Di
origini arabe, per distinguerla dal comune omonimo toscano, nel
1864 venne aggiunto "Zabut" dal nome dell'antico castello così
denominato dall'emiro Al Zabut; ma nel 1923 assunse la denominazione
attuale.
Adagiata
su una collina, Sambuca di Sicilia dista 89 km da Agrigento e
78 km da Palermo, si trova nella Valle del Belice a 350
m s.l.m. Sambuca è circondata a nord-est da boschi e colline, tra le quali
svetta la cima di Monte Adranone (889 m), il versante sud del
Monte Genuardo, con i suoi 1180 m s.l.m. il Pizzo del Corvo e la Montagna
Grande; a sud-ovest dalle valli del fiume Carboj e del torrente
Rincione che formano il bacino artificiale del Lago Arancio.
Il
territorio di Sambuca confina con i comuni di Contessa Entellina, Giuliana, Caltabellotta, Sciacca, Menfi e Santa
Margherita di Belice e presenta un'enclave rappresentata da una
parte del territorio di Bisacquino.
L'origine
di Sambuca è incerta, così come l'origine del nome è incerto. Le
principali ipotesi per il nome sono:
-
Sambuca potrebbe essere il nome latinizzato di uno strumento musicale greco
simile all'arpa, che ricorda l'impianto del centro storico del paese e
che è raffigurato sullo stemma del comune.
-
Sambuca dalle piante di sambuco, diffuse in antichità nella valle del
lago Arancio. In età antica l'area era abitata dai Sicani. Questi
edificarono una città nell'altopiano di Adranon già nel IV secolo a.C. del
quale rimane un sito archeologico e numerosi reperti di particolare valore.
-
Sambuca dal nome dell'antico casale di La Chabuca, che probabilmente
prendeva il nome dal leggendario emiro che costruì il castello, Al Zabut
(lo Splendido).
L'odierna
Sambuca fu fondata dagli Arabi intorno all'830, qualche anno dopo
il loro sbarco in Sicilia e la chiamarono Zabuth (per ricordare
l'omonimo emiro arabo Al-Zabut che aveva fatto erigere in quel luogo un
castello) e la costruirono alle pendici del Monte Genuardo, tra il fiume Belice e
il Sosio, a 350 metri s.l.m.
A
nord il castello è protetto da muraglie merlate, con saettere, a sud, il
Casale adiacente si snoda nel quartiere arabo. Sambuca conserva ancora le
tracce di questa sua matrice islamica nel "quartiere arabo",
costruito da un impianto urbano che si sviluppò attorno a sette
"vicoli saraceni" (li setti vaneddi), trasformati in un
museo vivente di storia arabo-sicula e nella fortezza di Mazzallakkar sulle
sponde del lago Arancio che viene sommersa ogni qualvolta
s'innalza il livello del Lago.
Mantenne
l'antico nome anche quando Guglielmo II, detto "Il Buono",
donava alla chiesa di Monreale la "Chabuta seu Zabut",
cioè la "Splendida ovvero Zabut". Nel 1185, infatti, viene
indicato con la denominazione di Rahal-Zabuth che significa appunto
"casale di Zabuth". Nello stesso anno il castello arabo viene
ceduto alla famiglia Barberini di Monreale, che lo mantiene fino al 1570,
anno in cui viene ceduto alla famiglia Beccadelli di Bologna.
Zabut
fu abitata da popolazione islamica fino al tredicesimo secolo fino a quando
si ribellò alle operazioni di consolidamento imperiale ordinate da Federico
II che costruì il Castello di Giuliana da usarsi come quartier
generale per la soluzione della "questione saracena" in
Sicilia. Zabut resistette per due anni. La resistenza fu stroncata nel 1225
e la strage fu totale.
