Castroreale (Borgo)
(Messina)
  
 
 

 

Il centro abitato principale del comune, Castroreale, sorge sul colle Torace, un rilievo dei monti Peloritani nord-occidentali ai cui piedi, presso le sponde del torrente Longano, Gerone II re di Siracusa nel 265 a.C. sconfisse i Mamertini.

Il tessuto urbano è d'impronta medievale con strade e viuzze strette e ripide, lastricate con una caratteristica pavimentazione in pietra (jacatu nel dialetto locale), che si aprono su piazze-belvedere dalle quali si può godere dei molteplici panorami che si dispiegano tutt'intorno al paese.

La cittadina fa parte del circuito dei borghi più belli d'Italia 

Un centro denominato Cristina o Crizzina risalente al periodo normanno-svevo costituì l'insediamento originario del centro. I territori ricadevano nella primitiva definizione del Vallo di Milazzo.

Le prime notizie storiche certe si rinvengono in un diploma datato 1324 con cui il re di Sicilia Federico III d'Aragona ordina la ricostruzione di un (preesistente) castello. L'abitato che si sviluppò intorno al fortilizio venne rinominato Castro (dal latino castrum= castello, fortezza) e in seguito Castroreale (perché residenza preferita del re Federico III d'Aragona) e rimase sempre città demaniale accrescendo nel corso dei secoli la propria importanza, prosperità economica ed estensione territoriale grazie anche alla posizione strategica che rivestiva sia nel sistema di fortificazioni poste sul versante tirrenico a difesa della Piana di Milazzo che nel sistema dei collegamenti con i centri fortificati del litorale ionico, tramite i percorsi interni alla catena dei Peloritani.

Per matrimoni combinati dettati da logiche dinastiche Federico III d'Aragona è pronipote di Federico II d'Hohenstaufen per ramo materno (quest'ultimo è pronipote di Ruggero I d'Altavilla tramite la madre Costanza d'Altavilla). A onta dei legami e vincoli di parentela tra esponenti di case regnanti i toni nell'annosa disputa tra fazione latina e catalana che caratterizzano i Vespri Siciliani, assumono caratteri aspri. A fomentare e complicare lo scenario il casato di ceppo latino degli Angioini che perora la causa nella prosecuzione dinastica dopo gli Altavilla e Hohenstaufen.

I componenti di Casa d'Aragona, invisi alla potentissima famiglia Chiaramonte, sono costretti a dimorare nelle fedeli roccaforti di Messina e Catania, e governare con sessioni itineranti del Parlamento Siciliano tenute anche a Siracusa (1233, 1322, 1398), Milazzo (1295), Randazzo (1366), Castronovo (1391), Taormina (1410), Caltagirone (1458), Cefalù (1774). In questo tumultuoso contesto, grazie alla posizione geografica e al sistema viario di cui è dotata, Castroreale funge da crocevia, cerniera fra la pianura, le coste tirreniche, e l'ampia area etnea a mezzogiorno, offrendo itinerari alternativi per le comunicazioni tra centri nevralgici del Regno.

In ambito peloritano le baruffe tra contendenti degenerarono in guerra civile grazie anche alle posizioni altalenanti di personalità che parteggiavano e tramavano ora per l'una, ora per l'altra fazione. Negli anni successivi re Ludovico di Sicilia inviò l'esercito regio contro i Chiaramonte, sfidandoli sulla piana di Milazzo. Solo nel 1350 si arrivò a un compromesso di pace. Dal 1352 con l'assedio cittadino attuato da Enrico III Rosso, ammiraglio ribellatosi alla corona, la situazione cominciò a vacillare. Il breve regno di Ludovico culminò con la morte del sovrano causa epidemia di peste nera. Le sorti della castellania e capitania di Castroreale furono rette dalla vicaria abadessa Eufemia d'Aragona, reggente del Regno a favore del fratello Federico IV di Sicilia.

Le tensioni tra ChiaramontePalizzi e AragonaAlagona, si allentarono solo con l'uccisione e morte del filo angioino Nicolò Cesareo, e con esse si concluse la temporanea egemonia di Milazzo sugli altri centri del Vallo (MonforteSanta Lucia), la castellania di Castroreale fu affidata a Vinciguerra d'Aragona.

Per l'impegno profuso alla causa aragonese la città fu insignita del titolo di Fedelissima. Il rappresentante cittadino occupa il 37º posto nel Parlamento siciliano.

Causa epidemia di peste nel 1411 fallisce la sessione del Parlamento siciliano indetta dalla vicaria Bianca di Navarra, vedova di Martino I di Sicilia, per la successione al trono, evento poi dirottato a Taormina. Nel 1435 Alfonso V d'Aragona il Magnanimo visita la cittadina per ricambiare la generosità per l'aiuto ricevuto, consistente nell'invio di contingenti armati intervenuti per osteggiare l'assedio di Tropea e nell'attacco all'Isola delle Gerbe. Per l'occasione il sovrano concede il permesso per la realizzazione della «Fiera di Santa Maria Maddalena». Gli eventi si inseriscono nel piano di contrasto delle scorrerie corsare e pirate che imperversano nell'antistante specchio del Tirreno.

All'economia del centro contribuì fino alla fine del XV secolo un'attiva e numerosa comunità ebraica della cui sinagoga, ampliata nel 1487, resta solo un arco moresco collocato oggi alle spalle del Monte di Pietà. La cittadina annoverava una folta comunità ebraica, documentata nel 1382, ma già ampiamente attestata nel XIII secolo, gruppo sociale formato da cittadini operanti nella macellazione delle carni e conceria delle pelli, nel lavoro di tintori di tessuti e pellame, nel crescente sviluppo del settore agricolo e nell'esercizio della professione medica.

Nel periodo di transizione tra la Corona d'Aragona con gli esponenti dei Trastámara e la Casa d'Asburgo - Castiglia, diversi provvedimenti sanzionatori furono comminati dal papa Callisto III d'intesa con il sovrano Alfonso V d'Aragona, disposizioni volte a colpire le comunità ebraiche delle vicine cittadine di TaorminaSavoca. Le persecuzioni e le tragiche espulsioni della comunità dalla città e dall'isola avvennero a partire dal 18 giugno 1492 in ottemperanza dell'editto noto come Decreto dell'Alhambra emanato da Ferdinando il Cattolico e Isabella di Castiglia.

Le rappresentanze temporaneamente rifugiate nell'Italia meridionale, trovarono protezione sotto Ferdinando I di Napoli. Dal 31 marzo 1504 con Ferdinando IIIre di Napoli, la condizione peggiorò. Il 23 novembre 1510 il sovrano emise un ulteriore atto di espulsione da tutta l'Italia del Sud evitabile solo con il pagamento di un consistente tributo. Nel maggio 1515 un altro atto costrinse anche gli ebrei convertiti al cristianesimo ad abbandonare il regno.

La continua caccia ai fratelli Ishak, Elias, ʿArūj e Khayr al-Din Barbarossa, al temibile Dragut, sono eventi che anticipano la Conquista di Tunisi e la trionfale campagna culminata con la Battaglia di Lepanto.

Le scorrerie su isole, coste e insediamenti interni, si susseguono a ritmi incalzanti. Come si evince dal Registro delle attività militari di Milazzo dell'anno 1554, per tale motivo la cittadina di Castroreale insieme a quelle di TripiMontalbanoNovara di Sicilia, Santa Lucia del Mela, Condrò, San Pier Niceto, Monforte San Giorgio, RomettaRoccaMaurojanniVeneticoBausoSaponara, doveva inviare un contigente di milizie al Castello di Milazzo e predisporre guardie lungo il litorale di competenza. Infatti, all'avvistamento di imbarcazioni non identificate, tanto nel golfo di Patti che nel golfo di Milazzo, il capitano d'armi dava disposizioni al sergente maggiore di fare segnali di fuoco e fumi, al castellano spettava il compito di sparare tre colpi di cannone. Le procedure rientravano nel complesso sistema d'azioni di prevenzione e difesa del territorio attraverso la fitta rete di castelli e torri d'avvistamento costiere e collinari.

