Centro storico di Gedda, porta della Mecca
Arabia Saudita

PATRIMONIO DELL'UMANITÀ DAL 2014

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Situata nel Mar Rosso, la città era originariamente un villaggio di pescatori fondato 2500 anni fa. Le prime fonti scritte la citano a partire dal 647 d.C., quando il califfo musulmano Uthmān b. Affān la trasformò in un porto per i pellegrini maomettani che vi transitavano durante il viaggio che li portava al pellegrinaggio (hajj) a Mecca. Oggi essa è crocevia per milioni di pellegrini che arrivano in aereo o, più tradizionalmente, via mare.

Una antica tradizione locale narra che il nome Jeddah derivi dall’arabo “Jadd’a” che significa nonna, in riferimento a colei che mise al mondo Eva. Si narra che quando Adamo ed Eva vennero espulsi dal paradiso, lei venne a vivere proprio qui mentre Adamo si rifugiò nella vicina Mecca ricevendo visite quotidiane da parte di Eva che dopo la sua morte venne sepolta proprio a Jeddah. La sua tomba poteva essere osservata a Bab Madinah, una delle tre porte d’accesso alla città, fino al 1947, anno in cui venne abbattuta per la rapida espansione della città.

Gli storici ovviamente non danno credito a quella che è definita una bella leggenda, sostenendo tuttavia che le origini della città abbiano antiche radici che risalgono a 2.500 anni fa quando Jeddah era solo un piccolo villaggio di pescatori, sede della tribù dei Quda’a i quali riuscirono a sopravvivere grazie all’abbondanza di pesce presente nelle acque del Mar Rosso sul quale si affaccia. Il piccolo villaggio era situato in una zona strategica tra il Mediterraneo e i paesi dell’Est, crocevia obbligato per i commerci tra i due continenti; questa felice collocazione ha fatto sì che fin dai tempi più antichi gli abitanti dell’attuale Jeddah abbiano incentivato gli scambi commerciali, risorsa di primaria importanza da sempre.

A metà del 1400, il califfo Othman bin Affan dichiarò il porto marittimo di Jeddah, unico porto ufficiale per l’accesso dei pellegrini provenienti via mare da tutto il mondo e diretti alle città sante. Questa grossa onorificenza contrassegnò una svolta radicale nel futuro della città che da quel momento subì una espansione senza precedenti grazie all’afflusso dei pellegrini, molti dei quali col tempo presero la residenza in città importando nuove attività commerciali fino ad allora sconosciute.

Nel 1506, per proteggersi dall’invasione dei Portoghesi che tentavano di occupare le coste del Mar Rosso, l’allora governatore Hussein Al-Kaurdi fece elevare le mura a difesa della città. Furono sei le porte che vennero costruite per poter accedere all’interno: la porta orientata a sud chiamata Bab Sherif, la porta ad est Bab Makkah e Bab Madinah posta a nord e poi Bab Saraf, Bab al Bunt e Bab Magharibah.

Nel 1825, sotto il controllo degli ottomani, Jeddah cominciò ad intraprendere i primi contatti diplomatici con alcuni paesi occidentali tra i quali Gran Bretagna e Francia; per questo motivo venne denominata Bilad al Kanasil (la città dei consolati).
Con l’apertura del canale di Suez nel 1869 la città rafforzò ulteriormente i suoi commerci marittimi con i porti dell’India, Egitto ed Africa.

La storia moderna di Jeddah ha inizio nel 1925 anno in cui Abdul Aziz ibn Saud diventò re dell'Arabia Saudita.

Jeddah è soprannominata “la Parigi dell'Arabia”, anche se questo titolo sembra un po’ esagerato, non si può negare che si tratti una metropoli moderna oltre ad essere la più interessante e ospitale delle grandi città dell'Arabia Saudita; situata nella regione dell’Hejaz o Provincia Occidentale.

