Oltre
al
loro
interesse
artistico,
queste
missioni
sono
rappresentative
delle
iniziative
sociali
ed
economiche
che
hanno
accompagnato
la
cristianizzazione
del
Río
de
la
Plata
da
parte
dei
gesuiti
nei
secoli
XVII
e
XVIII.
La
Compagnia
di
Gesù
arrivò
con
il
permesso
di
Filippo
II
nella
regione
nota
come
Guayra
nel
1588,
con
l'obiettivo
di
proteggere
gli
indios
contro
gli
abusi
del
sistema
coloniale,
che
li
aveva
ridotti
ad
una
condizione
di
schiavitù
virtuale,
e
di
educarli
a
un
sistema
di
vita
cristiana.
Dopo
la
concessione
della
zona
di
frontiera
del
Paraguay
ai
gesuiti
nel
1609
dalla
corona
spagnola,
i
gesuiti
crearono
delle
reducciones
(insediamenti),
ciascuno
con
la
propria
missione,
30
in
tutto,
di
cui
8
nell'odierno
Paraguay,
15
in
Argentina
e
7
in
Brasile.
Tre
di
queste
missioni
soni
oggi
siti
archeologici,
costituiti
da
edifici
in
rovina
e
diverse
stratificazioni
di
occupazione.
La
Santísima
Trinidad
de
Paraná,
spesso
chiamata
dagli
abitanti
locali
"rovine
di
Trinidad",
fu
una
delle
ultime
missioni
ad
essere
erette
lungo
il
fiume
Paraná
a
cavallo
tra
il
Paraguay
meridionale
e
l'Argentina
settentrionale.
È
anche
la
più
accessibile
nonché
la
più
visitata.
Situata
vicino
alla
moderna
città
di
Encarnación,
Trinidad
venne
costruita
nel
1706
ad
opera
del
noto
architetto
gesuita
Juan
Bautista
Primoli,
in
pietra
con
bella
cupola
ed
elaborate
decorazioni.
La
missione
ha
ben
conservato
l'originale
struttura
urbana:
una
Plaza
Mayor,
la
chiesa
principale
(cripta),
la
chiesa
piccola,
università
e
chiostro,
cimiteri,
orti,
campanile,
le
case
per
i
nativi
e
i
laboratori.

Il
declino
dell'influenza
gesuita
portò
all'abbandono
di
Trinidad
e
delle
altre
missioni,
che
vennero
lasciate
in
stato
di
abbandono.
A
causa
delle
modernità
delle
strutture,
la
missione
non
ha
sofferto
troppo
dell'erosione
degli
agenti
atmosferici,
e
la
società
moderna
ha
provveduto
a
mantenere
in
ottimo
stato
di
conservazione
il
complesso.
Questa
missione
fa
parte
dei
due
patrimoni
dell'umanità
del
Paraguay.
Jesús
de
Tavarangue
venne
fondata
nel
1685.
Le
rovine
della
chiesa,
di
cui
oggi
resta
solo
una
stanza
del
collegio,
conservano
molto
dell'antico
aspetto
imponente.
Lo
stile
architettonico
di
questa
missione
era
completamente
differente
da
quello
delle
altre.
In
stile
moresco,
l'unico
usato
nella
missione,
sono
le
tre
porte
di
accesso
alla
chiesa.
Il
tetto
di
quest'ultima
non
sarebbe
stato
di
legno
o
roccia,
come
succedeva
nelle
altre
missioni,
bensì
in
uno
stile
misto
come
quello
delle
mura
e
dei
pilastri
centrali.
Il
tetto
non
fu
mai
costruito
a
causa
dell'espulsione
dei
gesuiti,
e
quindi
la
chiesa
rimase
indifesa
contro
i
saccheggi,
nonostante
non
contenesse
oro
o
opere
di
valore
sull'altare.
La
chiesa
di
Santos
Cosme
y
Damián,
fondata
nel
1632
sul
territorio
brasiliano,
si
trasferì
nella
sede
attuale
nel
1740,
e
non
fu
mai
terminata;
il
sito
è
importante
perché,
oltre
al
suo
significato
storico,
ha
mantenuto
il
suo
ruolo
come
centro
di
culto
per
il
villaggio
e
il
quartiere;
inoltre,
essendo
ancora
in
uso,
ha
alcune
caratteristiche
più
recenti,
ma
gli
interventi
di
restauro
hanno
rispettato
la
struttura
e
gli
antichi
materiali.

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