempiere un rito complesso, ma il fortunato possessore da lì a poco morirebbe. Per tale motivo i pennuti si troverebbero ancora lì, in attesa che qualche temerario osi catturarli.

L’oracolo di re Morgete - Durante il paganesimo si consultavano gli Dei per una previsione, uno di questi Dei assunse le sembianze di “Re Morgete” un Dio dispensatore di oracoli. Questi, al lume di fiaccole o della luna piena, tra le mura del Castello poteva manifestare le sue visioni notturne da interpretare.

Le jovisse - Anche le “Jovisse” (leggiadre figlie di Giove), potevano vedersi aggirare tra i boschi intorno alla fortezza o per le stanze dell’antico maniero, mandando in confusione chiunque li avesse incontrate.

Arco di San Giacomo

Nel lato sud-est del Palazzo Milano possiamo ammirare l’elegante Arco Palatino in granito che ci immette alla Chiesa dedicata a San Giacomo fatta costruire nell’ultimo decennio del ‘500 dal Marchese Giacomo Milano

Passetto del Re “il vicolo più stretto d’Italia”

La ristrettezza dei vicoli interni è uno dei tratti distintivi dell'antico ed affascinante borgo di San Giorgio Morgeto. Ma il particolare vicoletto, con i suoi soli 40 centimetri di larghezza, batte ogni record, conquistando il primato del vicolo più stretto d'Italia. Attraversato da una caratteristica scaletta interna che ne rende più agevole la percorrenza, la via è situata a pochi metri dal piazzale antistante l'antico Castello Normanno-Svevo, per questo denominato localmente «il Passetto del Re». 

Secondo una leggenda popolare, infatti, lo stesso costituiva una via di fuga per il Re Morgete, nei casi di invasioni o durante i tentativi di espugnazione della fortezza reale: il sovrano aveva la possibilità, nelle situazioni più estreme ed ove inevitabile, di fuggire attraverso la stretta via secondaria, per poi far disperdere le proprie tracce immergendosi tra le decine di piccoli vicoli che, come in un labirinto, si diramano e si incrociano all'interno del borgo. Ma non è questa l'unica suggestione legata al vicolo: secondo la tradizione, percorrere il «Passetto del Re» è un atto di buon auspicio.

Fontana Maggiore

Nella Piazza principale di San Giorgio Morgeto spicca la monumentale Fontana Maggiore, Fontana Grande o detta anche “Fontana Bellissima” posta dinanzi al prospetto principale di Palazzo Milano, costituiva all’epoca un preziosissimo ornamento proprio all’interno dei giardini del Palazzo (oggi Piazza dei Morgeti) Potremmo definirla la più bella fontana pubblica della Calabria, fatta costruire dal Marchese Giovanni Milano II nel 1664. 

E’ realizzata in granito locale, si compone di quattro gradini alla base di forma ottagonale e si sviluppa su tre vasche sovrapposte degradanti, al cui vertice si erge una statua marmorea della Venere

La vasca alla base originariamente possedeva quattro cigni scolpiti in granito (andati purtroppo perduti) da essa sgorga un’acqua sorgiva dalle caratteristiche chimico organolettiche importanti, così come tutte le fontane del borgo di San Giorgio Morgeto a cui si attribuiscono ottimi effetti benefici.

Baghari

San Giorgio Morgeto è anche ricca di vicoli e vicoletti davvero caratteristici, come non perdersi tra queste viuzze strette, ma che spesso varcano i Palazzi nobiliari attraverso imponenti e maestosi archi. Vengono chiamati in dialetto locale “Baghari”. 

Sul Corso Giacomo Oliva, proprio nei pressi della Piazzetta dedicata a Francesco Florimo con il busto bronzeo, vi è l’accesso a Via Pasqua caratterizzata da un Bagharo che presenta una originale curiosità. 

Inserite tra le pareti di destra e a sinistra piccole nicchie con scolatoio, lasciano presupporre si trattino di latrine pubbliche, sicuramente di dubbia costruzione e collocazione storica, ma di sicuro è una delle particolarità che rende San Giorgio Morgeto ancora più ricco di storia, vita e vicissitudini che dall’alto medioevo hanno lasciato a questo borgo quel fascino intrigante ma al tempo stesso misterioso.

Dimore Storiche e Palazzi nobiliari

San Giorgio Morgeto è ricca di prestigiosi e antichi Palazzi storici come non rimanere incantati di fronte alla maestosità di Palazzo Ammendolea-Florimo, all’interno del quale ebbe i suoi natali il famoso musicista Francesco Florimo, e poi ancora il Palazzo Fazzari proprio accanto alla chiesa dell’Annunziata di fabrica settecentesca, famoso per il suo prestigioso e ben conservato chiostro, da cui si accede attraverso un maestoso portale bugnato realizzato in pietra locale, che ormai è diventata la location preferita per gli sposi.

