La
cittadina fa parte del circuito dei borghi
più belli d'Italia.
Il
paese, piccolo e ben conservato, si trova sulla cima di un cocuzzolo a
strapiombo sul mar
Ionio a circa 36 chilometri
a sud da Messina, a circa 49 chilometri a nord da Catania e a pochi
chilometri da Taormina.
Il
punto più elevato si raggiunge salendo per un sentiero, dalla piazza
principale del paese, la Piazza Sant'Antonino, fino ai ruderi di un
castello. Sulla piazza esiste un belvedere che offre una splendida vista
sulla costa ionica e sulla città di Taormina,
sul mare e sulla costa Calabra.
Le
origini di Castelmola risalgono al periodo pre-ellenico. La denominazione
trae ispirazione dalla conformazione del grande masso su cui sorge che
ricorda appunto una "mola".
Forse per la sua posizione sopraelevata fu un tempo la vera acropoli di
Taormina, e le loro vicende sono talmente connesse da non poter distinguere
quelle dell'una dall'altra.
Mylai era
il nome del primo insediamento, risalente all'Età del ferro (VIII
secolo a.C.), opera dei
Siculi. Ciò è testimoniato dal ritrovamento della necropoli di
Cocolonazzo. Le ceramiche con decorazioni dipinte a motivi geometrici,
restituite dalle sepolture a grotticella artificiale, hanno consentito di
determinare l'origine dell'abitato.
Nel 396
a.C. Dionisio, tiranno
di Siracusa, assedia
Mylai, ma è sconfitto dai Siculi, che respingono l'assalto. Nel 392, lo
stesso Dionisio, ritenta l'attacco, con maggiore fortuna e riesce ad
occupare la zona. Alla sua morte, nel 367, la città è presa in mano da Andromaco che
costruisce il centro abitato a piano delle Ficare, erige nuove
fortificazioni, realizza cisterne, di cui esistono ancora tracce lungo il
percorso, e serbatoi per l'acqua, migliorando così le condizioni di vita.
Tindarione, che governa la città, alla morte di Andromaco, la pone sotto protezione
di Pirro,
ma, durante la prima
guerra punica, è
conquistata da Gerone di
Siracusa, che la governa fino al 214.
Dopo
la caduta
dell'Impero romano d'Occidente,
la città segue il destino dell'isola, passando sotto l'influenza
bizantina. Il primo
agosto 902, i Saraceni di Ibrahim
II, riescono a far
breccia nelle fortificazioni della città e devastano l'abitato. Solo il
castello resiste all'attacco dei Mori che si dirigono verso Tauromenion,
attraversando il varco che da allora è detto Porta dei Saraceni.
Il
dominio arabo si conclude nel 1078, con l'ascesa di Ruggero
il Normanno che
conquistata Taormina, dopo sette mesi d'assedio, espugna anche la fortezza
di Mola. Ruggero costruisce un nuovo centro abitato intorno al castello,
chiamato Mola. Quale ringraziamento alla Madonna fece anche erigere la chiesetta
della Santissima Annunziata,
ubicata nei pressi dell'abitato.
Nei
secoli successivi, il paese perde il suo carattere difensivo, ma assume un
ruolo politico riconosciuto. Affidata ai nobili fedeli al re, Mola appoggia
dapprima gli Svevi contro
gli Angiò,
restando fedele al casato Hohenstaufen fino
all'ultimo, poi nel 1282, durante i Vespri
Siciliani, insorge
contro gli Angioini schierandosi a favore degli Aragonesi.
Il
castello di Mola piazzaforte spagnola, è alternativamente occupato dai
contingenti francesi dopo i gravi e ripetuti scontri con le truppe spagnole,
lunga scia di episodi che si inserisce tra il 1673 e
il 1678 nel
triste contesto delle rivolte
antispagnole.
Dal 1718 al 1720,
la piazzaforte e il territorio sono basi dalle armate austro-piemontesi
durante gli scontri contro gli spagnoli capitanati dal Viceré Jean
François de Bette III Marchese di Lede. Nella
"guerra di successione" le truppe della coalizione resistettero
all'assedio spagnolo, per poi cedere la base. La Battaglia
di Francavilla si inserisce nel contesto dei conflitti contro la Quadruplice
alleanza combattuti
dal regno di Spagna contro Inghilterra, Francia, Austria e Paesi
Bassi per il
predominio sul mar
Mediterraneo. L'esito
degli scontri sarà sfavorevole per la compagine iberica, evento che aprirà
la breve parentesi
austriaca in
Sicilia.
