Secondo
la tradizione la città sarebbe stata fondata dai milesi dell’Asia
Minore, verso la fine del V secolo a.C., a seguito del saccheggiamento e della
distruzione della loro patria da parte dei Persiani, durante quella che
viene definita rivolta ionica.
Il
toponimo, che richiama il nome (Μίλητος, Mílētos in greco
antico e Miletus in latino) del leggendario fondatore dell’omonima
località asiatica, potrebbe derivare più propriamente dal termine latino maletum (volgare meletum). Più
pertinente sarebbe perciò attribuire l'origine del nome alla presenza nella
zona di una piantagione di meli, donde Maletum, poi Malita (in
Cicerone, Ad Atticum, III, 4), indi Melitum (in Malaterra, passim)
e Miletum.
Le
origini di Mileto, pur ricondotte dal Barrio - storico del '500 - al
periodo greco, sono verosimilmente da riportarsi all'epoca bizantina quando la
città, conquistata dai normanni, divenne capitale della contea di Ruggero
I d'Altavilla. Sono comunque stati rinvenuti i resti di una villa romana del II
secolo d.C., risalenti quindi a epoche precedenti.
La
città è sede vescovile fin dall'XI secolo, quando proprio Ruggero I il
Normanno ottenne la fondazione dell'episcopato da papa Gregorio VII. La diocesi
di Mileto, venne fondata nel 1985 unificando le diocesi delle tre città
indicate nell'attuale nome. La diocesi di Mileto fu la prima di rito latino nel
Mezzogiorno d'Italia, dopo che il rito greco-bizantino aveva
sostituito il rito romano, acquisì notevole importanza nei secoli anche grazie
alla sua vastità e ai privilegi fondativi di cui era portatrice.
Dopo
il terremoto del 1783 che distrusse l'antica città, la
nuova Mileto sorse a circa 2 chilometri a ovest in una terra chiamata
"Villa del vescovo". Nel 1799 il cardinale Fabrizio
Ruffo vi si fermò per radunare il suo esercito chiamato della "Santa
Fede", e da qui si mosse per riportare Ferdinando IV di Borbone sul
trono del Regno di Napoli. Il 28 maggio 1807 la cittadina vide lo
scontro tra l'esercito napoletano e quello francese che, agli ordini del
generale Reynier, vinse la battaglia di Mileto conquistando il dominio
della regione per circa un decennio. Il 27 agosto 1860 a Mileto sosta Giuseppe
Garibaldi prima di completare la sua impresa di conquista del Regno
delle Due Sicilie.
Durante
la seconda guerra mondiale, il 16 luglio 1943, Mileto fu attaccata da
alcuni aerei americani che stavano scortando dei bombardieri di ritorno da Vibo.
Nell'attacco persero la vita 39 civili in gran parte donne e bambini e la città
di Mileto è stata perciò insignita della Medaglia di Bronzo al Valore Civile
il 16 luglio 2008.

L'area
occupata dalla città antica appare oggi come una vasta congerie di ruderi. Le
scarse risorse economiche disponibili, per le istituzioni preposte alla ricerca
e alla tutela, non hanno consentito fino a ora di portare avanti scavi
archeologici e letture stratigrafiche degli alzati finalizzate alla comprensione
e allo sviluppo della città normanna e prima ancora dell'insediamento
bizantino. Le campagne di scavo di tipo scientifico sono state poche e limitate
a pochi giorni di intervento (nel 1995 e nel 1999 e in
diversi periodi degli anni successivi). In precedenza Paolo Orsi, nel 1916,
aveva condotto una breve campagna di scavo durante la quale era stato messo in
luce il piano della basilica, che aveva evidenziato la presenza di marmi,
colonne e capitelli e cornici decorate da ovoli e fogliame sparsi per tutta
l'area circostante. L'area abbaziale, sulla base degli scavi recenti, risulta
costruita su un banco di arenaria bianca che, relativamente alla parte indagata,
non presenta tracce di costruzioni antecedenti.
Sulla
base dei materiali ritrovati è stato possibile stabilire che la pavimentazione
dell'importante struttura era stata realizzata in porfido rosso e serpentino
verde connessi sicuramente all'attività di spoglio di altri monumenti più
antichi. Non sono molti i resti riconducibili alla fase romanica della chiesa,
sia perché l'area indagata non è molto estesa ma anche per via del fatto che
nell'area sono avvenuti molti cambiamenti. Nonostante la limitatezza del tempo
è stato possibile incrementare la conoscenza su alcuni particolari aspetti
scaturiti ad esempio dal recupero di diversi frammenti vitrei riconosciuti come
i resti delle ampie vetrate di epoca normanna.