La
cittadina-fortezza di Zabut, dopo l'eccidio e la deportazione dei superstiti
saraceni, fu lentamente ricostruita. Gli arabi convertitisi al cristianesimo
per paura o per convinzione e i cristiani del vicino Casale di Adragnus convissero
insieme pacificamente. Appare rilevante che Adragna è chiamata Casale, nel
senso di borgata campestre, per un processo di decadenza, ormai
inarrestabile, mentre Sambuca è definita con l'appellativo più prestigioso
di Castello, che significa paesetto fortificato.
Il
Casale di Adragnus fu distrutto nell'autunno del 1411, sul finire della
lunga guerra di successione al Regno di Sicilia, la cui protagonista fu
una donna, la
regina Bianca di Navarra. Gli Adragnini si trasferirono
così nella fortezza di Zabut, risparmiata alla distruzione per l'eroica
resistenza opposta all'assedio dei seguaci del Barone di Modica, Bernardo
Cabrera, e per l'imponenza delle sue fortificazioni.
Intorno
al 1510, si ha notizia di una presenza ebraica nel territorio, a
testimoniare che, ormai, Sambuca è un punto di attrazione consolidato.
Significativa risulta anche la sua espansione edilizia. Viene, infatti,
edificato palazzo Panitteri, quale torrione d'avamposto del castello di
Zabut, che, nel secolo successivo, si troverà al centro dell'abitato.
Come
attestano vari censimenti, Sambuca tende ad aumentare la sua popolazione e
ad espandere il suo tessuto urbano. Il dato più significativo è fornito
da Rocco
Pirri, che, nel 1575, rileva 1427 abitazioni e 5602 abitanti. Ferve
l'attività edilizia e nascono iniziative associative, specie nell'ambito
religioso.
Da baronia la
Terra della Sambuca venne promossa con privilegio di Filippo II - Madrid 15
novembre 1570 -
a Marchesato.
Durante
il Seicento Sambuca si accresce ancora verso la valle della
collina su cui sorge e si va a creare un asse principale, la via del Corso,
lungo il quale sorgono tutti gli edifici nobiliari e i luoghi di culto. In
questo modo viene trasferito il centro cittadino, dalla zona araba verso il
quadrilatero che accoglie la chiesa del Carmine, il monastero di Santa
Caterina e i palazzi Ciaccio e Beccadelli.
Il
marchesato della Sambuca, il 16 settembre 1666, passò, a causa di un
matrimonio, ai Beccadelli di Bologna, assurti successivamente al rango
di principi con il principato di Camporeale. Il titolo viene
a tutt'oggi detenuto dagli eredi. Tra i principi marchesi della Sambuca, i
più celebri furono Don Pietro (1695-1781) e il figlio Don
Giuseppe (1726-1813).
Prosegue
la crescita demografica di Sambuca. A metà del settecento Vito Amico calcola
in 8892 il numero dei suoi abitanti.
La
crescente importanza di Sambuca trova riscontro nel prestigio goduto dal suo
rappresentante al Parlamento: nel 1707, il Marchese della Sambuca siede nel
braccio Militare e, tra i 37 marchesi, occupa l'undicesimo posto.
Nel
primo quarantennio dell'Ottocento continua lo svilimento del Castello
di Zabut che nel 1819 è ridotto a carcere feudale, nel 1830 viene
smembrato e saccheggiato da privati e nel 1837 demolito e
sostituito da costruzioni insignificanti.
Da
qui all'Unità, la vita di Sambuca appare prospera e vivace. Le campagne
producono grano, vino, olio, mandorle e pistacchi, ma si raccolgono, sulle
montagne, anche capperi e palma nana. Fervono anche le iniziative culturali.
In quegli anni si formò una classe medio-borghese illuminata, che in Vincenzo
Navarro (1800-1867) e nel figlio Emanuele Navarro della Miraglia (1838-1919),
ebbe gli animatori più qualificati essendo ad un tempo letterati, poeti e
patrioti. Il salotto letterario di questo piccolo centro dà origini a
discussioni sull'arte e sulla letteratura: dal carteggio tra Navarro e Luigi
Capuana sembra che qui sia nato il verismo.
Intorno
al 1850 alcune famiglie borghesi di Sambuca costruiscono il teatro
L'Idea.
