Sambuca di Sicilia (Borgo)
(Agrigento)
 

Di origini arabe, per distinguerla dal comune omonimo toscano, nel 1864 venne aggiunto "Zabut" dal nome dell'antico castello così denominato dall'emiro Al Zabut; ma nel 1923 assunse la denominazione attuale.

Adagiata su una collina, Sambuca di Sicilia dista 89 km da Agrigento e 78 km da Palermo, si trova nella Valle del Belice a 350 m s.l.m. Sambuca è circondata a nord-est da boschi e colline, tra le quali svetta la cima di Monte Adranone (889 m), il versante sud del Monte Genuardo, con i suoi 1180 m s.l.m. il Pizzo del Corvo e la Montagna Grande; a sud-ovest dalle valli del fiume Carboj e del torrente Rincione che formano il bacino artificiale del Lago Arancio.

Il territorio di Sambuca confina con i comuni di Contessa Entellina, Giuliana, Caltabellotta, Sciacca, Menfi e Santa Margherita di Belice e presenta un'enclave rappresentata da una parte del territorio di Bisacquino.  

L'origine di Sambuca è incerta, così come l'origine del nome è incerto. Le principali ipotesi per il nome sono:

- Sambuca potrebbe essere il nome latinizzato di uno strumento musicale greco simile all'arpa, che ricorda l'impianto del centro storico del paese e che è raffigurato sullo stemma del comune.

- Sambuca dalle piante di sambuco, diffuse in antichità nella valle del lago Arancio. In età antica l'area era abitata dai Sicani. Questi edificarono una città nell'altopiano di Adranon già nel IV secolo a.C. del quale rimane un sito archeologico e numerosi reperti di particolare valore.

- Sambuca dal nome dell'antico casale di La Chabuca, che probabilmente prendeva il nome dal leggendario emiro che costruì il castello, Al Zabut (lo Splendido).

L'odierna Sambuca fu fondata dagli Arabi intorno all'830, qualche anno dopo il loro sbarco in Sicilia e la chiamarono Zabuth (per ricordare l'omonimo emiro arabo Al-Zabut che aveva fatto erigere in quel luogo un castello) e la costruirono alle pendici del Monte Genuardo, tra il fiume Belice e il Sosio, a 350 metri s.l.m.

A nord il castello è protetto da muraglie merlate, con saettere, a sud, il Casale adiacente si snoda nel quartiere arabo. Sambuca conserva ancora le tracce di questa sua matrice islamica nel "quartiere arabo", costruito da un impianto urbano che si sviluppò attorno a sette "vicoli saraceni" (li setti vaneddi), trasformati in un museo vivente di storia arabo-sicula e nella fortezza di Mazzallakkar sulle sponde del lago Arancio che viene sommersa ogni qualvolta s'innalza il livello del Lago.

Mantenne l'antico nome anche quando Guglielmo II, detto "Il Buono", donava alla chiesa di Monreale la "Chabuta seu Zabut", cioè la "Splendida ovvero Zabut". Nel 1185, infatti, viene indicato con la denominazione di Rahal-Zabuth che significa appunto "casale di Zabuth". Nello stesso anno il castello arabo viene ceduto alla famiglia Barberini di Monreale, che lo mantiene fino al 1570, anno in cui viene ceduto alla famiglia Beccadelli di Bologna.

Zabut fu abitata da popolazione islamica fino al tredicesimo secolo fino a quando si ribellò alle operazioni di consolidamento imperiale ordinate da Federico II che costruì il Castello di Giuliana da usarsi come quartier generale per la soluzione della "questione saracena" in Sicilia. Zabut resistette per due anni. La resistenza fu stroncata nel 1225 e la strage fu totale.

La cittadina-fortezza di Zabut, dopo l'eccidio e la deportazione dei superstiti saraceni, fu lentamente ricostruita. Gli arabi convertitisi al cristianesimo per paura o per convinzione e i cristiani del vicino Casale di Adragnus convissero insieme pacificamente. Appare rilevante che Adragna è chiamata Casale, nel senso di borgata campestre, per un processo di decadenza, ormai inarrestabile, mentre Sambuca è definita con l'appellativo più prestigioso di Castello, che significa paesetto fortificato.