Jeddah è una città che negli ultimi anni ha subito un cambiamento radicale: da piccolo paese arabo si è trasformata in una efficientissima metropoli dove si possono ammirare splendidi palazzi situati lungo la cintura costiera denominata Corniche: nel quartiere di Al-Balad, sulla Al Malek Road (the King's Highway) o lungo la Sultan Street mentre il cuore della vecchia città si trova alle sue spalle. La città è caratterizzata da numerose sculture presenti ad ogni incrocio dove si possono ammirare le più incredibili varietà di opere create anche da artisti famosi come Henry Moore o Joan Mirò. Fu l’ex governatore di Jeddah, Mohammed Said Farsi (1973-1986) ad incoraggiare alcuni businessmen locali privati a donare queste opere alla città.

A Jeddah sono presenti alcuni interessanti musei tra i quali il Museo della Municipalità allestito in una vecchia casa tradizionale costruita con la classica architettura del Mar Rosso utilizzando la pietra corallina. La casa è l’unico edificio della British Legation di Jeddah, sopravissuto alla prima guerra mondiale nel quale T.E. Lawrence (Lawrence d’Arabia), vi soggiornò nel 1917 durante la sua visita. Il museo offre un'interessante collezione di fotografie aeree sullo sviluppo della città dal 1948 ad oggi, il resto è un insieme di mostre e stanze restaurate nello stile tradizionale con ricchi ornamenti, molti pezzi d’arredamento egiziani e siriani con lavorazione ad intarsio e a mosaico e presumibilmente riflette lo stile di vita dei cittadini più benestanti della città fino alla passata generazione. Il Museo di Abdel Raouf Hasan Khalil espone circa 10.000 oggetti in quattro edifici finto arabo. Il museo è un guazzabuglio di oggetti di dubbio gusto, ma tra le cianfrusaglie ci si trovano alcune vere gemme. Il museo regionale di archeologia ed etnografia, ha le stesse collezioni del Museo di Riyadh.

Jeddah subì uno sviluppo contenuto fino al sedicesimo secolo, periodo in cui cominciarono a incentivarsi i commerci; fino ad allora aveva 350.000 abitanti; dal 1947 anno della definitiva consacrazione del suo porto si verificò uno accrescimento incontrollato della popolazione che aumentò del 900% nel corso di due decadi, raggiungendo 1.600.000 abitanti negli anni ’80. L’aumento smisurato della popolazione non venne accompagnato dallo sviluppo urbano che non fu pianificato adeguatamente; purtroppo in questi anni vennero demolite buona parte delle vecchie costruzioni per fare posto ad abitazioni moderne costruite utilizzando vetro, acciaio e calcestruzzo e in pochi anni la città perse buona parte della sua identità storica. Con oltre 2.500.000 di abitanti, Jeddah è oggi storicamente il più importante centro commerciale dell’Arabia Saudita e soprattutto il solo porto dove attraccano le navi cariche di pellegrini che raggiungeranno le città sante di Mecca e Medina.

Addentrandosi nel cuore della Vecchia Jeddah, ci si troverà di fronte a strette vie dove i tetti sembrano sfiorarsi. Splendide case costruite sotto la dominazione ottomana, alte tre o quattro piani e in alcuni casi anche cinque, sono uno dei pochi esempi ancora esistenti di costruzioni realizzate con l’architettura del Mar Rosso utilizzando la pietra corallina. Il corallo cerebellare che cresce lungo tutta la costa costituisce, infatti, un ottimo materiale calcareo, poroso per natura e quindi coibentante, facilmente riducibile in blocchi come una arenaria compatta. 

La tecnica costruttiva, immutata nei secoli, è la più idonea alle condizioni atmosferiche del luogo in quanto si tratta di pietra isolante. I blocchi di corallo venivano ben amalgamati con l’argilla in modo da formare un materiale compatto e poi grazie a solidi fascioni di legno posti orizzontalmente, il peso veniva distribuito in modo più uniforme per mantenere ancora più solida e sicura tutta la struttura. Prima di individuare una corretta tecnologia che garantisse sicurezza di stabilità, diverse costruzioni sprofondarono per via del loro peso e dell’altezza. Una volta individuata la tecnica corretta, il problema non sussisteva più in quanto le abitazioni erano dotate di pareti spesse e forti. 