L'accrescimento
della popolazione determina l'allargamento e la ristrutturazione del tessuto
urbano. Le positive conseguenze dell'unificazione italiana si visualizzano,
a Sambuca, nel miglioramento dei collegamenti stradali e ferroviari. Nel
1870 viene aperta la rotabile Palermo-Chiusa-Sambuca-Sciacca. Nel 1875 via
del Corso è prolungata di 117 metri. Si apre via Libertà, si crea una
piazzetta e si ricava uno spazio su cui formare una villa.
Contemporaneamente viene dato l'appalto per realizzare, in ghisa, le
condutture esterne di acqua ed è introdotta l'illuminazione pubblica. Nel
1882 viene inaugurato il teatro comunale.
Nel
1923 Mussolini cancellò Zabut dal nome e specificò Sambuca
regionalmente aggiungendo "di Sicilia". Nel periodo fascista viene
demolito il chiostro del monastero di santa Caterina, prospiciente via
Mercato (oggi via Roma), per costruirvi una piazzetta, sulla quale, nel
1929, si inaugura un monumento ai caduti.
Risale
al 15 gennaio 1968 il terremoto del Belice, a causa del quale
Sambuca subì moderati danni. Da quella data, oltre alle ricostruzioni del
centro storico della città, fu costruita una nuova area abitata nella zona
denominata Pìgnolo.
Negli anni
ottanta Sambuca di Sicilia vive un fervente periodo. Risalgono a questo
periodo i campionati mondiali di sci
nautico, canoa e windsurf sul lago
Arancio, la creazione del parco della Resinata, la fondazione di nuove cooperative che
danno lavoro ai cittadini, il gemellaggio con la città statunitense di Winter
Haven, Florida.
Tra
gli artisti sambucesi del Novecento si ricordano i poeti
Baldassare Gurrera e Pietro La Genga, e il pittore Gianbecchina,
apprezzato dalla critica italiana e internazionale.
Nel 1992 viene
restituito alla cittadinanza il teatro comunale L'Idea, restaurato dopo
essere stato danneggiato dal terremoto. Sul finire del ventesimo secolo
fu fondata la pinacoteca "Istituzione Gianbecchina", presso la
sconsacrata chiesa di San Calogero, che ospita alcune delle opere del
maestro siciliano donate al comune.
Nel
2013 fu istituito il museo archeologico "Palazzo Panitteri",
che accoglie i reperti greco-punici provenienti dalla vicina area
archeologica di monte Adranone.
Nel 2014 per
la grande rilevanza artistica, culturale e storica, per l'armonia del
tessuto urbano, la vivibilità e i servizi ai cittadini la cittadina è
inclusa nel club de I borghi più belli d'Italia.
Visitare
il borgo
Lo
sviluppo urbano del paese segue due direttrici: quella araba “dentro le
mura”, che si proietta fino a tutto il Cinquecento con l’infittirsi
delle residenze attorno alla fortezza di Zabut, e quella sei-settecentesca
“fuori le mura”, con il palazzo comunale a fare da cerniera.
La
visita inizia dall’ottocentesco teatro L’Idea, nella parte inferiore di
corso Umberto I. Lungo il corso gli edifici signorili, segnati dalla
presenza della pietra arenaria e dagli archi passanti che collegano le vie
principali ai cortili (circa 250), si alternano con i luoghi di culto, che
sono tredici.
A
metà corso, si segnalano i palazzi Di Leo e Oddo e la chiesa di San
Giuseppe con il suo portale in pietra bianca d’ispirazione
chiaramontana.
In
via Marconi la chiesa della Concezione si presenta con un magnifico portale
a sesto acuto di matrice anch’essa chiaramontana proveniente dalla chiesa
di San Nicolò dell’antico borgo di Adragna. All’interno ha sculture
settecentesche. Sempre su via Marconi si aprono i palazzi nobiliari Rollo,
che fronteggia la chiesa con cortile e scalone loggiato, Giacone, con doppio
cortile privato e scala catalana all’interno, e Fiore con la sua imponente
mole.
