Capitale di un paese dalla storia
millenaria,
il
Cairo
conserva
le
vestigia
dell'Egitto
dei
faraoni
solo
nella
zona
periferica
in
cui
sorgeva
l'antica
Heliopolis,
mentre
il
cuore
della
città
appartiene
per
intero
all'Islam,
dove
le
moschee,
i
minareti,
i
palazzi
e
persino
le
fitte
botteghe
variopinte
dei
vicoli
tortuosi,
testimoniano
la
gloria
dei
leggendari
sultani
fatimidi
e
mamelucchi
che
vi
regnarono.
Il nucleo urbano più antico sorse
sulla
riva
destra
del
Nilo,
presso
l'isola
di
ar-Roda,
a
opera
dei
romani,
che
chiamarono
la
città
Babilonia
"sul
fiume":
ne
faceva
parte
una
fortezza,
di
cui
si
sono
conservati
alcuni
frammenti.
In
età
paleocristiana,
in
quel
luogo
si
stabilì
la
comunità
copta,
alla
quale
si
deve
la
costruzione
delle
chiese
di
Santa
Barbara
e
di
San
Michele,
oltre
a
quella
di
San
Sergio
(Abu
Sergha)
che,
secondo
la
tradizione,
sorge
nel
luogo
dove
la
Sacra
Famiglia
trovò
rifugio
durante
la
fuga
in
Egitto.
Nel VII secolo, dopo la morte di
Maometto,
fondatore
dell'Islam,
con
grande
rapidità
gli
eserciti
arabi
marciarono
alla
conquista
dei
paesi
limitrofi.
Nel
640
l'esercito
del
califfo
Ornar,
comandato
da
Amr
Ibn
al-As,
raggiunse
il
Nilo
e
portò
in
Egitto
la
religione,
la
lingua
e
la
cultura
arabe.
Amr
occupò
Babilonia
e
fondò
di
fronte
a
essa
la
propria
capitale,
al-Fustat
(dall'arabo
"tenda"
o,
secondo
altri,
dal
latino
"fossatum"),
dotata
di
una
cinta
muraria.
Vi
fece
sorgere
la
moschea
di
Amr
Ibn
al-As,
la
più
antica
dell'Egitto,
che
venne
costruita
sul
modello
della
moschea
del
Profeta
a
Medina:
raccolta
intorno
a
un
semplice
cortile
circondato
da
muri
di
mattoni,
essa
incarna
perfettamente
l'Islam
primitivo,
severo
e
quasi
militaresco.
Durante la dominazione degli abbasidi,
al-Fustat
perse
gradualmente
importanza
in
favore
del
sobborgo
settentrionale
di
al-Askar
("L'Armata"),
il
campo
militare
che
via
via
si
arricchì
di
edifici:
il
palazzo
del
governatore,
case,
botteghe
e
una
moschea.
Nell'870,
il
nuovo
governatore
Ahmed
Ibn-Tulun
rese
l'Egitto
indipendente
dal
califfato
abbaside
e
fondò
nella
zona
nord
orientale
una
nuova
splendida
capitale,
al-Qatai
("il
feudo").
La
città
venne
distrutta
quando,
all'inizio
del
X
secolo,
gli
abbasidi
ripresero
il
controllo
del
paese;
fu
tuttavia
risparmiata
la
grande
moschea
di
Ibn-Tulun
che
ancora
oggi,
con
il
suo
ampio
cortile
(sahn)
circondato
dai
portici
destinati
all'insegnamento
(riwaq)
ritmati
dagli
archi
a
sesto
acuto
elegantemente
decorati,
probabilmente
opera
di
artisti
iracheni,
rappresenta
uno
dei
più
pregevoli
monumenti
del
Cairo.

La grande stagione di splendore della città iniziò alla
fine
del
X
secolo,
quando
l'Egitto
fu
conquistato
dalla
potente
dinastia
musulmana
sciita
dei
fatimidi,
che
volle
edificare
una
nuova
capitale
capace
di
rivaleggiare
persino
con
la
leggendaria
Baghdad.
Fu
così
che,
nel
969,
fu
fondata,
a
nord
di
al-Qatai,
la
città
di
al-Qahira
(nome
arabo
che
significa
"la
vittoriosa",
da
cui
deriva
l'italiano
"Il
Cairo").
Nel cuore della nuova capitale, che richiamava artisti di
talento
da
tutto
il
mondo
islamico,
sorgevano
la
residenza
dell'imam,
gli
edifici
amministrativi
e,
soprattutto,
i
due
grandi
palazzi
fatimidi,
con
le
loro
quattromila
stanze,
gli
splendidi
giardini,
le
fontane
e
i
chiostri
rivestiti
di
mosaici,
di
cui
purtroppo
oggi
non
rimane
nulla;
sopravvivono
invece,
testimoni
di
questa
stagione
d'oro
dell'arte
islamica,
la
moschea
e
l'università
di
al-Azhar,
tuttora
imponente
centro
culturale
islamico
convertitosi
all'ortodossia
sunnita.
