In
antichità si credeva che Nicotera sorgesse sul luogo dell'antica Medma,
tesi confutata dopo l'inizio degli scavi del 1912, diretti da Paolo
Orsi, a Rosarno.
Dall'abitato si osserva un ampio panorama comprendente Nicotera Marina, Monte
Sant'Elia di Palmi,
lo stretto di Messina,
l'Aspromonte e
le isole Eolie.
Il nome attuale deriva dal nome romano Nicotiria che significa
“Segno della vittoria”, fondata da Ottaviano (poi imperatore Augusto)
nel I secolo a.C. dopo una vittoria contro Sesto Pompeo davanti alla costa. Essa
viene ricordata dal geografo greco Strabone per
essere stata un Emporium, poi viene di nuovo citata tra III e IV
secolo d.C. nell'Itinerario
antonino come
importante statio sulla via consolare Annia-Popilia.
Nel X secolo la città subì il definitivo tracollo per via delle numerose
incursioni saracene che
spinsero gli abitanti a ritirarsi sull'alto nel sito ove oggi sorge la
cittadina.
Nel 1065 Roberto
il Guiscardo la potenziò
e la fortificò così la cittadina poté risorgere attorno al castello che egli
fece costruire. Roberto il Guiscardo era infatti alla ricerca di un approdo
marittimo per i collegamenti con la Sicilia dove
si stava combattendo per allontanare gli arabi dall'isola. La nuova città,
ricostruita seguendo schemi tipicamente normanni,
risplende ora di nuovo fascino: il Castello e la Cattedrale rappresentano il cuore della città e da qui si
ripartiscono le strade che portano ai diversi quartieri. Fu nuovamente distrutta
e quindi ricostruita da Roberto
d'Altavilla.
Fu
distrutta ancora una volta e poi ricostruita nel 1074 da
re Tamin d'Africa e nel 1085 dalle
truppe di Benevert. Seguì un'ennesima ricostruzione da parte del conte Ruggero
di Lauria, che ne potenziò il porto. È ancora attaccata e distrutta dagli Almoravidi guidati
da Ibn-MaiMun. Il figlio di Ruggero, Ruggero
II la ricostruì nel 1122.
Dopo le numerose distruzioni e ricostruzioni Nicotera viene conquistata da Federico
II. Grazie a quest'ultimo la
città raggiunge il suo massimo splendore. Fu inoltre istituito un importante
cantiere per la costruzione della flotta imperiale. Per potenziare il sistema
economico Federico II fece giungere a Nicotera gli Ebrei,
molto abili nel settore, per incrementare l'attività economica e finanziaria
della città. Inoltre fece costruire un apposito quartiere dove far alloggiare
gli Ebrei detto “Giudecca”. La città fu poi resa agli Angioini,
ma ancora una volta i cittadini furono costretti ad abbandonare le loro
abitazioni quando nel 1638 fu
saccheggiata dai Turcheschi.
Durante
il XIV e
il XV secolo sottostette
al dominio dei Ruffo e
dei Marzano. Nel 1496 passò
alla famiglia di Gennaro che nel 1555 vi
ebbe incardinato il titolo di Conte. Per successione nel 1585 ritornò
in casa Ruffo fino
alla distruzione della feudalità riconducibile
al 1806.
La cittadina fu nuovamente danneggiata dal terremoto
del 1783. L'ordinamento
amministrativo che i francesi disposero il 19 gennaio 1807 faceva
di Nicotera una Sede di Governo.

Il
4 maggio 1811 fu
emanato un decreto che poneva Nicotera a capo di uno dei primi circondari
comprendenti i villaggi di Caroniti, Preitoni, Comerconi, Badia, Joppolo,
Coccorino, Mottafilocastro, Limbadi,
Mandaradoni, Caroni, S. Nicola, Spilinga,
Panaja, Carciadi e Rosarno.
Un nuovo ordinamento dato dai Borboni il 1º maggio 1816 confermava
Nicotera nella condizione precedente, ma attribuiva Spilinga e le sue frazioni
al circondario di Tropea.
