Nicotera (Borgo)
(Vibo Valentia)
 


In antichità si credeva che Nicotera sorgesse sul luogo dell'antica Medma, tesi confutata dopo l'inizio degli scavi del 1912, diretti da Paolo Orsi, a Rosarno. Dall'abitato si osserva un ampio panorama comprendente Nicotera Marina, Monte Sant'Elia di Palmi, lo stretto di Messina, l'Aspromonte e le isole Eolie. Il nome attuale deriva dal nome romano Nicotiria che significa “Segno della vittoria”, fondata da Ottaviano (poi imperatore Augusto) nel I secolo a.C. dopo una vittoria contro Sesto Pompeo davanti alla costa. Essa viene ricordata dal geografo greco Strabone per essere stata un Emporium, poi viene di nuovo citata tra III e IV secolo d.C. nell'Itinerario antonino come importante statio sulla via consolare Annia-Popilia. Nel X secolo la città subì il definitivo tracollo per via delle numerose incursioni saracene che spinsero gli abitanti a ritirarsi sull'alto nel sito ove oggi sorge la cittadina.

Nel 1065 Roberto il Guiscardo la potenziò e la fortificò così la cittadina poté risorgere attorno al castello che egli fece costruire. Roberto il Guiscardo era infatti alla ricerca di un approdo marittimo per i collegamenti con la Sicilia dove si stava combattendo per allontanare gli arabi dall'isola. La nuova città, ricostruita seguendo schemi tipicamente normanni, risplende ora di nuovo fascino: il Castello e la Cattedrale rappresentano il cuore della città e da qui si ripartiscono le strade che portano ai diversi quartieri. Fu nuovamente distrutta e quindi ricostruita da Roberto d'Altavilla.  

Fu distrutta ancora una volta e poi ricostruita nel 1074 da re Tamin d'Africa e nel 1085 dalle truppe di Benevert. Seguì un'ennesima ricostruzione da parte del conte Ruggero di Lauria, che ne potenziò il porto. È ancora attaccata e distrutta dagli Almoravidi guidati da Ibn-MaiMun. Il figlio di RuggeroRuggero II la ricostruì nel 1122. Dopo le numerose distruzioni e ricostruzioni Nicotera viene conquistata da Federico II. Grazie a quest'ultimo la città raggiunge il suo massimo splendore. Fu inoltre istituito un importante cantiere per la costruzione della flotta imperiale. Per potenziare il sistema economico Federico II fece giungere a Nicotera gli Ebrei, molto abili nel settore, per incrementare l'attività economica e finanziaria della città. Inoltre fece costruire un apposito quartiere dove far alloggiare gli Ebrei detto “Giudecca”. La città fu poi resa agli Angioini, ma ancora una volta i cittadini furono costretti ad abbandonare le loro abitazioni quando nel 1638 fu saccheggiata dai Turcheschi. 

Durante il XIV e il XV secolo sottostette al dominio dei Ruffo e dei Marzano. Nel 1496 passò alla famiglia di Gennaro che nel 1555 vi ebbe incardinato il titolo di Conte. Per successione nel 1585 ritornò in casa Ruffo fino alla distruzione della feudalità riconducibile al 1806. La cittadina fu nuovamente danneggiata dal terremoto del 1783. L'ordinamento amministrativo che i francesi disposero il 19 gennaio 1807 faceva di Nicotera una Sede di Governo. 

Il 4 maggio 1811 fu emanato un decreto che poneva Nicotera a capo di uno dei primi circondari comprendenti i villaggi di Caroniti, Preitoni, Comerconi, Badia, Joppolo, Coccorino, Mottafilocastro, Limbadi, Mandaradoni, Caroni, S. Nicola, Spilinga, Panaja, Carciadi e Rosarno. Un nuovo ordinamento dato dai Borboni il 1º maggio 1816 confermava Nicotera nella condizione precedente, ma attribuiva Spilinga e le sue frazioni al circondario di Tropea. Il centro di Nicotera era diviso in vari quartieri e comprendeva: Santa Chiara, Baglio e Porta Grande dove vivevano i borghesi, i cittadini più in vista occupavano invece la zona pianeggiante, mentre il quartiere S. Nicola ospitava i commercianti. Nella storia nicoterese spiccano nomi di storici, poeti e intellettuali, che hanno fatto la storia della cittadina rendendola famosa in tutto il mezzogiorno.