Il Casale di Adragnus fu distrutto nell'autunno del 1411, sul finire della lunga guerra di successione al Regno di Sicilia, la cui protagonista fu una donna, la regina Bianca di Navarra. Gli Adragnini si trasferirono così nella fortezza di Zabut, risparmiata alla distruzione per l'eroica resistenza opposta all'assedio dei seguaci del Barone di Modica, Bernardo Cabrera, e per l'imponenza delle sue fortificazioni.

Intorno al 1510, si ha notizia di una presenza ebraica nel territorio, a testimoniare che, ormai, Sambuca è un punto di attrazione consolidato. Significativa risulta anche la sua espansione edilizia. Viene, infatti, edificato palazzo Panitteri, quale torrione d'avamposto del castello di Zabut, che, nel secolo successivo, si troverà al centro dell'abitato.

Come attestano vari censimenti, Sambuca tende ad aumentare la sua popolazione e ad espandere il suo tessuto urbano. Il dato più significativo è fornito da Rocco Pirri, che, nel 1575, rileva 1427 abitazioni e 5602 abitanti. Ferve l'attività edilizia e nascono iniziative associative, specie nell'ambito religioso.

Da baronia la Terra della Sambuca venne promossa con privilegio di Filippo II - Madrid 15 novembre 1570 - a Marchesato.

Durante il Seicento Sambuca si accresce ancora verso la valle della collina su cui sorge e si va a creare un asse principale, la via del Corso, lungo il quale sorgono tutti gli edifici nobiliari e i luoghi di culto. In questo modo viene trasferito il centro cittadino, dalla zona araba verso il quadrilatero che accoglie la chiesa del Carmine, il monastero di Santa Caterina e i palazzi Ciaccio e Beccadelli.

Il marchesato della Sambuca, il 16 settembre 1666, passò, a causa di un matrimonio, ai Beccadelli di Bologna, assurti successivamente al rango di principi con il principato di Camporeale. Il titolo viene a tutt'oggi detenuto dagli eredi. Tra i principi marchesi della Sambuca, i più celebri furono Don Pietro (1695-1781) e il figlio Don Giuseppe (1726-1813).

Prosegue la crescita demografica di Sambuca. A metà del settecento Vito Amico calcola in 8892 il numero dei suoi abitanti.

La crescente importanza di Sambuca trova riscontro nel prestigio goduto dal suo rappresentante al Parlamento: nel 1707, il Marchese della Sambuca siede nel braccio Militare e, tra i 37 marchesi, occupa l'undicesimo posto.

Nel primo quarantennio dell'Ottocento continua lo svilimento del Castello di Zabut che nel 1819 è ridotto a carcere feudale, nel 1830 viene smembrato e saccheggiato da privati e nel 1837 demolito e sostituito da costruzioni insignificanti.

Da qui all'Unità, la vita di Sambuca appare prospera e vivace. Le campagne producono grano, vino, olio, mandorle e pistacchi, ma si raccolgono, sulle montagne, anche capperi e palma nana. Fervono anche le iniziative culturali. In quegli anni si formò una classe medio-borghese illuminata, che in Vincenzo Navarro (1800-1867) e nel figlio Emanuele Navarro della Miraglia (1838-1919), ebbe gli animatori più qualificati essendo ad un tempo letterati, poeti e patrioti. Il salotto letterario di questo piccolo centro dà origini a discussioni sull'arte e sulla letteratura: dal carteggio tra Navarro e Luigi Capuana sembra che qui sia nato il verismo.

Intorno al 1850 alcune famiglie borghesi di Sambuca costruiscono il teatro L'Idea.

L'accrescimento della popolazione determina l'allargamento e la ristrutturazione del tessuto urbano. Le positive conseguenze dell'unificazione italiana si visualizzano, a Sambuca, nel miglioramento dei collegamenti stradali e ferroviari. Nel 1870 viene aperta la rotabile Palermo-Chiusa-Sambuca-Sciacca. Nel 1875 via del Corso è prolungata di 117 metri. Si apre via Libertà, si crea una piazzetta e si ricava uno spazio su cui formare una villa. Contemporaneamente viene dato l'appalto per realizzare, in ghisa, le condutture esterne di acqua ed è introdotta l'illuminazione pubblica. Nel 1882 viene inaugurato il teatro comunale.

Nel 1923 Mussolini cancellò Zabut dal nome e specificò Sambuca regionalmente aggiungendo "di Sicilia". Nel periodo fascista viene demolito il chiostro del monastero di santa Caterina, prospiciente via Mercato (oggi via Roma), per costruirvi una piazzetta, sulla quale, nel 1929, si inaugura un monumento ai caduti.