Il centro di Nicotera era diviso in vari quartieri e comprendeva: Santa Chiara,
Baglio e Porta Grande dove vivevano i borghesi, i cittadini più in vista
occupavano invece la zona pianeggiante, mentre il quartiere S. Nicola ospitava i
commercianti. Nella storia nicoterese spiccano nomi di storici, poeti e
intellettuali, che hanno fatto la storia della cittadina rendendola famosa in
tutto il mezzogiorno.
Il
castello, costruito nel 1763 da
E. Sintes per il Conte di Sinopoli Falcone Ruffo, sul luogo dell'antico edificio
svevo-angioino, è costruzione esteriormente integra con tre torri quadrilatere
angolari, porte e finestre in granito. Completamente ricostruita dal Sintes nel 1785 è
la cattedrale di origine medievale oggi ulteriormente restaurata e dedicata a
Santa Maria Assunta. All'interno sono conservati frammenti tombali del XV
secolo, un altare con marmi
policromi, una statua attribuita ad Antonello
Gagini raffigurante la
Madonna delle Grazie; un Crocifisso ligneo di scuola napoletana del cinquecento attribuito
ad Angelo Laudano; una cattedra episcopale a intagli; preziosi arredi sacri tra i quali un
balocco cinquecentesco e
paramenti settecenteschi.
A pochi metri dalla chiesa vi è una torre campanaria quadrata. Nel vecchio
centro della cittadina sono frequenti balconi a pancia e tulipani in ferro
battuto, con mensole di granito, opere del Settecento.
Il
centro ufologico nazionale italiano riporta i dati relativi all'avvistamento di
un oggetto misterioso caduto al largo di Nicotera Marina il 17 novembre 1960,
alle ore 9:45. Del caso si interessò la Marina militare con l'invio di due
corvette sul luogo del presunto avvistamento e caduta dell'oggetto misterioso in
mare. I servizi segreti del tempo si interessarono del caso, unitamente
all'Agenzia Governativa degli Stati Uniti, furono sentiti i testimoni
dell'accadimento. Oggi Nicotera, che si regge prevalentemente sul turismo, sulla
pesca e su piccole attività commerciali, vive un momento di forte crisi
politico-istituzionale e di identità socio-culturale a cui si aggiunge una
costante emigrazione che sta spopolando la cittadina.
Nel
2005, 2010 e 2016 il civico consesso è stato sciolto con decreto
del presidente della Repubblica per
infiltrazioni mafiose (in base all'art. 143 del D. Lgs. n. 267/2000). Nicotera
come il resto della Calabria soffre del problema 'ndrangheta:
infatti, l'esistenza di alcune 'ndrine sul
territorio comunale ha comportato anche l'inquinamento della Pubblica
Amministrazione a tutto svantaggio del tessuto culturale-sociale-economico della
cittadina. La permeabilità dell'ente locale alla 'ndrangheta è stata possibile
grazie ai collegamenti diretti e indiretti di alcuni amministratori locali e
alcuni dipendenti comunali con soggetti mafiosi, legami che hanno consentito a
questi ultimi di esercitare il predominio in particolare sui settori degli
appalti pubblici, delle autorizzazioni e delle concessioni.

Luoghi
d'interesse
Ci troviamo
nella ridente provincia di Vibo
Valentia, sul finire del tratto di litorale tirrenico della Costa degli
Dei, particolarmente ricco di miti, storia e leggende legate alla Magna
Grecia. Qui sorge abbarbicato e dislocato su più livelli, il borgo di
Nicotera. Il suo nome, come del resto anche il borgo, è antico e significa Segno
della Vittoria: è davanti a questo tratto di costa che si consumò la
battaglia tra l'imperatore Augusto e Sesto Pompeo, nel I secolo a.C., che vide
trionfare l’imperatore.
Da questa
vittoria nacque il paese, come un trofeo, che per la sua posizione strategica fu
molto bramato dai nemici d’oltre mare, come ad esempio i saraceni.
