Eraclea Minoa
(Agrigento)

Situati all'inizio di Capo Bianco, i resti della città greca di Eraclea Minoa occupano un luogo magnifico sul bordo di una collina solitaria sul mare.

Ai suoi piedi, la costa apre nella lunga e bianchissima spiaggia di Capo Bianco, coronata da una bella pineta. Prima di giungere agli scavi, sulla destra, le bianche "dune" di roccia (la marna, una miscela di argilla e calcare "pulita" dai fenomeni di erosione) modellata dal vento richiamano la parete che chiude il Capo ad est.

Venne chiamata Eraclea in onore di Eracle mentre Minoa sembra collegarsi alla leggenda secondo cui il re cretese Minosse avrebbe inseguito Dedalo fin in Sicilia per punirlo del fatto di aver aiutato Arianna e Teseo ad orientarsi nel labirinto. Minosse sarebbe stato ucciso proprio in questi luoghi dal re sicano Caos presso cui Dedalo si era rifugiato. Il regno di Cocalo era in effetti situato lungo le rive del fiume Platani con capitale Camico, oggi identificata da alcuni con l'odierna Sant'Angelo Muxaro da altri con Caltabellotta.

Dalla fine del VI secolo a.C., Eraclea Minoa passò sotto il dominio di Akragas e successivamente alla invasione punica del 409 a.C. passò nella zona sotto il controllo cartaginese: durante le guerre greco-puniche il vicino fiume Platani ha segnato per secoli la linea di confine naturale tra la epicrazia cartaginese in Sicilia ed i territori sotto l'influenza siracusana. 

Contesa tra greci e cartaginesi cadde, ora in una, ora nell'altra mano, finché nel III secolo a.C. non divenne colonia romana. Dal I secolo a.C. in poi venne abbandonata.

La città viene riportata nelle Verrine di Cicerone tra le civitates decumanae della Sicilia romana.

Nel 131 a.C. il pretore Publio Rupilio vi dedusse una colonia, da cui si suppone che la città si spopolò quasi del tutto durante la prima guerra servile. Gli scavi archeologici documentano l'abbandono della città poco dopo la metà del I secolo a.C.

Gli scavi archeologici sulle rovine vennero intrapresi in maniera sistematica a partire dal 1950.

La città viene considerata tipica per comprendere l'urbanistica delle città ellenistiche e romane. Di grande interesse sono: il Teatro, costruito alla fine del V secolo a.C., che si apre con la cavea, divisa in nove settori a dieci gradoni, verso il Mare Mediterraneo; il quartiere delle abitazioni ellenistiche e romane con impianto urbanistico ad "insulae", separate da strade parallele; l'Antiquarium, che raccoglie una selezione di reperti ceramici e statuette votive provenienti dall'abitato e dalla necropoli.

Sono in parte visibili anche i resti della cinta muraria della città costruita tra la fine del VI e la fine del IV secolo a.C., della lunghezza stimata di circa 6 chilometri. A nord-est delle mura si riconoscono ancora otto torri quadrate.