Richtersveld
si
trova
nella
provincia
sudafricana
di
Capo
Settentrionale,
un
territorio
desertico
caratterizzato
da
aspre
gole
ed
alte
montagne.
È
costituito
da
numerosi
ecosistemi,
dalle
pianure
sabbiose
alle
montagne
rocciose
di
origine
vulcanica,
fino
al
lussureggiante
fiume
Orange
che
costeggia
la
Namibia.
Situata
nella
regione
meridionale
di
Namaqualand,
quest'area
arida
rappresenta
un
territorio
in
cui
l'acqua
è
veramente
rara,
e
solo
le
forme
di
vita
più
resistenti
riescono
a
sopravvivere.
È
uno
dei
luoghi
più
frequentati
dai
turisti
che
visitano
questo
angolo
di
mondo,
e
il
paesaggio
viene
a
volte
descritto
come
"marziano".
Nonostante
ad
una
prima
occhiata
appaia
sterile
e
desolato,
una
migliore
analisi
evidenzia
la
ricca
biodiversità
dell'area.
Le
temperature
raggiungono
estremi
di
oltre
50
°C
in
estate,
mentre
la
pioggia
è
molto
rara.

La
parte
settentrionale
dell'area
venne
proclamata
Parco
nazionale
Richtersveld
nel
1991,
dopo
un
lungo
braccio
di
ferro
tra
il
Governo
sudafricano
e
la
comunità
locale
dei
Nama,
in
base
a
un
contratto
della
durata
di
30
anni.
Esso
prevede
che
la
comunità
nama
possa
continuare
a
far
pascolare
il
proprio
bestiame
nelle
terre
del
parco
ed
esercitare
altri
usi
tradizionali
quali
la
raccolta
di
legna
da
ardere.
L'accordo
prevede
anche
che
i
rappresentanti
dei
Nama
facciano
parte
del
comitato
di
gestione
del
parco.
Copre
un'area
di
1.624,45
chilometri
quadri.
La
vicenda
del
parco
è
stata
accompagnata
da
un
rinnovato
interesse
verso
la
cultura
tradizionale
che
ha
portato
gli
abitanti
del
Namaqualand
ad
affermare
la
propria
discendenza
dai
primi
residenti
dell'area:
i
Nama.
Questo
discorso
identitario
ha
qualcosa
di
sorprendente
da
parte
di
una
comunità
fortemente
meticciata
che
aveva
da
tempo
rinnegato
le
proprie
radici
etniche.
Nel
giugno
2007
il
"Paesaggio
culturale
e
botanico
di
Richtersveld",
subito
a
sud
del
parco
nazionale,
venne
dichiarata
patrimonio
dell'umanità
dell'UNESCO.
A
differenza
del
parco
nazionale,
il
Richtersveld
Community
Conservancy
che
forma
il
nucleo
del
patrimonio,
non
è
soggetto
all'estrazione
di
diamanti.
Il
parco
può
vantare
eccezionali
possibilità
per
chi
pratica
il
birdwatching,
così
come
per
chi
va
alla
ricerca
di
rhebok,
cefalofi,
raficeri
campestri,
saltarupi,
kudu,
zebre
di
montagna
del
Capo,
babbuini,
Chlorocebus,
caracal
e
leopardi.

Il
parco
ospita
650
specie
vegetali,
ed
ha
la
più
ricca
collezione
mondiale
di
piante
alquanto
strane,
molte
delle
quali
non
si
trovano
in
nessun'altra
zona
del
mondo.
Prima
fra
tutte
la
halfman
(Pachypodium
namaquanum).
Tradotto
letteralmente
significa
"pianta
mezzo-uomo"
e
prende
questo
nome
a
causa
della
forma
antropomorfa.
La
parte
superiore
è
composta
da
un
gruppo
di
foglie
spesse
ed
arricciate,
che
possono
far
pensare
ad
una
testa
umana.
Queste
piante
sono
adorate
dagli
indigeni
Nama
che
le
ritengono
personificazioni
degli
antenati,
mezzi
uomini
e
mezze
piante.
Un'altra
pianta
molto
caratteristica
è
il
quiver-tree
o
kokerboom
(Aloe
dichotoma).
Degne
di
nota
sono
pure
le
varie
specie
di
succulente,
come
i
“sassi
viventi”
o
stone-plants
(Lithops),
così
chiamati
perché
spuntano
tra
le
rocce
e
si
mimetizzano
con
esse
per
non
essere
brucate
dagli
erbivori.
Molte
di
queste
specie
rischiano
l’estinzione:
il
loro
numero
è
stato
ridotto
dalle
prolungate
siccità,
dall'eccessivo
pascolo
e
dalla
raccolta
indiscriminata
da
parte
di
collezionisti
e
commercianti
(si
tratta
infatti
di
piante
che
crescono
molto
lentamente).

 
 
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