Il castello, costruito nel 1763 da E. Sintes per il Conte di Sinopoli Falcone Ruffo, sul luogo dell'antico edificio svevo-angioino, è costruzione esteriormente integra con tre torri quadrilatere angolari, porte e finestre in granito. Completamente ricostruita dal Sintes nel 1785 è la cattedrale di origine medievale oggi ulteriormente restaurata e dedicata a Santa Maria Assunta. All'interno sono conservati frammenti tombali del XV secolo, un altare con marmi policromi, una statua attribuita ad Antonello Gagini raffigurante la Madonna delle Grazie; un Crocifisso ligneo di scuola napoletana del cinquecento attribuito ad Angelo Laudano; una cattedra episcopale a intagli; preziosi arredi sacri tra i quali un balocco cinquecentesco e paramenti settecenteschi. A pochi metri dalla chiesa vi è una torre campanaria quadrata. Nel vecchio centro della cittadina sono frequenti balconi a pancia e tulipani in ferro battuto, con mensole di granito, opere del Settecento. 

Il centro ufologico nazionale italiano riporta i dati relativi all'avvistamento di un oggetto misterioso caduto al largo di Nicotera Marina il 17 novembre 1960, alle ore 9:45. Del caso si interessò la Marina militare con l'invio di due corvette sul luogo del presunto avvistamento e caduta dell'oggetto misterioso in mare. I servizi segreti del tempo si interessarono del caso, unitamente all'Agenzia Governativa degli Stati Uniti, furono sentiti i testimoni dell'accadimento. Oggi Nicotera, che si regge prevalentemente sul turismo, sulla pesca e su piccole attività commerciali, vive un momento di forte crisi politico-istituzionale e di identità socio-culturale a cui si aggiunge una costante emigrazione che sta spopolando la cittadina.  

Nel 2005, 2010 e 2016 il civico consesso è stato sciolto con decreto del presidente della Repubblica per infiltrazioni mafiose (in base all'art. 143 del D. Lgs. n. 267/2000). Nicotera come il resto della Calabria soffre del problema 'ndrangheta: infatti, l'esistenza di alcune 'ndrine sul territorio comunale ha comportato anche l'inquinamento della Pubblica Amministrazione a tutto svantaggio del tessuto culturale-sociale-economico della cittadina. La permeabilità dell'ente locale alla 'ndrangheta è stata possibile grazie ai collegamenti diretti e indiretti di alcuni amministratori locali e alcuni dipendenti comunali con soggetti mafiosi, legami che hanno consentito a questi ultimi di esercitare il predominio in particolare sui settori degli appalti pubblici, delle autorizzazioni e delle concessioni.

Luoghi d'interesse

Ci troviamo nella ridente provincia di Vibo Valentia, sul finire del tratto di litorale tirrenico della Costa degli Dei, particolarmente ricco di miti, storia e leggende legate alla Magna Grecia. Qui sorge abbarbicato e dislocato su più livelli, il borgo di Nicotera. Il suo nome, come del resto anche il borgo, è antico e significa Segno della Vittoria: è davanti a questo tratto di costa che si consumò la battaglia tra l'imperatore Augusto e Sesto Pompeo, nel I secolo a.C., che vide trionfare l’imperatore.

Da questa vittoria nacque il paese, come un trofeo, che per la sua posizione strategica fu molto bramato dai nemici d’oltre mare, come ad esempio i saraceni.

Le varie epoche e dominazioni che ha attraversato Nicotera, sono tutte gelosamente conservate ancora oggi. Basterà camminare lungo le viuzze dislocate nella zona più antica per rendersi conto di quanto magnifico possa essere questo luogo.

Ma procediamo con ordine: percorreremo assieme tutto il borgo antico, con un itinerario che inizia in cima e finisce a picco sul mare.

Nicotera, borgo multiculturale, nasce come luogo prevalentemente di pescatori e commercianti. Dal centro si diramano tantissime vie che si incrociano e la dividono in diversi rioni, collocati su più livelli; gli antichi rioni di origine popolare sono a picco sul mare, i palazzi nobiliari e il centro cittadino sono più in alto.

Come già detto, partendo dall’alto e procedendo verso il basso, preparatevi a vivere e a percorrere viuzze in discesa, attraverso la storia e la bellezza architettonica e paesaggistica.

