Palermo

 

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Cappella Palatina

Nel 1117 fu realizzato il primitivo santuario, sotterraneo, nel sito, noto come chiesa di Santa Maria di Gerusalemme.

La Palatina fu costruita a partire dal 1129 per volere di re Ruggero II di Sicilia, costruita in parrocchia dall'arcivescovo Pietro, elevata a collegiata, consacrata il 28 aprile 1140 come cappella privata della famiglia reale dall'arcivescovo Ruggero Fesca alla presenza di numerosi prelati del Regno. I lavori furono completati nel 1143 con l'inaugurazione celebrata il 29 giugno e una elogiante omelia dell'arcivescovo di Taormina Filagato da Cerami. Un'iscrizione trilingue (latino, greco-bizantino e arabo) sull'esterno della cappella commemora la costruzione di un horologium nel 1142.

Il 13 febbraio 1177 Guglielmo II di Sicilia sposò qui Giovanna d'Inghilterra, sorella del re d’Inghilterra Riccardo Cuor di Leone.

Investita di concessioni e privilegi, prerogative e possedimenti confermati e integrati da Guglielmo IGuglielmo II d'AltavillaEnrico VI, Federico II di Svevia, e ancora da Manfredi di SiciliaCarlo d'AngiòFederico III d'AragonaMartino il GiovaneAlfonso V d'Aragona.

In epoca rinascimentale, proprio il Magnanimo con privilegio concesso l'11 gennaio 1438 a Gaeta, ordina al del Real Patrimonio di destinare ogni anno 20 onze per la manutenzione ordinaria della Cappella.

Nell'anno 1458 re Giovanni II d'Aragona commissiona lavori di restauri per la riparazione del tetto. Grazie ai lavori svolti presso la corte aragonese a Napoli, collaborazione per l'arco trionfale del Maschio Angioino, altre commissioni negli ambienti interni e in alcuni luoghi di culto, dal 1460 al 1463 sono documentate le prime attività lavorative di Domenico Gagini a Palermo, opere consistenti nel recupero, ripristino e manutenzione di mosaiciarabeschi e intarsi, dei manufatti marmorei preesistenti, lavori sollecitati dal ciantro della Cappella di San Pietro. L'attività dell'artista ticinese è documentata per tre campagne annuali consecutive a partire dal 1460 - 14611461 - 1462 fino al 1462 - 1463, che secondo le disposizioni del re, comportarono una retribuzione complessiva di 60 onze per l'intero triennio.

Gli interventi si ravvisano in particolar modo nella scena raffigurante la Risurrezione di Tabita, tra le architetture dell'ambientazione si distingue una porzione di edificio a pianta ottagonale, con grandi oculi sui lati sfaccettati del tamburo, copertura a cupola caratterizzata da poderosi costoloni e un accenno di lanternino sommitale. Dettaglio identificabile con la Cupola del Brunelleschi, nella fattispecie il particolare richiama con l'impianto e la forma, quelli della cupola della cattedrale di Santa Maria del Fiore di Firenze. Omaggio sincero e riconoscente verso il maestro Filippo Brunelleschi e testimonianza concreta dei trascorsi fiorentini, ulteriore suggello alla cronaca fornita da Giorgio Vasari.

Seguiranno nel 1482 il ripristino delle pitture. Nel 1506, regnante Ferdinando d'Aragona il Cattolico, essendo cantore di Cappella (ciantro) Giovanni Sanchez, furono realizzati i mosaici sulla parete meridionale esterna e verosimilmente il rivestimento con marmo cipollino della superficie inferiore.

Nel 1549 Tommaso Fazello in Della storia di Sicilia deche due cita spesso la descrizione della situazione disastrosa in cui versava l'intero complesso del Castrum superius o Palatium novum al punto che era possibile scorgere la Cappella Palatina attraverso le rovine. La situazione migliorò quando i viceré di Sicilia abbandonando il Palazzo Chiaramonte-Steri o Hosterium Magnum, elessero a propria residenza le strutture del Palazzo dei Normanni operando una sequenza infinita di migliorie. I rifacimenti interessarono anche la cappella, al punto che nel 1682 si rese necessaria la ricostruzione di un arco rovinatosi assieme ad una limitata superficie musiva.

Nel 1714, il neoinsediato re Vittorio Amedeo II di Savoia dispone attraverso il tribunale del real patrimonio l'incremento dei fondi destinati alla manutenzione del tempio, aumento pari all'importo di 423 scudi. Il re poi fece aumentare le tasse non avendo più monete.

Nel 1716 e 1753 i lavori di restauro proseguirono con il recupero, il rifacimento e la realizzazione di nuovi mosaici, dell'altare maggiore, e la realizzazione con posa della statua marmorea raffigurante San Pietro, opera di Giovanni Battista Ragusa. Mattia Morett i († 1779), mosaicista attivo a Roma presso la Reverenda Fabbrica di San Pietro, chiamato da Carlo III nel 1753 durante il suo mandato di Re di Sicilia, a recuperare la preziosa decorazione musiva coadiuvato dal pittore Gaspare Serenari con la collaborazione dei periti in pietre dure: il romano Gaspare Nicoletti e del miniaturista fiorentino Gioacchino La Manna. Esternamente fu realizzato un nuovo ciclo, allegoria del particolare momento storico, improntato alle vicende di Davide e Assalonne, caratterizzato dal medaglione in cui sono riprodotti i profili di Ferdinando III e Maria Carolina.

Per questioni logistiche e di ricettività è luogo deputato ad ospitare eventi minori, solo la cattedrale metropolitana primaziale della Santa Vergine Maria Assunta, per volontà sancita da privilegio, era sede delle celebrazioni per le cerimonie più importanti: incoronazioni e matrimoni fra reali. Tuttavia nel 1810 la cappella fu teatro del battesimo del futuro sovrano Ferdinando II delle Due Sicilie figlio di Francesco I e Maria Isabella.