Tornando
su corso Umberto, palazzo Campisi, sede di una banca, risale alla seconda
metà dell’Ottocento e mostra il caldo colore della pietra arenaria.
La
chiesa di Santa Caterina d’Alessandria con il suo opulento apparato
decorativo è espressione dell’architettura barocca, esaltata da stucchi,
statue allegoriche, stemmi, blasoni, colonne tortili. Notevole il pavimento
in quadrelle smaltate provenienti dalle fabbriche di maioliche della vicina
Burgio.
Sul
lato opposto di piazza della Vittoria, il casino dei marchesi Beccadelli si
fa apprezzare per il balcone dalle sinuose forme barocche e il cortile che
rimanda a tipologie catalane importate in Sicilia durante la dominazione
spagnola. L’edificio è parte di un complesso più vasto che arriva fino
alla via Caruso e comprende la chiesa cinquecentesca dei Santi Rocco e
Sebastiano (oggi spazio espositivo), la torre e l’ospedale. L’effetto
scenografico della secentesca chiesa del Carmine è accentuato dal fronte
che si sviluppa su due ordini sovrapposti. Qui vi sono le sepolture delle
famiglie aristocratiche, statue lignee e marmoree: tra queste, la secentesca
Sant’Anna e la Madonna dell’Udienza sull’altare maggiore, di metà del
Cinquecento, attribuita al Gagini.
Tornando
sul corso, si trovano l’ottocentesco palazzo Ciaccio in pietra arenaria a
faccia vista con cortile colonnato centrale; il bel prospetto della chiesa
del Purgatorio (1631) adibita a Museo d’Arte Sacra; palazzo Oddo (o
dell’Arpa) ascrivibile al linguaggio classicista della metà del
Settecento. Questo palazzo, sede del municipio, immette in quella che era la
“città murata”. Infatti da qui cambia la geografia urbana del paese: le
strade si infittiscono, si aggrovigliano, per poi aprirsi in inattesi
slarghi irregolari: siamo nel quartiere arabo, nel cuore antico di Sambuca,
nato da sette vicoli saraceni.
In
largo San Michele, palazzo Amodei con il suo singolare cortile si trova poco
prima della chiesa di San Michele, a tre navate, al cui interno si conserva
la statua equestre di San Giorgio, opera del 1596 dei fratelli Lo Cascio. In
quello stesso anno la nuova direttrice dello sviluppo urbano verso valle,
comporta la rotazione di 180 gradi dell’originario orientamento della
chiesa, fino ad allora rivolta verso il castello: da qui, i suoi due
prospetti. Risale alla fine del Cinquecento il torrione del castello poi
trasformato in palazzo Panitteri adattando la struttura quadrangolare alle
nuove esigenze abitative. Il piano nobile del palazzo è sede del museo
archeologico.
Raggiunta
la piazza Navarro, si ritorna a sinistra nella fitta trama di stradine del
quartiere arabo: un groviglio disordinato di vicoli, una casbah con case a
uno o due livelli e talvolta con scale rampanti esterne, e con le fughe dei
tetti in coppi siciliani che declinano l’una sull’altra. Poi ci sono le
purrere, le cave di pietra della città sommersa fatta di camminamenti e
antri svuotati nei secoli. Nel quartiere i segni della fede cristiana sono
la chiesa del Rosario, che vanta un sagrato acciottolato del 1752 e un
portone in legno di cipresso con formelle scolpite e, in cima al colle, la
chiesa Matrice, chiusa al culto dal 1968.
Fuori
dal centro storico, rimangono le antiche torri di Pandolfina e
Cellaro e il fortino di Mazzallakkar del quale emergono le torri
nei soli mesi estivi quando il livello del Lago Arancio si
abbassa.
Chiesa
di Santa Caterina d'Alessandria e monastero dell'Ordine benedettino
La chiesa
di Santa Caterina d'Alessandria e i resti del monastero dell'Ordine
benedettino costituiscono un aggregato monumentale ubicato in
via Umberto I, adiacente all'odierna Piazza della Vittoria di Sambuca
di Sicilia.