L'attuale quartiere di al-Azhar conserva altri monumenti di
epoca
fatimide,
come
le
tre
imponenti
porte
(Bab
Zuwayla,
Bab
al-Futuh
e
Bab
an-Nasr)
e
le
grandi
torri
quadrate
della
cinta
muraria
della
città,
e
soprattutto,
cinque
moschee.
Tra
queste,
vi
è
quella
di
al-Hakim,
l'ultimo
esempio
di
moschea
"militare",
simbolo
di
un
Islam
in
espansione
e
sicuro
di
sé,
fatta
costruire
dallo
stravagante
e
crudele
califfo
da
cui
prende
nome.
È
un
edificio
compatto
e
severo,
con
un
ampio
cortile
aperto
che,
con
le
adiacenti
mura,
compone
un
insieme
architettonico
medievale
di
straordinaria
forza.
Anche la moschea di al-Azhar, cioè "la moschea più
splendente",
ha
origine
fatimita
sebbene
riunisca
intorno
al
nucleo
centrale
costruzioni
di
epoche
diverse
che
si
estendono
su
una
amplissima
superficie
(cinque
minareti,
sei
porte
e
trecento
colonne
marmoree):
sorse
infatti
tra
il
970
e
il
972,
sotto
il
califfo
Muizz,
con
funzioni
di
santuario,
ma
anche
luogo
d'incontro
della
comunità
cittadina.
A
partire
dal
988,
per
iniziativa
del
califfo
al-Aziz,
essa
ospitò
anche
un'università
che,
inizialmente
destinata
alla
promozione
del
culto
sciita,
fu
presto
aperta
all'insegnamento
della
filosofia,
della
chimica
e
dell'astronomia
diventando
un
importante
centro
di
studi
islamici,
attivo
fino
ai
giorni
nostri.
Il
raffinatissimo
aspetto
attuale
del
complesso,
con
i
portici
ad
archi
persiani,
le
porte
decorate,
l'immensa
sala
di
preghiera
(iwan)
scandita
da
nove
navate
di
colonne,
il
mihrab
principale
(cioè
la
nicchia
che
all'interno
delle
moschee
indica
la
direzione
della
Mecca
per
orientare
le
preghiere)
riccamente
decorato
a
mosaico,
i
minareti
a
gorliere
e
bulbi
ornati
da
merletti
in
pietra,
è
il
risultato
di
una
serie
di
interventi
di
abbellimento
succedutisi
nel
tempo.
  
Dopo le brevi e sanguinose incursioni
dei
turchi
Selgiuchidi
e
quelle
ancora
più
cruente
dei
crociati,
che
incendiarono
al-Fustat,
nel
1172
l'Egitto
cadde
nelle
mani
del
leggendario
Saladino,
fondatore
della
dinastia
ayyubide.
Ma
il
periodo
di
massimo
splendore
del
Cairo
coincide
con
l'avvento
della
dinastia
dei
mamelucchi,
i
funzionari-feudatari
di
origine
probabilmente
turca
che
nel
1257
subentrarono
agli
ayyubidi
rimanendo
al
potere
fino
al
1517.
I nuovi sultani, cacciando
definitivamente
i
crociati
dall'Oriente
e
respingendo
gli
invasori
mongoli
entro
i
confini
della
Persia,
favorirono
la
prosperità
economica
del
paese,
la
cui
capitale
si
arricchì
di
grandi
opere
architettoniche,
come
acquedotti,
ospedali,
moschee,
madrase
(scuole
di
dottrina)
e
splendidi
mausolei.
La prima moschea mamelucca fu quella
costruita
nel
1266
dal
sultano
Baibars,
sovrastata
da
un'immensa
cupola
che
rappresentava
il
segno
tangibile
della
potenza
della
dinastia
regnante.
Nel
1340,
l'emiro
al-Mardani
fece
erigere
la
moschea
che
porta
il
suo
nome
con
colonne
di
ogni
forma
e
dimensione,
provenienti
dai
templi
faraonici,
greco-romani
e
copti;
assai
pregevoli
sono
la
rara
paratia
di
legno
traforato
che
separa
il
suo
riwaq
orientale
dal
cortile,
le
griglie
delle
finestre
di
ceramica
smaltata,
il
magnifico
mihrab
stellato
di
madreperla,
pietra
rossa
e
smalto
blu.
Ai decenni seguenti (1356-63) risale
la
moschea-madrasa
che
il
sultano
Hasan
VII
fece
erigere
requisendo
i
beni
delle
vittime
di
un'epidemia
di
peste
che
aveva
decimato
la
popolazione
del
Cairo.