Le varie epoche
e dominazioni che ha attraversato Nicotera, sono tutte gelosamente conservate
ancora oggi. Basterà camminare lungo le viuzze dislocate nella zona più antica
per rendersi conto di quanto magnifico possa essere questo luogo.
Ma procediamo
con ordine: percorreremo assieme tutto il borgo antico, con un itinerario che
inizia in cima e finisce a picco sul mare.
Nicotera, borgo
multiculturale, nasce come luogo prevalentemente di pescatori e commercianti.
Dal centro si diramano tantissime vie che si incrociano e la dividono in diversi
rioni, collocati su più livelli; gli antichi rioni di origine popolare sono a
picco sul mare, i palazzi nobiliari e il centro cittadino sono più in alto.
Come già
detto, partendo dall’alto e procedendo verso il basso, preparatevi a vivere e
a percorrere viuzze in discesa, attraverso la storia e la bellezza
architettonica e paesaggistica.
Arrivati a
Nicotera e superata parte della moderna zona urbana, parcheggiate qui la
macchina e una volta a piedi, vi si pone già la scelta di percorrere i due
corsi principali: Corso
Cavour e Corso
Umberto I. Corso Cavour sorse sul finire del XVIII secolo, in seguito
alla prima grande espansione urbana della città. Ad abbracciarlo troviamo una
serie di splendidi palazzi gentilizi, arricchiti da magnifici portali in
granito e da vari elementi in ferro che testimoniano la bravura delle mani
artigiane, dei maestri locali dell’epoca. I due corsi erano le principali
arterie commerciali di Nicotera. Lungo il corso troverete l’antica Fontana dei
Monaci, sempre in granito, risalente allo stesso periodo del corso. Più avanti
si fa spazio un piccolo piazzale con un affaccio da cui potrete ammirare parte
della piana di Gioia Tauro. Poco più avanti troviamo un altro piccolo piazzale, Piazza
Roma, che nasce non come piazza ma come un largo delimitato
dalle abitazioni. A lato troverete la scalinata e l’installazione degli
ombrelli colorati, nella viuzza denominata Via
degli Ombrelli.
Più avanti si
fa largo la grande piazza principale, chiamata anticamente dei
quattro portali per la presenza di portali in pietra, che
diventa punto d’incontro con l’altro corso principale: Umberto I.
Anch’esso circondato da case padronali ottocentesche, davvero suggestive, nel
tempo si è trasformato in quartiere residenziale prima e prevalentemente
amministrativo poi. Oggi infatti vi ha sede il Municipio, che è ospitato
nell'antico Convento
dei Domenicani, eretto nel XVI secolo sui ruderi di quello dei Frati
Cistercensi. Un edificio imponente, con un chiostro all’interno, che fa angolo
con la Chiesa
del SS Rosario. All’interno, al piano terra, in attesa di essere
ultimata, troviamo l’esposizione di una parte di oggettistica e strumenti di
lavoro che raccontano gli antichi mestieri e la lunga storia del posto.
Dalla piazza
centrale, si diramano i vari quartieri. Intorno abbiamo il quartiere
Baglio, il più piccolo ma anche il più suggestivo, che costeggia il
settecentesco Castello
dei Ruffo e che prende il nome dal “Balivo”, funzionario del
re con poteri amministrativi, giudiziari, finanziari e anche militari, che qui
aveva sede in epoca normanna.
Sempre dalla
piazza principale, oltrepassate il portale Lamia,
verrete investiti dalla bellezza dello spettacolare panorama. Vi ritroverete
davanti il suggestivo castello che gode di una impareggiabile veduta del mare,
della Piana di Gioia Tauro, fino a parte dell’Aspromonte, della Sicilia con
l’Etna e le dirimpettaie isole Eolie. Ma non solo, essendo l’ultimo borgo,
potrete ammirare anche parte del resto dell’incantevole costa degli Dei.
