Pueblo di Taos
Stati Uniti

patrimonio dell'umanità dal 1992
  

Lo Stato federato del New Mexico si trova nel sud-ovest del vasto territorio che forma gli Stati Uniti d'America. La regione è costituita da alcune catene del complesso geologico delle Montagne Rocciose separate da vallate solcate da fiumi e torrenti. Il fiume più importante è il Rio Grande, e lungo uno dei suoi tributari sorse il villaggio di Taos. 

Il centro urbano data all'incirca al 1130-1180; a questa data risalgono le più antiche costruzioni Hlauuma (Casa del Nord) e Hlaukwima (Casa del Sud) a carattere sacro, quando una calamità originata da cause ancora sconosciute - probabilmente di tipo climatico, dato che l'attività agricola era praticata su terre ora del tutto improduttive - obbligò le popolazioni di origine preistorica, come gli indiani Anasazi, ad abbandonare le zone fertili di Mesa Verde e di Chaco. 

La storia del popolamento della regione, ricostruita attraverso le indagini archeologiche, vede la scomparsa di grandi comunità indiane con il conseguente proliferare di piccoli villaggi nelle valli del Rio Grande e dei suoi affluenti. Si tratta di modesti agglomerati rurali, organizzati secondo strutture sociali e religiose comuni, possessori di pratiche agricole estremamente perfezionate come il sistema di irrigazione per la coltivazione del mais.

L'occupazione del territorio secondo questo tipo di insediamento era talmente particolare che la prima spedizione spagnola - guidata tra il 1540 e il 1542 da Francisco Vàzquez de Coronado, in quel periodo governatore della Nuova Galizia, l'attuale Stato di Jalisco in Messico - chiamò gli abitanti della regione semplicemente pueblos, il cui significato in spagnolo equivale a "villaggi". In realtà, il nome raggruppa differenti tribù, ognuna con una propria lingua (Tewa, Tiwa, Towa, Keresan, Zunian), insediate in regioni distinte intorno al Rio Grande: gli Hopi, i Keres, i Tano e gli Zuiii.  

Questi indiani si distinguevano nella tessitura su telai, nella produzione di vasi molto apprezzati e nella lavorazione della creta. Inoltre, in una terra molto arida, erano divenuti eccellenti agricoltori scavando enormi cisterne in cui poter raccogliere l'acqua piovana e irrigare con essa grandi estensioni di terreno, ritenute un bene comune del villaggio. Gli sciamani (uomini medicina) rivestivano grande importanza specialmente durante le cerimonie per propiziare la pioggia.

Erano anche buoni cacciatori di cervi, antilopi, orsi e puma; solo occasionalmente si spingevano nelle pianure per cacciare il bisonte, talvolta usavano trappole per catturare uccelli e piccoli mammiferi. In definitiva erano popolazioni pacifiche e laboriose, spesso prese di mira dei predoni Navajo e Apache. In caso di attacco essi si rifugiavano nei loro pueblo: tolte le scalette cercavano di bersagliare dall'alto i loro nemici ma spesso, data la loro indole poco feroce, gli assalitori riuscivano a saccheggiare parte del raccolto, uccidere diversi uomini e rapire donne e bambini da usare poi come schiavi.

L'organizzazione sociale della comunità era di tipo matriarcale e matrilineare, poiché la donna era proprietaria delle terre e della casa. I ruoli decisionali all'interno del clan spettavano invece ai sacerdoti. La religione venerava come essere supremo il Sole, accompagnato dalle principali divinità della Terra e della Luna. Nelle kiva, centri cerimoniali a base circolare, si svolgevano sia riunioni per decidere dell'attività della tribù, sia cerimonie prettamente religiose. Quasi tutte le kiva - ve ne sono sei nel pueblo di Taos - presentano determinati elementi: una pietra eretta tra la fossa per il fuoco e lo sfiatatoio esterno, usato come camino, e un buco nel terreno per far partecipare gli dei della Terra al rito.  

Il forte spirito di comunità, sintetizzato nella frase "siamo in un nido", ha cementato il popolo Taos. Uomini e donne offrivano i propri servizi alla comunità quando necessario. Bisognava essere cooperativi ed impedire che i propri desideri diventassero negativi per il gruppo. Una delle più forti istituzioni Taos era la famiglia. Le due famiglie d'origine (paterna e materna) erano ugualmente riconosciute. Ogni famiglia abitava un diverso edificio per cui, quando una coppia si sposava, i due nuovi coniugi si trasferivano in una nuova abitazione. Gli anziani insegnavano ai giovani i valori e le tradizioni che da sempre proteggevano l'integrità della cultura Taos.

