Soriano Calabro
(Vibo Valentia)

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Le origini di Soriano, scarsamente illuminate dalla tradizione storica si perdono nel tempo. Molte le ipotesi sull’argomento ma, spesso, artificiose o scarsamente documentate.

Incerta, innanzi tutto, la data della sua fondazione, anche se ormai gli storici sono concordi nell’indicare il primo insediamento urbano intorno al VII – VIII secolo d.C., al tempo della iconoclastia (lotta al culto delle immagini sacre) esplosa in oriente ad opera dell’Imperatore Leone III l’Isaurico, prima, e dell’Imperatore Costantino V Copronico, dopo.

A dare origine al paese sarebbero stati alcuni gruppi di monaci dell’Ordine di San Basilio i quali, per sfuggire alle spietate persecuzioni dei Musulmani, si erano spinti all’interno del nostro territorio alla ricerca di un rifugio sicuro e tranquillo.

Ne sono una testimonianza i numerosi tempietti dedicati a Santi Basiliani e i vari monasteri eretti nella zona, dei quali il più sontuoso era quello dedicato a S. Maria degli Angeli (la Vergine Odigitria, guidatrice del cammino) che sorgeva proprio sulla collina che si sprofonda sull’abitato di Soriano.

Incerto anche il luogo del suo primo insediamento urbano. Anche su questo argomento i pareri degli studiosi non sono concordi. C’è, infatti, chi sostiene che la primitiva Soriano sia sorta attorno al già menzionato Monastero di S. Maria degli Angeli, cioè sulla collina che sovrasta l’attuale Soriano, e c’è, invece, chi afferma che il primo nucleo abitativo di Soriano si formò in pianura, in località "Santa Maria della Pagliara", oggi rione San Giovanni.

Al di là di ogni possibile congettura, sembra comunque certo che Soriano, agli inizi, abbia cambiato sito almeno un paio di volte; poi, alla fine, e sicuramente al tempo delle incursioni turchesche, il paese venne definitivamente trasferito in collina e precisamente su quella ripida dorsale rocciosa posta tra il fiume "Cornacchia" e il torrente "Chianello", dove attualmente è arroccato l’abitato di Sorianello.

Oscuro ed insignificante paesino fino all’anno mille, Soriano acquistò importanza con l’arrivo dei Normanni, sia perché il Conte Ruggero la pose subito sotto la sua Signoria con il titolo di feudo, sia perché, a causa della sua ubicazione divenne presto importante anello di congiunzione tra il Cento Monastico di Serra San Bruno e Mileto dove Ruggero aveva fissato la sua residenza e aperto una splendida corte alla quale affluivano continuamente alti ufficiali, prelati, dignitari, legati di pontefici, principi ed uomini di pensiero.

Fra i personaggi illustri che affollavano la Corte di Ruggero c’era anche Bruno di Colonia, fondatore dell’ordine dei Certosini e della celebre Certosa di Serra San Bruno che, ancora oggi, dopo tante dolorose vicende troviamo nella sua austera bellezza.

La leggenda riporta fino a noi una traccia della presenza del Santo in questa "terra": a metà strada del più agevole viottolo che collega Soriano a Sorianello, vegeta un secolare albero di ulivo, dal fusto tozzo e vuoto all’interno, che, secondo un pia credenza popolare, fu molto caro a Bruno di Colonia.

Si racconta, infatti, che il Patriarca San Bruno, amico e consigliere di Ruggero il normanno, nei frequenti viaggi che era solito fare da Serra San Bruno a Mileto e viceversa per incontrare il Conte, amasse riposare e pregare, ogni qualvolta giungeva nella "terra" di Soriano, all’ombra di questa pianta di ulivo.

Oggi, sul luogo richiamato dalla leggenda, c’è una chiesetta dedicata a San Bruno, che fu costruita agli inizi del secolo, e una lapide di marmo con una iscrizione latina che ricorda l’episodio, ma c’è vivo e vegeto, anche il vecchio ulivo caro a San Bruno che, da oltre nove secoli, sfida ancora i venti!