Affacciatevi dalla lunga e mozzafiato balconata, respirate l'aria del mare e
perdetevi nelle sue sfavillanti sfumature. Da qui è possibile scendere per
raggiungere il Santuario
di San Francesco di Paola e andare alla ricerca di ruderi di
antichi mulini.
Il castello ha
subìto varie modifiche ed è stato distrutto e riedificato più volte.
L’attuale aspetto è stato eretto nel 1764 sulle rovine dell'antica fortezza svevo-angioina,
i quali a loro volta avevano modificato il preesistente primo castello fatto
erigere dal duca normanno Roberto
il Guiscardo, nella seconda metà dell'XI secolo.
Dimora privata
e temporaneamente chiuso al pubblico, poiché in fase di ristrutturazione,
abbiamo avuto il privilegio di visitare il suo interno, dove custodisce ancora
oggi pezzi importanti della storia di Nicotera, tra cui stanze con affreschi ben
conservati e i sotterranei che fungevano da prigioni. A tal proposito, una
chicca per chi cerca storie di paura: si racconta della presenza ancora oggi di
fantasmi, all’interno del castello; c’è chi asserisce di aver sentito
strani suoni, voci e rumori di catene da prigione.
Ritorniamo alla
luce del sole, sempre dalla piazza principale procediamo in discesa verso gli
altri rioni. Prima di questi troviamo sul nostro cammino la Torre
Campanaria del XVIII secolo, curiosamente costruita a parte,
staccata dalla vicina Chiesa. Più avanti, troviamo la Cattedrale
e il museo Diocesano, che sorgono in Largo Duomo, anche questo con
una grande balconata sul mare.
Addentrandosi
nel dedalo di viuzze, da vedere c’è il quartiere
ebraico della Giudecca voluto
da Federico II, uno tra gli insediamenti dell’ebraismo più
importanti e meglio conservati della Calabria. Custodisce scorci di
straordinaria bellezza, con architettura chiaramente ebraica che si riconosce già
nei portali in pietra dei palazzi. Tra stradine tortuose che si aprono in
piccoli slarghi, vi sono i cosiddetti “Cafi”, passaggi coperti che
conferiscono al quartiere un fascino antico e arricchito dalle magnifiche
vedute. Infatti, all’interno dei rioni è pieno di piazzette con panchine e
terrazzi meravigliosi avvolti dal profumo dei balconi fioriti delle abitazioni,
dalla brezza che vien dal mare e dalla storia.
Una curiosità:
lungo le viuzze vi è Vico
Immacolata, che testimonia con un cartello fotografico la visita
nel 1957 dello studioso Ancel Keys, padre della Dieta Mediterranea, che a
Nicotera ne decretò la nascita. Continuando a scendere vi imbatterete negli
altri bellissimi rioni, di origine popolare, come San
Giuseppe, San Nicola e Santa Chiara con le rispettive
chiese a picco sul mare. Accanto quest’ultimo, si arriva all’ultimo step, il quartiere
Palmentieri con la sua omonima porta. Questa è l’unica
porta esistente oggi a testimonianza del dominio normanno. Da qui, attraverso un
sentiero ancora più antico, data la presenza di una cava romana con grandi
vasche e colonne, in discesa si arriverà a Nicotera Marina e alla spiaggia.
Fuori Nicotera invece, più in alto rispetto al borgo, è possibile visitare lo
spettacolare terrazzo dove sorge la statua e la Chiesa della Madonna
della Scala.
Cattedrale
di Santa Maria Assunta

La concattedrale
di Santa Maria Assunta è il principale luogo di culto cattolico di Nicotera,
cattedrale fino
al 1986 della diocesi di Nicotera, unita aeque principaliter alla
diocesi di Tropea dal 1818.
Oggi
la chiesa è concattedrale della diocesi
di Mileto-Nicotera-Tropea.
