Cairo islamico
Egitto

patrimonio dell'umanità dal 1979

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Capitale di un paese dalla storia millenaria, il Cairo conserva le vestigia dell'Egitto dei faraoni solo nella zona periferica in cui sorgeva l'antica Heliopolis, mentre il cuore della città appartiene per intero all'Islam, dove le moschee, i minareti, i palazzi e persino le fitte botteghe variopinte dei vicoli tortuosi, testimoniano la gloria dei leggendari sultani fatimidi e mamelucchi che vi regnarono.

Il nucleo urbano più antico sorse sulla riva destra del Nilo, presso l'isola di ar-Roda, a opera dei romani, che chiamarono la città Babilonia "sul fiume": ne faceva parte una fortezza, di cui si sono conservati alcuni frammenti. In età paleocristiana, in quel luogo si stabilì la comunità copta, alla quale si deve la costruzione delle chiese di Santa Barbara e di San Michele, oltre a quella di San Sergio (Abu Sergha) che, secondo la tradizione, sorge nel luogo dove la Sacra Famiglia trovò rifugio durante la fuga in Egitto.  

Nel VII secolo, dopo la morte di Maometto, fondatore dell'Islam, con grande rapidità gli eserciti arabi marciarono alla conquista dei paesi limitrofi. Nel 640 l'esercito del califfo Ornar, comandato da Amr Ibn al-As, raggiunse il Nilo e portò in Egitto la religione, la lingua e la cultura arabe. Amr occupò Babilonia e fondò di fronte a essa la propria capitale, al-Fustat (dall'arabo "tenda" o, secondo altri, dal latino "fossatum"), dotata di una cinta muraria. Vi fece sorgere la moschea di Amr Ibn al-As, la più antica dell'Egitto, che venne costruita sul modello della moschea del Profeta a Medina: raccolta intorno a un semplice cortile circondato da muri di mattoni, essa incarna perfettamente l'Islam primitivo, severo e quasi militaresco.

Durante la dominazione degli abbasidi, al-Fustat perse gradualmente importanza in favore del sobborgo settentrionale di al-Askar ("L'Armata"), il campo militare che via via si arricchì di edifici: il palazzo del governatore, case, botteghe e una moschea. Nell'870, il nuovo governatore Ahmed Ibn-Tulun rese l'Egitto indipendente dal califfato abbaside e fondò nella zona nord orientale una nuova splendida capitale, al-Qatai ("il feudo"). La città venne distrutta quando, all'inizio del X secolo, gli abbasidi ripresero il controllo del paese; fu tuttavia risparmiata la grande moschea di Ibn-Tulun che ancora oggi, con il suo ampio cortile (sahn) circondato dai portici destinati all'insegnamento (riwaq) ritmati dagli archi a sesto acuto elegantemente decorati, probabilmente opera di artisti iracheni, rappresenta uno dei più pregevoli monumenti del Cairo.  

La grande stagione di splendore della città iniziò alla fine del X secolo, quando l'Egitto fu conquistato dalla potente dinastia musulmana sciita dei fatimidi, che volle edificare una nuova capitale capace di rivaleggiare persino con la leggendaria Baghdad. Fu così che, nel 969, fu fondata, a nord di al-Qatai, la città di al-Qahira (nome arabo che significa "la vittoriosa", da cui deriva l'italiano "Il Cairo"). 

Nel cuore della nuova capitale, che richiamava artisti di talento da tutto il mondo islamico, sorgevano la residenza dell'imam, gli edifici amministrativi e, soprattutto, i due grandi palazzi fatimidi, con le loro quattromila stanze, gli splendidi giardini, le fontane e i chiostri rivestiti di mosaici, di cui purtroppo oggi non rimane nulla; sopravvivono invece, testimoni di questa stagione d'oro dell'arte islamica, la moschea e l'università di al-Azhar, tuttora imponente centro culturale islamico convertitosi all'ortodossia sunnita.

L'attuale quartiere di al-Azhar conserva altri monumenti di epoca fatimide, come le tre imponenti porte (Bab Zuwayla, Bab al-Futuh e Bab an-Nasr) e le grandi torri quadrate della cinta muraria della città, e soprattutto, cinque moschee. Tra queste, vi è quella di al-Hakim, l'ultimo esempio di moschea "militare", simbolo di un Islam in espansione e sicuro di sé, fatta costruire dallo stravagante e crudele califfo da cui prende nome. È un edificio compatto e severo, con un ampio cortile aperto che, con le adiacenti mura, compone un insieme architettonico medievale di straordinaria forza.

Anche la moschea di al-Azhar, cioè "la moschea più splendente", ha origine fatimita sebbene riunisca intorno al nucleo centrale costruzioni di epoche diverse che si estendono su una amplissima superficie (cinque minareti, sei porte e trecento colonne marmoree): sorse infatti tra il 970 e il 972, sotto il califfo Muizz, con funzioni di santuario, ma anche luogo d'incontro della comunità cittadina. A partire dal 988, per iniziativa del califfo al-Aziz, essa ospitò anche un'università che, inizialmente destinata alla promozione del culto sciita, fu presto aperta all'insegnamento della filosofia, della chimica e dell'astronomia diventando un importante centro di studi islamici, attivo fino ai giorni nostri. Il raffinatissimo aspetto attuale del complesso, con i portici ad archi persiani, le porte decorate, l'immensa sala di preghiera (iwan) scandita da nove navate di colonne, il mihrab principale (cioè la nicchia che all'interno delle moschee indica la direzione della Mecca per orientare le preghiere) riccamente decorato a mosaico, i minareti a gorliere e bulbi ornati da merletti in pietra, è il risultato di una serie di interventi di abbellimento succedutisi nel tempo.  