Interessanti
i reperti ceramici anche se in massima parte si tratta frammenti recuperati
genericamente nell'area e quindi decontestualizzati. Vanno ricordate le
ceramiche dipinte a bande rosse con motivi decorativi costituiti da spirali
oppure da onde, o ancora le cosiddette invetriate monocrome dipinte, che accanto
a quelle acrome (prive di decorazione) e da fuoco costituiscono le classi più
numerose. Al XII secolo sono riconducibili alcuni frammenti di
ceramiche dipinte e invetriate su ingobbio pertinenti a forme quali bacini,
coppette troncoconiche ed emisferiche, apode (senza piede) o con piede ad
anello. La decorazione è espressa da virgole in rosso alternate da filetti
concentrici in nero manganese, oppure da puntini in rosso alternati da
filetti lineari sempre in manganese. Anche i motivi zoomorfi (con soggetti
animali) sono rappresentati insieme con quelli antropomorfi (figure umane) come
ad esempio la coppetta con cavaliere e cavallo dove viene usato anche il colore
blu.
Da
evidenziare che negli ultimi anni per opera dell'archeologo Francesco Cuteri è
ripresa, seppur lentamente, l'attività di scavo nel Parco archeologico, nel
frattempo costituito. La maggiore attenzione è stata riservata al momento alla
zona relativa all'antico episcopio e alla cattedrale posti all'interno del
perimetro cittadino. Notevoli e altamente promettenti sono stati i ritrovamenti
fatti nel corso degli ultimi dieci anni con campagne di scavo e sondaggio mirate
anche se brevi.
A
maggio 2015 è incominciata una nuova campagna di scavi all'interno del Parco
Archeologico, che si è conclusa a fine novembre 2015, lavori facenti parte del
POR Calabria FESR 2007 - 2013 ed eseguiti dall'Impresa Icogen srl di Vittoria
(RG). Questi ultimi lavori non soltanto sono stati indirizzati allo scavo e
quindi al ritrovamento di una grande quantità di reperti di notevole valenza
scientifica, ma anche al miglioramento dei servizi dell'intero Parco, per una
sua maggiore fruibilità e visibilità da un punto di vista turistico.
Luoghi
d'interesse
Mileto,
denominata capitale Normanna per l'importante ruolo ricoperto in quel
particolare periodo storico, è un piccolo borgo situato in un'area pianeggiante
tra il gruppo montuoso del Monte Poro e la città di Vibo Valentia.
Di
remota fondazione (si pensa sia stata fondata dai milesi dell'Asia scacciati da
Dario), Mileto acquisì importanza al tempo di Ruggero il Normanno quando fu
elevata a capitale della Regione e sede episcopale.
Mileto
acquisì importanza al tempo di Ruggero il Normanno quando fu elevata a capitale
della Regione e sede episcopale.
L’area
di “Mileto Vecchia” è l’unico Parco Archeologico Medievale
esistente in Calabria. Frequentata probabilmente in epoche pre-elleniche, Mileto
venne edificata sulla dorsale di due colline di arenaria, circondata da profondi
valloni e naturalmente difendibile. Già esistente in età bizantina, il castrum
Militense venne scelto da Ruggero I come capitale della sua costituenda Contea
normanna di Calabria.
I
poli principali della città furono tre: il palazzo di Ruggero, la Cattedrale di
San Nicola e del Vescovato, non lontano dalla quale è ricordata una cappella o
piccola chiesa dedicata a S. Martino di Tours, e la collinetta di Monteverde,
sulla quale tra il 1063 e il 1070 fu costruito la “regal Badie”, il
monastero benedettino della SS. Trinità, con delle formule architettoniche del
tutto innovative per il Sud. L’interesse antiquario e archeologico verso le
rovine dell’antica città nacque fin da subito, grazie all’arrivo di
numerosi viaggiatori europei, incuriositi dalla Capitale Normanna.
Sebbene
distrutta, in quel periodo Mileto conservava ancora antiche e pregevoli
vestigia, come il sarcofago romano riutilizzato come sepolcro di Ruggero,
epigrafi latine, colonne e altri elementi marmorei. Nei decenni successivi, il
sito abbandonato divenne cava per l’esportazione e la vendita di materiale da
costruzione e molti dei monumenti furono oggetto di spoliazione, mentre le opere
scultoree e decorative più importanti, anche quelle di età classica, andarono
disperse o trafugate.
Solo
dagli anni ’90 il sito fu oggetto di moderne indagini archeologiche, presso le
absidi della SS. Trinità e l’area del complesso episcopale, mentre si datano
al 2015 le più recenti campagne di restauro architettonico delle strutture
superstiti.