Arrivati a Nicotera e superata parte della moderna zona urbana, parcheggiate qui la macchina e una volta a piedi, vi si pone già la scelta di percorrere i due corsi principali: Corso Cavour e Corso Umberto I. Corso Cavour sorse sul finire del XVIII secolo, in seguito alla prima grande espansione urbana della città. Ad abbracciarlo troviamo una serie di splendidi palazzi gentilizi, arricchiti da magnifici portali in granito e da vari elementi in ferro che testimoniano la bravura delle mani artigiane, dei maestri locali dell’epoca. I due corsi erano le principali arterie commerciali di Nicotera. Lungo il corso troverete l’antica Fontana dei Monaci, sempre in granito, risalente allo stesso periodo del corso. Più avanti si fa spazio un piccolo piazzale con un affaccio da cui potrete ammirare parte della piana di Gioia Tauro. Poco più avanti troviamo un altro piccolo piazzale, Piazza Roma, che nasce non come piazza ma come un largo delimitato dalle abitazioni. A lato troverete la scalinata e l’installazione degli ombrelli colorati, nella viuzza denominata Via degli Ombrelli.

Più avanti si fa largo la grande piazza principale, chiamata anticamente dei quattro portali per la presenza di portali in pietra, che diventa punto d’incontro con l’altro corso principale: Umberto I. Anch’esso circondato da case padronali ottocentesche, davvero suggestive, nel tempo si è trasformato in quartiere residenziale prima e prevalentemente amministrativo poi. Oggi infatti vi ha sede il Municipio, che è ospitato nell'antico Convento dei Domenicani, eretto nel XVI secolo sui ruderi di quello dei Frati Cistercensi. Un edificio imponente, con un chiostro all’interno, che fa angolo con la Chiesa del SS Rosario. All’interno, al piano terra, in attesa di essere ultimata, troviamo l’esposizione di una parte di oggettistica e strumenti di lavoro che raccontano gli antichi mestieri e la lunga storia del posto.

Dalla piazza centrale, si diramano i vari quartieri. Intorno abbiamo il quartiere Baglio, il più piccolo ma anche il più suggestivo, che costeggia il settecentesco Castello dei Ruffo e che prende il nome dal “Balivo”, funzionario del re con poteri amministrativi, giudiziari, finanziari e anche militari, che qui aveva sede in epoca normanna.

Sempre dalla piazza principale, oltrepassate il portale Lamia, verrete investiti dalla bellezza dello spettacolare panorama. Vi ritroverete davanti il suggestivo castello che gode di una impareggiabile veduta del mare, della Piana di Gioia Tauro, fino a parte dell’Aspromonte, della Sicilia con l’Etna e le dirimpettaie isole Eolie. Ma non solo, essendo l’ultimo borgo, potrete ammirare anche parte del resto dell’incantevole costa degli Dei. Affacciatevi dalla lunga e mozzafiato balconata, respirate l'aria del mare e perdetevi nelle sue sfavillanti sfumature. Da qui è possibile scendere per raggiungere il Santuario di San Francesco di Paola e andare alla ricerca di ruderi di antichi mulini.

Il castello ha subìto varie modifiche ed è stato distrutto e riedificato più volte. L’attuale aspetto è stato eretto nel 1764 sulle rovine dell'antica fortezza svevo-angioina, i quali a loro volta avevano modificato il preesistente primo castello fatto erigere dal duca normanno Roberto il Guiscardo, nella seconda metà dell'XI secolo.

Dimora privata e temporaneamente chiuso al pubblico, poiché in fase di ristrutturazione, abbiamo avuto il privilegio di visitare il suo interno, dove custodisce ancora oggi pezzi importanti della storia di Nicotera, tra cui stanze con affreschi ben conservati e i sotterranei che fungevano da prigioni. A tal proposito, una chicca per chi cerca storie di paura: si racconta della presenza ancora oggi di fantasmi, all’interno del castello; c’è chi asserisce di aver sentito strani suoni, voci e rumori di catene da prigione. 

Ritorniamo alla luce del sole, sempre dalla piazza principale procediamo in discesa verso gli altri rioni. Prima di questi troviamo sul nostro cammino la Torre Campanaria del XVIII secolo, curiosamente costruita a parte, staccata dalla vicina Chiesa. Più avanti, troviamo la Cattedrale e il museo Diocesano, che sorgono in Largo Duomo, anche questo con una grande balconata sul mare.