Fu cornice del matrimonio di Maria Cristina figlia di Ferdinando III con Carlo Felice di Savoia, conte di Ginevra e futuro Re di Sardegna nel 1807; e dello sposalizio fra Maria Amalia di Borbone-Due Sicilie e Filippo Luigi Borbone, duca d'Orleans, futuro Re di Francia nel 1809.

Una targa in bassorilievo collocata nel portico ricorda la nascita di Ferdinando a Napoli nel 1800, figlio primogenito di Francesco e Maria Clementina, morto a pochi mesi, appena prima della madre.

Uno studio approfondito della Cappella Palatina fu condotto dall'architetto russo Alexander Pomerantsev Nikanorovich, la monumentale e dettagliata analisi delle opere in essa custodite gli valse il titolo di Accademico di architettura di San Pietroburgo nel 1887. Il lavoro consisteva nel dettagliare con disegni e foto le 172 scene mosaicate corredando l'opera con le riproduzioni grafiche degli intagli e delle incisioni dell'elaborato soffitto ligneo. Fra i famosi letterati che hanno visitato e decantato le meraviglie della Cappella durante i grand tour si annovera Guy de Maupassant con le citazioni nelle opere "La vita errante" e "La Sicilia".

Nel giorno 11 febbraio del 1929 qui si sposò il principe Cristoforo di Grecia e Danimarca e la principessa francese Francesca d'Orléans.

Danneggiata dal terremoto del settembre 2002 fu sottoposta a restauri, conclusi nel luglio 2008. Il progetto dei restauri, redatto dall'architetto Guido Meli dirigente del "Centro regionale per il restauro" della Regione Siciliana, fu finanziato dal mecenate tedesco Reinhold Würth per oltre tre milioni di euro. I lavori furono eseguiti da un gruppo di restauratori di beni culturali sotto la direzione tecnica dell'architetto Mario Li Castri. I servizi turistici sono curati dalla Fondazione Federico II.

La messa è celebrata ogni domenica alle 10:00. L'ingresso al pubblico della chiesa e del Palazzo Reale è in Piazza del Parlamento, dove si trova la biglietteria.

Dal 3 luglio 2015 fa parte del Patrimonio dell'umanità (UNESCO) nell'ambito dell'Itinerario arabo-normanno di Palermo, Cefalù e Monreale.

ARCHITETTURA - Non è facile descrivere il senso di vertigine che si prova entrando nella cappella Palatina, gioiello incastonato nel palazzo dei Normanni di Palermo. Si possono prendere a prestito le parole di scrittori famosi come Oscar Wilde o Guy de Maupassant, che ne furono incantati. Oppure specchiarsi nei visi di coloro che entrano, un po’ ammirati, un po’ increduli, in questa chiesa piccina ma talmente ricolma di ornamenti che non si sa dove posare lo sguardo.

Dopo gli interventi di restauro, la chiesa è tornata al suo fulgore, quasi come dovette ammirarla, poco meno di 900 anni fa, il sovrano che la fece costruire, Ruggero II. Già prima dell’incoronazione a re di Sicilia (nel 1130), Ruggero aveva ordinato l’edificazione di una chiesa nella sua residenza, l’odierno palazzo dei Normanni. Doveva essere la casa di Dio, ma anche un luogo celebrativo della potenza del sovrano e delle molteplici radici dei suoi sudditi. In altre parole, doveva proporre espressioni artistiche riconducibili a ciascuna delle componenti culturali della Sicilia normanna: latina, greca e araba.

Originariamente, l’edificio svettava al di sopra delle costruzioni del palazzo poi, nel ’500, quando vennero sopraelevati i cortili, la cappella fu come risucchiata nella struttura.

Colori e luce che comunque sono ancora la principale bellezza della cappella e piovono sui visitatori dal vasto manto di mosaici che orna tutta la parte superiore delle pareti e l’abside. Sono capolavori dell’arte bizantina, realizzati da artisti ignoti. Si caratterizzano per l’eleganza delle figure e per la brillantezza del fondo, ottenuta incollando una lamina d’oro su tesserine di vetro. Fra le immagini più belle ci sono quelle del Cristo Pantocratore nell’abside e nella cupola sopra il presbiterio, ma nel corso dei secoli i mosaici sono stati integrati e in parte sostituiti: ecco perché sotto al Pantocratore sfila una serie di figure di gusto rococò. Tuttavia, gli interventi successivi non hanno scalfito l’eleganza e la spiritualità dell’insieme. 

Qui si incontrano tutte le culture del Mediterraneo. La latinità è espressa dalle colonne romane e dai dischi di porfido rosso sulle pareti, usati nei secoli dagli imperatori romani come simbolo del loro potere.

Il pavimento, con i suoi capolavori geometrici realizzati con tasselli di marmo pregiato, è invece testimonianza dell’influenza araba che si esprime, magistralmente, anche nel soffitto. Se alziamo gli occhi alla volta possiamo infatti ammirare la rivestitura di legno dipinto, realizzata da artisti maghrebini. I personaggi lì immortalati sono l’unica testimonianza di figure umane dipinte da artisti islamici all’interno di un luogo di culto. Secondo alcuni studiosi raffigurerebbero la vita quotidiana in una corte araba, per altri, invece, sarebbero una rappresentazione del paradiso islamico.  

Le opere marmoree della cappella si rifanno invece alla tradizione occidentale. Il pavimento a lastroni di marmo, levigati da secoli di passi, è un capolavoro d’arte latina, decorato con mosaici di pietre dure a motivi geometrici che salgono sulle pareti. E lo sono anche il pulpito, egualmente ornato da intarsi a mosaico di porfido e malachite, con belle sculture a reggere il leggio, e il candelabro pasquale, un candido, esile fusto alto quattro metri e mezzo ricoperto di sculture. Opera di autore ignoto, riporta, fra le altre figure, quella di un uomo dalla testa coronata, verosimilmente lo stesso Ruggero.