Nel
1738 Mola entra a far parte dei domini borbonici, poi dal 1816 accorpato
insieme a tutto il Regno di Sicilia nel nuovo Stato ridenominato Regno
delle Due Sicilie, e nel 1860, alla fuga dell'esercito borbonico inseguito dalle truppe
garibaldine, vota l'annessione al Regno
d'Italia.
Nel
1928 il territorio di Castelmola fu annesso al comune di Taormina. Questo
periodo fu particolarmente negativo per Castelmola, in quanto la crescita
economica attraversò anni di immobilità che di certo non le giovarono;
questa parentesi fortunatamente non durò a lungo, perché nel 1947
riacquistò l'autonomia amministrativa.
L'aspetto
del paese e la sua struttura urbanistica medievale si sono mantenuti
pressoché inalterati fino al 1928, anno in cui, per creare l'accesso al
centro urbano, fu del tutto modificata l'affascinante entrata del borgo. Una
scalinata quasi intagliata nella roccia conduceva ai piedi del castello,
fino alla porta vera e propria di entrata nel centro; a mantenere l'idea di
quello che era, rimane l'arco d'entrata posto su una gradinata in pietra
calcarea; l'auditorium comunale conserva al suo interno le straordinarie
foto che ne testimoniano la bellezza. Nel tempo, malgrado le modifiche
apportate al suo aspetto, questo paese riesce ancora a conservare racchiuso
nei suoi vicoli la magia e il fascino immutato dell'antico che, mescolandosi
al nuovo, trasmette l'impressione che qui il tempo si sia fermato.
Visitare
il borgo

Arroccato
nella parte più alta di Taormina, Castelmola è un incantevole
borgo antichissimo che affonda le sue origini nel periodo pre-ellenico. Il
nome di Castelmola deriva dal siciliano “a mola” ed indica la
particolare conformazione della roccia su cui sorge che ricorda proprio
quella di un dente.
Giunti
all’ingresso di questo piccolo borgo, si aprirà ai vostri occhi un
panorama che vi lascerà senza fiato: la visuale che offre la piazza
principale su tutta la costa ionica, dalle baie di Taormina all’Etna,
fino alle coste calabre, vi lascerà ammaliati e letteralmente rapiti da
questo borghetto. Se desiderate trascorrere le vostre vacanze immersi in un
luogo dal fascino senza tempo, lontano dal caos e dalla presenza massiccia
di turisti, ma molto vicini alle principali attrazioni turistiche, allora
Castelmola fa al caso vostro.
Per
visitare questo piccolo borgo bastano un paio d’ore. Arrivati
all’ingresso di Castelmola, cioè in Piazza Belvedere potrete
ammirare l’Antico Arco Romano, posto su una scalinata in pietra che un
tempo simboleggiava l’entrata al Castello. Se si prosegue da questa
via arriverete alle rovine di questo famoso Castello, antica fortificazione
difensiva di origine Normanna, probabilmente risalente al periodo
romano.
Durante
il tramonto godrete di una vista spettacolare ed unica. Passando al centro
storico di Castelmola noterete che è molto suggestivo proprio perché
caratterizzato da un’urbanistica tutta medioevale perfettamente
conservata: ammirerete vicoli stretti, antiche chiesette e piccole piazze.
Le
chiesette da visitare sono quelle di San Giorgio, San Biagio e
la Chiesa Madre di Castelmola, poco distanti l’una dall’altra.
Castello
di Mola
Il castello
di Castelmola, assieme alla vicina rocca
di Taormina faceva parte della catena difensiva peloritana
composta dai manieri di Castiglione, Francavilla, Tripi, Montalbano, Castroreale, Santa
Lucia, Milazzo e Ficarra,
rappresentando per i diversi conquistatori nelle varie epoche, il punto
nevralgico da espugnare per assumere il controllo del territorio. Con
la sua posizione spazia sull'intera costa ionica, con le coste calabre e
lo Stretto
di Messina a settentrione, e l'Etna che domina l'orizzonte
a mezzogiorno.
Primitiva
fortificazione menzionata da Diodoro
Siculo durante la contesa tra Taorminesi e le armate
di Dionisio,
tiranno di Siracusa (390 - 389
a.C.).