Secondo
la tradizione la prima cattedrale di Nicotera e l'episcopio sorgevano sulle
rovine di un antico tempio greco dedicato a Diana ubicato nella pianura
sottostante l'attuale cittadina. Secondo lo storico Giovanni
Fiore da Cropani le
prime memorie di questa cattedrale risalgono al 596, quando il Papa dette
incarico a Procolo quale primo vescovo di Nicotera, di rappresentarlo nella
controversia insorta tra Bonifacio, vescovo di Reggio, ed il clero della città
stessa.
La
chiesa negli anni successivi fu diverse volte assalita e saccheggiata da
scorrerie saracene.
La ricostruzione fu voluta da Roberto
il Guiscardo nel 1065
che volle dedicare la nuova chiesa alla Madonna di Romania.
Nel 1304, durante le guerre di successione tra Angioini ed Aragonesi,
la Cattedrale fu ridotta a chiesa collegiale, aggregata a Mileto prima e poi a
Reggio. Tale situazione durò quasi 90 anni, fino a quando, in seguito
all'intervento di Enrico Sanseverino,
conte di Mileto, Bonifacio
IX concesse con bolla
del 16 agosto 1392 la reintegrazione della sede vescovile.
Ad
iniziativa del vescovo Ottaviano Capece (1582-1618) la cattedrale venne
restaurata, ampliata e modificata nell'orientamento, privilegiando le necessarie
operazioni di risanamento strutturale piuttosto che quelle decorative. La chiesa
venne riconsacrato nell'anno 1592 e dedicata alla Vergine Assunta in cielo.
Nel
1759 un grande incendio sviluppatosi nella notte distrusse parte del tempio e
gli arredi di maggior pregio. Il terremoto del 1783 distrusse completamente
l'edificio appena restaurato dall'incendio, si rese necessaria la ricostruzione
che fu effettuata a carico dello Stato, nel rispetto delle dimensioni
originarie. L'interno fu modificato e l'aula unica fu ripartita in tre navate,
con soffitto a volte, e terminante con una grande abside cui
è addossato l'altare maggiore in marmi policromi.
La
cattedrale, di epoca barocca, comprende molte opere d'arte tra cui, nella navata
destra un pregevole crocifisso e, a destra del presbiterio, nella cappella, la
Madonna di Antonello
Gagini. Dal piazzale si ha
un'ampia veduta sul golfo e sulla pianura di Rosarno.
Castello
Ruffo
Il castello
Ruffo di Nicotera è una residenza gentilizia che si erge nel centro
storico,
sede del "Civico museo archeologico" e del "Centro per lo studio
e la conservazione della civiltà contadina del Poro".
L'attuale
fortificazione è opera dell'architetto Ermenegildo Sintes che nel 1764
riconvertì il castello in residenza estiva per il conte Fulco
Antonio Ruffo. L'edificio è dunque il risultato di una serie di ricostruzioni che il
castello ha subìto nei secoli. L'edificio infatti, è stato eretto sulle rovine
dell'antica fortezza svevo-angioina, realizzando torri angolari e ampie terrazze, dalle quali è possibile
scorgere la marina sottostante.
Il
primo castello edificato a Nicotera venne fatto erigere dal Duca normanno Roberto
il Guiscardo alla
seconda metà del dell'XI sec., utile ad accogliere una consistente guarnigione
militare e quindi proteggere la costa e la città. Per completare la conquista
della Calabria meridionale il maniero venne ceduto al fratello gran conte Ruggero
il Normanno, quale promotore
per la realizzazione di centro amministrativo dell'edificio militare, per le
eventuali operazioni di conquista della vicina Sicilia. Di sicuro ciò che ha
caratterizzato il castello per tutto l'arco della sua vita è il continuo
susseguirsi di distruzioni e ricostruzioni, dovute sia ai disastrosi terremoti
(in particolare al terremoto
del 27 marzo 1638), sia alle
distruzioni operate dagli assalti dei saraceni nel
1074 e nel 1085; oppure nel curioso episodio del 1284, quando le truppe armate
dell'ammiraglio aragonese Ruggero
di Lauria, artefice della
cacciata degli angioini dalla Calabria, distrussero completamente il castello
che venne in seguito ricostruito dallo stesso Ruggero di Lauria.