Infine l’arte islamica: agli artisti invitati dalla Persia venne riservata la realizzazione del soffitto ligneo, per il quale fu scelto lo stile islamico a muqamas, cioè ad alveoli. Quel che lo rende eccezionale è la presenza di figure umane, una circostanza rara se si considera la riluttanza della tradizione islamica all’uso delle raffigurazioni antropomorfe. Il soffitto è molto alto, ma con un binocolo si distinguono uomini a dorso di cammello e portatrici d’acqua, gente che beve e mangia, odalische, tutti circondati da una profusione di motivi geometrici, intricati fogliami, figure di animali e uccelli, eleganti scritte in caratteri cufici inneggianti al re.

All'inizio della navata è collocato l'imponente trono reale rivestito di mosaici, vicino al santuario sulla destra il ricco ambone mosaicato e sostenuto da colonne striate, un superbo candelabro pasquale (alto m. 4.50), intagliato a foglie d'acanto con figure e animali, tutte opere del XII secolo combinazioni di elementi romanici, arabi e bizantini. Il soffitto in legno della navata centrale e le travature delle navi minori sono decorate con intagli e dipinti di stile arabo. In ogni spicchio sono presenti stelle lignee con rappresentazioni di animali, danzatori e scene di vita della corte islamica. 

La cupola, le pareti del transetto e le absidi sono interamente decorate nella parte superiore da mosaici bizantini, tra i più importanti della Sicilia, raffiguranti il Cristo Pantocratore, gli evangelisti e scene bibliche varie. I mosaici di datazione più antica sono quelli della cupola, risalenti alla costruzione originaria del 1143. Accanto al Cristo Pantocratore sono raffigurati le gerarchie di angeli ed arcangeli, profeti, santi e gli evangelisti. Sulle arcate del presbiterio, le raffigurazioni dell'Annunciazione, della Presentazione al Tempio, nel catino dell'abside il Cristo benedicente. Di epoca posteriore (1154-66 circa) sono i mosaici recanti le iscrizioni latine che ornano la navata centrale, rappresentazioni di episodi tratti dal Vecchio Testamento, più tardi quelli delle navatelle, con le Storie di San Pietro e San Paolo.

1. Portico d'ingresso - Precede l’attuale accesso alla cappella, sulla navata destra. Data all’inizio del XVI secolo.

2. Soglio reale - Sulla parete ovest, rialzato dal pavimento attraverso 5 gradini. Ospitava i sovrani durante le funzioni.

3. Tre navate - Le 10 eleganti colonne che le dividono sono di granito egiziano e di marmo cipollino. I capitelli sono dorati,

4. Soffitto ligneo - Alveoli intagliati e stalattiti caratterizzano questo capolavoro della carpenteria araba. Sul legno è stesa una tela dipinta a tempera da decoratori persiani.

5. Candelabro marmoreoDestinato a ospitare il cero pasquale, è alto 4,50 metri. Rappresenta una delle più alte testimonianze del romanico in Sicilia.

6. Ambone - Di forma quadrangolare, è sorretto da colonne in marmo e porfido. Uno dei parapetti è decorato con mosaici policromi.

7. Presbiterio - Leggermente sopraelevato, è lungo quanto la navata centrale. Si conclude con tre absidi. È sovrastato dalla cupola emisferica che poggia su un tamburo ottagonale.

8. Cripta - Sottostante al presbiterio, è accessibile mediante due scale poste al termine delle navate minori.

Il tempio concepito come cappella privata, in aggiunta al primitivo luogo di culto nel livello inferiore, ha una lunghezza di 33 metri e 13 di larghezza. Le absidi, secondo i canoni bizantini poste a levante, sono incastonate nell'ala rinascimentale di Palazzo dei Normanni, il corpo ecclesiale separa i maggiori cortili interni. La parete della navata destra e la loggia adiacente si affacciano sul Cortile Maqueda. La cupola e il campanile originariamente erano visibili dal Piano di Palazzo prima di essere inglobate nell'aggregato di edifici del Palazzo Reale, in seguito alle costruzioni operate dai viceré in epoca spagnola.

Edificio con impianto basilicale a tre navate separate da colonne in granito e marmo cipollino a capitelli compositi che sorreggono una struttura di archi ad ogiva. Completa la costruzione la cupola, eretta sopra la crociera del santuario - presbiterio, quest'ultima area nella fattispecie sopraelevata e recintata rispetto al piano di calpestio delle navate. La cupola, il transetto e le absidi sono interamente decorate nella parte superiore da mosaici bizantini, tra i più importanti della Sicilia, raffiguranti scene bibliche varie, gli evangelisti e il Cristo Pantocratore benedicente, l'immagine di maggiore impatto della cappella. I cicli musivi si distinguono in due epoche, la prima prettamente normanna seguita da quella borbonica:

La fase normanna si articola con le commissioni della crociera, cupola, absidi operate da Ruggero II; con Guglielmo I è eseguito il ciclo della Genesi nella navata centrale; con Guglielmo II è effettuato il ciclo delle navate laterali comprendenti la vita di San Pietro e San Paolo, pròdromo ai cicli musivi della costruenda cattedrale di Santa Maria Nuova di Monreale.

La fase borbonica più recente è motivata da recuperi, restauri e nuove realizzazioni effettuate nel 1716 (1719 data di conclusione al tempo di Filippo V riportata sulla targa dell'ottagono sulla spalliera) e dal ciclo esterno commissionato da Ferdinando III, quest'ultimo privo però dei canoni bizantini, elementi caratteristici della prima fase.

