Situata
nel Mar Rosso, la città era originariamente un villaggio di pescatori
fondato 2500 anni fa. Le prime fonti scritte la citano a partire dal 647
d.C., quando il califfo musulmano Uthmān b. Affān la trasformò in un
porto per i pellegrini maomettani che vi transitavano durante il viaggio
che li portava al pellegrinaggio (hajj) a Mecca. Oggi essa è
crocevia per milioni di pellegrini che arrivano in aereo o, più
tradizionalmente, via mare.
Una
antica tradizione locale narra che il nome Jeddah derivi dall’arabo
“Jadd’a” che significa nonna, in riferimento a colei che mise al
mondo Eva. Si narra che quando Adamo ed Eva vennero espulsi dal
paradiso, lei venne a vivere proprio qui mentre Adamo si rifugiò nella
vicina Mecca ricevendo visite quotidiane da parte di Eva che dopo la sua
morte venne sepolta proprio a Jeddah. La sua tomba poteva essere
osservata a Bab Madinah, una delle tre porte d’accesso alla città,
fino al 1947, anno in cui venne abbattuta per la rapida espansione della
città.
Gli
storici ovviamente non danno credito a quella che è definita una bella
leggenda, sostenendo tuttavia che le origini della città abbiano
antiche radici che risalgono a 2.500 anni fa quando Jeddah era solo un
piccolo villaggio di pescatori, sede della tribù dei Quda’a i quali
riuscirono a sopravvivere grazie all’abbondanza di pesce presente
nelle acque del Mar Rosso sul quale si affaccia. Il piccolo villaggio
era situato in una zona strategica tra il Mediterraneo e i paesi
dell’Est, crocevia obbligato per i commerci tra i due continenti;
questa felice collocazione ha fatto sì che fin dai tempi più antichi
gli abitanti dell’attuale Jeddah abbiano incentivato gli scambi
commerciali, risorsa di primaria importanza da sempre.
A metà
del 1400, il califfo Othman bin Affan dichiarò il porto marittimo di
Jeddah, unico porto ufficiale per l’accesso dei pellegrini provenienti
via mare da tutto il mondo e diretti alle città sante. Questa grossa
onorificenza contrassegnò una svolta radicale nel futuro della città
che da quel momento subì una espansione senza precedenti grazie
all’afflusso dei pellegrini, molti dei quali col tempo presero la
residenza in città importando nuove attività commerciali fino ad
allora sconosciute.
Nel
1506, per proteggersi dall’invasione dei Portoghesi che tentavano di
occupare le coste del Mar Rosso, l’allora governatore Hussein
Al-Kaurdi fece elevare le mura a difesa della città. Furono sei le
porte che vennero costruite per poter accedere all’interno: la porta
orientata a sud chiamata Bab Sherif, la porta ad est Bab Makkah e Bab
Madinah posta a nord e poi Bab Saraf, Bab al Bunt e Bab Magharibah.
Nel
1825, sotto il controllo degli ottomani, Jeddah cominciò ad
intraprendere i primi contatti diplomatici con alcuni paesi occidentali
tra i quali Gran Bretagna e Francia; per questo motivo venne denominata
Bilad al Kanasil (la città dei consolati).
Con l’apertura del canale di Suez nel 1869 la città rafforzò
ulteriormente i suoi commerci marittimi con i porti dell’India, Egitto
ed Africa.
La
storia moderna di Jeddah ha inizio nel 1925 anno in cui Abdul Aziz ibn
Saud diventò re dell'Arabia Saudita.

Jeddah
è soprannominata “la Parigi dell'Arabia”, anche se questo titolo
sembra un po’ esagerato, non si può negare che si tratti una
metropoli moderna oltre ad essere la più interessante e ospitale delle
grandi città dell'Arabia Saudita; situata nella regione dell’Hejaz o
Provincia Occidentale.
Jeddah
è una città che negli ultimi anni ha subito un cambiamento radicale:
da piccolo paese arabo si è trasformata in una efficientissima
metropoli dove si possono ammirare splendidi palazzi situati lungo la
cintura costiera denominata Corniche: nel quartiere di Al-Balad, sulla
Al Malek Road (the King's Highway) o lungo la Sultan Street mentre il
cuore della vecchia città si trova alle sue spalle. La città è
caratterizzata da numerose sculture presenti ad ogni incrocio dove si
possono ammirare le più incredibili varietà di opere create anche da
artisti famosi come Henry Moore o Joan Mirò. Fu l’ex governatore di
Jeddah, Mohammed Said Farsi (1973-1986) ad incoraggiare alcuni
businessmen locali privati a donare queste opere alla città.
