Arroccata
alle pendici di un colle tufaceo, Gagliano Castelferrato è uno dei borghi
più suggestivi della Sicilia interna. E' situato nella parte settentrionale
della provincia di Enna e il suo territorio confina a nord con Troina e Cerami,
a nord-ovest con Nicosia,
a ovest e a sud-ovest con Nissoria,
a sud con Agira,
a sud-est e a est con Regalbuto.
Il
centro fu fondato nel 1900 a.c. da Morgete Siculo (re dei Sicani) con il
nome di Galaria;
fu già abitato in epoca preistorica e citato da Diodoro Siculo fra le città
che presero parte alle guerre (Assedio
di Centuripe e Galaria)
attuate da Agatocle,
tiranno di Siracusa per
la conquista dei governi oligarchici della Sicilia.
Da
Gagliano passeranno diverse civiltà tra le quali Greci, Romani, Bizantini,
Barbari e Musulmani. La venuta degli Arabi in Sicilia vide la popolazione
galarina coinvolta in una epica battaglia nell’anno 858 d.c. L’assedio
durò circa due mesi. I musulmani guidati da Abbas strinsero d’assedio il
Castello. Alla fine l'inevitabile caduta del Castello in mano straniera lo
portò a una fase di declino fino alla venuta dei Normanni in Sicilia. Re
Ruggero conquistato il castello lo consegnò a coloro che avevano militato e
combattuto sotto le sue insegne. Gagliano così assume il titolo di Baronia,
Contea, Principato, Viscontea e perfino di Vicaria. Dalle buone condizioni
del dominio dei Normanni la Sicilia passò agli Svevi, durante questo
periodo Gagliano fu concesso a Riccardo Fulgone Dal Poggio, per gli
importanti servigi resi a Federico II. Nel 1268 in Sicilia iniziò la
dominazione Agioina fino alla ribellione del Vespro del 1282 che portò al
trono di Sicilia Pietro D’Aragona.
Montaneiro Sosa,
barone, dal 1292 fu feudatario di Gagliano, nonché padrone dell'antico
Castello . Montaneiro passò inoltre alla storia per il cosiddetto
"Fatto di Gagliano", in cui, con un gioco di astuzie, riuscì ad
attirare in una trappola l'esercito francese che subì una pesante
sconfitta, ed è più volte indicato nelle fonti narrative come familiare
dei reali di Aragona, essendo in effetti un familiare fedelissimo di Re
Federico III di Sicilia (o di Trinacria), celebrato da Dante Alighieri nella Divina
Commedia come
"l'onor di Cicilia e d'Aragona". Nel febbraio del 1300 venne
promesso, con un tranello, agli Angioini il castello di Gagliano. Trecento
cavalieri abbandonarono Catania per andare a prendere possesso
dell’importante castello dove invece trovarono l’esercito siciliano che
li sconfisse infliggendo una durissima perdita alle truppe nemiche che
tenevano Catania.
Vi
fu un momento in cui si temette che l’isola sarebbe ricaduta sotto la
dominazione angioina, se non fosse stato per quella memorabile battaglia di
Gagliano, avvenuta nel febbraio del 1300, che avvilì e segnò la definitiva
sconfitta dei francesi. Fu proprio da Gagliano che partì il segnale
d’allarme per la ricacciata totale dalla Sicilia del nemico.
Subito
dopo la celebre battaglia menzionata, un’altra pagina di storia locale si
apre con il soggiorno del più illustre ed benemerita personalità del
tempo, lustro e decoro della Sicilia, Re Federico III.
Fu
il castello di Gagliano, forte ed inespugnabile, ricco e sontuoso,
arieggiato e spazioso, la dimora accogliente, scelto ed adatto ad ospitare
il re in persona con tutta la sua corte e il suo seguito.
Tra
il 1300 e il 1356, i legittimi eredi sul trono di Gagliano furono: Pietro e
Ludovico, per poi passare nelle mani della famiglia Tedeschi. Subito dopo fu
nominata con titolo di Signora di Gagliano Eufemia
d'Aragona sorella
reggente del giovane Re Federico IV d’Aragona re di Sicilia e
successivamente di Trinacria. In diversi momenti il Castello di Gagliano fu
per loro dimora accogliente e sicura. In seguito alla sua morte, fu nel 1359
Bernardo Spadafora ad occupare il castello.