Alle pareti episodi tratti dal Vecchio e Nuovo Testamento con i cicli che spaziano dalla Creazione estrapolati dalla Genesi fino alla vita nel Giardino dell'Eden; episodi riguardanti la vita di Noè e il Diluvio universale; episodi su Abramo, Isacco, Giacobbe fino alla nascita, vita, miracoli e Passione di Gesù. Concludono la rassegna i cicli di scene su Pietro e Paolo apostoli. Completano il panorama le raffigurazioni delle schiere di arcangeli e angeli, profeti ed evangelisti, dottori della chiesa e una lunga teoria di santi raffigurati a corpo intero o solo ritratti nei medaglioni.  

Loggia, narcete e ingresso - La parete ospita un orologio in pietra, funzionante ad acqua, destinato a segnare le ore canoniche, recante iscrizioni incise in greco, latino e arabo. Le decorazioni a mosaico, molte delle quali risalgono agli interventi borbonici del XVIII secolo, narrano le vicende di Davide e Assalonne: i Guerrieri di Davide attaccano gli israeliani ribelliAssalonne aggrovigliato coi capelli nei rami dell'alberoAssalonne ucciso da JoabDavide piange la morte di Assalonne, il Trionfo di DavideDavide e Salomone. Una scena estranea al ciclo raffigura la Consegna della bolla al Ciantro di Cappella da parte di Ruggero.

Sulla parete del vestibolo è inserito un altro mosaico raffigurante il Genio di Palermo in panni regali e sembianze d'uomo maturo, ritratto con il cane, la serpe, e l'aquila allegorie rispettivamente della fedeltà, dell'invasore da schiacciare, della libertà intesa come personificazione della città di Palermo e del regno ad essa associato. Nel medaglione sono riprodotti i volti di Ferdinando III e Maria Carolina.

Tutti i mosaici delle pareti esterne riflettono sotto forma di allegorie, la drammatica storia dei regni napoletano e siciliano nel tardo XVIII secolo, ovvero: l'invasione delle armate rivoluzionarie francesi, la fuga della famiglia reale da Napoli a Palermo, l'istituzione della Repubblica napoletana nella città partenopea, la guerra tra il governo repubblicano e sanfedisti, la successiva restaurazione dei Borboni. Nell'ambiente del nartece a sinistra è collocato il fonte battesimale ove furono battezzati sovrani e componenti dei Borboni durante la forzata fuga riparatoria a Palermo.

Controfacciata - Sulla parete occidentale o controfacciata si riscontrano sovrapposizioni di manufatti e restauri eseguiti in epoche differenti. Al mosaico della prima epoca normanna si accosta il trono assemblato in epoca aragonese, intervento datato 1460 regnante Giovanni II d'Aragona.

Lo spazio centrale totalmente occupato dal trono reale in stile romanico, elevato rispetto al piano di calpestio, fronteggia il santuario altrettanto sopraelevalto. Pavimenti, scale, spalliera e braccioli presentano una ricca decorazione con intarsi in marmo e mosaici ove predomina lo stile cosmatesco in armoniosa sintonia con motivi geometrici e floreali di matrice araba. Il potere temporale del monarca è suggellato dallo stemma recante le insegne della Casa d'Aragona e del Regno di Sicilia delimitato da due leoni in posizione simmetrica e speculare.

Sulla parete superiore del trono è raffigurata la Maestà di Cristo fra gli Apostoli Pietro e Paolo ovvero un terzo Cristo Pantocratore con aureola a croce greca, abbigliamento regale, in atto benedicente con la mano destra mentre la sinistra tiene chiuso il Vangelo, ritratto fra San Pietro e San Paolo apostoli e gli arcangeli Michele e Gabriele. Il posizionamento dell'immagine del Cristo Pantocratore in differenti ambienti non si riscontra in nessun altro tempio siciliano. È qui che si incarna con la massima potenza l'idea di una relazione speciale tra Dio e il monarca, tra re e il Re dei re.  

Cupola - Al centro della cupola il Cristo Pantocratore, raffigurato in atto benedicente con la mano destra, con la sinistra tiene il libro dei Vangeli chiuso, è con l'equivalente immagine absidale tra i mosaici di datazione più antica risalenti alla costruzione originaria. 

L'aureola a croce greca, le vesti ricordano gli abiti cerimoniali degli imperatori bizantini. Cristo è posto al centro del cerchio circondato dai otto arcangeli MicheleGabrieleUrieleRaffaeleBarachielJeudielSealtiel, a loro volta abbigliati in abiti regali, con lo scettro nella mano destra, simbolo di potenza, molti di essi recano il globo crucigero nella sinistra, in atteggiamento orante in atto di riverenza. Lo splendore e la magnificenza della gloria celeste è ancor più esaltata dalla luce delle otto finestre poste alla base dell'emisfero.

Alle pareti del corpo che sostiene il tamburo sono raffigurati quattro profeti: Giovanni BattistaSalomoneZaccaria e Davide. Appena sopra fanno capolino le teste di altri otto profeti IsaiaGeremiaEzechieleGionaDanieleMosèElia ed Eliseo, che recano pergamene con citazioni greche, indicanti la venuta di Cristo. Nelle nicchie d'angolo con doppia strombatura sono raffigurati i quattro evangelisti, GiovanniLucaMarcoMatteo, nei cartigli gli incipit in latino dei rispettivi Vangeli. L'insieme evoca il Salmo 11,4 :"Il Signore nel tempio santo, il Signore ha il trono nei cieli".

Absidi - Absidiola destra: Cappella di San Paolo. Nell'ordine sono presenti i mosaici raffiguranti Sant'Anna e Maria bambina, l'Apostolo Paolo, scene della Natività di Gesù, un quarto Cristo Pantocratore con mano benedicente al petto. Alla base è collocata la statua marmorea raffigurante San Pietro Apostolo, opera di Giovanni Battista Ragusa realizzata nel 1726.