L'imponente
edificio,
la
cui
pianta
cruciforme
si
sviluppa
intorno
alla
corte
centrale,
con
l'elegante
padiglione
della
fontana
per
le
abluzioni
rituali,
fu
realizzato
utilizzando
materiale
proveniente
in
gran
parte
dalle
piramidi.
L'aspetto
severo
e
massiccio
della
costruzione
è
bilanciato
dal
forte
slancio
verticale
della
cupola
che
sovrasta
la
tomba
del
sultano,
e
dell'unico
minareto
sopravvissuto
dei
quattro
originali,
che
con
i
suoi
90
metri
di
altezza
è
il
più
alto
del
Cairo.
Secondo
la
leggenda,
quando
fu
terminata
questa
moschea,
considerata
uno
dei
massimi
capolavori
dell'architettura
araba,
il
sultano
Hasan
fece
tagliare
le
mani
all'architetto
che
l'aveva
progettata
perché
non
potesse
mai
più
realizzarne
una
simile.
All'epoca
mamelucca
risale
anche
la
moschea
di
Aq-Sunqur,
eretta
nel
1348
ma
famosa
per
la
decorazione
interna
con
le
ceramiche
decorate
bianche
e
azzurre
che
le
hanno
dato
il
nome
di
"moschea
azzurra",
realizzata
con
la
ricostruzione
del
1652,
durante
la
dominazione
ottomana.
  Oltre agli edifici di culto, i
sultani
e
i
nobili
dell'epoca
d'oro
del
Cairo
fecero
costruire
splendidi
mausolei,
concentrati
nella
"città
dei
morti",
la
grande
necropoli
situata
a
est
dell'area
urbana.
Nei
sontuosi
edifici
che
vi
sorsero,
vere
e
proprie
abitazioni
per
sultani,
imam
e
principesse
defunti,
si
riconosce
l'impronta
culturale
dell'Egitto
faraonico.
IL SALADINO
Il cuore della città del Cairo
conserva
ancor
oggi
le
testimonianze
del
regno
del
leggendario
condottiero
e
sultano
Saladino
(Salah
ai-Din,
1138-93),
celebrato
e
ricordato
nei
secoli,
sia
in
Oriente
sia
in
Occidente,
come
campione
della
fede
e
dell'ideale
cavalieresco.
Il
futuro
conquistatore
di
Gerusalemme,
sconfitti
sia
i
fatimidi
sia
i
crociati,
restituì
l'Egitto
ai
sultani
turchi
di
Siria
e
cambiò
la
fisionomia
del
Cairo,
unendo
l'antico
nucleo
di
al-Fustat
a
quello
fatimide
di
al-Qahira.
Saladino,
per
proteggere
il
nuovo
complesso
urbano
dalle
invasioni
e
dalle
eresie
(come
quella
sciita
affermatasi
durante
l'epoca
fatimide),
fece
erigere
una
cinta
muraria
in
pietra,
che
non
poté
completare
a
causa
della
sua
partenza
per
la
guerra
contro
i
crociati.
Questa
era
coronata
dalla
Cittadella,
costruita
nel
1179
su
uno
sperone
del
Muqattam,
la
poderosa
fortezza
sovrastante
l'abitato
che
sarà
fino
al
XIX
secolo
la
residenza
di
tutti
i
governatori
egiziani,
dai
sultani
mamelucchi
ai
pascià
ottomani.
La
Cittadella
custodisce
al
suo
interno
la
moschea
di
Mohammed
Ali,
detta
anche
"moschea
di
alabastro"
per
l'ampia
presenza
di
questo
materiale
nella
sua
decorazione,
e
il
palazzo
al-Gawhara.
IL MAUSOLEO DI QAITBEY
Nel sito che ospitò, a partire dal
1382,
le
"Tombe
dei
califfi",
cioè
dei
Circassi,
l'ultima
dinastia
dei
mamelucchi,
sorge
il
mausoleo
di
Qaitbey,
una
delle
più
significative
opere
dell'arte
araba
del
XV
secolo.
Ornato
all'esterno
con
decorazioni
dai
delicati
effetti
chiaroscurali,
comprende
una
moschea
a
pianta
cruciforme
e
custodisce
un
minbar
(il
pulpito
soprelevato
che,
nelle
moschee,
è
riservato
all'imam
per
pronunciarvi
la
preghiera
del
venerdì)
decorato
con
preziose
incrostazioni,
oltre
alle
tombe
del
sultano
e
della
sorella,
sovrastate
rispettivamente
da
una
cupola
e
da
un
baldacchino.
Le
loro
vetrate
colorate,
nella
parte
alta
delle
pareti,
lasciano
filtrare
una
luce
soffusa
che
valorizza
gli
elaborati
arabeschi,
i
mosaici
di
marmo
e
le
decorazioni
a
stucco.
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