Il
fondatore dell'istituzione femminile nel 1515 fu Giovanni Domenico
Giacone d'Irlanda con fabbricati e l'eredità. Da Sciacca suor Maria
Ludovica Bufalo fu chiamata ad inaugurare l'opera e divenirne la prima abbadessa.
Benefattore
e patrocinatore don Pietro
Beccadelli, marchese della Sambuca, mecenate che arricchì il
monastero e la chiesa di rendite, dipinti, ciclo d'affreschi e opere d'arte.
Nel
1721 il matrimonio del principe con donna Marianna Gravina Lucchesi, figlia
del principe di Palagonia.
Il terremoto
del Belice del 1968 danneggiò gravemente le strutture
monastiche che furono tosto demolite, al loro posto sorge la
Piazza della Vittoria e il monumento ai Caduti. Il tempio fu
provvisoriamente transennato e successivamente sostenuto da un muraglione in
cemento. L'interno della chiesa si presenta in uno stato di degrado. In
grave abbandono anche la casa canonica.
La
facciata principale delimitata da robuste paraste angolari in pietra viva,
presenta una scala con sviluppo isoscele che raccorda la sede stradale al
piano di calpestio della navata.
Portale con
architrave sormontato da finestra con grata.
La prospettiva in alto è chiusa da semplice cornicione.
Controfacciata: Cantoria chiusa
da teoria di grate e lunettone occupato da monumentale grata a raggiera. In
corrispondenza dei lati dalla grande arcata due acquasantiere.
Impianto
rettangolare ad una sola navata. Due altari marmorei per parete laterale,
pavimento in maiolica di Burgio risalente alla seconda metà del Settecento.
L'apparato
decorativo in stucco fu una delle prime opere giovanili di Vincenzo
Messina, allievo formatosi alla scuola
dei Serpotta. Gli ornamenti comprendono statue a tutto tondo
raffiguranti le allegorie delle quattro Virtù incarnate
poste ai lati dei primi due altari della navata. Una profusione di cariatidi su
colonne, candelabra, cartigli,
conchiglie, cornici, corone, fusti, festoni, ghirlande, mensole, pinnacoli,
pendenti, putti e angioletti, quadroni, riccioli, volute, stemmi, armi,
particolari rifiniti tra motivi fitomorfi a foglia
d'acanto.
Ciclo
di affreschi, sulla volta è raffigurato il Matrimonio mistico di Santa
Caterina realizzato da fra
Felice da Sambuca.
Navata
destra - Prima
campata: Altare di Santa Caterina. Sul paliotto è incastonato una
scena del martirio di Santa Caterina. Sulla parete in altorilievo angioletti
su nembi delimitano un crocifisso. Arcata delimitata da lesene con statue a
tutto tondo. Sulla sommità stemmi e decorazioni.
Seconda
campata. Arcata delimitata da colonne collocate su alti plinti.
Il fusto inferiore si presenta riccamente arabescato, verso l'alto assume
sembianze muliebri di cariatide,
quasi a sostenere l'architrave,
nella fattispecie coincidente con l'elaborato cornicione caratterizzato
dalla articolata modanatura.
Navata
sinistra - Prima
campata. Arcata delimitata da lesene con
statue a tutto tondo. Sulla sommità stemmi e decorazioni. Attualmente
custodisce un quadretto raffigurante la Vergine.
Seconda
campata. Arcata delimitata da colonne collocate su alti plinti.
Il fusto inferiore si presenta riccamente arabescato, verso l'alto assume
sembianze muliebri di cariatide,
quasi a sostenere l'architrave,
nella fattispecie coincidente con l'elaborato cornicione caratterizzato
dalla articolata modanatura.