Con
l'avvento di Federico
II sia la città che il
castello subirono un processo di ampliamento e fortificazione secondo i canoni
artistici degli svevi, costruendo e ampliando l'arsenale vicino al porto. Federico II fu artefice del principale sviluppo della città di Nicotera,
pertanto è da considerare che il castello ebbe un ruolo principale nell'assetto
della città.
Il
castello durante il corso della sua vita ospitò illustri personaggi, quali san
Bruno di Colonia, san
Ludovico d'Angiò, papa
Urbano II, Gioacchino da Fiore e
l'imperatrice Costanza
d'Altavilla.

Il castello è un'antica residenza gentilizia appartenuta ai Ruffo
di Calabria, oggi di
proprietà dei Murmura. La magione fu sede del Museo Archeologico e del Museo di
mineralogia e petrografia fondati e diretti dal professore Achille
Solano, con reperti di
notevole importanza provenienti dalle vicine necropoli: principalmente da tombe,
appartenenti al Paleolitico,
al Neolitico,
nonché bronzi, ceramiche e vasi di terracotta di età greca e romana.
La
struttura, ad oggi ancora incompleta, fu edificata a pochi metri dai resti del
precedente maniero normanno, di cui rimangono solo alcuni basamenti in pietra e
una cisterna, in parte inglobati in un vicino palazzo gentilizio. La struttura
appare come una massiccia mole dominante la sottostante Marina di Nicotera, con
la facciata principale che presenta marcate analogie con la certosa
di San Martino a Napoli.
La
pianta del castello Ruffo di Nicotera è quadrilatera, con tre torri angolari,
quadrilatere anch'esse, la quarta torre non venne mai realizzata. Le due torri
frontali, collegate da un susseguirsi di sette arcate,
sono messe in comunicazione da una balconata sorretta da mensole di granito
grigio. Oltre alla quarta torre manca anche parte del prospetto,
abbattuto dal violento terremoto
del 1783 che colpì la piana
di Sant'Eufemia. I
sotterranei del castello sono raggiungibili da un ingresso posto nel cortile
interno del castello. Dall'ingresso, con portale in granito si
accede a un corridoio con volta
a botte, il quale fa da accesso anche al piano terra.
Quest'ultimo ospita due ampie
sale, la prima con volta
a vela, mentre il secondo salone con volta
a crociera è irraggiato dalle sette finestre che si aprono nelle sette arcate
della facciata principale.
Nel cortile del castello trova spazio un arco dal quale si accede all'atrio,
pavimentato da grandi lastre di granito e adornato da un ampio scalone.
Leggende
narrano come il castello sarebbe collegato alla Marina di Nicotera attraverso
alcuni passaggi segreti, tanto che alcuni prigionieri del castello per
verificare la veridicità dell'esistenza di tali cunicoli e permettere loro di
attuare un piano di fuga, lanciarono all'interno delle angurie che rotolarono
fino a raggiungere la Marina di Nicotera".
Il
castello, dopo un ulteriore ristrutturazione, è stato adibito a centro museale.
Al piano terra, caratterizzato da grandi saloni, trova posto il Civico museo
archeologico, mentre il primo piano dell'edificio ospita il "Centro per lo
studio e la conservazione della civiltà contadina del Poro".
Chiesa
di Gesù e Maria
Gli
storici locali indicano il 1638 come anno di edificazione, quale espressione del voto
fatto dai cittadini scampati alla “terribile” incursione turca del 19 giugno
di quell'anno.
Tuttavia
l'edificio cultuale non viene menzionato né in un importante documento
ufficiale del 1646 costituito da un apprezzo della città che doveva essere
messa all'asta pubblica, né nella puntuale relazione del viaggio compiuto nel Regno
di Napoli dall'abate Giovan Battista Pacichelli, né, ancora fino al 1714, negli Atti di Santa Visita annualmente
effettuata dal vescovo in tutti i luoghi di culto presenti nella Diocesi.