Sul finire del 1538 le truppe spagnole ammutinate lasciate a custodia de La Goletta dopo la Presa di Tunisi, si ribellarono per questioni di mancati pagamenti. Gran parte delle guarnigioni abbandonarono il presidio e navigarono alla volta della vicina Sicilia. A titolo preventivo, per motivi di sicurezza furono confinati sull'isola di Lipari, ma contravvenendo alle disposizioni impartite dal viceré di Sicilia Ferrante I Gonzaga, gli ammutinati sbarcarono a Messina per essere immediatamente respinti. Dopo disordini provocati a Castania e Faro si impossessarono e depredarono i centri di Monforte e Santa Lucia del Mela, per poi commettere ulteriori razzie a Castroreale, che a dispetto delle ingenti perdite, non sortirono l'effetto sperato per l'inclemenza del tempo. Con il tentativo di mediazione svoltosi a Milazzo e dopo il giuramento convenuto con il patto siglato a Linguaglossa, nonostante i pagamenti effettuati a saldo dei compensi pattuiti, il viceré chiamò in rassegna con pretesti vari i capi dei sediziosi, facendoli strangolare rispettivamente a Messina, MilitelloVizziniLentini e altre località. A quest'assalto sventato il 31 dicembre 1538 si attribuisce l'intercessione e conseguente elezione a patrono cittadino di San Silvestro Papa.

Città demaniale con un vasto territorio, ottenne a partire dai sovrani aragonesi numerosi privilegi che le consentirono di raggiungere e mantenere una discreta floridezza economica. Subì il fascino e le contaminazioni artistiche della vicina capitale del regno Messina, con la quale condivise le prime espressioni dello stile rinascimentale introdotte dalle varie correnti lombardo-ticinesi, veneto-dalmate, toscano-carraresi in ambito architettonico, pittorico, scultoreo, e in tutte le multiformi manifestazioni del genio artistico. La fase di avvicendamento tra case regnanti (Aragona/Asburgo-Castiglia) fu periodo in cui la cittadina accolse numerose comunità monastiche, le cui attività incisero profondamente sul tessuto sociale, generando uno sviluppo edilizio e committenze artistiche che mutarono profondamente la configurazione cittadina e l'arredo urbano.

Il viceré di Sicilia Marcantonio Colonna, con dispaccio datato Palermo 20 marzo 1579, concesse il privilegio per la realizzazione di un caricatore nella marina di località Cantoni, odierna Barcellona Pozzo di Gotto. Tale struttura non fu mai realizzata. Nonostante ciò gli intensi traffici e i commerci marittimi furono assicurati pur senza strutture portuali idonee e fabbricati adibiti a magazzini, sfruttando lo stazionamento delle navi mercantili al largo e l'imbarco di merci e passeggeri per il tramite di scialuppe. Con la nuova suddivisione amministrativa del territorio del Regno attuata dallo stesso viceré, il 13 aprile 1583, è istituita la «Comarca di Castroreale» in Val Demone. Con un impianto d'impronta militare, ma ingentilita da dettami e stilemi che spaziano dall'aragonese alle infinite sfumature di stili di matrice iberica, dal rinascimento al nascente barocco, il centro non fu indenne da periodiche carestie, immancabilmente accompagnate da mortifere epidemie, da sporadici eventi militari, il tutto costellato da una consistente serie di eventi sismici che hanno messo a dura prova il fortissimo spirito comunitario, quanto il fragile sistema ambientale. 

1465 - 1522 - 1615. Nel contesto appena più ampio si registra una politica di arrogante vessazione fatta di scontri, animosità, dissidi, compromessi, fra i governatori di stanza a Milazzo e gli amministratori dei territori adiacenti. Litigiosità e acredini fondati sulla corruzione dilagante, la sottomissione e il perenne ricatto, elementi che condussero a definire l'atto di divisione delle terre fra Milazzo e Castroreale, evento che coinvolse territorialmente la vicina Santa Lucia, determinò la costituzione della città e del territorio di Pozzo di Gotto, tutti segnali premonitori delle frequenti rivolte antispagnole culminate con gli eventi del 1674 e 1678 

1717, 22 aprile. Terremoto con effetti distruttivi in città e nell'immediato circondario.

Dal 1718 al 1720 come comarca e futuro distretto, il territorio è teatro di numerosi scontri culminati con la Battaglia di Milazzo e quella di Francavilla, combattimenti inseriti nel contesto dei conflitti contro la Quadruplice alleanza combattuti dal regno di Spagna contro InghilterraFranciaAustria e Paesi Bassi per il predominio sul mar Mediterraneo.

Nel 1812 come capoluogo di distrettoCastroreale annovera il circondario medesimo e quelli di Barcellona, Francavilla, Novara, Savoca, Taormina comprende 26 comuni e 36 villaggi. Il territorio spazia dal Tirreno allo Jonio, comprende gli ultimi rilievi dei Peloritani che fronteggiano i Nebrodi, a sud è delimitato dalla riva sinistra del fiume Alcantara. Pertanto fu sede di importanti uffici sino alla metà circa del XIX secolo.

Tuttavia già nel corso dell'Ottocento inizia la decadenza con l'impoverimento economico e demografico della parte montana del territorio; il processo di disgregazione territoriale che ne è conseguito ha dato luogo alla costituzione nel 1815 del comune di Barcellona, in seguito unito alla vicinissima città di Pozzo di Gotto, unione amministrativa volta a formare un'unica grande conurbazione.  

Completano la frammentazione del territorio l'istituzione delle unità amministrative di Rodì Milici nel 1947 e di Terme Vigliatore nel 1966.

Negli anni molta importanza ha rivestito la presenza dell'Istituto Magistrale XXIV Maggio, l'unico istituto magistrale statale della provincia di Messina oltre all'Ainis e al Bisazza della città, celebre per la sua serietà, che ha attirato a Castroreale numerosi docenti e allievi, residenti o pendolari dalle zone vicine.

2008. 11 dicembre. Sono stati registrati 320 mm di pioggia in città e 254 mm a Barcellona, le precipitazioni determinano l'esondazione del torrente Longano a valle.

2011. 22 novembre. La pioggia è caduta incessantemente per 11 ore, dalle prime ore del giorno fino alle 15:00, con quantitativi cumulati di 351 mm in città (record storico giornaliero, per il comune) e di 208 mm a Barcellona. Esondazione del torrente Longano e alluvione dei territori a valle. 

Visitare il borgo

Il paese conta meno di 3000 anime e il suo antico splendore si riverbera ancora tra le sue vie e le sue mura, coinvolgendo i visitatori in un'atmosfera medievale davvero indimenticabile.

Il territorio di Castroreale è denso di storia e leggende avvincenti. Una di queste narra che una primitiva versione di Castroreale fu fondata da un re proveniente dal Medio Oriente, Artenomo, il quale costruì nella zona dove oggi sorge l'attuale borgo una città dedicata alla figlia, Artemisia. Il nucleo divenne poi un insediamento dal nome Kastros, per volere dello sposo della stessa Artemisia, Castroreo: nome poi declinato in Crastina e in seguito Cristina.