Dopo le brevi e sanguinose incursioni dei turchi Selgiuchidi e quelle ancora più cruente dei crociati, che incendiarono al-Fustat, nel 1172 l'Egitto cadde nelle mani del leggendario Saladino, fondatore della dinastia ayyubide. Ma il periodo di massimo splendore del Cairo coincide con l'avvento della dinastia dei mamelucchi, i funzionari-feudatari di origine probabilmente turca che nel 1257 subentrarono agli ayyubidi rimanendo al potere fino al 1517. 

I nuovi sultani, cacciando definitivamente i crociati dall'Oriente e respingendo gli invasori mongoli entro i confini della Persia, favorirono la prosperità economica del paese, la cui capitale si arricchì di grandi opere architettoniche, come acquedotti, ospedali, moschee, madrase (scuole di dottrina) e splendidi mausolei. 

La prima moschea mamelucca fu quella costruita nel 1266 dal sultano Baibars, sovrastata da un'immensa cupola che rappresentava il segno tangibile della potenza della dinastia regnante. Nel 1340, l'emiro al-Mardani fece erigere la moschea che porta il suo nome con colonne di ogni forma e dimensione, provenienti dai templi faraonici, greco-romani e copti; assai pregevoli sono la rara paratia di legno traforato che separa il suo riwaq orientale dal cortile, le griglie delle finestre di ceramica smaltata, il magnifico mihrab stellato di madreperla, pietra rossa e smalto blu.         

Ai decenni seguenti (1356-63) risale la moschea-madrasa che il sultano Hasan VII fece erigere requisendo i beni delle vittime di un'epidemia di peste che aveva decimato la popolazione del Cairo. L'imponente edificio, la cui pianta cruciforme si sviluppa intorno alla corte centrale, con l'elegante padiglione della fontana per le abluzioni rituali, fu realizzato utilizzando materiale proveniente in gran parte dalle piramidi. L'aspetto severo e massiccio della costruzione è bilanciato dal forte slancio verticale della cupola che sovrasta la tomba del sultano, e dell'unico minareto sopravvissuto dei quattro originali, che con i suoi 90 metri di altezza è il più alto del Cairo. Secondo la leggenda, quando fu terminata questa moschea, considerata uno dei massimi capolavori dell'architettura araba, il sultano Hasan fece tagliare le mani all'architetto che l'aveva progettata perché non potesse mai più realizzarne una simile. All'epoca mamelucca risale anche la moschea di Aq-Sunqur, eretta nel 1348 ma famosa per la decorazione interna con le ceramiche decorate bianche e azzurre che le hanno dato il nome di "moschea azzurra", realizzata con la ricostruzione del 1652, durante la dominazione ottomana.

MoscheaAlHakim.jpg (100422 byte)CairoIslamico.jpg (80970 byte)MoscheaMohammedAliBasha.jpg (139028 byte)Oltre agli edifici di culto, i sultani e i nobili dell'epoca d'oro del Cairo fecero costruire splendidi mausolei, concentrati nella "città dei morti", la grande necropoli situata a est dell'area urbana. Nei sontuosi edifici che vi sorsero, vere e proprie abitazioni per sultani, imam e principesse defunti, si riconosce l'impronta culturale dell'Egitto faraonico.

IL SALADINO

Il cuore della città del Cairo conserva ancor oggi le testimonianze del regno del leggendario condottiero e sultano Saladino (Salah ai-Din, 1138-93), celebrato e ricordato nei secoli, sia in Oriente sia in Occidente, come campione della fede e dell'ideale cavalieresco. Il futuro conquistatore di Gerusalemme, sconfitti sia i fatimidi sia i crociati, restituì l'Egitto ai sultani turchi di Siria e cambiò la fisionomia del Cairo, unendo l'antico nucleo di al-Fustat a quello fatimide di al-Qahira. Saladino, per proteggere il nuovo complesso urbano dalle invasioni e dalle eresie (come quella sciita affermatasi durante l'epoca fatimide), fece erigere una cinta muraria in pietra, che non poté completare a causa della sua partenza per la guerra contro i crociati. Questa era coronata dalla Cittadella, costruita nel 1179 su uno sperone del Muqattam, la poderosa fortezza sovrastante l'abitato che sarà fino al XIX secolo la residenza di tutti i governatori egiziani, dai sultani mamelucchi ai pascià ottomani. La Cittadella custodisce al suo interno la moschea di Mohammed Ali, detta anche "moschea di alabastro" per l'ampia presenza di questo materiale nella sua decorazione, e il palazzo al-Gawhara.  

IL MAUSOLEO DI QAITBEY 

Nel sito che ospitò, a partire dal 1382, le "Tombe dei califfi", cioè dei Circassi, l'ultima dinastia dei mamelucchi, sorge il mausoleo di Qaitbey, una delle più significative opere dell'arte araba del XV secolo. Ornato all'esterno con decorazioni dai delicati effetti chiaroscurali, comprende una moschea a pianta cruciforme e custodisce un minbar (il pulpito soprelevato che, nelle moschee, è riservato all'imam per pronunciarvi la preghiera del venerdì) decorato con preziose incrostazioni, oltre alle tombe del sultano e della sorella, sovrastate rispettivamente da una cupola e da un baldacchino. Le loro vetrate colorate, nella parte alta delle pareti, lasciano filtrare una luce soffusa che valorizza gli elaborati arabeschi, i mosaici di marmo e le decorazioni a stucco.