Addentrandosi nel dedalo di viuzze, da vedere c’è il quartiere ebraico della Giudecca voluto da Federico II, uno tra gli insediamenti dell’ebraismo più importanti e meglio conservati della Calabria. Custodisce scorci di straordinaria bellezza, con architettura chiaramente ebraica che si riconosce già nei portali in pietra dei palazzi. Tra stradine tortuose che si aprono in piccoli slarghi, vi sono i cosiddetti “Cafi”, passaggi coperti che conferiscono al quartiere un fascino antico e arricchito dalle magnifiche vedute. Infatti, all’interno dei rioni è pieno di piazzette con panchine e terrazzi meravigliosi avvolti dal profumo dei balconi fioriti delle abitazioni, dalla brezza che vien dal mare e dalla storia.

Una curiosità: lungo le viuzze vi è Vico Immacolata, che testimonia con un cartello fotografico la visita nel 1957 dello studioso Ancel Keys, padre della Dieta Mediterranea, che a Nicotera ne decretò la nascita. Continuando a scendere vi imbatterete negli altri bellissimi rioni, di origine popolare, come San Giuseppe, San Nicola e Santa Chiara con le rispettive chiese a picco sul mare. Accanto quest’ultimo, si arriva all’ultimo step, il quartiere Palmentieri con la sua omonima porta. Questa è l’unica porta esistente oggi a testimonianza del dominio normanno. Da qui, attraverso un sentiero ancora più antico, data la presenza di una cava romana con grandi vasche e colonne, in discesa si arriverà a Nicotera Marina e alla spiaggia. Fuori Nicotera invece, più in alto rispetto al borgo, è possibile visitare lo spettacolare terrazzo dove sorge la statua e la Chiesa della Madonna della Scala.

Cattedrale di Santa Maria Assunta

La concattedrale di Santa Maria Assunta è il principale luogo di culto cattolico di Nicotera, cattedrale fino al 1986 della diocesi di Nicotera, unita aeque principaliter alla diocesi di Tropea dal 1818. 

Oggi la chiesa è concattedrale della diocesi di Mileto-Nicotera-Tropea.

Secondo la tradizione la prima cattedrale di Nicotera e l'episcopio sorgevano sulle rovine di un antico tempio greco dedicato a Diana ubicato nella pianura sottostante l'attuale cittadina. Secondo lo storico Giovanni Fiore da Cropani le prime memorie di questa cattedrale risalgono al 596, quando il Papa dette incarico a Procolo quale primo vescovo di Nicotera, di rappresentarlo nella controversia insorta tra Bonifacio, vescovo di Reggio, ed il clero della città stessa.

La chiesa negli anni successivi fu diverse volte assalita e saccheggiata da scorrerie saracene. La ricostruzione fu voluta da Roberto il Guiscardo nel 1065 che volle dedicare la nuova chiesa alla Madonna di Romania. Nel 1304, durante le guerre di successione tra Angioini ed Aragonesi, la Cattedrale fu ridotta a chiesa collegiale, aggregata a Mileto prima e poi a Reggio. Tale situazione durò quasi 90 anni, fino a quando, in seguito all'intervento di Enrico Sanseverino, conte di MiletoBonifacio IX concesse con bolla del 16 agosto 1392 la reintegrazione della sede vescovile.

Ad iniziativa del vescovo Ottaviano Capece (1582-1618) la cattedrale venne restaurata, ampliata e modificata nell'orientamento, privilegiando le necessarie operazioni di risanamento strutturale piuttosto che quelle decorative. La chiesa venne riconsacrato nell'anno 1592 e dedicata alla Vergine Assunta in cielo.

Nel 1759 un grande incendio sviluppatosi nella notte distrusse parte del tempio e gli arredi di maggior pregio. Il terremoto del 1783 distrusse completamente l'edificio appena restaurato dall'incendio, si rese necessaria la ricostruzione che fu effettuata a carico dello Stato, nel rispetto delle dimensioni originarie. L'interno fu modificato e l'aula unica fu ripartita in tre navate, con soffitto a volte, e terminante con una grande abside cui è addossato l'altare maggiore in marmi policromi.

La cattedrale, di epoca barocca, comprende molte opere d'arte tra cui, nella navata destra un pregevole crocifisso e, a destra del presbiterio, nella cappella, la Madonna di Antonello Gagini. Dal piazzale si ha un'ampia veduta sul golfo e sulla pianura di Rosarno.

Castello Ruffo

Il castello Ruffo di Nicotera è una residenza gentilizia che si erge nel centro storico, sede del "Civico museo archeologico" e del "Centro per lo studio e la conservazione della civiltà contadina del Poro".

