L'Omo
(un
tempo
chiamato
Omo
Bottego)
è
un
fiume
dell'Etiopia.
Nasce
nell'altopiano
etiopico
e
dopo
760
km
sfocia
nel
lago
Turkana
passando
in
questo
modo
dai
circa
2500
metri
di
altezza
delle
sorgenti
ai
500
mentri
di
altezza
del
lago.
Il
notevole
dislivello
rende
il
flusso
dell'Omo
impetuoso,
interrotto
solo
da
alcune
cascate
come
quelle
di
Kokobi.
L'Omo
è
pertanto
navigabile
solo
nel
suo
corso
finale
prima
di
sfociare
nel
lago
Turkana.
L'Omo
riceve
numerosi
affluenti
tra
cui
il
Gibe,
il
Wabi,
il
Mago
ed
attraversa
i
parchi
nazionali
di
Mago
e
Omo
ricchi
di
fauna.
L'intero
bacino
dell'Omo
ha
una
notevole
importanza
sia
archeologica
che
geologica:
qui
sono
stati
trovati
numerosi
fossili
di
ominidi,
risalenti
ad
epoche
del
Pliocene
e
del
Pleistocene.
Fra
questi
reperti
sono
stati
ritrovati
soprattutto
scheletri
appartenenti
al
genere
australopithecus
e
homo,
insieme
ad
utensili
di
quarzite
risalenti
a
circa
2,4
milioni
di
anni
fa.
L'Omo,
al
pari
del
Nilo,
ha
destato
alla
fine
dell'Ottocento
notevoli
perplessità
circa
il
suo
corso
e
le
sue
sorgenti.
Numerosi
esplorazioni
cercarono
invano
di
scoprire
il
mistero
dell'Omo.
Vi
riuscì
infine
Vittorio
Bottego
nel
corso
della
sua
seconda
spedizione
del
1895-97
in
cui
l'esploratore
italiano
trovò
la
morte.
Bottego
raggiunse
la
valle
dell'Omo
il
29
giugno
1896
e
ne
seguì
il
corso
fino
alla
foce
nel
lago
Turkana
(allora
chiamato
Rodolfo)
dopodichè
la
spedizione
risalì
il
fiume
ed
il
1°
gennaio
1897
entrò
nel
bacino
del
Nilo.
Il
parco,
poco
visitato
e
ancora
selvaggio,
sorge
sulla
sponda
occidentale
del
fiume
Omo
a
ridosso
del
confine
sudanese
nella
regione
di
Caffa.
Vi
si
trovano
una
grande
varietà
di
animali.
Di
non
facile
accesso,
è
possibile
visitarlo
organizzando
trekking
attraverso
il
territorio
della
tribù
dei
Surma,
una
popolazione
di
origine
nilotica
simili
ai
Mursi.
Come
i
Mursi
le
donne
portano
il
piatto
labiale
e
amano
tingersi
i
corpi
con
decorazioni
di
colore
bianco.

Gli
uomini
si
stanziarono
lungo
le
rive
del
fiume
Omo
sin
dalla
preistoria.
Ancora
oggi
questo
fiume,
fatto
conoscere
all’occidente
da
Bottego
nel
1896,
permette
di
vivere
a
numerose
etnie
di
agricoltori
e
allevatori.
Le
strade
per
raggiungerlo
sono
poco
più
di
piste,
percorse
raramente
da
commercianti
che
raggiungono
gli
abitanti
delle
etnie
per
proporre
scambi
e
commerci.
Le
etnie
della
valle
dell’Omo
sono
tra
le
più
primitive
dell’Africa
e
vivono
tuttora
una
vita
semplice,
con
bisogni
elementari,
contaminata
dalla
globalizzazione
soltanto
in
minima
parte.
Il
maggior
punto
di
contatto
con
il
mondo
moderno
sono
proprio
i
viaggiatori,
che
una
volta
arrivati
regalano
penne,
caramelle,
abiti
occidentali,
e
scattano
fotografie.
Questa
consuetudine,
in
un
mondo
tribale
strettamente
legato
ad
economie
povere,
e
a
stili
di
vita
dove
non
si
da
nulla
per
nulla,
ha
fatto
nascere
la
consapevolezza
del
valore
della
propria
immagine.
Come
le
modelle
occidentali
oggi
queste
persone
fanno
commercio
della
propria
immagine
chiedendo
denaro
in
cambio
della
fotografia.
In
alcuni
villaggi
si
stabilisce
in
anticipo
il
costo
della
fotografia,
e
si
contano
gli
scatti:
al
termine
si
paga
a
ciascuna
famiglia
il
dovuto.
Non
bisogna
scandalizzarsi
di
questo
atteggiamento,
bisogna
solo
pensare
che
il
nostro
denaro
servirà
a
migliorare,
anche
poco
il
tenore
di
vita
di
persone
per
cui
anche
la
bottiglia
di
plastica
vuota
dell’acqua
ha
un
enorme
valore.
Tra
le
etnie
più
interessanti
troviamo:
gli
Hamer,
che
si
spalmano
il
corpo
con
una
pasta
rossiccia
a
base
di
burro,
e
vivono
in
capanne
di
paglia:
gli
spazi
del
villaggio
sono
ben
suddivisi
tra
le
famiglie,
che
li
recintano;
i
Konso,
specializzati
nella
realizzazione
di
muri
a
secco,
terrazzano
intere
colline
e
realizzano
stele
funerarie
in
legno
riproducenti
fattezze
umane,
dette
“Waga”;
I
Mursi,
vivono
molto
isolati
nel
Mago
park
e
si
fanno
vedere
dai
viaggiatori
solo
quando
hanno
bisogno
di
denaro,
è
difficile
avere
il
permesso
di
visitare
i
loro
villaggi.
Sono
famosi
per
il
piattello
che
le
loro
donne
hanno
inserito
nel
labbro
inferiore,
e
si
dipingono
il
corpo
con
argilla
chiara.
I
Karo,
i
cui
uomini
si
abbelliscono
con
scarificazioni
del
corpo:
le
cicatrici
sono
considerate
un
prezioso
ornamento
e
simbolo
di
coraggio.
Molte
altre
sono
le
etnie
della
valle
dell’Omo
e
del
sud
dell'Etiopia,
ognuna
con
tradizioni,
usanze,
costumi,
abbigliamento
differente.

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