Risale al 15 gennaio 1968 il terremoto del Belice, a causa del quale Sambuca subì moderati danni. Da quella data, oltre alle ricostruzioni del centro storico della città, fu costruita una nuova area abitata nella zona denominata Pìgnolo.

Negli anni ottanta Sambuca di Sicilia vive un fervente periodo. Risalgono a questo periodo i campionati mondiali di sci nautico, canoa e windsurf sul lago Arancio, la creazione del parco della Resinata, la fondazione di nuove cooperative che danno lavoro ai cittadini, il gemellaggio con la città statunitense di Winter Haven, Florida.

Tra gli artisti sambucesi del Novecento si ricordano i poeti Baldassare Gurrera e Pietro La Genga, e il pittore Gianbecchina, apprezzato dalla critica italiana e internazionale.

Nel 1992 viene restituito alla cittadinanza il teatro comunale L'Idea, restaurato dopo essere stato danneggiato dal terremoto. Sul finire del ventesimo secolo fu fondata la pinacoteca "Istituzione Gianbecchina", presso la sconsacrata chiesa di San Calogero, che ospita alcune delle opere del maestro siciliano donate al comune.

Nel 2013 fu istituito il museo archeologico "Palazzo Panitteri", che accoglie i reperti greco-punici provenienti dalla vicina area archeologica di monte Adranone.

Nel 2014 per la grande rilevanza artistica, culturale e storica, per l'armonia del tessuto urbano, la vivibilità e i servizi ai cittadini la cittadina è inclusa nel club de I borghi più belli d'Italia.

Visitare il borgo

Lo sviluppo urbano del paese segue due direttrici: quella araba “dentro le mura”, che si proietta fino a tutto il Cinquecento con l’infittirsi delle residenze attorno alla fortezza di Zabut, e quella sei-settecentesca “fuori le mura”, con il palazzo comunale a fare da cerniera.

La visita inizia dall’ottocentesco teatro L’Idea, nella parte inferiore di corso Umberto I. Lungo il corso gli edifici signorili, segnati dalla presenza della pietra arenaria e dagli archi passanti che collegano le vie principali ai cortili (circa 250), si alternano con i luoghi di culto, che sono tredici. 

A metà corso, si segnalano i palazzi Di Leo e Oddo e la chiesa di San Giuseppe con il suo portale in pietra bianca d’ispirazione chiaramontana. 

In via Marconi la chiesa della Concezione si presenta con un magnifico portale a sesto acuto di matrice anch’essa chiaramontana proveniente dalla chiesa di San Nicolò dell’antico borgo di Adragna. All’interno ha sculture settecentesche. Sempre su via Marconi si aprono i palazzi nobiliari Rollo, che fronteggia la chiesa con cortile e scalone loggiato, Giacone, con doppio cortile privato e scala catalana all’interno, e Fiore con la sua imponente mole.

Tornando su corso Umberto, palazzo Campisi, sede di una banca, risale alla seconda metà dell’Ottocento e mostra il caldo colore della pietra arenaria. 

La chiesa di Santa Caterina d’Alessandria con il suo opulento apparato decorativo è espressione dell’architettura barocca, esaltata da stucchi, statue allegoriche, stemmi, blasoni, colonne tortili. Notevole il pavimento in quadrelle smaltate provenienti dalle fabbriche di maioliche della vicina Burgio. 

Sul lato opposto di piazza della Vittoria, il casino dei marchesi Beccadelli si fa apprezzare per il balcone dalle sinuose forme barocche e il cortile che rimanda a tipologie catalane importate in Sicilia durante la dominazione spagnola. L’edificio è parte di un complesso più vasto che arriva fino alla via Caruso e comprende la chiesa cinquecentesca dei Santi Rocco e Sebastiano (oggi spazio espositivo), la torre e l’ospedale. L’effetto scenografico della secentesca chiesa del Carmine è accentuato dal fronte che si sviluppa su due ordini sovrapposti. Qui vi sono le sepolture delle famiglie aristocratiche, statue lignee e marmoree: tra queste, la secentesca Sant’Anna e la Madonna dell’Udienza sull’altare maggiore, di metà del Cinquecento, attribuita al Gagini.