L'attuale fortificazione è opera dell'architetto Ermenegildo Sintes che nel 1764 riconvertì il castello in residenza estiva per il conte Fulco Antonio Ruffo. L'edificio è dunque il risultato di una serie di ricostruzioni che il castello ha subìto nei secoli. L'edificio infatti, è stato eretto sulle rovine dell'antica fortezza svevo-angioina, realizzando torri angolari e ampie terrazze, dalle quali è possibile scorgere la marina sottostante.

Il primo castello edificato a Nicotera venne fatto erigere dal Duca normanno Roberto il Guiscardo alla seconda metà del dell'XI sec., utile ad accogliere una consistente guarnigione militare e quindi proteggere la costa e la città. Per completare la conquista della Calabria meridionale il maniero venne ceduto al fratello gran conte Ruggero il Normanno, quale promotore per la realizzazione di centro amministrativo dell'edificio militare, per le eventuali operazioni di conquista della vicina Sicilia. Di sicuro ciò che ha caratterizzato il castello per tutto l'arco della sua vita è il continuo susseguirsi di distruzioni e ricostruzioni, dovute sia ai disastrosi terremoti (in particolare al terremoto del 27 marzo 1638), sia alle distruzioni operate dagli assalti dei saraceni nel 1074 e nel 1085; oppure nel curioso episodio del 1284, quando le truppe armate dell'ammiraglio aragonese Ruggero di Lauria, artefice della cacciata degli angioini dalla Calabria, distrussero completamente il castello che venne in seguito ricostruito dallo stesso Ruggero di Lauria.

Con l'avvento di Federico II sia la città che il castello subirono un processo di ampliamento e fortificazione secondo i canoni artistici degli svevi, costruendo e ampliando l'arsenale vicino al porto. Federico II fu artefice del principale sviluppo della città di Nicotera, pertanto è da considerare che il castello ebbe un ruolo principale nell'assetto della città.

Il castello durante il corso della sua vita ospitò illustri personaggi, quali san Bruno di Coloniasan Ludovico d'Angiòpapa Urbano II, Gioacchino da Fiore e l'imperatrice Costanza d'Altavilla.

Il castello è un'antica residenza gentilizia appartenuta ai Ruffo di Calabria, oggi di proprietà dei Murmura. La magione fu sede del Museo Archeologico e del Museo di mineralogia e petrografia fondati e diretti dal professore Achille Solano, con reperti di notevole importanza provenienti dalle vicine necropoli: principalmente da tombe, appartenenti al Paleolitico, al Neolitico, nonché bronzi, ceramiche e vasi di terracotta di età greca e romana.

La struttura, ad oggi ancora incompleta, fu edificata a pochi metri dai resti del precedente maniero normanno, di cui rimangono solo alcuni basamenti in pietra e una cisterna, in parte inglobati in un vicino palazzo gentilizio. La struttura appare come una massiccia mole dominante la sottostante Marina di Nicotera, con la facciata principale che presenta marcate analogie con la certosa di San Martino a Napoli.

La pianta del castello Ruffo di Nicotera è quadrilatera, con tre torri angolari, quadrilatere anch'esse, la quarta torre non venne mai realizzata. Le due torri frontali, collegate da un susseguirsi di sette arcate, sono messe in comunicazione da una balconata sorretta da mensole di granito grigio. Oltre alla quarta torre manca anche parte del prospetto, abbattuto dal violento terremoto del 1783 che colpì la piana di Sant'Eufemia. I sotterranei del castello sono raggiungibili da un ingresso posto nel cortile interno del castello. Dall'ingresso, con portale in granito si accede a un corridoio con volta a botte, il quale fa da accesso anche al piano terra.

Quest'ultimo ospita due ampie sale, la prima con volta a vela, mentre il secondo salone con volta a crociera è irraggiato dalle sette finestre che si aprono nelle sette arcate della facciata principale. Nel cortile del castello trova spazio un arco dal quale si accede all'atrio, pavimentato da grandi lastre di granito e adornato da un ampio scalone.

Leggende narrano come il castello sarebbe collegato alla Marina di Nicotera attraverso alcuni passaggi segreti, tanto che alcuni prigionieri del castello per verificare la veridicità dell'esistenza di tali cunicoli e permettere loro di attuare un piano di fuga, lanciarono all'interno delle angurie che rotolarono fino a raggiungere la Marina di Nicotera".

Il castello, dopo un ulteriore ristrutturazione, è stato adibito a centro museale. Al piano terra, caratterizzato da grandi saloni, trova posto il Civico museo archeologico, mentre il primo piano dell'edificio ospita il "Centro per lo studio e la conservazione della civiltà contadina del Poro".  

