Realmonte
è un piccolo centro abitato della Provincia di Agrigento; dista circa
15 km dal capoluogo. Il paese è posto su una lieve collina che si
affaccia sul mare; a ovest confina con Siculiana,
da cui dista 4 km, mentre a nord e ad est confina con Porto
Empedocle da cui dista 7 km.
Al
territorio appartengono le zone balneari di Lido Rossello, Punta Grande,
Pergole, Giallonardo con vaste zone piane destinate all'edilizia estiva
e spiagge.
L'arco
costiero ha una morfologia molto varia che comprende tratti di spiaggia
e di scogliera.
Il
territorio presenta aspetti paesaggistici forti e mutevoli per caratteri
orografici e tipo di vegetazione.
La
fascia costiera è orograficamente omogenea - presenta, infatti, il tipo
di "costa a picco sul mare" per quasi tutta la sua lunghezza,
ma nello stesso tempo è cromaticamente molto varia, in quanto,
procedendo da est verso ovest, la colorazione della costa assume toni
che vanno dal bianco, al grigio-azzurro, al rossiccio, con il variare
del tipo di roccia. Anche la vegetazione gioca un ruolo determinante
sulle variazioni cromatiche, specialmente nelle "zone rosse"
(Monterosso e Monterossello), dove al rossiccio calcarenitico vediamo
contrapposto il verde scuro della macchia mediterranea, fortemente
presente, la quale fornisce un forte effetto chiaroscurale.
Per
quanto riguarda la zona bianca, è estesa dalla Scala dei Turchi a Lido
Rossello, la macchia mediterranea è presente sporadicamente tra i
calanchi da cui è caratterizzato questo tratto di costa.
Un
elemento di notevole interesse paesaggistico è rappresentato dalla
Scala dei Turchi (Punta Majata), costituita da uno sperone di marna
bianca prominente sul mare, cui le falde digradanti a strato
conferiscono un aspetto molto suggestivo dai forti contrasti cromatici,
se si pensa all'azzurro del mare e del cielo contrapposto al bianco
accecante della roccia.
La
forma che questo monumento della natura assume è quella per l'appunto
di una scalinata, dove -secondo la leggenda- durante le invasioni
moresche che imperversarono nel '500 i turchi (erroneamente chiamati, ma
non troppo erroneamente dato che in realtà le invasioni corsare arabe
furono favorite anzi promosse proprio dall'impero Ottomano, che
imperversò sin dal 1299 e fino al 1922 in Asia minore.) approdarono nel
territorio dell'odierna Realmonte inerpicandosi sulle stratificazioni di
questa falesia. Le invasioni delle coste siciliane furono molto favorite
per contrastare i sovrani cattolici ed incutere terrore nelle
popolazioni rivierasche nel tentativo di facilitare una possibile
invasione in massa con la conquista dei territori cristiani. Come
avvenne in effetti con il tentativo di conquistare Vienna sul versante
est del sacro romano impero. La grande sconfitta della flotta turca
nella Battaglia
di Lepanto fu determinante per lo spegnersi delle incursioni
rivierasche corsare.

Si
stima che originariamente esisteva un istmo che collegava parte della
costa della provincia di Agrigento a Capo
Bon in Tunisia.
In
diversi siti (Punta Grande, Scala dei Turchi, Casa Biondi, Monte
Rossello, contrade Pergole e Giallonardo) sono stati rinvenuti resti di
insediamenti preistorici risalenti a varie epoche: per l'Homo
erectus i periodi Calabriano (2.800.000-700.000
anni), Siciliano (700.000-300.000 anni), Paleotirreniano (300.000-100.000
anni), ed Eutirreniano (100.000-20.000 anni) per quanto
riguarda l'Homo Neanderthalensis.
Ciò
è dimostrato dal ritrovamento nel promontorio di Capo Rossello di
reperti umani (denti e frammenti di cranio) appartenenti ad un
australopiteco del tipo "Africanus" o "Gracilis",
che alcuni antropologi collocano tra i più lontani progenitori del
genere "Homo", che hanno garantito al Paese fama
internazionale poiché tali reperti sarebbero i primi del genere in
Europa e tra i più antichi resti fossili in assoluto al mondo.
Importanti
anche le Pebble Culture, insediamenti umani dediti alla produzione
di utensili ricavati da ciottoli scheggiati, risalenti al periodo
Calabriano, che sono considerate le fabbriche più antiche d'Europa.
A
tale proposito nella zona di Pergole sono stati trovati complessi litici
derivati dalla lavorazione di ciottoli interi. Il più importante
reperto di questo tipo è l’"Amigdala di Realmonte", una
pietra scheggiata dall'uomo, la quale fu donata negli anni trenta dal
barone Luigi Tulumello di Racalmuto al Museo Civico Agrigentino.
Altri
di tipo analogo sono stati trovati su Monterossello. Numerosi i fossili
presenti nel territorio, come quelli di Elephans Antiquus, progenitori
degli odierni elefanti.