Gli edifici della parte settentrionale sono tra i più colorati e fotografati dell'emisfero occidentale. È la più grande struttura Pueblo ancora in piedi, e tuttora abitata. È costruita con mattoni di paglia e fieno che superano il metro di spessore. L'obbiettivo principale era la difesa. Fino al 1900 l'accesso alle stanze dei piani bassi era basato sull'uso di una scala che portava sul tetto, da cui si poteva scendere utilizzando una scala interna. In caso d'attacco la scala esterna poteva facilmente essere sollevata.

Le case erano composte normalmente da due stanze, la prima fungeva da salotto e stanza da letto, la seconda da cucina, sala da pranzo e magazzino. Non esistono collegamenti tra le varie abitazioni. Gli indiani Taos raramente usavano mobili in passato, ma al giorno d'oggi è comune l'uso di tavoli, sedie e letti. Nel Pueblo l'elettricità, l'acqua corrente e le tubature interne sono vietate.

Il villaggio è interamente edificato in mattoni d'argilla prodotti con terra, acqua e paglia, pressati in stampi e seccati al sole. Si compongono di varie stanze, tutte collegate fra loro, e raggiungono anche i cinque o sei piani. I tetti piatti sono costituiti da travi di legno, vigas, coperte da tegole anch'esse di legno. All'esterno, come intonaco, era utilizzato il fango dal tipico color rosso-marrone, mentre l'interno veniva ricoperto da una tinteggiatura bianca, prodotta con terre naturali. Le costruzioni sono poste una accanto all'altra su differenti livelli; in passato non esistevano strade che dividevano le case: l'ingresso si trovava direttamente sul tetto.   Ogni villaggio era fortificato da parapetti di difesa e raggiungibile solo per mezzo di scale che in caso di pericolo venivano ritirate. 

Le mura cittadine racchiudevano l'intero villaggio ad eccezione dell'ingresso come simbolo dei confini comunali. Ora il muro è piuttosto corto, ma in passato serviva principalmente per difendersi dalle tribù confinanti. Il fiume scorre attraverso il Pueblo fornendo anche una fonte per bere e cucinare. In inverno il fiume non si congela mai del tutto, nonostante venga ricoperto da una sottile lastra di ghiaccio. A causa del suo scorrere veloce, il ghiaccio può essere rotto per raggiungere l'acqua fresca sottostante.

La conquista da parte degli spagnoli non fu accettata dagli indiani. L'introduzione di nuove razze di bestiame e di nuovi cereali, a totale uso e consumo dei colonizzatori, modificò solo in minima parte le loro tradizioni. Dal 1613 gli abitanti di Taos si rifiutarono di pagare i tributi in contanti, le encomiendas, imposti dalla Corona spagnola a favore dei suoi sudditi. A ogni villaggio fu dato il nome di un santo, tuttavia la cristianizzazione fu mal tollerata e ancora oggi la maggior parte delle feste si ispirano alla religione nativa. Nel 1634 il missionario Alonso de Benavides si lamentava con il papa del comportamento degli indiani, insensibili ai suoi tentativi di evangelizzazione. Nel 1680 fu incendiato il primo tempio cristiano, costruito nel 1619 e dedicato a san Geronimo. La lotta continuò anche negli anni successivi, malgrado il cambiamento dell'amministrazione "nemica". Infatti nel 1821 la Nuova Spagna divenne indipendente con il nome di Messico, dopo sanguinose rivolte capeggiate prima dagli indios e poi dall'aristocrazia creola. La debolezza dell'amministrazione messicana causò la secessione del Texas, e la guerra che ne derivò tra il 1846 e il 1848 portò all'annessione del New Mexico agli Stati federati americani (trattato di Hidalgo Guadalupe).  

Gli abitanti di Taos hanno ottenuto nel 1970 la restituzione delle terre da parte del presidente Richard Nixon; in particolare hanno potuto di nuovo accedere al territorio sacro del lago Azzurro. Le terre erano state confiscate da Theodore Roosevelt e, nei primi anni del XX secolo, vennero trasformate nella Foresta nazionale di Carson. Il Lago Blu, che gli antichi Pueblo consideravano sacro, era incluso in questa restituzione. Il sito web dei pueblo elenca la restituzione del lago sacro tra gli eventi più importanti della propria storia, a causa delle credenze religiose secondo le quali i Taos sarebbero nati dal lago stesso.