Il paese di Soriano, relegato su quel costone di roccia, dove oggi insiste Sorianello, aveva preclusa ogni possibilità di sviluppo. I sorianesi se ne resero subito conto, pertanto, non appena le incursioni piratesche cessarono, decisero di trasferirsi al piano alla ricerca di spazi più ampi e più adatti alle loro attività agricole e pastorali.

Venne scelta una vasta pianura a sud del paese, nella vallata sottostante, alla confluenza del fiume "Cornacchia" col "Caridi", lungo la strada per Monteleone.

Il nuovo agglomerato urbano fu chiamato dapprima "Suburbio di Soriano", quindi "Casale di Soriano" e, infine, "Terra di Soriano di basso" per distinguerlo dal primitivo paese che prese il nome di "Terra di Soriano dell’alto".

Con il passare degli anni il sobborgo ebbe un forte sviluppo tanto che, dopo qualche tempo, fu necessario costruirvi anche una chiesa, che fu intitolata a San Martino di Tours.

Dopo la Signoria dei Normanni e di molti altri oscuri feudatari ad essa succeduti, il feudo di Soriano nel 1501, fu elevato a Contea da Ferdinando II d’Aragona il quale l’affidò alla nobile famiglia Carafa di Nocera che la governò fino al 1600. 

In quel torno di tempo vibrava in Soriano un profondo sentimento religioso per il Patriarca San Domenico, in onore del quale nel 1510, venne intrapresa la costruzione di un grande Santuario con annesso Convento. L’edificio fu innalzato lungo l’argine sinistro del torrente "Cornacchia", non molto lontano dal borgo "Nigliari", su un pianoro che si estendeva fino alle falde della Collina degli Angeli.

Sebbene non ancora completato, il Santuario, vent’anni dopo era già famoso, sia per gli innumerevoli prodigi che si erano verificati nel corso dei lavori di costruzione, sia, soprattutto, in seguito all’apparizione del miracoloso "Quadro di San Domenico" che si ritiene di origine celeste.

Oggetto di particolare attenzione da parte di Pontefici e di Monarchi, i quali nei suoi confronti furono particolarmente generosi di favori spirituali e materiali, il Santuario raggiunse, però il suo massimo splendore tra la seconda metà del 16° secolo e la prima metà del secolo 17°.

A quel tempo chiese, conventi e tempietti dedicati a San Domenico in Soriano furono innalzati in molte città e in molti paesi d’Italia e d’Europa e, perfino, nelle Americhe: il che contribuì non poco a diffondere ovunque il nome di Soriano.

La fama delle grazie, poi, che si ottenevano a Soriano per intercessione della Sacra Immagine di San Domenico attirava ogni giorno moltitudini di fedeli nel santuario sorianese il quale, ben presto acquistò una grande notorietà in tutto il mondo cattolico.

Oltre che centro d’intensa vita religiosa, il Santuario era, inoltre, un rigoglioso cenacolo di cultura e di vita intellettuale molto apprezzato per la serietà e la severità degli studi che in esso si compivano.

A supporto di tanta vitalità culturale, il Convento di Soriano possedeva una fornitissima biblioteca e, perfino, una tipografia dalla quale "uscirono" varie ed importanti opere, tra cui testi di sacra scrittura, di teologia, di filosofia, di predicazione e la "Cronica del convento", scritta da Padre Antonino Lembo.

La notorietà del santuario di Soriano dilatata dalle apologie e divulgata dagli scritti su di esso, andò sempre crescendo e aumentò ulteriormente dopo il 1652 quando i Frati del Convento domenicano di Soriano decisero di acquistare dal Monarca di Spagna Filippo IV per la somma di 84.000 ducati la Contea di Soriano che, quattro anni prima, era rimasta "vacante" per la morte, senza eredi, di Francesco Maria Domenico Carafa, ultimo Conte di Soriano.

