DAL
2014
SITO PATRIMONIO IN PERICOLO - Degradazione
del Cerro Rico a causa di continue estrazioni minerarie che vanno a rendere la
montagna porosa e instabile. Alcune porzioni della sommità del Cerro sono
crollate.
Potosí
è una città della Bolivia,
capoluogo dell'omonimo dipartimento,
famosa per la miniera d'argento.
Si trova ad un'altitudine di
3.967 m. ed è considerata una delle più alte città del mondo.
La
città è stata inserita nel 1987
nell'elenco dei Patrimoni dell'umanità
dell'UNESCO, come riconoscimento
della straordinaria quantità di monumenti industriali
(come gli acquedotti e i laghi
artificiali che fornivano acqua alle miniere d'argento) e architettonici
presenti (come la Casa de la Moneda, la chiesa di San Lorenzo e in
generale il centro storico della città, in stile coloniale).
Sorge
presso il Cerro Rico (montagna ricca) che la sovrasta. Le miniere
d'argento del Cerro Rico sono una delle poche risorse della popolazione, ma sono
molte le vittime di tale lavoro. Il Cerro Rico vede anche la presenza di
numerosi bambini lavoratori, chiamati niños mineros.
La città fu fondata nel
1545, in
seguito alla scoperta di minerali d'argento sulla montagna che la sovrasta, il
Cerro Rico. Le vene si rivelarono talmente ricche che le sue miniere divennero
in breve le più produttive del mondo. L'attuale Potosì è una testimonianza di
quella che è stata una grande città coloniale.

Venne dichiarata città imperiale dal
re di Spagna Carlo V nell’anno 1553 e grazie al suo argento cominciò a
svilupparsi velocemente e nel 1650 divenne la città più grande d'America con i
suoi 160.000 abitanti. Secondo molti cronisti storici, quando l’Inca Huayna
Capac inviò gente a lavorare nelle miniere nella montagna di Sumai Orcko, si
dice che sentirono in modo chiaro e forte la parola “non togliete l’argento
da questa montagna” quelli che sentirono riferirono all’Inca
dell’accaduto, usando il termine di Pptojsi che in lingua Quechua significa
“esplodere” il tutto successe 83 anni prima dell’arrivo degli Spagnoli, si
presume dunque che da qui nasce il nome di Potosì.
Altra possibile derivazione del nome, deriva dalla parola
Quechua “ Pptoj” che significa zona di tante sorgenti, situate proprio nella città.

Potosí è l'unica città americana
citata nel famosissimo romanzo picaresco di Miguel de Cervantes, Don Chisciotte
della Mancia, con chiaro riferimento alle sue ricchezze. È infatti da questa
città che proveniva la maggior parte dell'argento spagnolo. Il lavoro degli
indios, sfruttato brutalmente da Francisco de Toledo, provocò la morte di
migliaia di persone, non solo per le condizioni estreme ma anche per
l'avvelenamento da mercurio, provocato dal contatto col metallo delle mani e dei
piedi nudi, oltre che dall'inalazione dei suoi vapori tossici.
Agli inizi del XIX secolo le miniere si
esaurirono, ragion per cui il prodotto principale della città divenne lo
stagno. Questo portò ad un lento declino economico, anche se le montagne
vengono tuttora perforate alla ricerca d'argento. A causa delle precarie
condizioni lavorative e della carenza di elementari misure protettive, i
minatori hanno una bassissima aspettativa di vita, mediamente solo 40 anni; i
decessi sono causati principalmente da silicosi e dalle morti dovute a crolli
delle miniere (si stima che nei secoli di sfruttamento del lavoro indio siano
morti almeno 8 milioni di uomini a causa dei crolli).
Durante la guerra d'indipendenza
boliviana (1809 - 1825) Potosí passò di volta in volta nelle mani
dell'esercito reale spagnolo e dei partigiani. Grossolani errori e abusi da
parte dell'esercito ausiliario da Buenos Aires comandato da Juan José Castelli
portarono ad una crescente voglia di indipendenza e provocarono non poco
risentimento. Le cose degenerarono a tal punto che la città non poteva ormai più
essere difesa, nonostante gli sforzi di un secondo esercito argentino comandato
da Manuel Belgrano.

Nel 1850 si ricomincia il lavoro
nelle miniere per l’estrazione di stagno, che portò la cittadina ad una
costante rinascita. Potosì diventerà capitale economica della Bolivia insieme
a Sucre ”capitale politica”. Si scoprono in questo periodo grandi miniere di
stagno nella zona di Llallagua e in altre zone; ma i problemi non finiscono, nel
1870 scoppia la guerra del Pacifico, lasciando
la Bolivia
senza porti e nello stesso tempo Potosì perde una gran parte dei suoi
territori.
Nel 1932 scoppia la guerra del Chaco,
la quale unisce il paese politicamente, dando come risultato nel 1952 la
rivoluzione per il riconoscimento delle miniere e della riforma agraria.
Il distretto di Potosi certamente merita di essere visitato
per le sue incantevoli bellezze naturalistiche infatti laghi e cascate si
alternano a paesaggi mozzafiato di deserti e valli lussureggianti, la regione in
passato era nota anche per gli immensi giacimenti d’argento che la fecero
diventare un importante centro economico durante il secolo scorso.
Arrivati nella città di Potosi vale la pena visitare il “Cerro Rico” la
prima miniera d’argento dell’area che conserva il fascino del periodo
coloniale infatti qui cominciarono gli scavi nel lontano 1545, posto a
4200 metri
d’altitudine il Cerro regala un incantevole panorama sia sulla città di
Potosi che sulla maestosa cordigliera Kari Kari e sull’omonima laguna.
Tornando verso il centro di Potosi è
da ammirare la “Casa real de
la Moneda
” sicuramente l’esempio più alto dell’architettura coloniale della
Bolivia, costruita nel 1773 da Salvador de Villa oggi ospita un’interessante
pinacoteca e mobile dell’età coloniale.
Nei pressi della città di Potosi si
trova Cantumarca un antichissimo insediamento pre-incaico e la la
“Laguna Tarapaya” conosciuta dal tempo degli Inca per le sue sorgenti di
acqua calda termale.