Le prime notizie storiche certe del borgo risalgono però al XIV secolo, quando il paese assunse importanza storica e strategica in seguito agli ampliamenti voluti da Federico II d’Aragona: egli ordinò qui la costruzione di un castello, attorno al quale prese vita un nucleo fortificato rinominato Castro, dal latino castrum, in seguito chiamato Castroreale. Il borgo di Castroreale conobbe nei secoli momenti di prestigio ed una notevole prosperità economica, artistica e culturale, passando di mano in mano tra le popolazioni che qui vissero e lasciarono tracce ancora oggi visibili: tra di esse arabi, normanni, aragonesi, spagnoli e borboni. Le ricche vicende che hanno coinvolto Castroreale lo portano ad essere oggi un piccolo gioiello della Sicilia, che svetta fiero affacciato sulle vallate che lo circondano lambendo il Tirreno. 

Molti sono gli edifici religiosi che caratterizzano Castroreale, simboli di una fede fortemente sentita dalla popolazione locale di ieri, e di oggi. Sono proprio i luoghi di culto ad essere spesso simboli e narratori silenti delle vicende storiche di un territorio, e le chiese di Castroreale raccontano parecchio dell’autenticità del paese. Il Duomo di Santa Maria Assunta, o Duomo di Castroreale, è la costruzione religiosa principale del borgo, e risale al secolo XV. E’ splendida la sua facciata con portale marmoreo, fiancheggiata dall’adiacente Torre Campanaria. Al suo interno vengono custodite opere davvero degne di nota, come ad esempio le magnifiche sculture in marmo di artisti quali Antonello Gagini e Rinaldo Bonanno, o i dipinti cinquecenteschi di Criscuolo. Completano gli interni di pregio della chiesa la sua ricca fonte battesimale in marmo, ed il pavimento marmoreo con tracciata una delle sette meridiane costruite in Sicilia nel corso del XIX secolo: quella ospitata nel duomo in particolare è una meridiana a camera oscura opera di Nicolò Perroni Basquez, realizzata nel 1854. Il Duomo si affaccia inoltre sulla splendida Piazza delle Aquile, imperdibile belvedere del paese.

La Chiesa di S. Agata non è di minore bellezza e importanza. Basti pensare che qui è conservato il gruppo marmoreo dell’Annunciazione, pregevole opera di Antonello Gagini del 1519, oltre che il simulacro in cartapesta del Santissimo Crocifisso, conosciuto anche come Cristo Lungo o U Signuri Longu in dialetto locale. Risalente al XVII secolo, il simulacro è portato in processione tre volte l’anno ed è considerato con immenso rispetto e venerazione dagli abitanti del paese. 

Da vedere anche la Chiesa della Candelora, meravigliosa opera trecentesca, custode di opere di grande valore artistico come la Tribuna di legno e oro zecchino opera di Giovanni Siracusano. Meritano una visita anche la Chiesa di Santa Maria del Gesù, risalente al 1424, e l’annesso convento francescano dell’Ordine dei Frati Minori Osservanti, oltre che la Chiesa del Santissimo Salvatore del XV secolo e la Chiesa di Santa Maria delle Grazie, databile nel 1566.

Per quanto riguarda le architetture civili di Castroreale, quella di maggior interesse è la Torre di Federico II, un’imponente fortificazione, parte di ciò che oggi resta dell’antico Castello di Castroreale, voluto da federico D’Aragona. Il Palazzo Peculio inoltre è l’elegante sede del Comune e fu eretto nel 1924 sul perimetro del vecchio Peculio Frumentario che fungeva da deposito per le derrate alimentari. Su piazza Peculio si affaccia anche il Monte di Pietà, fondato nel 1581. Non mancano a Castroreale i musei, come ad esempio il Museo Civico ospitato nell’ex Convento dei Filippini, che conserva numerose opere d’arte, e la Pinacoteca di Santa Maria degli Angeli, allestita nei locali della chiesa omonima, dove si conservano quadri e sculture dal Trecento al Settecento. Una delle principali attrazioni di Castroreale è poi il suo meraviglioso Planetario, realizzato dall’associazione Andromeda nell’ambito di un magistrale intervento di promozione turistica del territorio. Un planetario astronomico digitale, situato proprio nel cuore del paese e fondato da un gruppo di astrofili entusiasti guidati dal presidente Paolo Faranda, con l’obiettivo divulgare la scienza e l’astronomia.

Si tratta di un simulatore della volta celeste che proietta su una cupola una fedele ricostruzione della cielo e dei suoi abitanti, ricostruita con immagini reali. Aiutati dagli esperti operatori del planetario è possibile riconoscere osservare corpi celesti e riconoscere le principali costellazioni, oltre che osservare il cielo come si presentava migliaia di anni fa o come apparirà in futuro. Si può inoltre scoprire come si vede il cielo osservato da diversi punti della terra, come all’equatore, al polo nord o al polo sud, ed esplorarne tutti i segreti. Un’esperienza unica, che in pochi istanti riesce a fare completamente dimenticare di essere chiusi in una stanza, e proietta invece con il cuore e la fantasia verso l’universo più affascinante e misterioso.

Duomo di Santa Maria Assunta

Il Duomo di Castroreale o Duomo di Santa Maria Assunta, sorge in piazza Duomo e il prospetto principale si affaccia su piazza Duomo e Corso Umberto I.  

Nella struttura sono identificabili innumerevoli ricostruzioni, ristrutturazioni, ampliamenti, restauri, migliorie apportate nel corso dei secoli ma, è spesso difficile risalire alle cause che hanno determinato tali interventi. L'edificio è un monumento longevo, ubicato in un contesto intriso di storia millenaria.

A parte rari e lievi eventi bellici o imprevedibili incendi di carattere prettamente locale, la stragrande maggioranza delle calamità che hanno interessato il centro abitato di Castroreale è costituita da eventi sismici che nel corso dei secoli hanno interessato vasti comprensori o province o zone della Sicilia, molte volte estese aree dell'Italia meridionale. Nello scorso millennio nell'isola sono stati documentati decine di terremoti distruttivi, quello del 22 aprile 1717 ad esempio, è conosciuto proprio come terremoto di Castroreale, pertanto navate, absidi, campanili e manufatti per quanto massicci, sono stati continuamente sottoposti a sollecitazioni e crolli.

Le fonti non sempre provate e certificate, quasi sempre ad appannaggio di soli cronisti storici nobiliari o d'istituzioni religiose, limitate territorialmente, andavano sistematicamente perdute a ogni disastro. 

Anche i vari contagi ed epidemie di peste e colera caratterizzano nel tempo molti aspetti religiosi e sociali della vita cittadina, eventi che si inseriscono in un contesto più ampio di quello costituito dalla sola realtà locale.

Per gli storici locali il titolo di "Chiesa Madre" deriva dalla chiesa di Gesù e Maria, luogo di culto trecentesco eretto entro le mura della città col titolo di San Nicolò, sede dell'omonima "Confraternita di Gesù e Maria".

Sulla data di avvio dei lavori della sua costruzione gravano molte incertezze per la mancanza di notizie fondate e documentate, è certamente anteriore al 1400. Infatti, sulla controfacciata è incastonata l'arcata absidale a sesto acuto dell'edificio quattrocentesco originariamente orientato in senso inverso rispetto alla costruzione seicentesca. Dedicato a Santa Maria Assunta, fu ricostruito tra la fine del XVII e l'inizio XVIII secolo su modello della cattedrale di Messina. Maestranze messinesi sull'impronta e dettami di Giovanni Angelo Montorsoli, traducono le cappelle marmoree del tempio peloritano, in un altrettanto splendido esempio, qui realizzato in tufo locale dalle calde tonalità ambrate.