Santuario di San Domenico

La fondazione del Convento Domenicano nel 1510 pare siano legate alla fondazione del comune di Soriano Calabro. L'edificio fu distrutto dal terremoto del 1659 e ricostruito dal Frate Bonaventura Presti, architetto, ingegnere e falegname di origini Bolognesi.

Le cronache storiche raccontano come il Convento Domenicano di Soriano Calabro fosse uno dei più ricchi d’Europa, famoso santuario meta di fedeli e pellegrini provenienti da tutta l’Italia ed Europa.

Il Convento fu dopo poco nuovamente raso al suolo da un nuovo terremoto. Questa volta da quello terribile del 1783 che ebbe esattamente in quest’area il proprio epicentro. Terremoto definito come la più grande catastrofe che colpì l’Italia meridionale nel XVIII secolo.

Il Convento Domenicano di Soriano Calabro fu comunque nuovamente ricostruito all’inizio dell’Ottocento.

Oggi dell’originario Convento rimangono numerose rovine tra cui l’elegante facciata dell’antica chiesa (dichiarata monumento nazionale) che ricorda il raffinato valore artistico e storico dell’intero complesso.

Per tentare di comprendere la cultura e il carattere di un luogo è necessario connettere archeologia e leggende, filosofia e religione, estetica e storia dell’arte, cultura colta e tradizioni popolari.

Ma prima ancora occorre uno sforzo d’immaginazione. E in questo sforzo d’immaginazione dobbiamo immaginare la Basilica Santuario San Domenico di Soriano Calabro come uno splendido esempio di architettura tardo barocca, edificata nel 1838 sulle rovine dell’antico Convento.

Per farci un’idea di come doveva apparire il vecchio Convento Domenicano di Soriano Calabro, dobbiamo immaginarlo come una struttura maestosa. Una struttura maestosa con ambienti eleganti e raffinati (su una superficie di circa 23 mila metri quadrati) come, per citarne alcuni, i 5 chiostri e la chiesa a croce latina lunga quattro campate con ben 6 cappelle laterali.

E ancora, è giusto immaginare il vecchio Convento Domenicano di Soriano Calabro come un centro d’intensa vita religiosa. Eanche come un esclusivo cenacolo di cultura e di vita intellettuale.

Qui i frati domenicani crearono una vastissima biblioteca con una tipografia dalla quale usciranno importanti opere tra cui testi di sacra scrittura, studi di teologia e filosofia, cronache locali e di certo molto altro ancora.

Stiamo pur parlando di uno tra i più importanti conventi dell’Ordine in Europa. Straordinario centro di vitalità spirituale e culturale con 4 dei suoi monaci divennero di seguito Papi. Qui, inoltre, dimorò addirittura il grande Tommaso Campanella.

E stiamo anche parlando di una terra, la Calabria, patria di grandi uomini dotati di raffinata arte dell’intelletto con ispirazione mistica, filosofica, teologica e spirituale.

Per proseguire con il nostro sforzo di immaginazione, ci conviene vedere il Convento Domenicano di Soriano Calabro come caratterizzato da una suggestiva cornice ricca di storia, tradizioni, leggende e anche dell’intervento divino.

Fu esattamente per intervento divino che il Convento Domenicano di Soriano Calabro divenne un’esclusiva meta di fedeli, pellegrini e artisti provenienti da tutta Italia ed Europa.

Premesso che il Convento Domenicano di Soriano Calabro fu edificato a partire dal 1510 e per volontà di Padre Vincenzo da Catanzaro, spesso accade che particolari culti affondino le proprie origini a seguito di interventi miracolosi e antiche leggende.

In effetti, parrebbe che nel 1510 San Domenico apparve più volte a Padre Vincenzo da Catanzaro ordinando l’erezione di una chiesa a Soriano Calabro e a lui dedicata.