Presbiterio
- L'altare
maggiore è decorato con le statue raffiguranti San
Mauro Abate e San
Placido Monaco, cofondatori dell'Ordine
benedettino, e l'Eterno Padre che dall'alto sovrasta il
presbiterio. Sulla sopraelevazione la grande pala d'altare di fra
Felice da Sambuca raffigurante la Glorificazione di don
Pietro Beccadelli.
Opere
- XVI
secolo, Santa Caterina d'Alessandria, statua lignea, opera
documentata, oggi custodita nella chiesa del Carmine
;
Madonna
con Bambino o Madonna del Cardellino, oggi custodita nella chiesa
del Carmine; Madonna
con Bambino ritratta con Sant'Anna e San
Gioacchino, opera di scuola fiamminga, oggi custodita nella chiesa
del Carmine.
Monastero
- La
struttura originaria comprendeva nella parte centrale la chiesa, in quella
laterale sinistra il monastero, oggi adibito ad uffici comunali ed a casa
canonica, mentre nel lato destro vi era il chiostro che confinava con la via
del Mercato (oggi via Roma) e nella parte posteriore con la Via Telegrafo.
Avvenuta
la soppressione delle corporazioni religiose in seguito all'emanazione delle leggi
eversive, il fabbricato con giardino e cisterne, e tutto il gran
patrimonio del Monastero, fu incamerato dal fondo per il culto ed
amministrato dal Ricevitore del Registro.
L'intero
fabbricato fu successivamente ceduto al comune che in parte lo adibì a
scuole elementari femminili, il resto fu abitato dalle monache superstiti
alla soppressione sino al giorno 3 settembre 1907.
Nel
1927 gli amministratori del tempo fecero demolire del tutto la parte del
fabbricato a destra della chiesa, per realizzare Piazza della Vittoria e il
monumento ai caduti nella Grande Guerra.
Altre
architetture religiose
Santuario
di Maria SS. dell'Udienza ed ex convento dell'Ordine
carmelitano
Chiesa
della Matrice
Chiesa
di San Michele Arcangelo
Chiesa
del Rosario
Chiesa
della Madonna dei Vassalli
Chiesa
del Purgatorio
Chiesa
della Concezione
Chiesa
di Gesù e Maria
Chiesa
di San Giuseppe
Chiesa
di San Calogero
Chiesa
di Santa Lucia
Chiesa
di Sant'Antonino
Chiesa
della Bammina
Chiesa
di San Giuseppe del Serrone
Chiesa
di San Giovanni Battista
Convento
dei Cappuccini
Collegio
di Maria
Monastero
di Santa Caterina d'Alessandria
Architetture
civili
Palazzo Panitteri - Il palazzo Panitteri fu inizialmente un fortino
addossato alle mura che circondavano la città araba di Sambuca.
Successivamente fu abitazione di vari prelati, tra i quali, il Ciandro, Don
Giuseppe Maria Panitteri, da cui il palazzo prese il nome. Oggi il
secentesco palazzo è di proprietà del comune ed ospita l'ammirevole museo
archeologico "Palazzo Panitteri" che accoglie i reperti
dell'insediamento greco-punico di Monte Adranone. Inoltre sono presenti
anche una sala conferenze, la Taberna, sala attrezzata con cucina per
degustazioni e manifestazioni enogastronomiche, ideata da Strade del
vino "Terre Sicane", la mostra dei vini del territorio
belicino, un cortile interno con la scala di stile catalano che conduce al
museo e un giardino interno con le piante ornamentali mediterranee.
Palazzo
dell'Arpa - Oggi il palazzo dell'Arpa è sede del municipio.
Palazzo
Ciaccio
Ex
ospedale "Pietro Caruso"
Palazzo
Beccadelli
Palazzo
Catalanotto
Palazzo
Fiore
Ex
orfanotrofio
Antico
acquedotto
Torri
e fortini
Fortino
di Mazzallakkar - Il fortino di Mazzallakkar, costruito dagli
arabi, si trova a ridosso delle acque del lago Arancio, nella zona dei
Mulini, chiamata così per la presenza di diversi mulini funzionanti grazie
alle acque di Rincione, tra la collina Castellazzo e la Torre Cellaro che si
estende nella parte bassa del territorio di Sambuca di Sicilia.