I lavori riguardanti il ribaltamento dell'asse abside - prospetto si collocano a ridosso di due disastrosi terremoti: quello del 25 agosto 1613 conosciuto come "terremoto di Naso" che ha interessato l'intera costa settentrionale messinese e il sisma noto come terremoto della Calabria del 27 marzo 1638

Dopo il terremoto del Val di Noto del 1693 i lavori di restauro assumono connotazioni e contaminazioni di stile tardo barocco come la gran parte delle costruzioni cittadine. Col sisma conosciuto come terremoto della Calabria meridionale del 1783 tutto il patrimonio artistico della giurisdizione di Castroreale, compreso il casale di Barcellona e della vicina Pozzo di Gotto, subisce notevoli danni, nell'archivio parrocchiale dell'arcipretura del tempo della chiesa di San Vito per il tragico evento è spesso citata l'espressione di "violenti, continui e distruttivi tremuoti". In seguito al terremoto del 1783 molti abitanti preferirono trasferirsi sulla costa, l'evento dettò l'inizio di una lenta decadenza del centro aggravata dalla perdita progressiva di territorio in seguito all'acquisizione dell'autonomia da parte dei comuni di Barcellona Pozzo di Gotto (1815), Rodì Milici (1947) e Terme Vigliatore (1966).

Il terremoto della Calabria meridionale del 1894 è documentato, si salvano dai crolli il pavimento e la meridiana su essa tracciata ma, il resoconto trascura di dettagliare tutto il resto. In una foto storica del 1903 il campanile presenta un quarto ordine semidiruto, oggi inesistente, inoltre la crociera e il presbiterio occupano volumetricamente il doppio dello spazio absidale attuale, con tamburo ottagonale e copertura in tegole d'altezza superiore a quella dell'attuale transetto. La chiesa subisce le gravissime offese del terremoto di Messina del 1908 che comportano la ricostruzione del nuovo corpo absidale e del transetto che sono completamente riedificati.

1932, 24 agosto. Consacrazione del tempio ricostruito, rito presieduto dal delegato Luigi Bensaia in rappresentanza dell'arcivescovo e archimandrita Angelo Paino.

Il sisma del 16 aprile 1978 del Golfo di Patti procura altri gravi danni che comportano una lunga chiusura per urgenti lavori di consolidamento seguiti da una radicale opera di restauro che riconsegnano il duomo alla bellezza originale.

2004, 27 giugno. Nuova consacrazione e dedicazione del tempio, rito presieduto da Giovanni Marra.

Odierni eventi filatelici mostrano, attraverso raccolte di cartoline illustrate, i mutamenti della fisionomia del monumento nei vari decenni. L'interno del duomo, anteriormente il sisma del 1908, si presenta con la successione dell'arco trionfale e quello absidale che racchiude un vasto vano occupato dall'altare maggiore sovrastato da un esteso dipinto racchiuso in una fastosa cornice lignea: Assunzione della Vergine, di Antonino Alberti detto il «Barbalonga», opera perduta a causa del sisma (quadro documentato nella chiesa di Gesù e Maria). Istantanee post-terremoto immortalano un tozzo campanile a due ordini sormontato da una cella campanaria aperta e coronata da una cinta di merli, per cui si deduce che l'attuale terzo ordine è stato ricostruito a posteriori, abbandonando l'idea di ripristinare il primitivo quarto ordine già gravemente compromesso. Altre immagini mostrano un corpo ecclesiale tronco alle sole navate, dal quale si evince che le attuali aree del transetto e dell'abside sono state riedificate solo in epoca contemporanea.

PROSPETTO - Facciata tipica del manierismo con decorazioni di stile classico e barocco. Il lato destro è occupato dalla massiccia mole del campanile che occupa parzialmente la piccola spianata frontale, sulla sinistra è presente un poderoso e animato contrafforte. La facciata è incentrata su un maestoso portale marmoreo, una breve scalinata consente l'accesso attraverso l'unica porta del prospetto principale. 

La cornice interna del portale è sormontata da architrave festonato con testa d'angelo alata. Un fregio centrale sostenuto da putti reca l'iscrizione "MONSTRA TE ESSE MATREM MDCCXXV" (1725). 

Sotto l'elaborato cornicione è incastonata una targa posta sotto il regno di Filippo IV di Spagna MDCXXXIII (1633). Colonne ioniche dai capitelli corinzi reggono un doppio timpano sovrapposto, la parte aggettante spezzata e simmetrica ad arco. Le sime reggono due figure femminili col corpo reclinato e lo sguardo rivolto al centro della facciata. 

La fascia del frontone reca l'iscrizione "SANCTA MARIA ADVOCATA POPULI CASTRENSIS ORA PRO NOBIS". All'interno del timpano spezzato una coppia di erme con volti maschili sostiene una trave con testa d'angelo scolpita, a sua volta sormontata da timpano ad arco intero con vasi inghirlandati di frutta posti sugli spioventi. Sopra una targa riportante la data MDCCLXXVI (1776) è collocato uno stemma coronato con putti e motivi a foglie d'acanto recante la dicitura "SPES NOSTRA SALVE".

Al centro, la nicchia con volta a conchiglia, ospita la statua della Vergine su un basamento d'angeli alati. Il contrafforte richiama il caratteristico cornicione mistilineo con lobo centrale sormontato da croce con banderuola, pinnacolo piramidale sul lato estremo a sinistra.

Nella controfacciata è incassato l'arco a sesto acuto dell'antica abside, chiaro segnale dal quale si evince il ribaltamento degli ambienti altare maggiore e ingresso principale. Sopra l'arco a sesto acuto è presente un elaborato stemma raffigurante aquila reale.

Controfacciata destra - Fonte battesimale del 1634 di autore ignoto, collocato dentro una nicchia con volta a conchiglia, simbolo allegorico del pellegrinaggio inteso come cammino sacramentale terreno che nel sacramento del battesimo trova la sua prima tappa. Posto logisticamente all'ingresso del tempio perché costituisce la "porta" dei Sacramenti che introduce nella comunità. Manufatto decorato e intarsiato in marmi policromi sormontato dalla statuetta raffigurante San Giovanni Battista.

- Accanto alla seconda colonna, acquasantiera marmorea opera di Antonello Gagini commissionata nel 1530 e consegnata nel 1534.

- Cappella delle Sante Reliquie con accesso ubicato accanto al primo altare della navata destra ma, inglobata nel vano terra del campanile. L'ambiente presenta un altare con paliotto settecentesco sormontato da Crocifisso in legno policromo della stessa epoca e una vetrina contenente reliquie dei Santi.

Controfacciata sinistra - Monumento commemorativo posteriore al 1869 in stile neoclassico, in memoria di Antonino Donato dei Baroni di Migliardo, deputato al Parlamento Siciliano.

- Accanto alla seconda colonna, acquasantiera marmorea opera di Sebastiano Ferrara del 1629, scolpita ad imitazione di quella del Gagini.

- Altare dedicato al patrono San Silvestro Papa, statua in stucco policromo inizi 1900.

NAVATA CENTRALE - L'impianto è a croce latina con ampia navata centrale e copertura a capriate. L'aula è articolata in tre navate divise da sedici colonne culminanti con variegati capitelli corinzi sui quali poggiano e si aprono sette grandi archi a tutto sesto su ogni lato, lungo le pareti di ciascuna navata minore sono disposti sei altari e un ingresso laterale. Peculiarità dell'impianto ecclesiale è la presenza di un cornicione in pietra locale sulle pareti laterali interne, manufatto sorretto da pilastri paraste scanalati con capitelli corinzi atto a formare delle navatelle ad arco poco profonde, dove sono incassati gli altari minori. Entrambe le composizioni sono finemente e riccamente decorate con fregi floreali, antropomorfi e geometrici in rilievo; sui contrafforti sono presenti numerosi vasi ornamentali e stemmi di casate nobiliari o famiglie illustri.