A
causa di una dominazione poco accetta, nel 1392 furono, prima Perio Sancio
di Calataiudo e poi Roberto detto Miles, ad occupare il Castello con la
forza. Questo ultimo tenne il Castello fino al 1419 epoca in cui fu
attaccato e poi sconfitto da Almirante Sancio Ruiz de Liborio. Nel 1455
questo ultimo vendette il Castello e le terre di Gagliano a Ludovico de
Periglios.
La
dominazione dei Periglios fu abbastanza lunga e piena di avvenimenti. Fu poi
don Almerico Centelles nel 1515 a sancire la fine dei Periglios. Dal 1629 al
1689 Gagliano fu dominata da Gregorio Castello. Lui stesso nel 1666 fu il
primo a ricevere il titolo di "Principe di Gagliano".
Il
suo erede fu il primogenito Ferdinando Castello. La dinastia dei Castello
finì nel 1743. La dominazione continuò prima con don Gabriele e poi con
don Carlo Girolamo Lancillotto Castello. Nel 1750 la terra di Gagliano fu
venduta ad Alvaro Villadicani, che la possedette fino al 1809. Da qui
riprende la successione dei Lancillotto Castelli, con il primogenito don
Vincenzo Castelli che fu investito il 30 marzo 1809.
Una
delle pagine storiche più espressive che visse Gagliano fu quella del 27
ottobre 1962. Qui ebbe luogo l'ultimo discorso del presidente dell'Eni Enrico
Mattei, per celebrare
l'inizio dell'attività di estrazione del gas. "Noi lavoriamo per
convinzione. Con convinzione che il nostro paese, e la Sicilia, e la vostra
provincia possano andare verso un maggior benessere; che ci possa essere
lavoro per tutti; e si possa andare verso una maggiore dignità personale e
una maggiore liberta". Al rientro a Milano il suo aereo precipitò,
provocandone la morte.
Castello
Il
Castello di Gagliano Castelferrato è arroccato su una rupe rocciosa (650
m.), la Rocca, che sovrasta il centro abitato.
Il
nome Castelferrato fu aggiunto nel 1862 proprio perché il paese era
dominato dalla fortezza detta appunto “di ferro”. La prima edificazione
del castello risale probabilmente al XI sec. circa e acquisì notevole
importanza quando Federico II lo scelse come sede privata. Per alcuni anni
fu, infatti, sia residenza del monarca sia luogo di difesa contro le
probabili congiure.
Storia
e leggenda avvolgono quest’affascinante fortezza che oltre ad essere stata
abitazione di lusso fu anche luogo prettamente militare (263 a.C).
Scavato nella roccia, infatti, resistette per lungo tempo agli assalti
dell’esercito arabo grazie alle solide mura e torri, a fossi e
cisterne.
All’interno
della base rocciosa sono presenti anche canali di aerazione e illuminazione
di grande architettura. L’arredamento stesso fu ricavato dalla roccia.
Diversi furono i nobili al potere, dalla famiglia Centelles ai Castello fino
al declino del mondo feudale.
Chiesa
madre di San Cataldo
Aperta al
culto nel 1304, la Chiesa Madre San Cataldo a Gagliano Castelferrato sorge
proprio sulla base dell’antica Rocca, nel piccolo borgo in provincia
di Enna. Molto spaziosa, è caratterizzata da un Campanile, che si erge
verso il mezzogiorno, in puro stile gotico.
La Chiesa
Madre San Cataldo che si ammira oggi, non è quella avente l’originaria
struttura dal momento che ha subito nel corso dei secoli, alcune modifiche
di carattere strutturale.
Alcuni
rilievi eseguiti su dipinti del Seicento e un’accurata analisi di colonne
e muri, hanno stabilito che in origine la Chiesa Madre dedicata a San
Cataldo, avesse un’unica navata con due attigue Cappelle adiacenti
all’altare maggiore una dedicata a San Pietro – ospitante il quadro Cena
del Signore - e l’altra al SS. Sacramento.
Anticamente
l’entrata era posta a sud, ossia nella parte laterale dell’attuale
ingresso e sempre a sud si innalzava il Campanile, vicino ad un poderoso
bastione che fungeva da contrafforte all’intera costruzione. Si suppone
che affianco della torre campanaria vi fosse anche un portico.