Si
trovano nell'agro realmontino molte grotte di origine naturale in
diverse epoche abitate dall'uomo: la grotta della Cortiglia, della
Civita, di Gelonardo, di Cannameli, le Grotticelle e Grotta Affumata.
Ricordiamo
anche la necropoli rupestre di contrada Spoglia Padrone al confine con
il comune di Agrigento.
Uno
dei vasti feudi posti nelle adiacenze del fiume Mendola, nell'ultimo suo
corso prima di sfociare nel Mediterraneo. Nel medioevo siciliano, questi
feudi appartennero a diverse nobili casate dopo la liberazione della
Sicilia dal dominio arabo. La Famiglia che ebbe per prima dopo quel
periodo la baronia dei feudi in fiume Mendola all'inizio del 1300 fu
quella dei Baroni Colletorto di Noto, che successivamente risiedettero
anche a Castrogiovanni (attuale Enna).
Proprio l'attuale contrada di Realmonte, prese il nome di Colletorto
alias in fiume Mendola in onore della casata baronale cui era stato
investito il feudo.
I
baroni Colletorto si estinsero nella famiglia dei Mirabella, potente
casata dell'Ennese e del Siracusano. In seguito i feudi del fiume
Mendola si trasmisero al Barone Giovanni Mirabella, morto in giovane età
nel 1577.
Gli
successe il parente a lui più prossimo Don Giuseppe Suriano Barone di
Ramursura nel 1580, che si prodigò nel rilanciare la produttività
agricola e ittica del posto, avviando una lenta ma continua immigrazione
di contadini provenienti dai feudi di Ramursura, Gasba, Mirabella
Imbaccari ecc. verso le terre del fiume mensola e della sua costa
mediterranea. Avviò la ristrutturazione delle postazioni di guardia
costiera.
La
Casata dei Suriano d'origine Catalana (Sorianos, poi divenuti Suriano),
fu imparentata con i Reali d'Aragona e giunse in Sicilia sbarcando con
proprie milizie nel territorio compreso tra Partinico e Palermo, su
diretto mandato di Pietro
III d'Aragona in soccorso alla popolazione della grande
isola mediterranea ribellatasi ai francesi "Angiò" nel 1282,
di cui rimane memoria nei famosi "Vespri
siciliani", a ragione dei notevoli soprusi subiti dalla
popolazione da parte dei nobili francesi.
I
Suriano, grandi d'Aragona e Catalogna, "Fueros
de Aragón", ottennero mandato di Baronia del Regno e
governarono come conti della Marca (Marchesi) la Valle del Gela, quella
del Dittaino e del Caltagirone, ottenendo anche la sovranità sui
numerosi feudi dei gerosolimitani compresi tra Piazza
Armerina, Adernò (attuale Adrano), Lentini e
fino ad Agrigento.
Furono Magistrati e capitani di giustizia di numerose città. Il ramo di
Don Giuseppe deriva da quello di Piazza
Armerina che ivi si stabilì attorno al 1300, giungendo poi
a Castrogiovanni attuale Enna,
avendo anche vasti possedimenti nel territorio di Calascibetta.
Il
ramo principale detenne un potere ducale sui capitoli gerosolimitani di
S.Andrea e Sant'Elia, con ampio mero e misto impero. Don Giuseppe
Suriano dotò i feudi della Mendola alla figlia donna Caramanna con
vincolo di fedecommesso testamentario imposto dal Capo della Casata:Don
Angelo Antonio Achille III, che la obbligava alla trasmissione del
cognome alla prole ed all'obbligo dell'investitura, che donna Caramanna
non riuscì ad adempiere in vita e che fu causa di dispute dinastiche.
Il figlio di Donna Caramanna Don Pompilio Petruso Suriano cedette al
Duca Domenico Monreale il Feudo di Colletorto, senza tuttavia anche lui
aver ottemperato ai doveri previsti dal fedecommesso testamentario.
L'attuale città di Realmonte nasce grazie ai Monreale, Duchi di
Castrofilippo. Il Duca Domenico Monreale, che acquistò il 14 agosto
1681 il feudo Mendola dai Marchesi Suriano di Ramursura, baroni di
Colletorto alias Mendola e delle terre di Mirabella e Gasba. Il Duca
Monreale ottenne la "Licentia Fabricandi et populandi" e lo
rinominò Realmonte per celebrare la sua casata. Per l'edificazione del
nuovo feudo, vi trasferì 250 persone (quasi tutte originarie di Castrofilippo).
Tuttavia le dispute dinastiche sul possesso delle Terre di Mirabella,
tra cui la legittimità della vendita del feudo Colletorto, continuarono
tra i componenti della Casata Suriano e tra questi e le nuove parentele
sopraggiunte ossia i Petruso Varisano ed i Grimaldi. Fino a che nel 1812
furono di fatto aboliti i vassallaggi feudali e con questi anche le
dispute successorie.