In prossimità delle ultime arcate a ridosso del grande arco del transetto, sul lato destro è possibile ammirare un pregevole pergamo marmoreo del 1646, commissionato dai Giurati di Castroreale sul modello cinquecentesco di Andrea Calamech documentato nel duomo di Messina. Al centro dei lati del capitello corinzio sono riprodotti i volti dei quattro Evangelisti (verosimilmente i volti di eresiarchiMaomettoGiovanni CalvinoMartin LuteroZuinglio), lungo la stele raffinatissimi motivi floreali e antropomorfi, nei riquadri dell'ottagono della navicella del pulpito, scolpite sugli intarsi delle formelle in marmo, le figure della Vergine, di santi e sante. Nelle immediate vicinanze, su una penisola aggiunta al pavimento del transetto, è sistemato l'ambone di moderna fattura. Nella campata diametralmente opposta è collocata la cattedra.  

NAVATA DESTRA - LATO EST

- Prima campata: Altare della Madonna del Rosario. Sull'altare la pala del pittore castrense Filippo Jannelli datata 1655. Dipinto raffigurante la Madonna del Rosario ritratta fra San Domenico, Santa Caterina da Siena, i Santi Cosma e Damiano e San Cono Abate.

- Seconda campata: Altare di San Giacomo Maggiore. Sulla mensa è collocata la statua di San Giacomo Maggiore attribuita allo scultore carrarese Andrea Calamech, artista attivo a Messina e provincia dal 1565 al 1589, opera proveniente dalla chiesa dell'Annunziata. Trasferita nella chiesa di San Nicolò nel 1872, fu collocata in questa sede nel 1919.

- Terza campata: Altare di San Domenico. Costituisce pala d'altare il quadro centinato su tela suddiviso da cornici dorate, dipinto raffigurante San Domenico ispirato all'evento miracoloso avvenuto a Soriano Calabro, con episodi della vita del Predicatore e il Padre Eterno, opera di un pittore locale del 1622. Opera proveniente dalla chiesa di San Vito dopo il terremoto del 1908.

- Quarta campata: Ingresso laterale lato est corrispondente al belvedere di Piazza delle Aquile. All'ingresso è presente un'acquasantiera in stile manieristico del 1625, opera dell'artista genovese Sebastiano Ferrara.

- Quinta campata: Altare di Tutti i Santi. Sull'altare campeggia la pala centinata raffigurante Tutti i Santi, dipinto su tavola attribuito allo spagnolo Francesco Roviale e al messinese Jacopo Vignerio, allievi di Polidoro da Caravaggio, entrambi artisti documentati a Messina intorno al 1535. L'elaborata cornice lignea è opera di Giuseppe Parisi del 1722, opera proveniente dalla chiesa del Santissimo Salvatore.

- Sesta campata: Altare di San Pietro. Sulla mensa è collocata la statua marmorea di San Pietro del 1586, opera dello scultore manierista Rinaldo Bonanno, proveniente dalla chiesa di San Pietro.

- Settima campata: Altare delle Anime del Purgatorio. Sull'altare la pala raffigurante le Anime Purganti, opera attribuita a Filippo Jannelli e databile al 1660.

NAVATA SINISTRA - LATO OVEST  

- Prima campata: Altare della Madonna dei Miracoli. Pala d'altare del pittore Gaspare Camarda datata 1629 raffigurante la Madonna dei Miracoli ritratta fra San Placido e San Francesco di Paola.

- Seconda campata: Altare di Santa Caterina d'Alessandria. Sulla mensa è collocata la statua raffigurante Santa Caterina d'Alessandria, lo scanello reca tre storie del martirio in rilievo. Opera di Antonello Gagini del 1534, proveniente dalla chiesa di San Nicolò.

- Terza campata: Altare della Pietà. Costituisce pala d'altare il quadro centinato su tela raffigurante la Pietà nel pannello centrale, il Transito di San Giuseppe e Storie della Passione nei pannelli laterali e nella predella, il pannello centrale fu dipinto nel 1603 dall'artista castrense Francesco Cardillo, artista attivo a Messina nei primi anni del XVII secolo. -

- Quarta campata: Ingresso laterale lato ovest. All'ingresso è presente un'acquasantiera in stile manieristico del 1625, opera dell'artista genovese Sebastiano Ferrara.

- Quinta campata: Altare della Dormitio Virginis. Sull'altare è collocato il dipinto su tavola dei primi decenni XVI secolo, opera d'artista di cultura bizantineggiante (Dormitio Virginis) e un artista formatosi alla bottega di Antonello da Messina. Nelle cimase sono riprodotti l'Incoronazione della Vergine, l'Arcangelo Gabriele, la Vergine Annunziata. Dipinto documentato nella chiesa di Gesù e Maria.

- Sesta campata: Altare di Santa Maria di Gesù. Sulla mensa è collocata la statua raffigurante Santa Maria di Gesù (1500 - 1501) dello scultore Antonello Gagini, opera giovanile proveniente dal convento dell'Ordine dei frati minori osservanti di Santa Maria del Gesù.

- Settima campata: Altare della Madonna degli Agonizzanti. Sull'altare è collocato il dipinto su tela raffigurante la Madonna degli Agonizzanti, opera autografa di Filippo Jannelli datata 1680.

TRANSETTO

Absidiola navata destra: Cappella dell'Assunta. Artistico altare con sei colonne sormontate da cupola sovrastata da aquila, all'interno è collocato il simulacro raffigurante la Madonna Assunta, opera di Matteo Mancuso del 1848, artista messinese sepolto nello stesso duomo.

- Transetto destro: Cappella della Vergine e Polittico di San Nicolò. Sull'altare il polittico raffigurante la Madonna in trono ritratta tra San Pietro e San Nicolò nel registro principale, La Pietà tra San Girolamo e Sant'Agostino nel registro superiore, e l'Apostolato (Evangelizzazione) incompleto nella predella, opera d'ignoto. L'autore è stato definito il "Maestro del Polittico di Castroreale", attivo a Messina nel 1630. che attua una fusione di elementi di cultura Antonelliana ed elementi di cultura lombarda. Opera proveniente dalla chiesa di San Nicolò.

Absidiola navata sinistra: Cappella del Santissimo Sacramento. Altare marmoreo con tabernacolo ligneo dedicato al Santissimo Sacramento proveniente dalla chiesa di Santa Maria dei Martiri dell'Ordine benedettino, oggi distrutta. Bellissima opera lignea raffigurante il prospetto di un tempio con colonne e capitelli. Nei vani laterali le pregevoli statuette raffiguranti gli apostoli San Pietro e San Paolo, il primo identificabile per la chiave, il secondo dai trascorsi guerrieri per la spada. Nella nicchia centrale è collocato il tabernacolo. Tre cupole coronano il manufatto dalle estese decorazioni in oro zecchino che richiamano alla mente la fastosa e grandiosa tribuna lignea custodita nella vicina chiesa della Candelora.

- Transetto sinistro: Cappella della Natività. Sull'altare dedicato alla Natività di Gesù domina il polittico raffigurante la Natività tra San Francesco d'Assisi e San Giovanni Battista nel registro principale, l'Annunciazione riprodotta nei due tondi, il Padre Eterno nella lunetta e l'Apostolato nella predella. Autore Giovanni Filippo Criscuolo e bottega del 1550, dipinto commissionato da monsignor Ottaviano Preconio per la chiesa della Santissima Annunziata dell'Ordine dei frati minori conventuali. Uno dei pannelli della predella, mancante dal 1731, fu ripristinato da Michele Panebianco. Trasferito nel 1872 nella chiesa di Santa Maria degli Angeli fu collocato in questa sede nell'anno 2000.