E ancora, la leggenda narra che qui, esattamente nella notte tra il 14 e il 15 settembre del 1530, Maria Maddalena e Santa Caterina d’Alessandria apparvero a fra Lorenzo da Grotteria. Nel sogno gli consegnarono una tela raffigurante San Domenico con il libro nella mano destra e il giglio in quella sinistra con una promessa…

…fra Lorenzo da Grotteria avrebbe dovuto consegnare la tela di San Domenico al superiore del Convento Domenicano di Soriano Calabro per esporla alla venerazione dei fedeli. E così fu…

In brevissimo tempo, qualche decennio, il culto dell’Immagine di San Domenico conferì grande fama al Convento Domenicano di Soriano Calabro che si impose come uno dei più conosciuti e ricchi d’Europa. Meta di fedeli e pellegrini provenienti da tutta l’Italia ed Europa.

I pellegrini, giunti nel Santuario sorianese, usavano invocare l’aiuto di San Domenico ungendosi con l’olio della lampada che ardeva davanti al Quadro. E non finisce qui, per via della tela taumaturgica di San Domenico, il Convento Domenicano di Soriano Calabro venne definito la Santa Casa e ancora L’occhio destro dell’Ordine Domenicano.

Una curiosità: parrebbe che furono molti gli artisti, e di grande fama, che tentarono di imitare il dipinto sorianese di San Domenico. Nessuno di loro però riuscì nell’impresa producendo solo cattive copie.

E’ giusto ricordare che San Domenico di Guzmàn (1170 – 1221) scelse la regola di Sant’Agostino (354 – 430), ovvero 3 scritti attribuiti a Sant’Agostino che riferiscono le regole della vita monastica, regola adattata al suo particolare apostolato.

Così San Domenico di Guzmàn nel 1220 e nel 1221 presiedette ai primi 2 Capitoli Generali di Bologna destinati a redigere la magna carta precisando gli elementi fondamentali dell'Ordine: predicazione, studio, povertà mendicante, vita comune, legislazione, distribuzione geografica, spedizioni missionarie.

La vita fraterna, la preghiera comunitaria, lo studio assiduo e l’annuncio della parola furono i cardini dei frati Domenicani di Soriano Calabro, con particolare dedizione alla vita comunitaria nella povertà e nello studio.

E ancora, i frati sorianesi si dedicarono alla cura e alla coltivazione delle terre edificando mulini e frantoi. 

Diedero impulso alla nascita di nuove attività artigianali come la raffinata lavorazione del vimini e della terracotta, così come l’apicoltura con la produzione di miele e cera.

Un’altra curiosità: qui è ancora oggi diffusa un’antica leggenda che ricorda di un Monaco di Serra San Bruno che avrebbe portato la ricetta dei Mostaccioli. mostaccioli sono biscotti duri fatti con farina e miele, (ed in alcune versioni, anche mosto di vino caldo), aventi forme svariatissime e decorati con carta stagnola vivacemente colorata. Le forme più prodotte sono il pesce, il paniere, il cavallo, la donna, il cuore, la esse barocca e sono decorati da strisce di carta stagnola colorata al rosso, verde ed argento. Le forme di colore nero (tipo il "cavallo di San Francesco"), si ottengono per bruciatura dello zucchero sul fuoco con pochissima acqua.

Si ritiene che l’arte dolciaria sia stata trasmessa dai Monaci Certosini della Certosa di Serra San Bruno ai Frati Domenicani di Soriano Calabro.

In ogni modo, benché si ritiene che questo dolce abbia origini molto remote (arabe, greche o latine), pare che i Monaci Domenicani abbiano trasmesso alle genti del luogo l’arte pasticciera. E quindi anche la ricetta dei Mostaccioli che nel tempo acquisirono aspetti magico-religiosi, rituali, propiziatori e anche estetici di certo esclusivi e affascinanti.

Tutto questo, e certamente altro ancora, grazie ai frati del Convento Domenicano di Soriano Calabro.