Cattedrale
di Mileto
L'antica
cattedrale di Mileto, nella quale si fondevano l'architettura normanna con
la cultura bizantina e musulmana, andò distrutta nel terremoto del 1783 che
rase al suolo l'intera Mileto. La costruzione di una nuova cattedrale si
protrasse per oltre 30 anni. La chiesa era a croce latina con cupola, arricchita
di marmi pregiati di gusto barocco e raccoglieva le opere più importanti
provenienti dall'antica cattedrale. I successivi terremoti del 1905 e del 1908
distrussero anche l'edificio ottocentesco. La nuova ed attuale chiesa è stata
edificata sulle spoglie del precedente edificio, su progetto dell'architetto
Faustino Roncoroni ed è stata consacrata dal vescovo Paolo Albera il
25 ottobre 1930.
La
chiesa è in stile romanico, con tre porte d'ingresso in bronzo
rappresentanti la natività, la crocifissione e la resurrezione di Gesù
Cristo. L'interno è a croce latina, con tre navate divise da due ordini di
sei colonne.
La
navata centrale presenta un soffitto ligneo a cassettoni con al centro del
presbiterio la tela dell'Assunzione della Vergine in Cielo attribuita al pittore
Giuseppe Naso.
Nella
navata sinistra si trova la Cappella del Santissimo Sacramento, affrescata
dall'artista calabrese Grillo, con al centro un altare di marmo a tarsie
policrome e il Sacro Cuore con una corona di angeli.
Nella
navata destra domina una statua marmorea del 1549 con l'effigie di San
Nicola di Bari, patrono di Mileto.
Museo
Statale
Il
Museo Statale di Mileto è stato istituito nel 1997 ed è ospitato nel Palazzo
Vescovile, opportunamente restaurato ed adeguato, dove conserva molti dei
reperti della Mileto antica. La sua importanza è indubbia, poiché abbraccia la
storia della città dall'epoca romana, alla rifondazione normanna dell'XI
secolo, fino al distruttivo terremoto del 1783 e alla ricostruzione della città
in un nuovo sito. Particolare attenzione è stata dedicata alla raccolta di
numerosi reperti della Mileto antica distrutta dal terremoto del 1783: marmi,
capitelli e altri materiali finora conservati per iniziativa del Comune e della
Curia Vescovile di Mileto e provenienti dalla distrutta Abbazia della SS.ma
Trinità.
Le
raccolte sono divise per epoche storiche, e vantano opere di gran valore e
bellezza straordinaria, a cominciare dai bellissimi mosaici policromi romani
ritrovati alla periferia della città. Bizantine sono invece le otto monete
coniate ai primi del 1000 ed incluse, con altri 31 pezzi meno antichi, in una
sola collezione. Notevole spazio è dedicato alle opere provenienti
dall’abbazia della SS Trinità e dalla Cattedrale, tra cui il sarcofago di
Ruggero Sanseverino, realizzato nel XIV secolo dalle abilissime mani del
“Maestro di Mileto”, conosciuto come Francesco Negri Arnoldi.
Tra
le pitture, l’icona su ardesia di San Nicola di Bari e la Madonna della Pace,
bella tela di Giuseppe Naso. Attenzione meritano anche le argenterie e i
paramenti sacri, tra cui un turibolo in argento cesellato e una navicella porta
incenso, oltre ad una preziosa pianeta e al Crocifisso in avorio tardo
rinascimentale di Alessandro Algardi. Grande curiosità ed interesse ha
suscitato, infine, la croce e l’iscrizione bizantina su una colonna rinvenuta
sempre nella Mileto antica: una identica, e per ora unica, si trova nella
Cattolica di Stilo. Di grande rilevanza artistica è l'area dedicata all'arte
sacra con pregiatissimi pezzi frutto dell'opera di raccolta e conservazione
della Curia Vescovile.
Archivio
Diocesano
L'Archivio
Storico Diocesano di Mileto è stato istituito nel 1200. Tra i documenti più
importanti sono degni di nota quindici pergamene risalenti al periodo compreso
tra l'XI secolo ed il 1594, gli Atti delle visite pastorali a partire dal XVI
secolo, i bollari della Diocesi, le platee, gli atti delle parrocchie, delle
confraternite e dei monasteri, delle ordinazioni, dei processi civili e
criminali, ecc. Sono stati pubblicati numerosi volumi che raccolgono i risultati
di studi e ricerche riguardanti l'archivio: i volumi, raccolti nella collana
Tabularium Mileten, possono essere richiesti direttamente alla direzione
dell’Archivio.