Chiesa di Gesù e Maria

Gli storici locali indicano il 1638 come anno di edificazione, quale espressione del voto fatto dai cittadini scampati alla “terribile” incursione turca del 19 giugno di quell'anno.

Tuttavia l'edificio cultuale non viene menzionato né in un importante documento ufficiale del 1646 costituito da un apprezzo della città che doveva essere messa all'asta pubblica, né nella puntuale relazione del viaggio compiuto nel Regno di Napoli dall'abate Giovan Battista Pacichelli, né, ancora fino al 1714, negli Atti di Santa Visita annualmente effettuata dal vescovo in tutti i luoghi di culto presenti nella Diocesi. Infatti, soltanto da quell'anno (1714) la chiesa, visitata dal vicario capitolare Giancola Adilardi viene riportata nei relativi documenti.

L'edificio cultuale viene dotato di pregevoli opere d'arte provenienti, per lo più, da luoghi di culto e conventi fortemente danneggiati dal terremoto della Calabria meridionale del 1783.

Non si hanno notizie documentate di interventi di trasformazione, restauro o manutenzione dell'edificio ad eccezione della realizzazione del volume edilizio contenente la sagrestia, eretto a cavallo tra gli anni Quaranta e Cinquanta del XIX secolo dal penitenziere Brancia.

Intorno alla fine degli anni Sessanta del XX Secolo, la chiesa – che per il precario stato d'uso era già da tempo chiusa al culto ed aperta solo a richiesta o in particolari solennità – viene interessata da lavori curati dal Genio civile di Catanzaro.

Questi hanno riguardato, essenzialmente, il rifacimento dei tetti, intervento che comportò per quello della chiesa, la demolizione della parte superiore dell'organismo ivi compresa il timpano, a vela, della facciata, stante la decisione di realizzare un cordolo di coronamento perimetrale in c.a. a tutto spessore di muratura, mentre per quello del corpo sud (sacrestia), il quasi completo occultamento dei finestroni della navata presenti sul fronte meridionale atteso l'innalzamento della linea di colmo.

Si ricordano anche le demolizioni della copertura dell'abside-presbiterio - di incerta struttura e forma – la cui ricostruzione in c.a. determinò la chiusura dei finestroni insistenti sui lati nord e sud del vano, e quella di tratti dell'antica struttura interposta tra la chiesa e la cripta, allo scopo di consentire un più facile accesso a quest'ultima che fu svuotata dei resti mortali colà deposti e, pare, successivamente riempita con materiale proveniente dalle generose demolizioni.

Esauriti i fondi, i lavori – non ultimati – vennero interrotti, e la chiesa rimase chiusa al culto per circa un quarantennio.

Durante questo lungo periodo di abbandono, mobili, arredi liturgici, statue, paramenti ecc., furono trasferiti in altro luogo; sono visibili nel locale Museo diocesano d'Arte sacra.

Ultimamente (primo decennio Secolo XXI) una sottoscrizione di fedeli ha promosso l'esecuzione di lavori di riattamento che, pur consentendo la riconsegna dell'immobile alla comunità cittadina ed al culto, non hanno posto rimedio ai danni subiti dal tempio con i predetti lavori degli anni Sessanta.

L'edificio è costituito da una navata unica, con orientamento ovest-est, desinente in una breve abside a terminazione piatta, larga quanto la navata, e da un seriore corpo di fabbrica, addossato al fianco sud del tempio, già suddiviso in una sagrestia (edificata intorno al 1850) ad est, direttamente comunicante con l'abside, ed in due piccole cappelle; a sud-ovest, in linea con la facciata, si trova la torre campanaria attraversata da un sottopassaggio pedonale

II tetto dell’edifico è a falde inclinate con sovrastante manto in tegole, con struttura lignea a capriate poggianti su i muri perimetrali.

La navata di m. 15,60 (esclusa l'abside che ha una profondità di m. 3,50) per m. 6,60 all'arco sacro, presenta le pareti nord e sud articolate da quattro specchiature per lato, delimitate da lesene lisce con capitello composito; tali pareti longitudinali, parallele per quasi 3/5 del loro sviluppo partendo dall'arco sacro, dalla penultima lesena convergono, con una doppia angolatura che trova lo snodo nell'ultima lesena, verso la parete ovest, nella quale si apre l'ingresso, riducendo la dimensione trasversale del tempio, su questo lato, a m. 4,70.

L'edificio è costituito da una navata unica, con orientamento ovest-est, desinente in una breve abside a terminazione piatta, larga quanto la navata.  

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