Tornando sul corso, si trovano l’ottocentesco palazzo Ciaccio in pietra arenaria a faccia vista con cortile colonnato centrale; il bel prospetto della chiesa del Purgatorio (1631) adibita a Museo d’Arte Sacra; palazzo Oddo (o dell’Arpa) ascrivibile al linguaggio classicista della metà del Settecento. Questo palazzo, sede del municipio, immette in quella che era la “città murata”. Infatti da qui cambia la geografia urbana del paese: le strade si infittiscono, si aggrovigliano, per poi aprirsi in inattesi slarghi irregolari: siamo nel quartiere arabo, nel cuore antico di Sambuca, nato da sette vicoli saraceni.

 In largo San Michele, palazzo Amodei con il suo singolare cortile si trova poco prima della chiesa di San Michele, a tre navate, al cui interno si conserva la statua equestre di San Giorgio, opera del 1596 dei fratelli Lo Cascio. In quello stesso anno la nuova direttrice dello sviluppo urbano verso valle, comporta la rotazione di 180 gradi dell’originario orientamento della chiesa, fino ad allora rivolta verso il castello: da qui, i suoi due prospetti. Risale alla fine del Cinquecento il torrione del castello poi trasformato in palazzo Panitteri adattando la struttura quadrangolare alle nuove esigenze abitative. Il piano nobile del palazzo è sede del museo archeologico.

Raggiunta la piazza Navarro, si ritorna a sinistra nella fitta trama di stradine del quartiere arabo: un groviglio disordinato di vicoli, una casbah con case a uno o due livelli e talvolta con scale rampanti esterne, e con le fughe dei tetti in coppi siciliani che declinano l’una sull’altra. Poi ci sono le purrere, le cave di pietra della città sommersa fatta di camminamenti e antri svuotati nei secoli. Nel quartiere i segni della fede cristiana sono la chiesa del Rosario, che vanta un sagrato acciottolato del 1752 e un portone in legno di cipresso con formelle scolpite e, in cima al colle, la chiesa Matrice, chiusa al culto dal 1968.

Fuori dal centro storico, rimangono le antiche torri di Pandolfina e Cellaro e il fortino di Mazzallakkar del quale emergono le torri nei soli mesi estivi quando il livello del Lago Arancio si abbassa.

Chiesa di Santa Caterina d'Alessandria e monastero dell'Ordine benedettino

La chiesa di Santa Caterina d'Alessandria e i resti del monastero dell'Ordine benedettino costituiscono un aggregato monumentale ubicato in via Umberto I, adiacente all'odierna Piazza della Vittoria di Sambuca di Sicilia.

Il fondatore dell'istituzione femminile nel 1515 fu Giovanni Domenico Giacone d'Irlanda con fabbricati e l'eredità. Da Sciacca suor Maria Ludovica Bufalo fu chiamata ad inaugurare l'opera e divenirne la prima abbadessa.

Benefattore e patrocinatore don Pietro Beccadelli, marchese della Sambuca, mecenate che arricchì il monastero e la chiesa di rendite, dipinti, ciclo d'affreschi e opere d'arte.

Nel 1721 il matrimonio del principe con donna Marianna Gravina Lucchesi, figlia del principe di Palagonia.

Il terremoto del Belice del 1968 danneggiò gravemente le strutture monastiche che furono tosto demolite, al loro posto sorge la Piazza della Vittoria e il monumento ai Caduti. Il tempio fu provvisoriamente transennato e successivamente sostenuto da un muraglione in cemento. L'interno della chiesa si presenta in uno stato di degrado. In grave abbandono anche la casa canonica.

La facciata principale delimitata da robuste paraste angolari in pietra viva, presenta una scala con sviluppo isoscele che raccorda la sede stradale al piano di calpestio della navata.

Portale con architrave sormontato da finestra con grata. La prospettiva in alto è chiusa da semplice cornicione.

ControfacciataCantoria chiusa da teoria di grate e lunettone occupato da monumentale grata a raggiera. In corrispondenza dei lati dalla grande arcata due acquasantiere.

Impianto rettangolare ad una sola navata. Due altari marmorei per parete laterale, pavimento in maiolica di Burgio risalente alla seconda metà del Settecento.

L'apparato decorativo in stucco fu una delle prime opere giovanili di Vincenzo Messina, allievo formatosi alla scuola dei Serpotta. Gli ornamenti comprendono statue a tutto tondo raffiguranti le allegorie delle quattro Virtù incarnate poste ai lati dei primi due altari della navata. Una profusione di cariatidi su colonne, candelabracartigli, conchiglie, cornici, corone, fusti, festoni, ghirlande, mensole, pinnacoli, pendenti, putti e angioletti, quadroni, riccioli, volute, stemmi, armi, particolari rifiniti tra motivi fitomorfi a foglia d'acanto.