Successivamente
sono state aggregate sull’attuale lato destro, tre cappelle e la navata fu
prolungata verso ovest e aprendo un ingresso nella parte est. Nel Seicento
fu edificata l’abside e l’altare maggiore che sono visibili oggi e anche
una Cappella che onora il Patrono, San Cataldo.
Venne anche
costruita a metà del XVII secolo la Cappella in onore del SS. Crocifisso.
La tettoia lignea è formata da cassettoni dalla forma quadrangolare e copre
l’intera lunghezza della Chiesa in modo mirabile tanto da essere
dichiarata Monumento Nazionale.
Di
inestimabile valore è il tabernacolo che domina l’altare maggiore mentre,
un’opera sicuramente rilevante è costituita dal frontespizio che si trova
all’ingresso dell’entrata principale.
Altra opera
d’arte è rappresentata dalla bara di San Cataldo, realizzata nella
seconda metà del Cinquecento in puro stile barocco. Notevoli anche le
quattro colonne ornate con foglie e grappoli d’uva che sorreggono la
cupola lignea arricchita da decorazioni in oro zecchino.
Da ammirare
anche due dipinti su tavola che sono collocati all’interno della Cappella
di San Cataldo, eseguito in antichissima data che costituiscono le ante di
un armadio. In una vi è dipinto San Pietro mentre nell’altra, San Paolo.
Chiesa
di Santa Maria delle Grazie
Costruita
nel 1575, originariamente era la chiesa dell'attiguo monastero di clausura
delle Carmelitane. Di stile barocco,
conservava molte opere d'arte di pregevole fattura, e vi si trovavano
quattro altari: il primo di santa Teresa, il secondo della Madonna del
Rosario, il terzo della Passione
di Gesù ed il
quarto della Sacra Famiglia. Alla sommità del campanile,
inoltre, si trovava una guglia.
La
chiesa è stata minata dall'esercito tedesco in ritirata il 30 luglio 1943.
Per volontà dell'Arciprete Giuseppe Grippaldi fu ricostruita e consacrata
in 22 luglio 1956. Il 30 aprile del 1996 la chiesa viene riaperta al culto
dopo il completamento dei lavori voluti dal Sac. Vito Bottitta che hanno
interessato la costruzione del campanile e del rifacimento tel tetto e del
solaio. Il 25 febbraio 2017 viene solennemente benedetto il nuovo altare, la
sede e l'ambone voluti dal Sac. Pietro
Antonio Ruggiero.
La chiesa che
vediamo oggi è stata edificata negli anni
'50 sulle rovine
della precedente struttura seicentesca minata durante la seconda
guerra mondiale. Nelle pareti laterali troviamo le statue di San Giuseppe, Sacro Cuore,
Madonna delle grazie e Gesù Infante.
L'unica cappella nella
chiesa è dedicata alla Madonna
del Rosario. La statua
della Madonna del Rosario è una delle poche cose che furono salvate dalla
chiesa prima che venisse minata il 30 luglio del 1943. Di interesse
artistico è anche il bassorilievo in
argento raffigurante il Buon Pastore, anch'esso scampato al crollo della
chiesa, è oggi incastonato nella porta del Tabernacolo sul
presbiterio.
Dal
2017 la chiesa è dotata di un nuovo ambone e di un nuovo altare entrambe
opere uniche dell'artista Dino
Cunsolo. L'ambone raffigura l'incontro tra Cristo risorto e la Maddalena nella
famosa scena di "noli me tangere". L'altare raffigura i santi
legati alla storia di questa chiesa: San Cataldo vescovo e patrono di
Gagliano Castelferrato, santa Teresa d'Avila riformatrice dell'ordine
carmelitano il cui convento era annesso alla chiesa, san Sebastiano martire
la cui statua fu per anni presso un altare laterale e santa Maria delle
grazie titolare della chiesa. Questi santi, in cammino sulla strada della
Croce di Cristo, guardano verso l'Agnello adagiato sul libro con i sette
sigilli.
Chiesa
di Santa Maria di Gesù
La
chiesa e il convento annesso
furono fatti costruire intorno al 1658 per volontà del principe Ferdinando
Lancillotto Castelli.
All'esterno
spicca la via Crucis con le formelle ad opera dell'Artista Dino
Cunsolo. La chiesa si presenta ad unica navata, con coro posto su un livello
differente rispetto al resto della chiesa. Colpisce, entrando, la maestosità
della tela raffigurante Maria coronata da angeli, e ammirata dai santi
Francesco, Cataldo, Maurizio e Chiara. Di rilievo è la custodia di respiro
settecentesco posta al centro del presbiterio.