Dal 1992 il pueblo di Taos è entrato a far parte del Patrimonio dell'umanità dell'Unesco.  

GLI INDIANI D'AMERICA

All'arrivo degli europei gli amerindi furono denominati in due modi: "indiani", per il noto equivoco di Cristoforo Colombo che credeva di aver raggiunto le Indie orientali, e "pellerossa", per la loro usanza di dipingersi il volto durante le cerimonie religiose. Nell'America settentrionale le tribù indiane si svilupparono in vasti ambienti naturali, molto vari per clima e risorse; ne risultò una molteplicità di modi di vita e di elementi culturali che diedero vita a oltre duecento lingue diverse. 

I popoli cacciatori delle pianure e delle praterie comprese tra il Mississippi e le Montagne Rocciose come i Comanche, gli Arapaho, i Cheyenne, i Piedi Neri e i Sioux erano in prevalenza nomadi. Questi gruppi mantennero per lungo tempo, anche dopo l'arrivo degli europei sul continente, le loro tradizioni e il loro stile di vita. I primi contatti con i coloni furono persino vantaggiosi per loro: gli spagnoli avevano portato con sé e diffuso il cavallo, che non esisteva in America. Il nuovo animale fu allevato da alcune tribù e divenne un mezzo per migliorare i metodi di caccia e facilitare gli spostamenti. 

Nelle regioni orientali, dai Grandi Laghi alla costa atlantica, vivevano gli Uroni e gli Algonchini dediti alla caccia e a una limitata produzione agricola. Più decisamente agricoltori erano i Creek, i Cherokee e i Seminoie, stanziati tra gli Appalachi e la penisola della Florida. Nel sud-ovest, dall'Arizona al New Mexico, erano insediati Apache, Hopi, Navajo e Yuma.  Risentendo dell'influsso culturale e dei contatti con le civiltà degli altopiani messicani, il loro modo di vita, basato sull'agricoltura (mais e legumi), era legato a insediamenti in villaggi stabili costituiti da edifici di argilla e fango, i pueblos. 

Nonostante le differenze, alcuni elementi culturali erano comuni a vari gruppi. La guida delle tribù era affidata a consigli di capifamiglia o capi-clan, affiancati dallo stregone che, come autorità religiosa, custodiva le tradizioni orali e il culto del "Grande Spirito". Lo sfruttamento delle risorse naturali era mirato a ottenere il minimo indispensabile per vivere. I bisonti venivano cacciati badando a non ridurne troppo il numero. Nelle comunità agricole non esisteva la proprietà privata della terra, che era considerata un bene collettivo e il fondamento stesso della vita.  

I numerosi tentativi di convivenza pacificamente con gli europei furono vanificati da accordi non rispettati e dall'espansione della colonizzazione che, specie nelle pianure centrali, privava gli indiani delle loro terre; le tribù più numerose tentarono quindi di organizzarsi con una difesa armata.  

Uno degli ultimi episodi di lotta fu la battaglia di Little Big Horn (1876), nel Montana, in cui morirono il colonnello Custer e centinaia di soldati accerchiati da Sioux e Cheyenne. Il problema indiano fu affrontato nel 1871 con una legge federale che non riconosceva le tribù indiane come "nazioni indipendenti", e concedeva loro di vivere in apposite riserve situate, in prevalenza, in regioni interne e isolate dell'ovest. 

In questi territori vive oggi la metà dei discendenti degli indiani, circa un milione e mezzo di persone. Alcune comunità delle riserve, come le tribù Hopi e Navajo dell'Arizona e del New Mexico, hanno mantenuto un minimo di tradizioni e di vita associativa. Qualche gruppo ha potuto sfruttare le risorse naturali reperite nel proprio territorio, come il legname e i prodotti minerari, e farne oggetto di commercio. Nel complesso, tuttavia, gli indiani godono di un livello di reddito inferiore a quello medio, sono in gran parte disoccupati, hanno una vita media di quarant'anni contro i settantaquattro dei bianchi e la loro condizione rimane sostanzialmente quella di emarginati. In alcune riserve la mortalità infantile sfiora il cento per mille, contro il cinque per mille della popolazione bianca.