Ciclo di affreschi, sulla volta è raffigurato il Matrimonio mistico di Santa Caterina realizzato da fra Felice da Sambuca.

Navata destra - Prima campata: Altare di Santa Caterina. Sul paliotto è incastonato una scena del martirio di Santa Caterina. Sulla parete in altorilievo angioletti su nembi delimitano un crocifisso. Arcata delimitata da lesene con statue a tutto tondo. Sulla sommità stemmi e decorazioni.

Seconda campata. Arcata delimitata da colonne collocate su alti plinti. Il fusto inferiore si presenta riccamente arabescato, verso l'alto assume sembianze muliebri di cariatide, quasi a sostenere l'architrave, nella fattispecie coincidente con l'elaborato cornicione caratterizzato dalla articolata modanatura.

Navata sinistra - Prima campata. Arcata delimitata da lesene con statue a tutto tondo. Sulla sommità stemmi e decorazioni. Attualmente custodisce un quadretto raffigurante la Vergine.

Seconda campata. Arcata delimitata da colonne collocate su alti plinti. Il fusto inferiore si presenta riccamente arabescato, verso l'alto assume sembianze muliebri di cariatide, quasi a sostenere l'architrave, nella fattispecie coincidente con l'elaborato cornicione caratterizzato dalla articolata modanatura.

Presbiterio - L'altare maggiore è decorato con le statue raffiguranti San Mauro Abate e San Placido Monaco, cofondatori dell'Ordine benedettino, e l'Eterno Padre che dall'alto sovrasta il presbiterio. Sulla sopraelevazione la grande pala d'altare di fra Felice da Sambuca raffigurante la Glorificazione di don Pietro Beccadelli.

Opere - XVI secolo, Santa Caterina d'Alessandria, statua lignea, opera documentata, oggi custodita nella chiesa del Carmine; Madonna con Bambino o Madonna del Cardellino, oggi custodita nella chiesa del Carmine; Madonna con Bambino ritratta con Sant'Anna e San Gioacchino, opera di scuola fiamminga, oggi custodita nella chiesa del Carmine.

Monastero - La struttura originaria comprendeva nella parte centrale la chiesa, in quella laterale sinistra il monastero, oggi adibito ad uffici comunali ed a casa canonica, mentre nel lato destro vi era il chiostro che confinava con la via del Mercato (oggi via Roma) e nella parte posteriore con la Via Telegrafo.

Avvenuta la soppressione delle corporazioni religiose in seguito all'emanazione delle leggi eversive, il fabbricato con giardino e cisterne, e tutto il gran patrimonio del Monastero, fu incamerato dal fondo per il culto ed amministrato dal Ricevitore del Registro.

L'intero fabbricato fu successivamente ceduto al comune che in parte lo adibì a scuole elementari femminili, il resto fu abitato dalle monache superstiti alla soppressione sino al giorno 3 settembre 1907.

Nel 1927 gli amministratori del tempo fecero demolire del tutto la parte del fabbricato a destra della chiesa, per realizzare Piazza della Vittoria e il monumento ai caduti nella Grande Guerra.

Altre architetture religiose

Santuario di Maria SS. dell'Udienza ed ex convento dell'Ordine carmelitano

Chiesa della Matrice

Chiesa di San Michele Arcangelo

Chiesa del Rosario

Chiesa della Madonna dei Vassalli

Chiesa del Purgatorio

Chiesa della Concezione

Chiesa di Gesù e Maria

Chiesa di San Giuseppe

Chiesa di San Calogero

Chiesa di Santa Lucia

Chiesa di Sant'Antonino

Chiesa della Bammina

Chiesa di San Giuseppe del Serrone

Chiesa di San Giovanni Battista

Convento dei Cappuccini

Collegio di Maria

Monastero di Santa Caterina d'Alessandria

Architetture civili

Palazzo Panitteri - Il palazzo Panitteri fu inizialmente un fortino addossato alle mura che circondavano la città araba di Sambuca. Successivamente fu abitazione di vari prelati, tra i quali, il Ciandro, Don Giuseppe Maria Panitteri, da cui il palazzo prese il nome. Oggi il secentesco palazzo è di proprietà del comune ed ospita l'ammirevole museo archeologico "Palazzo Panitteri" che accoglie i reperti dell'insediamento greco-punico di Monte Adranone. Inoltre sono presenti anche una sala conferenze, la Taberna, sala attrezzata con cucina per degustazioni e manifestazioni enogastronomiche, ideata da Strade del vino "Terre Sicane", la mostra dei vini del territorio belicino, un cortile interno con la scala di stile catalano che conduce al museo e un giardino interno con le piante ornamentali mediterranee.