Absidiola sinistra: Cappella di San Pietro. Nell'ordine sono presenti i mosaici raffiguranti San Giuseppe e Gesù fanciullo, l'Apostolo Pietro, la Vergine OdigitriaSant'Andrea Apostolo.

Sull'arco absidale, tratta dalla tradizione bizantina è rappresentata la scena dell'Annunciazione con l'Arcangelo Annunciante a sinistra e la Vergine Annunciata a destra, mosaico eseguito dalle maestranze al servizio di Ruggero.

Pareti e volta con Santi (San Gregorio MagnoSan Silvestro Papa), Arcangeli (MicheleGabriele), nella parte sommitale è raffigurata la colomba dello Spirito Santo e alcuni Simboli della Passione: l'Etimasia del trono.

Il Cristo Pantocratore della calotta dell'abside tiene nella mano sinistra il Vangelo aperto al versetto: "Io sono la luce del mondo, chi segue me non cammina nelle tenebre, ma avrà la luce della vita", scritto in greco sulla pagina sinistra e in latino sulla destra. Nel registro inferiore o catino absidale, l'iconostasi presenta la Vergine in Trono, a sinistra Pietro Apostolo e Maria Maddalena, sulla destra Giovanni il Battista e Giacomo Apostolo. Queste ultime figure sono aggiunte effettuate nel tardo XVIII secolo, pertanto non rispettano i canoni bizantini.

Soffitto - Oltre ai mosaici bizantini, pavimenti cosmateschi, la Cappella Palatina è celebre per i soffitti intagliati, realizzati dai maestri di scuola fatimide, espressione artistica tipica degli edifici arabi del Maghreb e dell'Egitto. Le muqarnas dei cassoni lignei, dipinte con immagini rare e iscrizioni cufiche, presentano ornamenti fitoformi e zoomorfi, uccelli, animali fantastici e mitologici, tra cui figure umane, quest'ultime espressamente vietate dalla tradizione musulmana immortalati in: scene di caccia, di guerra e d'amore, suonatori, danzatori e danzatrici del ventre, giocatori di scacchi.

Le espressioni palatine costituiscono una rarissima eccezione, unico caso presente in Sicilia d'arte islamica permeata dal gusto e dalle concezioni nordiche: tra le rosette in legno pitture con le raffigurazioni dello stesso sovrano committente o eminenti dignitari o rappresentanti in vesti orientali, spesso seduti a gambe incrociate nell'atto di suonare chitarre e altri strumenti. Quasi a conciliare la loro musica astratta e silenziosa con i cori dei canti bizantini e latini.

Chiesa ipogea e cripta - È impropriamente chiamata «Cripta» della Cappella Palatina il complesso di Santa Maria delle Grazie, costituito da una chiesetta, preceduta da nartece, dall'antistante sacello e dagli ambulacri. Nel 1117 primitivo santuario sotterraneo, definito da Tommaso Fazello: Specum subterraneum religiosissimum, altrimenti noto come primitiva chiesa di Santa Maria di Gerusalemme. Il nartece ospitava il sacello, camera sepolcrale di re Guglielmo I di Sicilia, il cui sarcofago dopo la rivolta dei baroni fu trasferito nella cattedrale di Santa Maria Nuova di Monreale.

Due scale simmetriche comunicano con la chiesa ubicata a livello superiore, ingresso mutato più volte nei secoli, circostanza che ha generato l'equivoco della cripta. Antesignano fra i luoghi di culto cristiani del recinto palatino, è verosimilmente posteriore ad una preesistente moschea. Uno degli ambienti custodisce il Tesoro della Cappella Palatina.  

Manufatti documentati:

Abside con altare della Madonna della Grazia: l'ambiente custodisce un'icona in foglia oro raffigurante la Vergine col Bambino, d'epoca seicentesca, rimaneggiata nel XIX secolo, verosimilmente espressione di una immagine più antica.

Altare del Santissimo Crocifisso: custodisce un Crocifisso proveniente dalla Cappella delle Confessioni del tribunale dell'Inquisizione allo Steri;

Croce con iscrizione bizantina "IC XC NI KA": "Gesù Cristo Vince";

Immagini antiche imitanti il mosaico: San Vincenzo e Santa Niceta;

Tra l'abside centrale e la pròtesi era affrescata la Madonna Odigitria. Il dipinto riportato su tela fu collocato nel pronao della chiesa superiore fino al 1995 e trasferito nel tempio inferiore nel 1996.

Sepolture o inumazioni di viceré:

1624, Emanuele Filiberto di Savoia, Viceré di Sicilia, nipote di Filippo II di Spagna e di Elisabetta di Valois;

1624, Pedro Téllez-Girón, III duca di Osuna, Viceré di Sicilia;

1677, Aniello Guzman, marchese di Castel Roderigo, Viceré di Sicilia;

1757, Teresa Aliponzoni Fogliani de Aragona moglie di Giovanni Fogliani Sforza d'Aragona, Viceré di Sicilia.

Sono presenti Sepulcrum CanonicorumSepulcrum Beneficiatorum, sepolture di coronati, notabili e prelati.

MOSAICI DELLA CAPPELLA PALATINA

Ricostruzione dei mosaici della Cappella Palatina di Palermo per localizzazione, tema, ciclo sulla base delle descrizioni dell'architetto Alexander Pomerantsev Nikanorovich integrate dai dettagli di Cesare Pasca, dai riscontri fotografici e dai sopralluoghi.

Loggia e Vestibolo - Nel 1506, regnante Ferdinando d'Aragona il Cattolico, essendo cantore di Cappella (ciantro) Giovanni Sanchez, furono realizzati i mosaici sulla parete meridionale esterna e verosimilmente il rivestimento con marmo cipollino della superficie inferiore.

Alcune scene sono realizzate su cartoni preparatori di Valerio Villareale, la Consegna della Bolla su disegno di Vincenzo Riolo, la Madonna in Trono del catino absidale su bozzetto di Gaspare Serenari, artista sostituito da Gioacchino Martorana.