La
maggior parte degli storici concorda con la più antica edificazione nel
periodo romano, costruzione che dominava con la sua pianta irregolare
il castrum Molae.
Una
riedificazione è effettuata in epoca
bizantina, infatti una dicitura greco - bizantina del IX
secolo, incisa sulla lapide marmorea posta sulla facciata del
duomo cittadino recita: "questo castello fu costruito sotto Costantino,
patrizio e stratega di Sicilia". Rocca
e fortificazioni sono considerate la seconda acropoli per
l'abitato di Taormina, verosimilmente tale funzione avranno assunto durante
gli assedi saraceni subiti nell'arco temporale che spazia dal 902 al 962
d.C.
L'Emirato
di Sicilia si dissolse nel 1078,
con l'ascesa di Ruggero
I di Sicilia che conquistata Taormina dopo sette mesi
d'assedio, espugna la città. Ruggero costruisce un nuovo castello (chiamato
Mola) ed in prossimità del centro abitato quale
ringraziamento alla Madonna, fece erigere la chiesetta della Santissima
Annunziata. Storici, commentatori, documentatori fanno spesso riferimento
alla stretta relazione fra i due edifici e i rispettivi nuclei abitativi
distinguendoli rispettivamente in castrum superius e castrum
inferior.
Affidata
ai nobili fedeli ai Re
di Sicilia, Mola appoggia dapprima gli Svevi contro
gli usurpatori angioini,
restando fedele al casato Hohenstaufen fino
all'ultimo, poi nel 1282,
durante il Vespro
Siciliano, insorge contro gli Angioini schierandosi
a favore della legittima Dinastia degli Aragonesi.
Nel Trecento,
sotto il regno
di Federico
III e poi del di lui figlio Pietro
II di Sicilia, l'edificio fu cinto di mura e reso inaccessibile
per essere utilizzato come fortezza e prigione funzionale anche per la
vicina Taormina.
Un
emblema posto sulla sommità dell'arco d'ingresso presenta la dicitura:
"Castello fedele a Sua Maestà - anno 1578", chiaro riferimento
al Sovrano di
Sicilia Filippo
II di Spagna.
Nel
1637 è amministrato civilmente dalla città di Taormina. Da
qui in avanti (17 novembre), per motivi legati al Regio Erario, castello e
territori non sono più appartenenti alla giurisdizione di Taormina e sono
venduti col titolo di marchesato.
Il
castello della Mola piazzaforte militare, è alternativamente occupato dai
contingenti francesi dopo i gravi e ripetuti scontri con le truppe spagnole,
lunga scia di episodi che si inserisce tra il 1673 e
il 1678 nel
triste contesto delle rivolte
antispagnole.
Dal 1718 al 1720,
la piazzaforte e il territorio sono basi dalle armate austro - piemontesi
durante gli scontri contro gli spagnoli capitanati dal Viceré Jean
François de Bette III Marchese di Lede. Nella
"guerra di successione" le truppe della coalizione resistettero
all'assedio spagnolo, per poi cedere la base. La Battaglia
di Francavilla si inserisce nel contesto dei conflitti
contro la Quadruplice
alleanza combattuti dal regno di Spagna contro Inghilterra, Francia, Austria e Paesi
Bassi per il predominio sul mar
Mediterraneo. L'esito degli scontri sarà sfavorevole per la
compagine iberica, evento che aprirà la breve parentesi
austriaca in Sicilia.
Del
Castello di Mola rimangono solo alcuni ruderi, rendendo molto difficile una
sua ipotetica ricostruzione progettuale per poterne capire meglio la sua
forma originaria. È certo che il Castello di Mola si strutturava su almeno
due livelli, esattamente come le altre fortezze che è possibile ammirare
nei comuni vicini, le quali sono state edificate più o meno nello stesso
periodo della fortezza di Castelmola.
Come dimostrano le sue pareti, il
Castello di Mola disponeva di mura molto spesse, composte da piccole rocce
perfettamente incastonate tra di loro. In alcuni punti è ancora possibile
vedere le piccole finestre e le sottili feritoie che permettevano a chi si
trovava all’interno di poter scorgere l’ambiente circostante. Sebbene
non ve ne siano tracce, originariamente il Castello di Mola potrebbe essere
stato dotato di una qualche torre d’avvistamento. Oggi in alcuni suoi
ambienti è possibile visitare gratuitamente il Museo
del Medioevo Siciliano.