Palazzo dell'Arpa - Oggi il palazzo dell'Arpa è sede del municipio.

Palazzo Ciaccio

Ex ospedale "Pietro Caruso"

Palazzo Beccadelli

Palazzo Catalanotto

Palazzo Fiore

Ex orfanotrofio

Antico acquedotto

Torri e fortini

Fortino di Mazzallakkar - Il fortino di Mazzallakkar, costruito dagli arabi, si trova a ridosso delle acque del lago Arancio, nella zona dei Mulini, chiamata così per la presenza di diversi mulini funzionanti grazie alle acque di Rincione, tra la collina Castellazzo e la Torre Cellaro che si estende nella parte bassa del territorio di Sambuca di Sicilia. 

La sua costruzione fu realizzata nello stesso periodo in cui gli Arabi stavano fondando Zabut (Sambuca) e cioè successivo all'830.  Il fortino ha una forma quadrangolare; in ogni angolo si eleva un torrione di forma circolare, coperto da una cupoletta in pietra calcarea con un ornato cuspidale che forse fu una fiamma o una mezzaluna. I torrioni sono dotati di feritoie e l'altezza delle mura raggiunge circa 4 metri. 

Fino agli anni '50, anche se adibito al ricovero di greggi e armenti, il fortino si trovava in ottime condizioni. In seguito alla costruzione della diga Carboj resta sommerso parzialmente dalle acque del Lago Arancio per almeno sei mesi all'anno. 

Le escursioni termiche e le depressioni idro-geologiche stanno distruggendo irrimediabilmente questo capolavoro storico e architettonico, unico in tutta la Sicilia.

 

Torre del Cellaro

Torre di Pandolfino

Teatro comunale L'Idea

Il teatro comunale L'Idea fu costruito tra il 1848 e il 1851 vicino all'antica porta di Santa Maria nella Via Grande, oggi corso Umberto I. Le spese furono sostenute da volenterosi cittadini di Sambuca: Domenico Giacone, Salvatore Merlini, Salvatore Ciaccio, Notar Giuseppe Giacone, Antonino Oddo e Gioacchino La Genca, a cui stava a cuore lo sviluppo intellettuale ed il progresso sociale del paese.

La costruzione, diretta dal capo d'arte sambucese Girolamo Salvato, realizzata a forma di ferro di cavallo con volta a cupola schiacciata, presenta al suo interno un ampio palcoscenico con tre ordini di palchi e la platea con una capienza di 264 posti.

Il sipario e la scenografia furono curati dal palermitano Carini e inizialmente era costituita da una galleria, una reggia, un salotto, una camera con porta al centro, un sotterraneo ed un bosco.

Mutate le condizioni economiche delle famiglie, il fabbricato, senza manutenzione, rischiò di andare in rovina (le belle scene del Carini tra acqua, polvere e topi si distrussero). Spinti da queste considerazioni i discendenti dei proprietari nel 1886 vendettero il teatro al Comune che iniziò le opere di restauro. Nacque allora una gara tra le maestranze sambucesi per migliorare l'opera e venne realizzato un lucernario in mezzo alla volta per dare luce ed aria alla platea. Gli ebanisti sistemarono le opere in legno e Domenico Ferrara (artefice tra l'altro dell'illuminazione alla Veneziana per Maria SS. dell'Udienza) decorò e dipinse tutte le meravigliose scene che a tutt'oggi si possono ammirare.

Danneggiato gravemente dal terremoto del gennaio 1968, nel 1993, fu definitivamente restaurato e restituito ai cittadini sambucesi. Il teatro può ospitare circa duecentocinquanta persone. 

Oggi il teatro è gestito da un consiglio d'amministrazione, nomitato dall'amministrazione comunale, che ogni anno organizza stagioni teatrali con attori di livello nazionale. Altresì il teatro svolge importanti funzioni socio-culturali come centro di preparazione e formazione teatrale e musicale e come struttura ricettiva di convegni e attività culturali aperte a tutte le espressioni.