  Iscrizione latina Immagine
1   I guerrieri di Davide attaccano gli israeliani ribelli
2   Assalonne aggrovigliato coi capelli nei rami dell'albero
3   Assalonne ucciso da Joab
4   Davide piange la morte di Assalonne
5   Trionfo di Davide
6   Davide e Salomone
7   Genio di Palermo con i ritratti dei Sovrani borboni
8   Ruggero consegna la Bolla al Ciantro di Cappella

Mosaici controfacciata

Livello Ala sinistra Lato trono sinistro Centro Lato trono destro Ala destra
1   San Michele Arcangelo   San Gabriele Arcangelo  
2     Maestà di Cristo in Trono    
3 Stemmi San Pietro Apostolo   San Paolo Apostolo  
4 ANGELO e SANCTVS FELIX Leone   Leone SANCTVS IEPOI e SANCTVS IOHANES

Mosaici parete destra

Transetto, Abside Monofore Navata Pennacchi Parete meridionale
  Creazione di Eva Navata:
«Ciclo dell'Antico Testamento»
Incendio di Sodoma Pietro liberato dall'Angelo
  Adamo introdotto nell'Eden Abramo ospita i tre angeli Pietro nel carcere
  Il Riposo del Creatore Abramo adora i tre angeli Fuga di Paolo da Damasco
  Creazione dell'Uomo Torre di Babele e
Confusione delle lingue
Paolo predica nelle sinagoghe di Damasco
  Creazione degli animali La fornace dei mattoni Anania battezza Paolo
  Creazione dei pesci degli uccelli Ebbrezza di Mosè La disputa con i Giudei
  Creazione degli astri La vigna Conversione di Saulo
  Separazione delle acque dalla terraferma Sbarco degli animali nell'Arca  
  Creazione del Cielo e della Terra Costruzione dell'Arca Saulo perseguita i cristiani  
  Arcangelo Gabriele Arco trionfale    
Apostolo   Transetto:
«Ciclo della Vita di Cristo»
   
Apostolo   Resurrezione di Lazzaro SANCTVS MARTINUVS
Apostolo Fuga in Egitto Trasfigurazione di Gesù Ingresso di Gesù in Gerusalemme
Apostolo Sogno di Giuseppe Risurrezione di Gesù  
Apostolo Natività di Gesù scene parziali   SANCTVS  
Apostolo        
  Vergine Annunciata Arco absidale    
Arcangelo Gabriele San Silvestro      
  San Giovanni BattistaSan Giacomo Apostolo Abside    
Cristo Pantocratore Maria Vergine in trono    

Mosaici parete sinistra

Transetto - Abside Monofore Navata Pennacchi Parete settentrionale
Il peccato di Adamo Navata:
«Ciclo dell'Antico Testamento»
Dio comanda ad Abramo il sacrificio Pietro guarisce lo zoppo
Il peccato originale Il sacrificio di Isacco Pietro risana il paralitico
La cacciata da Paradiso Terrestre Rebecca al pozzo disseta i cammelli Pietro risuscita Tabita
Adamo ed Eva lavorano la terra Rebecca è condotta in sposa ad Abramo
Le offerte di Abele e Caino Giacobbe è benedetto dal padre Incontro di Pietro e Paolo
Caino uccide Abele La scala del sogno di Giacobbe
Lamech racconta alle mogli l'uccisione di Caino La lotta fra Giacobbe e l'angelo La disputa con Simon Mago
Rapimento di Enoch Sbarco degli Animali nell'Arca
Noè coi suoi tre figli e la moglie Costruzione dell'Arca La caduta di Simon Mago
Arcangelo Michele Arco trionfale
Patriarca Transetto Le prediche di Giovanni Battista San Gregorio di Nissa
Patriarca San Gregorio Nazianzeno
Vergine fra angeli Primitiva finestra reale San Basilio Magno
Patriarca San Giovanni Crisostomo
Giacobbe Scena con Animali San Nicola di Mira
Angelo Annunciante
Arcangelo Michele San Gregorio Magno
San Pietro ApostoloSanta Maria Maddalena Abside
Cristo Pantocratore Maria Vergine in trono

Mosaici absidi

Livello Ala sinistra Abside lato sinistro Centro Abside lato destro Ala destra
1 San Michele Arcangelo Spirito Santo e
Simboli della Passione
San Gabriele Arcangelo
2 Cristo Pantocratore
3 San Pietro Apostolo e
Santa Maria Maddalena
Vergine in trono San Giovanni Battista e San Giacomo Apostolo
4 Cappella di San Pietro Apostolo o Cappella del Santissimo Sacramento Cappella di San Paolo Apostolo o ex Cappella di San Pietro Apostolo

Cappella di San Paolo Apostolo - Ciclo di San Paolo

 

Iscrizione latina

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1   Saulo perseguita i cristiani
2   Conversione di Saulo sulla via di Damasco
3 PRÆCEPTO CHRISTI BAPTIZATUR PAULUS AB ANANIA Anania battezza Saulo
4   Paolo predica nelle sinagoghe di Damasco
5   La fuga di Paolo da Damasco

Cappella di San Pietro Apostolo - Ciclo di San Pietro (Cappella di San Pietro Apostolo già documentata come Cappella del Santissimo Sacramento.