Poi ancora; Palazzo Oliva e Palazzo Ambesi, situati lungo le vie del centro storico; Palazzo Milano, sede della famiglia feudataria che detenne il territorio di San Giorgio dal 1568 fino al sovvertimento del periodo feudale.

Scala Beffarda e la leggenda di Fata Morgana

Non molto distante dalla chiesa dell’Assunta, si giunge in una delle particolarità urbanistiche medievali di San Giorgio Morgeto; Conosciuta con il nome Scala Beffarda essa è un particolare esempio di scalinata sfalsata e davvero singolare. Per la sua caratteristica unica nel suo genere, numerose leggende aleggiano attorno a questa scalinata che spesso sembra di percepire attraverso gli spifferi d’aria che tra gli stretti vicoli narrano storie e leggende incredibili.  

Una delle leggende legate alla Scala narra che fata Morgana, sorellastra malvagia di Re Artù (il cui spirito aleggia da secoli tra Calabria e Sicilia e nei dintorni dello Stretto di Messina) avesse sottratto ad Artù il fodero di Excalibur “la Spada nella Roccia”, che aveva il potere di proteggerlo in battaglia. Nascose questo ai piedi dell’imponente maniero, certa che Artù sarebbe venuto a cercarlo per salvare la sua vita e continuare a lottare per l’affermazione di giustizia e verità. 

E così accadde, il cavaliere ivi sopraggiunto interrogò Morgana, che maestra in inganni e illusioni rispose “cercalo nel paese dei mille vicoli, laddove una gradinata si farà beffa di te”,  Artù, per preservare l’onore (che valeva più che salvar la vita), rinunziò e fece ritorno a Salsbury privo del suo fodero, consapevole del suo fatale destino, ove poi perì lottando contro Mordred (figlio della stessa Morgana). Si narra che talvolta nel vento ancora riecheggi la beffarda risata, che solo gli animi eletti dei viandanti dal cuor puro e leale riescono a udire e dalla quale sanno di dover rifuggire.

Altanum

Non lontano dall’attuale San Giorgio Morgeto,  sul piano di Casciano o Casignano, in località Sant’ Eusebio, emergono ancora i resti di una cinta muraria e torri circolari che inducono a pensare alle origini della città di Altanum o Casignano. Controverse sono le ipotesi sulle origini di questo insediamento. Storici e antropologi hanno però studiato i reperti rinvenuti dai molteplici scavi, ipotizzando differenti versioni. 

Dagli studi classici risulta che, nel periodo del dominio locrese, il castello di Morgetum era in rapporto con altre due postazioni militari: Templum Musarum (l’odierna Cinquefrondi) ed Altanum che, quale avamposto locrese, subì  in varie epoche diverse incursioni. La devastazione ed il saccheggio della città fu per opera di Totila, il quale, dopo averla rasa al suolo le volle cambiare il nome in “Casegghianum”, da cui appunto derivò il toponimo “Casignano”. Nel XV secolo Casignano rientrava tra i casali della baronia di San Giorgio

Nell’800 Altanum era già oggetto dell’interesse degli archeologi,  ma nel 1921 il grande archeologo  Paolo Orsi incaricò De Cristo di dirigere gli scavi che portarono alla luce i resti di due cisterne, monete in bronzo, materiale ceramico e frammenti di ossa. Tra le diverse letture del sito, quella del Prof. Domenico Minuto, ipotizza che Altanum fosse una fortificazione bizantina, dell’età Giustinianea, molto probabilmente utilizzata come avamposto militare durante il conflitto con i Goti e Longobardi.Testi antichi fanno risalire Altanum o Casignano come luogo che diede i natali a Sant’Eusebio Papa.  

Monumenti votivi

Faro ai caduti della Prima e della Seconda guerra mondiale - Negli 1923 il Comune di San Giorgio Morgeto commissionò al natio Fortunato Longo la realizzazione di un monumento votivo in onore dei caduti della Grande Guerra. Longo realizzò un elemento colonnare con base ottagonale in bronzo. Sul fronte è presente una vittoria alata circondata da tre soldati, uno alla sua destra e due alla sua sinistra. Il soldato sua destra è rappresentato in piedi, nell'atto di lanciare una granata; alla sua sinistra c'è invece un soldato ferito o morente, accasciato ai piedi di un commilitone che guarda in lontananza, monitorando la battaglia.