Nelle
pareti laterali sono stati costruiti altri altari, partendo da sinistra
troviamo la tela di San Pasquale Baylon. A seguire un Crocefisso
attribuibile alla scuola del Beato Umile da Petralia, contornato da affreschi.
Conclude l'altare con la statua di San Maurizio.
Nel
livello superiore spiccano le tele di San Leonardo da Porto Maurizio
ideatore della via Crucis e di santa Geltrude Comensoli fondatrice delle
suore sacramentine di Bergamo. Sul lato destro troviamo l'affresco di
Sant'Isidoro Agricola e la tela di San Cataldo che affida alla Madonna il
paese di Gagliano Castelferrato. Segue la statua in marmo della Madonna di
Gesù di scuola gaginesca, con affreschi a contorno. Conclude l'altare di
Sant'Antonio da Padova. Nel livello superiore si trovano le tele di San
Felice da Nicosia e del Beato Carlo Acutis.
Sull'altare
si trovano le reliquie di San Maurizio martire. Nell'ambone, raffigurante il
Sepolcro vuoto, troviamo le scene di vita dei Santi Francesco d'Assisi e
Antonio da Padova opera dell'artista Dino
Cunsolo.
Si accede al coro ligneo da una galleria artistica al secondo piano che
conduce anche nella stanza del capitolo che ospita la biblioteca
francescana. Il nuovo adeguamento liturgico voluto dal Sac. Pietro
Antonio Ruggero e
progettato dall'Arch. Nicola Di Gesu è stato benedetto il 21 aprile 2022.
Chiesa
di Sant'Agostino
La
chiesa di Sant'Agostino fu
probabilmente edificata al posto di un refettorio dedicato a San Giovanni
Battista. Fino al dopoguerra era anche dotata di campanile e convento, poi
demoliti perché pericolanti.
Sull'altare
troviamo una tela del seicento che raffigura Sant'Agostino e Santa Monica
che ricevono la cintura dell'ordine dalle mani della Madonna. Negli altari
laterali ci sono altre due tele, una raffigura San Giovanni Evangelista
rapito in estasi durante
la visione dell'apocalisse,
e l'altra riporta San Tommaso da Villanova raffigurato del gesto di
distribuire elemosina ai poveri. Nella chiesa proviamo anche la preziosa
statua di San Giovanni Battista attribuita al Li Volsi da Nicosia, e la
cinquecentesca statua di Santa Maria Maddalena. Di elevato valore
devozionale sono anche i simulacri della Madonna Addolorata (ottocento)
e di Santa Rita da Cascia (prima metà del novecento).
Completano la nostra panoramica un Crocefisso e l'ormai celata statua di San
Nicola da Tolentino.
Chiesa
di San Giuseppe
La
chiesa di San
Giuseppe fu fatta
costruire nel 1630 dal sacerdote Pietro Leto, come si rileva da
un'iscrizione incisa su una pietra posta sul frontespizio del portale
d'ingresso.
Nel
suo esterno, l'edificio si presenta in uno stile semplice e sobrio, mentre
il suo interno, costituito da un'unica navata, è arricchito da alcuni
elementi decorativi come cornici e stucchi che gli danno un afflato, per
certi versi, baroccheggiante.
Particolarmente
rilevante è la policromia delle pareti e degli archi caratterizzata
dall'azzurro, dall'ocra e dal rosa che sono emersi da qualche anno a questa
parte dopo alcuni lavori di pulitura.
Colpisce
per la bellezza e per l'originalità la custodia lignea decorata in oro,
collocata sull'altare così
come la tela rappresentante la natività posta sul presbiterio.
Altre opere prominenti sono il crocifisso ligneo, situato sulla parete
sinistra, il gruppo scultoreo della Sacra Famiglia e la statua della Madonna
del Carmelo, posta sul
lato destro. Le pareti laterali sono parimenti arricchite da tele
considerevoli sia per la bellezza sia per particolarità decorativa delle
cornici; alcune hanno anche un grande valore storico poiché originariamente
appartenevano ad alcune chiese (Sant'Antonio Abate e Santa Maria Lo Piano,
oggi diroccate) e ne testimoniano l'esistenza e il valore.
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