A
Jeddah sono presenti alcuni interessanti musei tra i quali il Museo
della Municipalità allestito in una vecchia casa tradizionale costruita
con la classica architettura del Mar Rosso utilizzando la pietra
corallina. La casa è l’unico edificio della British Legation di
Jeddah, sopravissuto alla prima guerra mondiale nel quale T.E. Lawrence
(Lawrence d’Arabia), vi soggiornò nel 1917 durante la sua visita. Il
museo offre un'interessante collezione di fotografie aeree sullo
sviluppo della città dal 1948 ad oggi, il resto è un insieme di mostre
e stanze restaurate nello stile tradizionale con ricchi ornamenti, molti
pezzi d’arredamento egiziani e siriani con lavorazione ad intarsio e a
mosaico e presumibilmente riflette lo stile di vita dei cittadini più
benestanti della città fino alla passata generazione. Il Museo di Abdel
Raouf Hasan Khalil espone circa 10.000 oggetti in quattro edifici finto
arabo. Il museo è un guazzabuglio di oggetti di dubbio gusto, ma tra le
cianfrusaglie ci si trovano alcune vere gemme. Il museo regionale di
archeologia ed etnografia, ha le stesse collezioni del Museo di Riyadh.
Jeddah
subì uno sviluppo contenuto fino al sedicesimo secolo, periodo in cui
cominciarono a incentivarsi i commerci; fino ad allora aveva 350.000
abitanti; dal 1947 anno della definitiva consacrazione del suo porto si
verificò uno accrescimento incontrollato della popolazione che aumentò
del 900% nel corso di due decadi, raggiungendo 1.600.000 abitanti negli
anni ’80. L’aumento smisurato della popolazione non venne
accompagnato dallo sviluppo urbano che non fu pianificato adeguatamente;
purtroppo in questi anni vennero demolite buona parte delle vecchie
costruzioni per fare posto ad abitazioni moderne costruite utilizzando
vetro, acciaio e calcestruzzo e in pochi anni la città perse buona
parte della sua identità storica. Con oltre 2.500.000 di abitanti,
Jeddah è oggi storicamente il più importante centro commerciale
dell’Arabia Saudita e soprattutto il solo porto dove attraccano le
navi cariche di pellegrini che raggiungeranno le città sante di Mecca e
Medina.

Addentrandosi
nel cuore della Vecchia Jeddah, ci si troverà di fronte a strette vie
dove i tetti sembrano sfiorarsi. Splendide case costruite sotto la
dominazione ottomana, alte tre o quattro piani e in alcuni casi anche
cinque, sono uno dei pochi esempi ancora esistenti di costruzioni
realizzate con l’architettura del Mar Rosso utilizzando la pietra
corallina. Il corallo cerebellare che cresce lungo tutta la costa
costituisce, infatti, un ottimo materiale calcareo, poroso per natura e
quindi coibentante, facilmente riducibile in blocchi come una arenaria
compatta.
La
tecnica costruttiva, immutata nei secoli, è la più idonea alle
condizioni atmosferiche del luogo in quanto si tratta di pietra
isolante. I blocchi di corallo venivano ben amalgamati con l’argilla
in modo da formare un materiale compatto e poi grazie a solidi fascioni
di legno posti orizzontalmente, il peso veniva distribuito in modo più
uniforme per mantenere ancora più solida e sicura tutta la struttura.
Prima di individuare una corretta tecnologia che garantisse sicurezza di
stabilità, diverse costruzioni sprofondarono per via del loro peso e
dell’altezza. Una volta individuata la tecnica corretta, il problema
non sussisteva più in quanto le abitazioni erano dotate di pareti
spesse e forti.
L’altezza
permetteva di fare filtrare all’interno della casa la lieve brezza
marina, e poi nelle umide e caldi notti estive si sfruttavano in
terrazzi posti in cima alla casa per dormire all’aperto. I balconi
sono la caratteristica principale di questi edifici; costruiti e
disegnati per abbellire la casa, avevano una doppia funzione: quella di
ostruire l’accesso dei raggi del sole all’interno della casa e
quello di fare convogliare la leggera brezza creando delle correnti
d’aria all’interno per poi fornire una buona ventilazione.

Le
facciate dei terrazzi chiamate “mushrabiyah” sono vere e proprie
opere d’arte eseguite con splendidi intagli del legno di tek che
avevano lo scopo oltre che di abbellimento, anche quello di permettere
alle donne della casa di curiosare la vita della strada rimanendo ben
nascoste dalla vista pubblica. Nelle abitazioni più grandi, i balconi
venivano utilizzati anche come estensione delle stanze della casa
creando una zona nella quale il padrone di casa poteva ricevere i propri
ospiti al fresco; generalmente questa parte di casa era adornata con
grossi cuscini addossati alle pareti e splendidi tappeti adagiati per
terra.