Le
terre particolarmente fertili e l'entroterra che si spinge verso il
cuore della Sicilia, rendevano assai interessante ed appetibile
l'invasione costiera corsara. Ma fino al 1500 questa fu limitata a brevi
scorrerie, che tuttavia con la successiva ambizione espansiva e potenza
acquisita dall'impero
ottomano, che la sostenne notevolmente, divenne sempre più
organizzata ed invadente, tanto da far già provvedere i Baroni
Colletorto a qualche sistema di difesa costiera, come i torrioni e
fortificazioni di guardia. Strategicamente posizionate lungo la costa e
ben visibili dal mare, ebbero fino al '600 più una funzione di
deterrente militare che non una vera azione difensiva. Ciò anche a
causa delle successioni baronali del feudo, anche se tutte praticamente
trasmesse in seno alla parentela: Colletorto, Mirabella, Suriano con
alfine solo i Monreale, non legati da stretti vincoli di parentela.
Nonostante ciò le torri di guardia, ebbero una buona capacità
dissuasiva sulle scorrerie corsare, le vestigia delle torri, per lo più
ben conservate, possono essere ben osservate lungo la splendida costa
dell'ex feudo di Colletorto.

Monumenti
e luoghi d'interesse
Scala
dei Turchi con annesso Belvedere (SP68 Realmonte);
Villa
Romana (secolo II d.C.);
Cattedrale
di Sale (sottosuolo della Miniera di Realmonte, via Miniera);
Torre
di Monte Rosso, secolo XVI (contrada Pergole);
Spiagge
di: Punta Grande, Punta Majata, Lido Rossello, Pergole, Cappiddrazzu,
Giallonardo spiaggetta e Spiaggia grande;
Monte
Rossello (sede del Faro di Capo Rossello e di una terrazza con vista
sulla costa est e ovest di Realmonte);
Scala
dei Turchi
La Scala
dei Turchi è una parete rocciosa (falesia)
che si erge a picco sul mare lungo la costa di Realmonte. È diventata nel tempo un'attrazione turistica sia
per la singolarità della scogliera, di colore bianco e dalle peculiari
forme, sia a seguito della popolarità acquisita dai romanzi con
protagonista il commissario
Montalbano scritti dallo scrittore empedoclino Andrea
Camilleri, in cui tali luoghi vengono citati paese del
commissario, da inquadrare con Porto Empedocle.
Prende
il nome dai pirati saraceni, impropriamente chiamati Turchi dalla
popolazioni locali, che nel Cinquecento usavano approdare sulla
particolare formazione rocciosa per saccheggiare i villaggi della costa
come l'attuale Realmonte. La parete a gradoni rendeva facile l'approdo
dal mare per le azioni piratesche, in un punto riparato dai venti e
probabilmente poco controllato
A
fianco di questa celebre e scenografica scogliera di marna candida, si
trovano u zitu e a zita, due formazioni rocciose che, secondo il
mito, rappresentano i due fidanzati Rosalia e Giuseppe, il cui amore fu
ostacolato dal padre di lei, che non la voleva concedere in sposa a
Giuseppe, bravo ragazzo ma di umili origini, e decise di rinchiuderla in
monastero. I due giovani, incontratisi un'ultima volta in segeto, si
gettarono insieme dalla punta di Monte Rossello. Si narra che, nel punto
esatto in cui morirono gli innamorati, siano affiorati i due scogli e,
quando c'è la luna piena, si ode un canto triste di donna.
La
Scala è costituita di marna,
una roccia
sedimentaria di natura calcarea e argillosa,
con un caratteristico colore bianco puro. Tale scogliera dal singolare
aspetto si erge tra due spiagge di sabbia fine,
per accedervi bisogna procedere lungo il litorale e inerpicarsi in una
salita somigliante a una grande scalinata naturale di pietra calcarea.
Una volta raggiunta la sommità della scogliera, il paesaggio visibile
abbraccia la costa agrigentina fino a Capo
Rossello.
La
falesia viva costituita da uno sperone di marna bianca prominente sul
mare, le cui falde degradanti a strato conferiscono un aspetto molto
suggestivo, accentuato, a sua volta, dai forti contrasti cromatici se si
pensa all'azzurro del mare e del cielo contrapposto al bianco accecante
della roccia.
La
Scala dei Turchi presenta una forma ondulata e irregolare, con linee non
aspre bensì dolci e rotondeggianti. Il nome le viene dalle passate
incursioni di pirateria da parte dei saraceni, genti
arabe e, per convenzione, turche; i pirati turchi, infatti, trovavano
riparo in questa zona meno battuta dai venti e rappresentante un più
sicuro approdo.
Tutto
questo tratto di costa è oggi, purtroppo, a rischio idrogeologico e
necessita di azioni di tutela perchè il suo aspetto originario possa
essere preservato.
Agosto
2018
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