Duomo
di San Nicola di Bari
Il
più importante luogo di culto che è possibile ammirare nella cittadina di Castelmola è
il Duomo di San Nicola di Bari, una splendida struttura monumentale che
si trova nel cuore del centro
storico di Castelmola.
L’edificio,
che è conosciuto anche col nome di Chiesa Madre di Castelmola, riesce
a mescolarsi perfettamente con lo stile architettonico del luogo,
presentando diversi tratti dell’architettura medievale sebbene
l’attuale costruzione sia decisamente più recente. Il Duomo di San Nicola
di Bari è solo una delle bellezze da visitare nella città di Castelmola, a
cui si aggiungono i ruderi dell’antico Castel di Mola, tanto da
essere una delle località più gettonate dai turisti che trascorrono le
proprie vacanze in Sicilia nella vicinissima città di Taormina.
La
prima storica edificazione del Duomo di San Nicola di Bari a Castelmola
avvenne durante il Cinquecento, e si trattava della prima vera e
propria chiesa monumentale del territorio, che fino a quel momento
presentava solo delle piccole e semplici parrocchie. L’edificazione del
Duomo di San Nicola di Bari fu anche dovuta allo sviluppo demografico della
città di Castelmola, che proprio in quello stesso periodo divenne una delle
più esclusive baronie della Sicilia orientale. Durante la sua
storia, il Duomo di San Nicola di Bari fu più volte ingrandito, con
continui rifacimenti dei suoi locali al fine di adeguarlo alle esigenze dei
fedeli e per renderlo sempre più maestoso.
Le
ristrutturazioni più importanti avvennero durante il Settecento, nello
stesso periodo in cui Castelmola diventava un principato, coi Borbone che
furono tra i principali finanziatori dei restauri del Duomo di San Nicola di
Bari e di numerosi altri monumenti cittadini. Per quanto riguarda
l’edificazione dell’attuale Duomo di San Nicola di Bari, bisognerà
attendere fino al 1935, costruito sulle macerie dell’antica struttura
religiosa cinquecentesca.
L'ingresso
principale, con portale arco a sesto
acuto, è laterale
rispetto alla piazza e prospetta su uno straordinario belvedere dal quale si
può ammirare l'imponente mole dell'Etna, che domina il golfo di Naxos. Le
tre strombature a zig - zag richiamano lo stile chiaramontano,
sovrasta il varco d'accesso un rosone in stile gotico.
Sulla
parte sinistra è realizzato un portalino in stile gotico catalano. Il
campanile, posto sul lato destro e arretrato rispetto alla facciata,
presenta delle belle bifore e - incastonata sulla facciata rivolta a sud -
un'interessante lapide del X
secolo con
iscrizione in greco – bizantino attestante la fondazione del castello da
parte dello stratega di Sicilia Costantino Caramalo.
«QUESTO
CASTELLO FU FABBRICATO DA COSTANTINO PATRICIO E STRATEGATO DI SICILIA, 350
A.C.»
Sulla
facciata di levante è stato incastonato il preesistente portale con
lunettone tardo romanico.
Architettonicamente
presenta una commistione di stili: dal romanico al gotico,
dall'arabo al normanno,
al barocco dei
rivestimenti degli altari e delle sculture.
L'impianto
è ad una sola navata, culminante con un'abside circolare e tetto ligneo.
Nella controfacciata, sorretto da due colonne, è addossato il coro con
cantoria e organo.
Causa
lavori di restauro il tempio ospita e custodisce numerosi simulacri
provenienti da altri luoghi di culto: la statua della Madonna
Addolorata e l'Urna contenente il Cristo Morto, la
statua lignea dell'Immacolata Concezione, la statua di San
Giorgio, manufatti entrambi provenienti dalla chiesa
di San Giorgio.
Parete
destra
-
Prima
arcata: Cappella di Sant'Antonio di Padova. Altare con nicchia
contenente la statua raffigurante Sant'Antonio di Padova.
-
Seconda
arcata: varco d'ingresso di levante. Portale del '500.
-
Terza
arcata: Cappella dell'Addolorata. Altare con nicchia contenente
la statua raffigurante l'Addolorata.
- Pulpito in
noce intarsiato.
-
Fonte
battesimale in
marmo rosso di Taormina con cupolino ligneo.
Parete
sinistra
-
Prima
arcata: Cappella di Santa Maria Maddalena. Altare con nicchia
contenente la statua settecentesca raffigurante Santa Maria
Maddalena.