 

Iscrizione latina

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1   Pietro nelle carceri
2 PRÆCIPIT ANGELUS PETRO UT CITO SURGAT & VELOCITER E CARCERE EXEAT L'angelo libera Pietro
3   La guarigione dinanzi ai Tempio
4   Guarigione di Enea paralitico
5   La risurrezione di Tabita
6   L'incontro con San Paolo alle porte di Roma
7   La disputa con Simon Mago
8   La caduta di Simon Mago

Transetto (Crociera e Cupola)

Crociera -

Nel tamburo sono raffigurati quattro profeti: Giovanni BattistaSalomoneZaccaria e Davide. Appena sopra fanno capolino le teste di altri otto profeti IsaiaGeremiaEzechieleGionaDanieleMosèElia ed Eliseo, che recano pergamene con citazioni greche, indicanti la venuta di Cristo. Nelle nicchie d'angolo con doppia strombatura sono raffigurati i quattro evangelisti, Giovanni, Marco, Luca, Matteo, nei cartigli gli incipit in latino dei rispettivi Vangeli.

Cupola - Cristo Pantocratore è posto al centro del cerchio circondato dai otto arcangeli Michele, Gabriele, Uriele, Raffaele, Barachiel, Jeudiel, Sealtiel?, a loro volta abbigliati in abiti regali, con lo scettro nella mano destra, simbolo di potenza, molti di essi recano il globo crucigero nella sinistra, in atteggiamento orante in atto di riverenza.

Ciclo Vecchio Testamento - Illustrazione degli episodi tratti dal Vecchio Testamento riguardanti il ciclo della Creazione, ciclo del Paradiso Terrestre, ciclo dei Progenitori, ciclo di Noè, ciclo di Abramo, ciclo di Giacobbe, mediante 34 scene principali e dettagli minori riprodotte in senso orario sull'ordine delle monofore di entrambi i lati, a partire dalla quinta campata sovrastante il pulpito sulla navata destra, per proseguire sui pennacchi del livello inferiore.

CICLO DELLA CREAZIONE
 

Iscrizione latina

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1   Creazione del cielo il primo giorno
2   Creazione della terra
3   Creazione della luce
4   Creazione del firmamento
5   Divisione delle acque
6   Creazione della terraferma
7   Creazione delle piante
8   Creazione delle stelle
9   Creazione di pesci e uccelli
10   Creazione degli animali terrestri
11   Creazione dell'uomo
12   Dio riposa il settimo giorno
CICLO DEL PARADISO TERRESTRE
1   Creazione di Adamo
2   Creazione di Eva
3   Dio proibisce ad Adamo di mangiare il frutto dell'albero della conoscenza
4   Adamo ed Eva cadono in Tentazione mangiando i frutti dell'albero della conoscenza soggiogati dal serpente
5   Dio richiama Adamo ed Eva e rivela loro il peccato originale
6   Cacciata dal Paradiso
CICLO DEI PROGENITORI
1   Adamo ed Eva lavorano la terra col sudore della loro fronte
2   Le offerte sacrificali di Caino e di Abele
3   Caino uccide Abele e viene punito
4   Lamech racconta alle mogli l'uccisione di Caino
5   Rapimento di Enoch da parte degli angeli
6   Enoch nel cielo al cospetto di Dio
CICLO DI NOE'
1   Noè e la sua famiglia
2   Alleanza tra Dio è Noè
3   La costruzione dell'Arca
4   Arca di Noè
5   Noè imbarca gli animali nell'Arca
6   Noè libera la colomba dall'Arca
7  

Il sole dopo l'asciutto

8   Lo sbarco dall'Arca
9   Ebbrezza di Noè
10   Costruzione della Torre di Babele
CICLO DI ABRAMO
1   Abramo adora i tre angeli presso la quercia di Mamre
2   Abramo offre rifugio ai tre angeli in un ospizio
3   Distruzione di Sodoma
4   Lot con due angeli
5   Isacco protegge gli angeli dall'attacco dei sodomiti
6   Rebecca al pozzo disseta i cammelli di Abramo
7   Rebecca condotta dai servi in sposa da Abramo
8   Dio comanda Abramo di sacrificare suo figlio
9   Sacrificio di Isacco
10   L'angelo ferma la mano di Abramo
CICLO DI GIACOBBE
1   Isacco benedice Giacobbe
2   Sogno di Giacobbe
3   La lotta di Giacobbe con l'angelo
4   La scala nel sogno di Giacobbe
5   Distruzione di Sodoma
6   Altare a Betel

Nuovo Testamento - Illustrazione degli episodi tratti dal Nuovo Testamento riguardanti il ciclo della Vita di Gesù, ciclo di San Paolo Apostolo, ciclo di San Pietro Apostolo mediante rispettivamente cinque scene relative Gesù e distribuite sulla parete della Cappella di San Paolo Apostolo e sulla parete del braccio meridionale del transetto. Le vite dei due apostoli sono distribuite su entrambe le pareti esterne delle navate laterali e nelle rispettive absidiole.

I mosaici superiori del transetto settentrionale non sono sopravvissuti, è pertanto verosimile che il ciclo evangelico continuasse probabilmente con gli eventi della PassioneRisurrezione e Ascensione di Gesù. Oggi la parete mostra la Predica di Giovanni Battista e una scena di vegetazione popolata d'animali, al centro una riproposizione del primitivo palco reale collegato con il resto del Palazzo Regio.

CICLO DELLA VITA DI GESU' - La Natività di Gesù è distribuita sulla parete che sovrasta la Cappella di San Paolo Apostolo con contorni che sconfinano sul braccio del transetto. Le restanti scene occupano i vari ordini dell'intera superficie.

  Iscrizione latina Immagine
1   Natività di GesùIl sogno di GiuseppeLa grotta con la mangiatoiala scia della stella cometa su BetlemmeLa mansuetudine dell'asino e del bueArrivo e adorazione dei MagiAdorazione dei PastoriOsanna dei cori angelici al canto del "Gloria a Dio nell'alto dei cieli", Epifania.
2   L'avviso dell'Angelo per rifugiarsi in Egitto
3   La fuga in Egitto
4   Il battesimo nel Giordano
5   La Trasfigurazione
6   La risurrezione di Lazzaro
7   L'ingresso messianico di Gesù in Gerusalemme

Colonnato sud -

Sante, lati esterni:

Santi, lati interni:

Colonnato nord

Sante, lati esterni:

Santi, lati interni:

Chiesa San Giovanni degli Eremiti

Tra i più interessanti esemplari dell’arte siculo-normanna, la Chiesa di San Giovanni degli Eremiti è considerata uno dei monumenti simbolo di Palermo; uno degli edifici ecclesiastici più affascinanti e singolari della città.