Architettura - Dopo il restauro la facciata non ha subito grandi cambiamenti. Soltanto l'ingresso principale si è arricchito di una elegante cupola in vetro e ferro battuto.

Tramite una gradinata di marmo bianco si accede all'ingresso del teatro. Varcato l'ingresso principale si accede a un atrio alla cui sinistra si trova la biglietteria e dal quale si sviluppano tre scale, una principale e due laterali, dalle quali si accede alla platea e ai palchi rispettivamente.

Internamente ha la forma classica a ferro di cavallo con volta a cupola schiacciata e in esso si possono distinguere tre ordini di palchi, la platea e un ampio palcoscenico. Degne di nota sono le illustrazioni in stile liberty affrescate dal maestro Domenico Ferrara. L'interno è illuminato da un grandioso lampadario in vetro di Boemia.

Al secondo piano è presente un piccolo foyer.

Museo archeologico "Palazzo Panitteri"

Il museo archeologico "Palazzo Panitteri" è stato inaugurato nel 2013 e raccoglie pregiati reperti provenienti dal sito archeologico di Monte Adranone. Emblema del museo è la Demetra dalle Belle Chiome. Tra i reperti è possibile osservare cinture bronzee, strigili, suppellettili, vasi di ceramica attica e vasi di origini puniche, colonne e capitelli dorici e ionici, e molto altro ancora. Il percorso espositivo si estende tra le stanze del secentesco Palazzo Panitteri, appartenuto a importanti famiglie sambucesi, che presenta un caratteristico cortile con scala catalana e un giardino con piante ornamentali mediterranee.

Il museo delle sculture tessili di Sylvie Clavel, sito nelle stanze dell'ex monastero di Santa Caterina, ospita le opere dell'artista francese, imperniate sul nodo e l'intreccio di fibre vegetali, offrono la possibilità di esplorare la dimensione psicofisica dell'essere, con risultati unici nel panorama artistico europeo.

La pinacoteca "Istituzione Gianbecchina", sorta nel dicembre 1997 espone alcune opere donate dal maestro Gianbecchina alla sua città natale. Oli su tela, acquarelli, schizzi, acqueforti che coprono un arco di tempo dal 1924 al 1996 e illustrano il prestigioso cammino dell'artista, che evidenzia l'anima e le tinte cromatiche della Sicilia. Essa rappresenta per Sambuca un laboratorio permanente in cui nascono e maturano progetti tra arte e cultura, tra valorizzazione delle potenzialità del territorio e promozione del turismo. 

Feste religiose

La terza domenica di maggio si festeggia Maria Santissima dell'Udienza, patrona di Sambuca di Sicilia, con una processione cinquecentenaria che passa per le principali vie del centro storico tutta la notte. Inoltre, ogni cinque anni viene effettuata nel mese di agosto un'altra processione in onore della Madonna dell'Udienza, che viene portata nel quartiere del Trasferimento. 

Invece, ogni dieci anni, nel martedì successivo alla terza domenica di maggio, Maria SS. dell'Udienza viene portata in processione per le vie del paese, in un percorso diverso, per una seconda volta, soffermandosi durante questo viaggio soprattutto nel quartiere dell'Infermeria, in cui la Madonna passò per la prima volta durante la peste.

Il 23 aprile si festeggia san Giorgio martire, compatrono di Sambuca che benedice i campi e tutte le famiglie del piccolo comune. Caratteristica è la zabbinata offerta dai casari del luogo.

Il Venerdì Santo si tiene la processione del Cristo Morto seguito dalla statua lignea di Maria SS. Addolorata; la successiva domenica di Pasqua alle 12:00 in piazza si celebra l'incontro di Cristo Risorto con la Madonna e San Michele Arcangelo.

Altre processioni sono quelle di san Giuseppe il 19 marzo, San Giuseppe del Serrone l'ultima domenica di agosto, Maria Santissima Bammina l'8 settembre in contrada Adragna, santa Lucia il 13 dicembre.

Altra ricorrenza religiosa, ma da pochi anni priva di processione, è la festa di Maria SS. dei Vassalli, che si celebra il 5 agosto nell'omonima chiesa. Per l'occasione viene distribuita la "pasta con le fave secche" chiamata "Virgineddi".

Il 13 giugno in onore di sant'Antonino e il 21 settembre tradizionalmente si tiene la fiera degli animali.