-
Seconda
arcata: Dipinto raffigurante San Nicola in trono in abiti
vescovili.
-
Terza
arcata: Cappella della Madonna del Rosario. Altare con nicchia
contenente la statua settecentesca raffigurante la Vergine del
Rosario.
Altare
maggiore
Nella
sacrestia, oltre a pregevoli paramenti sacri, si custodiscono alcune tele di notevole valore:
-
Madonna
in trono con Bambino raffigurata
tra San
Rocco e San
Michele Arcangelo della seconda metà del Cinquecento;
-
Sposalizio
della Madonna e di San Giuseppe del XVI secolo;
-
San
Michele Arcangelo del
Settecento.
Chiesa
di San Giorgio
Costruita
nei pressi di punta san Giorgio intorno all'anno 1450, la chiesa si
distingue per la sobrietà delle linee architettoniche e per l'unicità del
suo campanile, costituito da una breve torre inglobata nel corpo edilizio e
sormontata, negli angoli, da 4 pinnacoli piramidali (clocheton).
Si accede
al tempio da un esonartece coperto da una volta a botte a tutto sesto e
chiuso da un pregevole cancello in ferro battuto. La pianta della chiesetta
è ad una sola navata e presenta sul lato destro una cappella intitolata al
SS. Crocifisso.
Questo ambiente è stato aggiunto alla struttura principale,
e costituisce una seconda navata che si interseca ortogonalmente a quella
maggiore.
Nel coro, al quale si accede mediante una scala in muratura
sorretta da un arco a sesto acuto rampante, si trova un enorme organo a
canne.
La pavimentazione in marmo presenta due lapidi sepolcrali delle
congregazioni di san Giorgio e del Crocifisso con epigrafi in latino,
posizionate nella navata centrale e nella cappella.
Dalla prima si accede,
tramite una scalinata ricavata nella roccia, alla cripta che custodisce
delle catacombe.
All'interno della chiesa sono custodite pregevoli opere
d'arte, fra cui: una tela raffigurante l'Incarnazione dell'Immacolata,
la statua di San Giorgio, patrono del paese, e una statua lignea
settecentesca dell'Immacolata Concezione.
Nella Cappella del
Santissimo Crocifisso si trovano le statue di San Biagio,
della Madonna Addolorata e l'Urna contenente il Gesù
Morto, le tele del Purgatorio e dei Misteri del
Rosario, e un affresco settecentesco della Pietà, posto
dietro un antico Crocifisso ligneo.
Chiesa
di San Biagio
Fu
la prima chiesa edificata a Castelmola. Posta a ridosso di una roccia e
prospiciente su un piazzale dal quale si gode uno straordinario panorama
sull'Etna, Taormina e il golfo di Naxos, è stata recentemente restaurata.
Durante i lavori è stata ricostruita la volta a botte e sono stati
ripristinati i prospetti. È stato inoltre recuperato l'affresco
settecentesco raffigurante una Madonna con Bambino ritratta
con san Biagio e schiere angeliche che si trova all'interno.
Chiesa
dell'Annunziata
Il
tempio sorge nella contrada omonima, poco prima di entrare nel paese, nei
pressi del cimitero. Fu costruita nel 1100 da Ruggero il Normanno quale
ringraziamento alla Madonna per l'aiuto ricevuto durante la vittoriosa
guerra contro i Saraceni, e presenta un portale di notevole pregio,
inventariato dalla Soprintendenza ai Beni Culturali.
La chiesetta è aperta
al culto per un breve periodo dell'anno, dal 1° al 15 agosto, durante il
quale si celebrano la novena della Madonna Annunziata e la festa
dell'Assunzione di Maria al cielo.
Piazza
Sant'Antonio
Costruita
nel 1954, la piazza è il belvedere sulla sottostante Taormina. Presenta una
pavimentazione a mosaico in pietra bianca e lavica, e marciapiedi alberati
dove sono collocati sedili in pietra.
Sulla piazza prospetta l'omonima
chiesetta: armoniosa costruzione più volte rimaneggiata, che conserva
ancora i tratti essenziali dell'architettura sacra del Sud Italia.
Recentemente è stata trasformata in Auditorium comunale.
Defilato sulla
destra, si trova l'antico arco che segna l'ingresso del paese. Venne posto
su una gradinata in pietra, che ne enfatizza la bellezza, durante i lavori
per la realizzazione della piazza.