Confinante con l’antica cinta muraria medievale sudoccidentale della città, il complesso di S. Giovanni degli Eremiti è situato nei pressi di Palazzo dei Normanni nel tratto un tempo lambito dalle acque del fiume del Maltempo (Kemonia), uno dei due fiumi che un tempo attraversavano la città (oggi interrato).

Chiesa e convento di S. Giovanni degli Eremiti, secondo le cronache, furono edificati per volere del primo re di Sicilia Ruggero II, sovrano illuminato e colto, tra il 1132 e il 1148 su più antiche preesistenze di epoche diverse e affidati ai padri benedettini di Montevergine.
Lo storico Rocco Pirri nel suo “Sicilia Sacra”, mette in relazione il sito con uno dei monasteri benedettini fondati nel VI secolo da San Gregorio Magno nei possedimenti siciliani della propria madre, quello di S. Ermete ( da qui l’etimo “Eremiti”).

Nei secoli sembra che questo luogo abbia mantenuto sempre una destinazione religiosa, infatti, durante il dominio musulmano dell’isola, vi sorgeva presumibilmente, una moschea araba.

La vicinanza del monastero con la residenza regia ne fece subito luogo privilegiato, destinato anche alla sepoltura degli alti dignitari della corte normanna: il suo abate, che era anche il confessore privato del re, godeva del titolo di primo cappellano della cappella reale e di numerosi privilegi. 

Dopo un lungo periodo di abbandono, nel 1464 il complesso monastico (ormai privo di religiosi) fu assegnato da papa Paolo II, su suggerimento del cardinale Giovan Nicolò Ursino, ai monaci benedettini di San Martino delle Scale e poi, nel 1524 per volontà dell’imperatore Carlo V, fu concesso come “Gancìa” (ospizio) ai monaci benedettini di Monreale e all’arcivescovo di quella diocesi per la propria abitazione (in questa occasione l’intero complesso venne profondamente trasformato).

Le costruzioni normanne (chiesa e monastero), sono state edificate (come altre costruzioni del periodo), secondo modelli architettonici marcatamente islamici (architetti e maestranze erano di origini musulmane), frutto di una mediazione tra culture artistiche diverse, quella orientale e quella cristiana, che permise l’evolversi di un’arte e di un’architettura davvero unica nel suo genere.

La chiesa di S. Giovanni degli Eremiti, che nel corso dei secoli ha subito varie modifiche e trasformazioni, ha una struttura a forma di parallelepipedo, con  proporzioni armoniose e non troppo grandi.

La sua architettura, è fondata essenzialmente sul rigore geometrico, i paramenti murari sono costituiti da strati di piccoli conci di calcarenite a faccia vista, visibili sia all’esterno che all’interno, perfettamente squadrati e allineati.

La chiesa, caratterizzata all'esterno dalle cupole di colore rosso, appoggiata con un fianco ad un corpo quadrato anteriore, è realizzata a croce latina divisa in campate quadrate su ciascuna delle quali poggia una semisfera. Il presbiterio, terminante in nicchia, è sormontato da una cupola, come quella dei due corpi quadrangolari che la fiancheggiano e di cui quello di sinistra si eleva a campanile. Il chiostro, abbellito da un lussureggiante giardino, è la parte meglio conservata del primitivo monastero; spiccano per bellezza e leggerezza le colonnine binate con capitelli a foglie d'acanto che reggono archi ogivali a doppia ghiera. Vi si trova inoltre una cisterna araba

Un ruolo determinante è rivestito dalla luce che penetra all’interno della chiesa, infatti per la sua particolare conformazione riesce a calibrare effetti di luce e ombre senza ricorrere ad espedienti scultorei o pittorici, o decorazioni musive, affidandosi soprattutto ad un uso sapiente delle aperture ogivali, che originariamente erano coperte da transenne preziosamente traforate in gesso, che un tempo schermavano le finestre.

Quello che resta oggi dell’antico monastero benedettino è l’elegante “chiostro”, costruito successivamente, in una data imprecisata, ma che per caratteristiche costruttive e stilistiche sembra probabilmente essere stato costruito intorno alla fine del XIII secolo.

Di forma rettangolare oggi è ridotto quasi allo stato di rudere, vi si possono ancora ammirare i resti di mura perimetrali e un’agile fuga di colonnine binate (simili a quelle del chiostro di Monreale) con arcate gotiche a sesto acuto.

Vi si accede attraverso un lussureggiante giardino ottocentesco di tipo mediterraneo (una piccola oasi di pace) connotato da una rigogliosa flora in prevalenza fatta da piante esotiche, composta da varie tipologie di palme, agrumi di vari generi, allori, ulivi, nespoli, agavi; tutta questa  vegetazione e gli scorci della chiesa, inquadrati dagli archetti gotici, conferiscono al luogo un fascino particolare.
Alla fine del XIX secolo l’architetto Giuseppe Patricolo nell’ambito di un programma di recupero di diversi monumenti siciliani, intraprese una radicale campagna di restauri dell’intero complesso mirata a restituire il presunto aspetto originario al magnifico monumento.

Gli interventi del Patricolo hanno liberato la costruzione dai volumi aggiunti e dalle graduali trasformazioni portando alla luce resti di strutture di età islamica e altre testimonianze risalenti ad epoche successive.

A tali restauri collaborò l’architetto Francesco Valenti futuro famoso sovrintendente ai monumenti siciliani.

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Agosto 2018