La
sua costruzione fu realizzata nello stesso periodo in cui gli Arabi stavano
fondando Zabut (Sambuca) e cioè successivo all'830. Il fortino ha una
forma quadrangolare; in ogni angolo si eleva un torrione di forma circolare,
coperto da una cupoletta in pietra calcarea con un ornato cuspidale che
forse fu una fiamma o una mezzaluna. I torrioni sono dotati di feritoie e
l'altezza delle mura raggiunge circa 4 metri.
Fino
agli anni '50, anche se adibito al ricovero di greggi e armenti, il fortino
si trovava in ottime condizioni. In seguito alla costruzione della diga Carboj resta
sommerso parzialmente dalle acque del Lago Arancio per almeno sei
mesi all'anno.
Le
escursioni termiche e le depressioni idro-geologiche stanno distruggendo
irrimediabilmente questo capolavoro storico e architettonico, unico in tutta
la Sicilia.
Torre
del Cellaro
Torre
di Pandolfino
Teatro
comunale L'Idea
Il teatro comunale L'Idea fu costruito tra il 1848 e il 1851 vicino
all'antica porta di Santa Maria nella Via Grande, oggi corso Umberto I. Le
spese furono sostenute da volenterosi cittadini di Sambuca: Domenico
Giacone, Salvatore Merlini, Salvatore Ciaccio, Notar Giuseppe Giacone,
Antonino Oddo e Gioacchino La Genca, a cui stava a cuore lo sviluppo
intellettuale ed il progresso sociale del paese.
La
costruzione, diretta dal capo d'arte sambucese Girolamo Salvato, realizzata
a forma di ferro di cavallo con volta a cupola schiacciata, presenta al suo
interno un ampio palcoscenico con tre ordini di palchi e la platea con una
capienza di 264 posti.
Il
sipario e la scenografia furono curati dal palermitano Carini
e inizialmente era costituita da una galleria, una reggia, un salotto, una
camera con porta al centro, un sotterraneo ed un bosco.
Mutate
le condizioni economiche delle famiglie, il fabbricato, senza manutenzione,
rischiò di andare in rovina (le belle scene del Carini tra acqua, polvere e
topi si distrussero). Spinti da queste considerazioni i discendenti dei
proprietari nel 1886 vendettero il teatro al Comune che iniziò le opere di
restauro. Nacque allora una gara tra le maestranze sambucesi per migliorare
l'opera e venne realizzato un lucernario in mezzo alla volta per dare luce
ed aria alla platea. Gli ebanisti sistemarono le opere in legno e Domenico
Ferrara (artefice tra l'altro dell'illuminazione alla Veneziana per Maria
SS. dell'Udienza) decorò e dipinse tutte le meravigliose scene che a
tutt'oggi si possono ammirare.
Danneggiato
gravemente dal terremoto del gennaio 1968, nel 1993, fu definitivamente
restaurato e restituito ai cittadini sambucesi. Il teatro può ospitare
circa duecentocinquanta persone.
Oggi
il teatro è gestito da un consiglio d'amministrazione, nomitato
dall'amministrazione comunale, che ogni anno organizza stagioni teatrali con
attori di livello nazionale. Altresì il teatro svolge importanti funzioni
socio-culturali come centro di preparazione e formazione teatrale e musicale
e come struttura ricettiva di convegni e attività culturali aperte a tutte
le espressioni.
Architettura
- Dopo il restauro la facciata non ha subito grandi cambiamenti. Soltanto
l'ingresso principale si è arricchito di una elegante cupola in vetro e
ferro battuto.
Tramite
una gradinata di marmo bianco si accede all'ingresso del teatro. Varcato
l'ingresso principale si accede a un atrio alla cui sinistra si trova la
biglietteria e dal quale si sviluppano tre scale, una principale e due
laterali, dalle quali si accede alla platea e ai palchi rispettivamente.