Questa
zona viene chiamata “roshan” ed era il luogo nel quale i ricchi
mercanti ricevevano la visita degli stranieri per trattare i loro ricchi
affari. Le abitazioni vennero costruite da artigiani provenienti da
tutto il mondo che raggiunsero Jeddah come pellegrini e per svariate
ragioni non tornarono al loro paese d’origine ma si trattennero in
città per sviluppare tecniche di artigianato e di costruzione,
importate dai loro paesi d’origine e soprattutto stipendiati dai
facoltosi mercanti che cominciavano a sviluppare l’attività del
commercio con tutto il mondo. Bayt Nassif (la casa di Nassif) è uno
degli esempi più interessanti di conservazione di queste abitazioni, da
poco ristrutturata la casa che disponeva di 106 stanze viene ora
considerata il simbolo della vecchia Jeddah.
Oggi
Bayt Nassif è un centro culturale dove vengono effettuate esibizioni e
conferenze come quelle tenute da Mr. Sami Nawar, la persona che più di
chiunque altro si è preso a cuore l’opera di restauro della vecchia
città. Uno degli aspetti straordinari di queste abitazioni era il fatto
che i cammelli potessero raggiungere i diversi piani delle case fino ad
arrivare anche al quarto dove generalmente erano poste le cucine,
attraverso ripide rampe che disponevano di speciali corridoi per gli
animali. I cammelli venivano utilizzati come mezzi di trasporto delle
merci acquistate e successivamente trasportate fino alle parti alte
della casa. Chiamata anche “la casa dell’albero”, Bayt Nassif era
una delle case più importanti di Jeddah ed era l’unica abitazione a
possedere un enorme albero (Azadirachta indica) di fronte alla casa,
questo era indice della ricchezza e dell’importanza della famiglia, un
privilegio per quei tempi in cui l’acqua era un bene prezioso che non
poteva essere certo consumata per nutrire un semplice albero.
Costruita
nel 1872 venne terminata nel 1881 per conto dello sceicco Omar Effendi
Nassif, governatore della città a quel tempo. Dopo avere conquistato la
città, nel 1925, il re Abdul Aziz espropriò la casa e la adibì a suo
uso personale finché non venne costruito il suo palazzo.
Ancora
oggi Jeddah viene chiamata dai suoi abitanti al Balad, ovvero “la
vecchia città”.

La
maggior parte dei visitatori va in Arabia Saudita unicamente per
visitare La Mecca, che si trova nello hegiaz centrale a circa 60 km dal
Mar Rosso e non lontano da Jeddah. La Mecca è la città più santa per
l'islam, e ogni devoto musulmano, in qualsiasi parte del mondo viva, è
tenuto a venire qui in pellegrinaggio (hajj) almeno una volta nella
vita.
Qui
nacque Maometto nel VI secolo d.C., qui cominciò a predicare e qui
ritornò per il suo pellegrinaggio finale. Ai non musulmani è proibito
l'ingresso alla Mecca e ai luoghi sacri che si trovano nelle sue
immediate vicinanze. A parte le ovvie motivazioni etiche che
sconsigliano di infrangere questa regola, ci sono posti di blocco lungo
le strade che conducono alla città per impedire ai non musulmani di
avvicinarsi troppo.
Il
centro della Mecca è la Grande Moschea con il sacro Zamzam al suo
interno. La Ka'ba, verso cui tutti i musulmani si rivolgono quando
pregano, è collocata nel cortile centrale della moschea. Secondo la
tradizione, la Ka'ba fu in origine costruita da Adamo, e più tardi
ricostruita da Abramo e da suo figlio Ismaele, per riprodurre la casa di
Dio in Paradiso.
Nelle
montagne sopra La Mecca, Taif, la capitale estiva dell'Arabia Saudita,
è aperta a tutti. La gente viene qui per il clima (molto più fresco di
Jeddah nei mesi estivi), il paesaggio e l'atmosfera rilassata della città.
La moschea centrale è un buon esempio di semplice, raffinata
architettura islamica.
Il
Palazzo Shubra ospita il museo cittadino. Fu costruito tra il XIX e il
XX secolo, ed è stato residenza reale di numerosi re sauditi. Per
respirare l'atmosfera della vecchia Taif recatevi al Suq dei Sarti, uno
dei pochi angoli tradizionali sopravvissuti dove gli antichi negozi sono
incastonati tra i moderni edifici della città.