ALTARE MAGGIORE .- L'altare versus populum occupa la parte centrale del transetto, il paliotto del 1754 eseguito dall'artista barcellonese Melchiorre Greco proviene dall'Altare di San Giovanni Battista della chiesa del Santissimo Salvatore. Sotto l'arcata absidale in posizione più elevata l'altare maggiore in marmi policromi, ai lati due volute o riccioli con statue allegoriche della Fede e della Speranza, al centro l'elegante tosello o edicola riproducente un tempietto circolare colonnato sormontato da una artistica corona marmorea. Il Crocifisso sull'altare è attribuibile al messinese Gerobino Pilli, artista attivo alla fine del XV e l'inizio del XVI secolo, opera proveniente dalla chiesa di Santa Marina.

CORO - La cantoria o tribuna intagliata, il prospetto dell'antico organo e il coro in legno di noce a doppio ordine di stalli occupano i tre lati del vano absidale. Il coro, riferisce Gioacchino di Marzo è opera di Giorgio Veneto (Georgivs Venetvs), autore tra l'altro della medesima installazione nella basilica cattedrale protometropolitana della Santa Vergine Maria Assunta di Messina. Intagli e statuette della cantoria parzialmente reintegrati e ricollocati dopo il terremoto del 1908, tra essi spicca la figura centrale dell'Onnipotente benedicente nell'atto di reggere in mano le sorti del Mondo e dell'Universo. Tutti e tre gli elementi cantoria, coro, organo concorrono oltre ad arredare l'abside, a creare l'insieme della complessa scenografia che costituisce l'intero altare maggiore.

ORGANO A CANNE - Anche lo strumento musicale subisce i danni delle calamità, ricostruito sul modello dell'antica cassa lignea risalente al 1612 ad opera del maestro organaro Giovanni Vito Adragna, già rimaneggiato e ampliato nel XIX secolo, subisce le distruzioni del terremoto del 1908, ad eccezione del prospetto anteriore. Fino al 1998 il monumentale manufatto era addossato alla controfacciata occultando l'arco trionfale della costruzione medievale. Pochi documenti storici scampati alla distruzione permettono di ricostruire lo strumento con le caratteristiche basilari quali dovevano essere nel 1612, cioè di uno strumento di base 16' e quindi di potenza sonora notevole ma, di ampliarlo dotandolo di 2 tastiere e di estensione do1 – fa5 (54 tasti).

PROSPETTO DI LEVANTE - All'estrema sinistra a sud è presente la mole del campanile, a destra le mura esterne del transetto e dell'abside. Al centro un grazioso portale marmoreo, la cornice interna del portale è sormontata da architrave con testa d'angelo alata. Un fregio centrale reca l'iscrizione "MONSTRA TE ESSE MATREM" fra festoni di frutta e colombe. Sopra l'elaborato cornicione è incastonata una targa posta sotto il regno di Filippo IV di Spagna MDCXXVIII (1628). Colonne doriche dai capitelli corinzi reggono un timpano spezzato, simmetrico ad arco. Sopra gli spioventi sono murati stemmi con aquile dalle ali dispiegate, due volute simmetriche fanno ala ad una mensola incassata dove poggia, protetta da una nicchia spartana, una Vergine Coronata orante poggiante sulle teste di tre putti alati e una mezzaluna, identificabile con l'Immacolata Concezione.

Incastonate nella parete alcune targhe munifiche, i memoriali dei due ultimi conflitti mondiali, teste di putti e la targa del 1639 di Filippo IV di Spagna elogiante i Giurati Castrensi, quest'ultima sormontata dai resti di tre meravigliose aquile marmoree scampate ai rovinosi terremoti.

PROSPETTO DI PONENTE - Rampe simmetriche di scale contraddistinguono la facciata ovest causa dislivello naturale, consentono l'accesso attraverso un elegante portale ad arco in tufo. Un altissimo contrafforte sostiene la parete laterale in prossimità del transetto.

CRIPTA - Una scalinata marmorea ubicata nel braccio destro del transetto conduce alla cripta, una serie di ambienti costituiti da stanze e cunicoli. I locali ricavati in corrispondenza della crociera e della navata centrale ospitavano un complesso di cisterne, botole, colatoi utilizzati per il trattamento e la corretta conservazione dei cadaveri. Un corridoio ha sbocco esterno sul piano stradale collocato sotto l'ingresso laterale sinistro.  

MERIDIANA - Sul seicentesco pavimento marmoreo è tracciata una tra le meridiane delle otto esistenti in Sicilia, l'unica funzionante della città metropolitana di Messina, realizzata nel 1854 dal professore Nicola Perroni Basquez docente di lettere classiche. Non un astronomo o un matematico ma, un professore di lettere antiche appassionato di astronomia. Non è un caso isolato, la meridiana di Santa Maria degli Angeli di Roma fu realizzata dal Francesco Bianchini, avvocato e studioso di matematica ed astronomia. 

La linea meridiana parte dalla seconda colonna della navata sinistra entrando dall'ingresso principale e corre trasversalmente lungo il pavimento fino a interessare la mezzeria della navata centrale, indicando la direzione Sud - Nord del meridiano terrestre del luogo. Non i rovinosi terremoti precedenti, quelli del 1894, del 1908 e del 1978 hanno danneggiato la meridiana che è giunta a noi quasi del tutto integra. La Sicilia può vantare su tutte le regioni italiane il primato per il numero di meridiane a camera oscura realizzate. La sua presenza testimonia il fervore culturale di una comunità che primeggiava con quella di Messina dove vivaci intelletti come Francesco Maurolico e Antonio Maria Jaci, contribuirono nel XVIII e XIX secolo all'affermarsi delle scienze e dell'astronomia.

L'elenco dei siti ospitanti le installazioni di meridiane a camera oscura: la cattedrale di Maria Santissima Annunziata di Acireale, la Scuola Tecnica Regia di Caltanissetta, la chiesa dei Santissimi Apostoli Pietro e Paolo di Castiglione di Sicilia, il duomo di Santa Maria Assunta di Castroreale, la chiesa di San Nicolò l'Arena di Catania, la basilica cattedrale protometropolitana della Santa Vergine Maria Assunta di Messina, il duomo di San Giorgio di Modica, la cattedrale metropolitana della Santa Vergine Maria Assunta di Palermo.

SACRESTIA

- ?, Fonte, antica vasca lustrale, manufatto verosimilmente dismesso da ambiente arabo o ebreo e proveniente dalla sacrestia della Chiesa della Candelora.

- ?, San Michele Arcangelo, dipinto d'autore anonimo ispirato all'opera di Guido Reni, proveniente dalla chiesa di Santa Maria delle Grazie del convento dell'Ordine dei frati minori cappuccini.

- XVII secolo, Bottega di Nazaret, dipinto d'autore anonimo proveniente dalla chiesa di Santa Maria delle Grazie del convento dell'Ordine dei frati minori cappuccini.

- XVI secolo, Ottaviano Preconio, ritratto dell'arcivescovo, opera proveniente dal monastero di Santa Maria degli Angeli.

- ?. Ciclo, dipinti raffiguranti i ritratti dei preti della chiesa di San Filippo Neri.

- ?. Ciclo, dipinti su tela provenienti dalle raccolte della Pinacoteca di Santa Maria degli Angeli.