Il monumento fu installato nel 1934 ai piedi del castello medievale del paese. Sul retro è presente una lapide con i nomi dei caduti della prima e della seconda guerra mondiale.

Monumento al Milite ignoto della Seconda guerra mondiale - Nel settembre del 1943, nei cieli sopra San Giorgio Morgeto si combatté un duello aereo tra un velivolo tedesco ed uno angloamericano. Il primo fu abbattuto e cadde sul territorio comunale. La popolazione recuperò il cadavere del pilota, che tuttavia non recava segni che ne permettessero il riconoscimento. Fu allora sepolto come milite ignoto nel cimitero comunale. Ad identificare la sua tomba fu eretto un monumento su una collina rialzata.

Personaggi Illustri: Francesco Florimo

Francesco Florimo nacque a San Giorgio Morgeto il 12 ottobre 1800 da Michelangelo e Mariantonia Oliva. Sin da piccolo Francesco manifestò attitudini musicali tali da far meravigliare lo zio omonimo, ottimo conoscitore di musica tanto che quest’ultimo “notava sorpreso, come il nipote potesse ripetere con precisione e all’istante la varie suonate, ch’egli intonava sul cembalo”. 

Questi motivi indussero i genitori e lo stesso zio a far allontanare Francesco dal paese natìo all’età di diciassette anni per iscriverlo al Conservatorio di San Sebastiano in Napoli (divenuto poi “San Pietro a Majella”). Ebbe come maestri: Tritto (contrappunto), Elia (pianoforte), Fumo (armonia), Zingarelli (composizione) ed il Crescentini (canto), applaudito esecutore di opere del Cirnarosa. Suoi compagni furono, tra gli altri: Vincenzo Bellini, Saverio Mercandante, Carlo Conti, Luigi e Federico Ricci, Michele Costa, Enrico Putrella, Giovanni Pacini, Carlo Coccia, Pietro Coppola. Circondato da sì grandi maestri e da validi compagni, Francesco Florido proseguì con profonda sensibilità nell’approfondimento degli studi musicali sino a conseguire nel 1823 il diploma di direttore d’orchestra e il diploma di abilitazione all’insegnamento del canto e del pianoforte.

Nel 1835 fu nominato Primo Direttore Artistico della Società Filarmonica di Napoli. Divenne quindi membro di molte accademie, fra cui: la Pontaiuiana, la Reale d’Archeologia e L’Archeologica, quella di Lettere e Belle Arti, tutte in Napoli; la Musicale di 8. Cecilia in Roma, le Filarmoniche di Palermo, Catania, Messina e Bologna. Prodigo verso tutti coloro che come lui desiderava divulgare le opere musicali, Francesco Florimo si fece promotore di un’accademia di studi belliniani e di diversi concorsi musicali intitolati allo stesso Bellini. Francesco Florimo fu anche maestro di canto e di pianoforte fino al 1850 e nel 1879 fu nominato direttore dei concerti vocali. La morte lo colse il 18 dicembre del 1888, a seguito di una polmonite causatasi uscendo da una festa d’arte.

L’ingegno e l’operosità di Francesco Florido furono fregiati da molte onorificenze; meritò infatti la Commenda dei SS. Maurizio e Lazzaro, la croce dell’ordine di San Michele di Baviera, la medaglia del busto di Simone Bolivar e. un anno prima di morire, la nomina a Grande Ufficiale della Corona d’Italia.  

Tradizioni e folclore

Artigianato - Tra le tante cose da visitare a San Giorgio Morgeto, sicuramente sono le numerose botteghe artigiane: Il Mastro Cestaio Aldo Mammoliti,  la bottega del vetraio Simone Surace, la bottega equo-solidale, la fabbrica dei profumi Carpentieri e le numerose Aziende agricole dell’Olio che da queste parti sono molto rinomate, come ad esempio l’Azienda Fazari, leader di un prodotto di qualità esportato in tutto il mondo, oltre alle numerose botteghe di Ebanisteria famose per la qualità dell’intaglio e delle tecniche.

Presepi natalizi - San Giorgio Morgeto è da sempre noto per i propri presepi artigianali, artistici e animati. Una tradizione secolare che attrae ogni anno nel periodo natalizio migliaia di visitatori. La conformazione urbanistica ancora rispettosa dei parametri dei borghi italici antichi è lo scenario ideale per le rappresentazioni natalizie. Per la propria spettacolarità lo stesso borgo è anche chiamato "Il presepe dei presepi".

Tradizioni di Pasqua - La processione del Venerdì Santo, l'Affruntata della Resurrezione

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