La
maggior parte del materiale conservato consiste in documenti giuridici,
religiosi e di storia locale per un totale di 5067 documenti.

Parco
archeologico medievale
Oggi
si stenta a crederlo, ma su queste spoglie colline era sorta nel Mille la
capitale di un regno. Mileto era infatti piaciuta a Ruggero il Normanno, della
famiglia d’Altavilla, che vi stabilì la sua corte e vi fondò persino una
zecca per il conio delle monete. Ruggero aveva lasciato la Normandia ed era
sceso in Calabria intorno al 1055 per raggiungere il fratello maggiore Roberto
il Guiscardo. Ruggero aiutò il fratello a reprimere una ribellione e ricevette
in cambio la metà meridionale della Calabria. Da qui i Normanni partirono poi
alla conquista della Sicilia e crearono a Palermo gli straordinari monumenti che
oggi ammiriamo.
La
vicina Via Popilia aiutava le comunicazioni. La benedizione del Papa motivava i
Normanni alla guerra contro gli infedeli islamici ma anche alla penetrazione
‘latina’ in terre che erano bizantine e avevano conosciuto l’ortodossia, i
monaci orientali e i riti della liturgia greca. E così Mileto diventa diocesi.
Il Papa vi trasferisce la diocesi vibonese e vi ingloba successivamente la
diocesi di Taurianum. Su uno dei colli di Mileto sorge la ‘regal
Badie’, un’imponente abbazia dedicata alla Trinità e affidata ai
Benedettini. Segno simbolico della reconquista cattolico-romana.
Sui
colli vicini sorgono il palazzo di Ruggero, la cattedrale di San Nicola e il
Vescovado. Negli anni successivi il tessuto urbano si ingrandisce sensibilmente
tanto che nei primi decenni del Trecento diventa uno dei centri più popolosi
della Regione, arricchendosi di costruzioni notevoli quali palazzi signorili,
chiese, un ospedale e i conventi dei Cappuccini e dei Carmelitani.
Ma
sul glorioso passato di Mileto incombono i terremoti. Questa terra dalla
geologia contorta è definita da Giustino Fortunato uno ‘sfasciume pendulo sul
mare’. Prima i ‘tremuoti’ del 1638 e del 1659 e poi quello letale del
1783, spianano le aree monumentali e costringono gli abitanti a trasferirsi e
costruire la nuova Mileto più lontano, su una dorsale collinare ampia e
pianeggiante. Le rovine dei gloriosi monumenti diventano cave e i siti antichi
sono spogliati di tutti le vestigia di qualche valore commerciale.
Arriva
infine la stagione degli archeologi. Nel 1916 il soprintendente Paolo Orsi vi
compie ricognizioni e ricerche storiche. Negli anni più recenti, grazie anche a
finanziamenti europei, si realizzano le campagne di restauro architettonico
delle strutture superstiti dell’Abbazia. Per il resto bisognerà ancora
attendere. Ma intanto la collina con le rovine dell’Abbazia è stata
dichiarata Parco archeologico medievale, il primo di questa tipologia in
Calabria.
Con
la guida dei valenti archeologi dell’associazione Mnemosyne visitiamo il
Parco. Il centro di visita è stato realizzato in un palmento che era al
servizio delle vigne incredibilmente piantate sulle rovine. Si sale poi
all’area dell’abbazia, costeggiando i cantieri didattici di scavo realizzati
per i ragazzi delle scuole.
Le
fondamenta rendono l’idea dell’imponenza dell’Abbazia, il cui progetto fu
opera di Roberto di Grandmesnil, un abate ‘architetto’. L’edificio
prevedeva una divisione interna in tre navate, con un’ampia cupola situata
all’incrocio con il transetto. Nella parte orientale della chiesa vi erano tre
absidi, mentre gli ambienti conventuali in cui vivevano i monaci (i chiostri, le
celle, le strutture di servizio per il lavoro agricolo) si sviluppavano sul lato
meridionale e più soleggiato dell’intera costruzione.
La
chiesa venne consacrata nel 1081 e in pochi anni il complesso monastico divenne
il centro gestionale di un grande possedimento monastico. Dopo i danni subiti
dai terremoti seicenteschi la chiesa fu ricostruita sia pur ridotta nelle
dimensioni, con un campanile e un’abside rettangolare. Il terremoto del 1783
sconvolse definitivamente la geografia del luogo e lasciò solo rovine. Alcuni
reperti sono oggi custoditi nel Museo di Mileto, allestito nel Palazzo Vescovile
della città.
Fonte:
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