Luoghi d'interesse

- Basilica di Santa Maria Maggiore (ruderi di antico convento)

- Chiesa San Martino vescovo (chiesa matrice, in via della Repubblica)

- Chiesa della Madonna Del Carmine (via Garibaldi)

- Chiesa di San Filippo Centro Storico (chiusa al culto)

- Chiesa di San Francesco da Paola (via Aldo Moro)

- Chiesa di Rito Evangelico (contrada Covalo)

- Il Mumar - Museo dei marmi, costituito da marmi creati da artisti settecenteschi appartenenti all'ex-complesso monastico domenicano. Cosimo FanzagoMatteo BottiglieriFrancesco Pagano e Francois Dusqunois, a dell'importanza di cui ha goduto il complesso architettonico di Soriano nei secoli passati.

- La Biblioteca calabrese: fondata da Nicola Provenzano e attualmente diretta da Francesco Bartone, che comprende un patrimonio librario, dedicato esclusivamente alla Calabria e ai calabresi, di oltre 30.000 titoli. Pubblica dal 1998 la rivista semestrale Rogerius, che raccoglie scritti e studi sulle medesime tematiche e informa sulle nuove acquisizioni della biblioteca. Biblioteca e rivista hanno come logo il follaro di Ruggero il Normanno, in riferimento al periodo ritenuto di maggiore splendore per la regione calabrese, dopo quello della Magna Grecia.

- Il Museo di San Domenico (via San Domenico)

- Il Muant Pinacoteca

- Il Muterr, museo del terremoto

- Il Palazzo San Domenico (sede del municipio)

- Monumento a Filippo Ceravolo, vittima innocente di mafia nel 2012. Questo monumento è stato deturpato da ignoti nel 2018

- Corso Roma (piazza monumentale)

- Fontana dei due Leoni (corso Roma)

- Monumento alla bellezza della donna (via Giardinieri)

- Statua monumentale bronzea di San Francesco da Paola (via G.Falcone)

- Statua monumentale bronzea di San Domenico (piazza municipio)

- a barcunata, ex "fontana del giacomino" (corso Roma)

- Il presepe monumentale dei padri Domenicani (convento di San Domenico)

Eventi

Soriano è una delle località delle province di Reggio Calabria e Vibo Valentia dove, nel periodo pasquale, si tiene l'Affruntata, a Soriano denominata comprunta ovvero la caratteristica processione che prevede l'incontro tra le statue di Maria AddolorataGesù e san Giovanni portate a spalla dai fedeli.

Altre festività religiose sono quelle di san Domenico di Guzmán (8 agosto) e di san Martino di Tours, nell'omonima frazione (11 novembre).

La "Calata del Quadro" è una rievocazione storica, che si celebra il 14-15 settembre. Si della tratta della calata (discesa) di una tela conservata sull'altare maggiore della chiesa di San Domenico, all'interno di una preziosa cornice d'oro. Secondo la tradizione, il quadro non ha origine umana, ma achirotipa (non fatta da mano umana) e sarebbe stato consegnato direttamente dalla Madonna, accompagnata da Santa Maria Maddalena e Santa Caterina d'Alessandria, a un frate del Convento di Soriano, tal Lorenzo da Grotteria. L'apparizione miracolosa del quadro di San Domenico in Soriano è stata rappresentata in altri dipinti tra il 1600 e 1700 da diversi pittori, alcuni molti noti come il Guercino (Chiesa dei Domenicani a Bolzano), lo Zanchi, il Boccanegra, il De Zurbaran, altri minori che si trovano un po' dappertutto in Europa (San Pietroburgo, Madrid, Siviglia, Roma, ecc.) e addirittura a Bogotà.

Il carnevale è un evento molto seguito dagli abitanti di Soriano e dei paesi limitrofi. La festa si svolge regolarmente ogni anno in corso Roma, a Chiazza (la piazza) nel dialetto locale, nelle giornate di domenica e martedì grasso. Accompagnata spesso da carri allegorici che sfilano su Corso Roma nel pomeriggio di domenica, la festa si conclude martedì sera, con l'indendio della bara di Carnevale, rappresentata con un carico di finti salumi locali.

Fonte
https://it.wikipedia.org