Nel
paesaggio
sterile
del
Kalahari
occidentale,
circa
50km
ad
ovest
del
villaggio
di
Sepupa
sulla
banca
del
panhandle,
le
scogliera-facce
pure
della
quarzite
delle
quattro
colline
di
Tsodilo
aumentano
maestoso
sopra
la
savana
circostante.
Le
quattro
colline
formano
una
linea
e
secondo
le
credenze
della
gente
di
san,
si
riferiscono
a
"il
maschio"
(410
m.
circa),
"la
femmina"
(300
m.
circa)
e
il
"il
bambino"
(40
m.
circa).
Esiste
una
quarta
collina
molto
più
piccola,
che
la
leggenda
ha
individuato
come
la
prima
moglie
della
collina
maschio.
Con
una
delle
maggiori
concentrazioni
al
mondo
di
arte
rupestre
(4500
pitture
in
soli
10
kmq),
le
colline
Tsodilo
sono
state
definite
"il
Louvre
del
deserto".
Le
comunità
locali
lo
considerano
un
luogo
sacro
frequentato
dagli
spiriti
ancestrali,
ritenendolo
il
punto
in
cui
il
primo
uomo
venne
portato
sulla
terra
dal
suo
Creatore.
Come Uluru
in
Australia,
questi
massi
solitari
si
stagliano
netti
sullo
sfondo
di
un
deserto
ondulato,
sconfinato
come
l'oceano.
Permeate
di
evocazioni
mitiche
e
leggendarie
e
di
significati
spirituali,
queste
colline
sono
considerate
dalle
etnie
dei
Makoko
e
dei
Dzucwa
San
come
il
sito
stesso
della
creazione.
Laurens
van
der
Post
ha
immortalato
Tsodilo
con
il
soprannome
di
Slippery
Hills
(colline
infide)
dato
che
durante
la
sua
visita
nella
regione
le
macchine
fotografiche
si
bloccarono,
i
registratori
smisero
di
funzionare
ed
egli
stesso
fu
assalito
da
nugoli
di
api,
forse
perché
aveva
offeso
gli
spiriti
del
luogo.

Tsodilo
è
stata
abitata
dagli
antenati
dei
San
per
più
di
35.000
anni
e
in
questo
sito
si
trovano
oltre
3500
pitture
rupestri.
Queste
rappresentazioni
stilizzate
di
animali,
persone
e
disegni
geomorfi
furono
probabilmente,
nelle
intenzioni
dei
loro
ideatori,
null'altro
che
ghirigori
fantastici
ma
siamo
comunque
tentati
di
immaginare
una
sequela
di
antichi
Michelangelo
intenti
a
creare
dei
capolavori.
Quasi
tutti
questi
dipinti
sono
in
ocra
o
bianco
e
furono
probabilmente
realizzati
dai
San
e
dalle
successive
popolazioni
bantu
che
abitarono
in
questa
zona:
tra
le
più
interessanti
meritano
un
cenno
la
zebra,
il
pinguino,
la
famiglia
di
rinoceronti
e
un
folla
di
uomini
impegnati
in
una
danza
sensuale.
Le popolazioni che gravitano intorno
alle
colline
appartengono
ai
gruppi
etnici
Hambukushu
(Bantu,
arrivati
nel
1700)
e
Ju’hoansi
(dell’etnia
dei
San,
meglio
conosciuti
come
Boscimani).
Le
pitture
rupestri
raffigurano
animali
che
hanno
sempre
vissuto
qui
e
che
per
i
Boscimani,
rappresentano
precisi
riferimenti
cosmologici
e
rituali.
|