Quasi tutte opere provenienti da altri luoghi di culto sono state esposte presso le istituzioni museali cittadine, alcune sono state in deposito o prestate per mostre tematiche al Museo regionale di Messina.

Chiesa di Sant'Agata

La chiesa di Sant'Agata Vergine e Martire, sorge assieme alla chiesa di Santa Marina nella parte bassa del comune di Castroreale.

Non è nota l'epoca della fondazione della chiesa di Sant'Agata, il cui culto a Castroreale introdotto quasi certamente durante la dominazione spagnola ma, sicuramente esistente già nei primi anni del XV secolo, quando l'omonima confraternita commissionò la bella tavola che raffigura la santa tra dodici storie del martirio, oggi conservata nel museo pinacoteca parrocchiale allestito nella chiesa di Santa Maria degli Angeli.

- 1717, 22 aprile. Terremoto con effetti distruttivi in città e nell'immediato circondario. L'evento determina lavori di consolidamento delle strutture.

- 1854, Il concorso di popolo al primo corteo processionale del Crocifisso determinò la trasformazione del luogo di culto. L'icona custodita nella profonda cappella della parete destra, fu collocata sull'altare maggiore. L'ambiente temporaneamente murato, oggi presenta la luce con visione sul primitivo alloggiamento. L'arcata ospita la Madonna del Naccherino.

Per le opere statuarie custodite, la chiesa costituisce un piccolo museo ove è rappresentato il genio del rinascimento siciliano e ben quattro artisti di elevata statura artistica.

Nella controfacciata è ricavato il coro con organo di Michele Polizzi di Modica del 1907. Nel sottocoro è presente un'acquasantiera marmorea del XVII secolo incassata alla parete, opera di Sebastiano Ferrara.

all'interno è collocato il gruppo marmoreo dell'Annunciazione, squisita opera realizzata da Antonello Gagini nel 1519, tra le poche firmate dall'artista, e il simulacro in cartapesta del Santissimo Crocifisso risalente al XVII secolo. L'immagine è oggetto della tradizione religiosa del Cristo Lungo (U Signuri Longu). Essa viene fissata su di un palo lungo circa 13 metri che viene poi assicurato tramite un pesante canapo e inalberato (per mezzo di un complicato gioco di lunghe pertiche munite di forcine maneggiate dai maestri di forcina) su una vara lignea, del peso di tre quintali circa, la quale viene poi trasportata a spalla per le vie strette e in pendenza del paese. La croce inalberata svetta su tutti gli edifici a eccezione della torre campanaria della chiesa del Santissimo Salvatore e del Duomo.

Il simulacro è portato in processione tre volte l'anno: durante la settimana santa e nel mese di agosto nei giorni del 23 e 25. In quest'ultima occasione si commemora il miracolo della liberazione della cittadina dal colera nell'anno 1854.

Chiesa della Candelora

Risalente alla fine del secolo XIV era probabilmente la cappella del castello di Federico II d’Aragona. Rimaneggiata in epoche successive è caratterizzata da una cupoletta emisferica di influenza araba che sormonta l’abside e da un portale costruito tra la fine del ‘400 e i primi del ‘500. 

Questo tempio fino alla fine del 1800 era ricco di pregevoli opere lignee, di quadri e pale d’altare dipinti su tavola e su tela, statue in stucco e carta pesta. Inoltre aveva un bellissimo pavimento maiolicato del sei/settecento. I danni provocati dal terremoto del 1908 furono notevoli e la chiesa fu solo parzialmente sistemata. Il restauro è avvenuto nel 2003 e la chiesa è stata riaperta al culto l’8 giugno dello stesso anno.

Il fiore all’occhiello del tempio è sicuramente la grandiosa Tribuna di legno riccamente intagliata e indorata d’oro zecchino, architettata a forma di tempio, della prima metà del XVII secolo, attribuita a Giovanni Siracusano. Nell’edicola centrale tra sei angeli musici vi è la madonna in atto di presentare il Bambino Gesù al Tempio. 

Nella Tribuna vi sono due coppie di colonne dove si trovano sei tavolette raffiguranti la storia e la devozione a Maria e il culto delle candele benedette. Sui quattro altari si trovano la statua di San Tommaso del 1606; la statua di Santa Maria di Loreto di Francesco Antonio Molinaro del sec. XVII; la statua di San Liberale Vescovo del 1607; la statua di San Guiovanni Battista di Andrea Calamech del 1568. All’interno si trovano dipinti raffiguranti la Madonna dell’Idria del XVII secolo; la Strage degli Innocenti di Frate Simpliciano da Palermo del XVI secolo, La Natività della Vergine Maria di Giuseppe Bonfiglio del 1611 e la Madonna delle Grazie tra S.Antonio e S.Diego dei primi del secolo XIX.

Chiesa del Santissimo Salvatore

La Chiesa del SS Salvatore sorse probabilmente verso la fine del sec.XV, nel cuore del quartiere ebraico o Giudecca, e fu ingrandita ed ornata di stucchi barocchi negli ultimi anni del sec. XVII.

ChiesaSSSalvatore.jpg (720347 byte)Il portale archiacuto sulla facciata è l'elemento architettonico più notevole dell'assetto originario della chiesa. 

La chiesa e la torre campanaria sono state semidistrutte dal terremoto del 1978 e durante i lavori di consolidamento è stato rinvenuto dal rivestimento tardo seicentesco, un brano della decorazione lapidea cinquecentesca di uno degli altari della parete destra. 

L'interno ornato da stucchi barocchi, custodisce un pregevole altare marmoreo del messinese Antonino Amato.

Accanto alla chiesa, ma da essa staccata, si innalza un campanile a forma di torre quadrata costruita nel 1560.

Chiesa di Santa Maria del Gesù e annesso convento francescano

La Chiesa e l’annesso Convento Francescano dei Frati Minori Osservanti la cui fondazione si fa risalire al 1424 alla predicazione del beato Matteo d’Agrigento 1424, uno dei compagni di Bernardino da Siena, è situata ai piedi di una collinetta poco distante dalla città.

Nel 1866 con le leggi di confisca la Chiesa e il Convento passarono al Demanio Comunale e il terreno adiacente fu usato per la costruzione del nuovo cimitero. 

Davanti alla chiesa vi è un portico a tre arcate, sostenuto da due colonne, di costruzione settecentesca; a sinistra si conserva l’antica Cappella della famiglia Rosso con un portale di tipo durazzesco, risalente alla fine del sec. XV. Rimangono i pilastri di pietra intagliata del portico laterale che è adibito a colombario mortuario. 

Il portale della Chiesa è di tipo gotico–catalano; l’interno si presenta ad unica navata con otto altari laterali ed uno maggiore. 

Molte delle opere in essa custodite si trovano oggi esposte nel Museo Civico; tra le più importanti: il sarcofago di Geronimo Rosso di Antonello Gagini (1506) ed il Ciborio ligneo della fine del XVII secolo. Altre opere, quali la Statua della Madonna col Bambino, di fattura gaginiana, sono state trasferite al Duomo di Castroreale

Chiesa di Santa Maria delle Grazie e annesso convento dell'Ordine dei frati minori cappuccini

La storia della chiesa ha inizio nel 1566, anche se la sua edificazione avvenne nel 1618. 

E' infatti nel 1566 che nella contrada Fondacarso sorge il primo convento dei Cappuccini, vicino al torrente Longano, in una valle non molto salubre. A causa di questo, le condizioni dei frati erano poco agevoli per cui i castrensi, affezionati e devoti ai fraticelli di San Francesco decisero di costruire un convento entro le mura della città. 