Internamente
ha la forma classica a ferro di cavallo con volta a cupola schiacciata e in
esso si possono distinguere tre ordini di palchi, la platea e un ampio
palcoscenico. Degne di nota sono le illustrazioni in stile liberty
affrescate dal maestro Domenico Ferrara. L'interno è illuminato da un
grandioso lampadario in vetro di Boemia.
Al
secondo piano è presente un piccolo foyer.
Museo
archeologico "Palazzo Panitteri"
Il
museo archeologico "Palazzo Panitteri" è stato inaugurato nel
2013 e raccoglie pregiati reperti provenienti dal sito archeologico di Monte
Adranone. Emblema del museo è la Demetra dalle Belle Chiome. Tra
i reperti è possibile osservare cinture bronzee, strigili,
suppellettili, vasi di ceramica attica e vasi di origini puniche,
colonne e capitelli dorici e ionici, e molto altro ancora. Il percorso
espositivo si estende tra le stanze del secentesco Palazzo Panitteri,
appartenuto a importanti famiglie sambucesi, che presenta un caratteristico
cortile con scala catalana e un giardino con piante ornamentali
mediterranee.
Il museo delle sculture tessili di Sylvie Clavel, sito nelle stanze dell'ex
monastero di Santa Caterina, ospita le opere dell'artista francese,
imperniate sul nodo e l'intreccio di fibre vegetali, offrono la possibilità
di esplorare la dimensione psicofisica dell'essere, con risultati unici nel
panorama artistico europeo.
La
pinacoteca "Istituzione Gianbecchina", sorta nel dicembre 1997
espone alcune opere donate dal maestro Gianbecchina alla sua città
natale. Oli su tela, acquarelli, schizzi, acqueforti che coprono un arco di
tempo dal 1924 al 1996 e illustrano il prestigioso cammino dell'artista, che
evidenzia l'anima e le tinte cromatiche della Sicilia. Essa rappresenta per
Sambuca un laboratorio permanente in cui nascono e maturano progetti tra
arte e cultura, tra valorizzazione delle potenzialità del territorio e
promozione del turismo.
Feste
religiose
La terza domenica di maggio si festeggia Maria Santissima dell'Udienza, patrona di
Sambuca di Sicilia, con una processione cinquecentenaria che passa per le
principali vie del centro storico tutta la notte. Inoltre, ogni cinque anni
viene effettuata nel mese di agosto un'altra processione in onore della
Madonna dell'Udienza, che viene portata nel quartiere del Trasferimento.
Invece, ogni dieci anni, nel martedì successivo alla terza domenica di
maggio, Maria SS. dell'Udienza viene portata in processione per le vie del
paese, in un percorso diverso, per una seconda volta, soffermandosi durante
questo viaggio soprattutto nel quartiere dell'Infermeria, in cui la Madonna
passò per la prima volta durante la peste.
Il
23 aprile si festeggia san Giorgio martire, compatrono di
Sambuca che benedice i campi e tutte le famiglie del piccolo comune.
Caratteristica è la zabbinata offerta dai casari del
luogo.
Il Venerdì
Santo si tiene la processione del Cristo Morto seguito dalla statua
lignea di Maria SS. Addolorata; la successiva domenica di Pasqua alle 12:00
in piazza si celebra l'incontro di Cristo Risorto con la Madonna e San
Michele Arcangelo.
Altre
processioni sono quelle di san Giuseppe il 19 marzo, San Giuseppe
del Serrone l'ultima domenica di agosto, Maria Santissima Bammina l'8
settembre in contrada Adragna, santa Lucia il 13 dicembre.
Altra
ricorrenza religiosa, ma da pochi anni priva di processione, è la festa di
Maria SS. dei Vassalli, che si celebra il 5 agosto nell'omonima chiesa. Per
l'occasione viene distribuita la "pasta con le fave secche"
chiamata "Virgineddi".
Il
13 giugno in onore di sant'Antonino e il 21 settembre tradizionalmente si
tiene la fiera degli animali.