Infatti,
soltanto da quell'anno (1714) la chiesa, visitata dal vicario capitolare
Giancola Adilardi viene riportata nei relativi documenti.
L'edificio
cultuale viene dotato di pregevoli opere d'arte provenienti, per lo più, da
luoghi di culto e conventi fortemente danneggiati dal terremoto
della Calabria meridionale del 1783.
Non
si hanno notizie documentate di interventi di trasformazione, restauro o
manutenzione dell'edificio ad eccezione della realizzazione del volume edilizio
contenente la sagrestia,
eretto a cavallo tra gli anni Quaranta e Cinquanta del XIX secolo dal
penitenziere Brancia.
Intorno
alla fine degli anni Sessanta del XX Secolo, la chiesa – che per il precario
stato d'uso era già da tempo chiusa al culto ed aperta solo a richiesta o in
particolari solennità – viene interessata da lavori curati dal Genio
civile di Catanzaro.
Questi
hanno riguardato, essenzialmente, il rifacimento dei tetti, intervento che
comportò per quello della chiesa, la demolizione della parte superiore
dell'organismo ivi compresa il timpano, a vela, della facciata, stante la
decisione di realizzare un cordolo di coronamento perimetrale in c.a. a tutto
spessore di muratura, mentre per quello del corpo sud (sacrestia), il quasi
completo occultamento dei finestroni della navata presenti sul fronte
meridionale atteso l'innalzamento della linea di colmo.
Si
ricordano anche le demolizioni della copertura dell'abside-presbiterio - di
incerta struttura e forma – la cui ricostruzione in c.a. determinò la
chiusura dei finestroni insistenti sui lati nord e sud del vano, e quella di
tratti dell'antica struttura interposta tra la chiesa e la cripta,
allo scopo di consentire un più facile accesso a quest'ultima che fu svuotata
dei resti mortali colà deposti e, pare, successivamente riempita con materiale
proveniente dalle generose demolizioni.
Esauriti
i fondi, i lavori – non ultimati – vennero interrotti, e la chiesa rimase
chiusa al culto per circa un quarantennio.
Durante
questo lungo periodo di abbandono, mobili, arredi liturgici, statue, paramenti
ecc., furono trasferiti in altro luogo; sono visibili nel locale Museo
diocesano d'Arte sacra.
Ultimamente
(primo decennio Secolo XXI) una sottoscrizione di fedeli ha promosso
l'esecuzione di lavori di riattamento che, pur consentendo la riconsegna
dell'immobile alla comunità cittadina ed al culto, non hanno posto rimedio ai
danni subiti dal tempio con i predetti lavori degli anni Sessanta.
L'edificio è
costituito da una navata unica, con orientamento ovest-est, desinente in una
breve abside a terminazione piatta, larga quanto la navata, e da un seriore
corpo di fabbrica, addossato al fianco sud del tempio, già suddiviso in una
sagrestia (edificata intorno al 1850) ad est, direttamente comunicante con
l'abside, ed in due piccole cappelle; a sud-ovest, in linea con la facciata, si
trova la torre campanaria attraversata da un sottopassaggio pedonale
II tetto
dell’edifico è a falde inclinate con sovrastante manto in tegole, con
struttura lignea a capriate poggianti su i muri perimetrali.
La navata di m.
15,60 (esclusa l'abside che ha una profondità di m. 3,50) per m. 6,60 all'arco
sacro, presenta le pareti nord e sud articolate da quattro specchiature per
lato, delimitate da lesene lisce con capitello composito; tali pareti
longitudinali, parallele per quasi 3/5 del loro sviluppo partendo dall'arco
sacro, dalla penultima lesena convergono, con una doppia angolatura che trova lo
snodo nell'ultima lesena, verso la parete ovest, nella quale si apre l'ingresso,
riducendo la dimensione trasversale del tempio, su questo lato, a m. 4,70.
L'edificio è
costituito da una navata unica, con orientamento ovest-est, desinente in una
breve abside a terminazione piatta, larga quanto la navata.

Fonte:
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