Di fronte si trova il Caffè San Giorgio,
fondato nel 1700 dai monaci che lo adibirono a taverna. Molti anni dopo don
Vincenzo Blandano lo trasformò in uno dei locali tipici del paese,
caratterizzandolo con una ricca collezione di album dove
dal 1907 sono raccolte le firme e i pensieri dei visitatori, comprese quelle
di alcuni uomini illustri del Novecento. La sua notorietà è inoltre legata
alla specialità del piccolo borgo molese, il Vino alla Mandorla,
di cui lui è l'inventore. Nei primi anni del Novecento fra i vari infusi
preparati, Don Vincenzo Blandano, usando le antiche tecniche greche di
infusione, creò il vino aromatizzato alla mandorla che chiamò proprio “Blandanino”,
un liquore misterioso ambrato scuro dentro il quale si fondevano diversi
odori e sapori della sua Sicilia.
Leggende
e tradizioni
La
Festa di San Giorgio - Il
23 aprile si svolge ogni anno la festa religiosa dedicata al patrono san
Giorgio. Non è noto il motivo esatto che ha portato alla scelta di questo
Santo come patrono ma si può ritenere che questa abbia origini molto
antiche. Gli abitanti attendono questo appuntamento con molta devozione e
sentimento e preparano, attraverso la parrocchia, il comitato san Giorgio e
la collaborazione del comune, i festeggiamenti trasportati da una calorosa
partecipazione. L'evento si protrae per almeno quattro o cinque giorni
caratterizzato da spettacoli di intrattenimento e da una piccola fiera lungo
la strada d'accesso al paese. Nel 2008, l'amministrazione comunale ha voluto
far coincidere ad una manifestazione così importante per la cittadinanza,
"Primavera nel Borgo", la festa della primavera, valorizzando in
questo modo quello che da sempre per Castelmola è un momento religioso ma
anche un'occasione per riunire l'intera comunità.
I
Presepi -
Castelmola
negli anni '90 è riuscita a rendersi nota, durante il periodo natalizio,
per la realizzazione dei presepi. Tramite la stretta collaborazione tra
istituzioni, commercianti e cittadini volontari vengono allestiti dei
presepi lungo tutto il paese che nelle sue innumerevoli viuzze ospita le più
svariate creazioni artistiche. Quest'anno erano presenti dalle realizzazioni
tradizionali a quelle con i fiammiferi, la pasta di pane, la pasta, le
bottiglie ecc.; tutto ciò accompagnato da tappe degustative con prodotti
locali tipicamente natalizi.
L'Amante
di Lady Chatterley
-
L'amante
di Lady Chatterley, il famoso romanzo di D. H. Lawrence, pubblicato nel 1928
e successivamente ritirato per oscenità, venne ispirato dalla condotta
licenziosa della baronessa tedesca, Frieda von Richthofen, moglie dello
scrittore inglese. Durante il loro soggiorno a Taormina, Frieda, ebbe,
infatti, modo di esprimere la propria esuberante sensualità, tra i vigneti
e le cascine delle campagne di Castelmola, con il giovane mulattiere molese,
Peppino D'Allura, che aveva il compito di accompagnare la baronessa alla
villa della sua padrona, la signora Betty, la quale viveva a monte Venere ad
800 metri sul mare. Tra un dolcetto e l'altro “Lady Chatterley”,
raccontava alla sua amica, i giochi erotici nella splendida e selvaggia
Sicilia lungo le mulattiere di Monte Venere.
Florence
Trevelyan
-
Florence
Trevelyan era una nobildonna inglese che si stabilì a Castelmola in seguito
al suo matrimonio con il professor Cacciola. Imparò ad amare questi luoghi
meravigliosi a tal punto da costruire il suo paradiso di pace e tranquillità
su queste pendici. La comoda e piccola casetta in pietra locale, abbellita
da vialetti, aiuole e spianate lastricate e ancora oggi visibile, all'ombra
dei pini, sul belvedere panoramico. La Trevelyan impegnò parte delle sue
finanze nell'acquisto di vaste aree incolte assumendo operai per il
rimboschimento e trasformando queste aspre montagne in boschi di eucalipti,
castagni e querce. Contribuì alla realizzazione della villa comunale di
Taormina e delle due casette per i giochi dei bambini. Progettò, inoltre,
la mulattiera di Scalazze: una scorciatoia per raggiungere Monte Venere.
- Fonte
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