Dopo il terremoto del 1616 che arrecò numerosi danni a quel convento, si scelse il luogo e l'8 settembre del 1625 i frati presero dimora del nuovo luogo sacro. 

Accanto sorse la chiesa che fu dedicata a Santa Maria delle Grazie, composta da una sola navata, di stile molto semplice. Sull'Altare Maggiore si trovava una tela dipinta ad olio raffigurante la Madonna degli Angeli con San Francesco e Santa Chiara del sec.XVI attribuita al pittore Scipione Pulzone da Gaeta, oggi esposta al Museo Civico. Anche questo convento a causa delle leggi eversive del 1866 fu abbandonato dai frati e consegnato al Comune, che lo adibì ad ospedale. 

Nel 1933 fu dato alla Congregazione dei Padri Redentoristi che rimasero fino al 1993. Oggi la chiesa è aperta al culto ogni anno solo l'8 settembre per celebrare la Natività di Maria Santissima, festa a cui erano devoti i frati Cappuccini e che è rimasta viva nella tradizione religiosa locale.

Chiesa di Santa MarinaChiesaSantaMarina.jpg (957097 byte)

La Chiesa di Santa Marina, il cui assetto attuale risale agli inizi del secolo XVI, fu costruita forse nel periodo svevo. 

Essa ripropone soluzioni ed elementi di gusto romanico e ingloba strutture appartenenti al sistema fortificatorio della città, come la torre nella quale è stata inserita la cappella dedicata a S. Lorenzo, concessa nel XVII secolo alla famiglia Muscianisi dei Baroni di Centineo. 

La cappella contiene ancora il suo apparato decorativo in marmi policromi del sesto decennio del seicento. Un esempio di barocco locale è la cappella della Consolazione, decorata nel 1678 con stucchi di tale "mastro Isidoro" e con affreschi da Filippo Jannelli. 

La chiesa custodiva importanti opere di pittura, oggi conservate nel Museo Parrocchiale, quali una Croce dipinta del '300/'400, un Trittico fiammingo del 1544/1545 e una Tavola raffigurante S. Lorenzo e storie del martirio di frate Simpliciano da Palermo.

Sull'altare maggiore oggi è stata ricollocata la Tavola raffigurante Lo Spasimo; dipinta nella seconda metà del sec. XVI da un seguace del napoletano Deodato Guinaccia.

Chiesa di Santa Maria degli Angeli e monastero di Santa Maria degli Angeli retto dalle Clarisse

La Chiesa di S. Maria degli Angeli è stata edificata nel 1566 dal castrense Mons. Ottaviano Preconio, arcivescovo di Palermo. 

Accanto alla chiesa fu costruito un monastero di suore di clausura che osservavano la regola di Santa Chiara. Il monastero sorse nel cuore del quartiere ebraico, probabilmente utilizzando edifici appartenenti alla comunità ebraica, quali la sinagoga. 

Nel 1860 la chiesa fu restaurata ed abbellita con stucchi. Sull'altare centrale si trovava una bella tela con i Santi Fondatori dell'Ordine: la "Madonna degli Angeli fra i SS. Francesco e Chiara" del sec. XVI. In seguito alle leggi del 1866 la Chiesa e il Monastero furono incamerati dal Demanio e successivamente, agli inizi del 1900 ceduti alle suore del Buon Pastore che rimasero per pochi anni. 

ChiesaSantaMariaAngeli2.jpg (405197 byte)Nel XX sec. l'edificio del Monastero fu adibito ad usi scolastici dopo aver subito trasformazioni quali la distruzione del chiostro e del portale quattrocentesco. 

Negli anni '70 si pensò di istituire una Pinacoteca castrense e si scelse come sede questa Chiesa ormai non più aperta al culto, per la sua ubicazione centrale e per il suo migliore stato di conservazione. Ma il terremoto del 1978 fece si che l'edificio fosse utilizzato come deposito per le molte opere provenienti dalle chiese danneggiate o distrutte. 

Solo dopo l'apertura del Museo Civico nei locali dell'ex Oratorio dei PP. Filippini, la chiesa S. Maria degli Angeli potè essere adibita a Pinacoteca consentendo l'esposizione di numerose opere. In seguito alla ristrutturazione di alcune chiese, molte di queste opere sono state collocate in esse. 

Dal 20 agosto 2005 la chiesa è stata adibita a "Museo Parrocchiale degli Arredi Sacri".

Architetture civili e militari

CASTELLO DI CASTROREALE O TORRE DI FEDERICO II - Il Castello di Castroreale ha una storia articolata in varie fasi. Il primo nucleo della fortificazione certamente può essere fatto risalire al periodo normanno, probabilmente in età sveva. 

Inizialmente si trattava di una semplice fortificazione che serviva per avvistare la presenza di nemici nei territori circostanti, poi nel corso dei secoli si andarono aggiungendo altre costruzioni per accogliere non solo i soldati e le loro famiglie ma anche i contadini della zona, le provviste e molto altro ancora. 

Sulla torre più alta, quella che è conosciuta con il nome di Torre di Federico II, c'è un'iscrizione che data la sua edificazione al 1537 ma non è chiaro se faccia riferimento esclusivamente a questa parte oppure all'intera costruzione: secondo le fonti storiche Federico II sovvenzionò la costruzione del forte per ringrazia la popolazione della fedeltà dimostrata. 

Nel corso dei secoli, poi, il castello fu al centro di alcune vicende molto importanti come nel Cinquecento quando gli abitanti del luogo, asserragliati all'interno di esso, resistettero all'assedio degli spagnoli. 

In epoca garibaldina, invece, il castello fu trasformato in prigione.

Un tempo la struttura complessiva del castello di Castroreale doveva essere molto imponente e comprendere diverse zone, tutte racchiuse all'interno delle mura medievali. Oggi, invece, restano solo pochi ruderi e in particolare proprio la Torre di Federico II che è una costruzione a pianta circolare alta circa 9 metri. Al suo interno è suddivisa su due piani, ha delle mura molto spesse che raggiungono quasi i due metri e sono state realizzate con laterizi e pietrame d'arenaria.

L'ingresso della torre è singolare perché avviene attraverso una porta caratterizzata da un arco ad ogiva che si trova al primo piano e alla quale si accede percorrendo due rampe di scale. All'interno di questo primo piano c'è una sola finestra con una grata in ferro mentre il soffitto ha una volta a crociera. Con una seconda rampa di scale, poi, si accede al piano inferiore che ha una volta emisferica e una finestra rettangolare, anch'essa dotata di grata.

ARCO MONUMENTALE - Rudere di primitiva sinagoga ubicato alle spalle del Monte di Pietà, testimonianza della comunità ebraica locale. Insieme al quartiere della Giudecca, via della Giudecca, via della Moschita (già via degli Uffici e oggi intitolata a Guglielmo Siracusa, corruzione o improprio richiamo a moschea araba), retaggio architettonico e antica toponomastica riferiti approssimativamente al territorio della giurisdizione parrocchiale della chiesa del Santissimo Salvatore, con particolare riferimento all'antico aggregato francescano delle clarisse di Santa Maria degli Angeli.  

MONTE DI PIETA' - All'istituzione è associata la Confraternita di San Leone, detta degli «Azzurri» o del «Monte di pietà», in seguito fusa con la Confraternita del Santissimo Sacramento attestata presso la chiesa madre.  

PORTA RAINIERI - varco d'accesso posto a tramontana. Uno dei quattro varchi d'accesso documentati assieme alla Porta delle Legna, Porta del Castello, Porta di Cristino.

PALAZZO PECULIO - sede degli uffici comunali.

Fonte
https://it.wikipedia.org