L’altezza permetteva di fare filtrare all’interno della casa la lieve brezza marina, e poi nelle umide e caldi notti estive si sfruttavano in terrazzi posti in cima alla casa per dormire all’aperto. I balconi sono la caratteristica principale di questi edifici; costruiti e disegnati per abbellire la casa, avevano una doppia funzione: quella di ostruire l’accesso dei raggi del sole all’interno della casa e quello di fare convogliare la leggera brezza creando delle correnti d’aria all’interno per poi fornire una buona ventilazione. 

Le facciate dei terrazzi chiamate “mushrabiyah” sono vere e proprie opere d’arte eseguite con splendidi intagli del legno di tek che avevano lo scopo oltre che di abbellimento, anche quello di permettere alle donne della casa di curiosare la vita della strada rimanendo ben nascoste dalla vista pubblica. Nelle abitazioni più grandi, i balconi venivano utilizzati anche come estensione delle stanze della casa creando una zona nella quale il padrone di casa poteva ricevere i propri ospiti al fresco; generalmente questa parte di casa era adornata con grossi cuscini addossati alle pareti e splendidi tappeti adagiati per terra. 

Questa zona viene chiamata “roshan” ed era il luogo nel quale i ricchi mercanti ricevevano la visita degli stranieri per trattare i loro ricchi affari. Le abitazioni vennero costruite da artigiani provenienti da tutto il mondo che raggiunsero Jeddah come pellegrini e per svariate ragioni non tornarono al loro paese d’origine ma si trattennero in città per sviluppare tecniche di artigianato e di costruzione, importate dai loro paesi d’origine e soprattutto stipendiati dai facoltosi mercanti che cominciavano a sviluppare l’attività del commercio con tutto il mondo. Bayt Nassif (la casa di Nassif) è uno degli esempi più interessanti di conservazione di queste abitazioni, da poco ristrutturata la casa che disponeva di 106 stanze viene ora considerata il simbolo della vecchia Jeddah. 

Oggi Bayt Nassif è un centro culturale dove vengono effettuate esibizioni e conferenze come quelle tenute da Mr. Sami Nawar, la persona che più di chiunque altro si è preso a cuore l’opera di restauro della vecchia città. Uno degli aspetti straordinari di queste abitazioni era il fatto che i cammelli potessero raggiungere i diversi piani delle case fino ad arrivare anche al quarto dove generalmente erano poste le cucine, attraverso ripide rampe che disponevano di speciali corridoi per gli animali. I cammelli venivano utilizzati come mezzi di trasporto delle merci acquistate e successivamente trasportate fino alle parti alte della casa. Chiamata anche “la casa dell’albero”, Bayt Nassif era una delle case più importanti di Jeddah ed era l’unica abitazione a possedere un enorme albero (Azadirachta indica) di fronte alla casa, questo era indice della ricchezza e dell’importanza della famiglia, un privilegio per quei tempi in cui l’acqua era un bene prezioso che non poteva essere certo consumata per nutrire un semplice albero. 

Costruita nel 1872 venne terminata nel 1881 per conto dello sceicco Omar Effendi Nassif, governatore della città a quel tempo. Dopo avere conquistato la città, nel 1925, il re Abdul Aziz espropriò la casa e la adibì a suo uso personale finché non venne costruito il suo palazzo.

Ancora oggi Jeddah viene chiamata dai suoi abitanti al Balad, ovvero “la vecchia città”.

La maggior parte dei visitatori va in Arabia Saudita unicamente per visitare La Mecca, che si trova nello hegiaz centrale a circa 60 km dal Mar Rosso e non lontano da Jeddah. La Mecca è la città più santa per l'islam, e ogni devoto musulmano, in qualsiasi parte del mondo viva, è tenuto a venire qui in pellegrinaggio (hajj) almeno una volta nella vita. 

Qui nacque Maometto nel VI secolo d.C., qui cominciò a predicare e qui ritornò per il suo pellegrinaggio finale. Ai non musulmani è proibito l'ingresso alla Mecca e ai luoghi sacri che si trovano nelle sue immediate vicinanze. A parte le ovvie motivazioni etiche che sconsigliano di infrangere questa regola, ci sono posti di blocco lungo le strade che conducono alla città per impedire ai non musulmani di avvicinarsi troppo.

Il centro della Mecca è la Grande Moschea con il sacro Zamzam al suo interno. La Ka'ba, verso cui tutti i musulmani si rivolgono quando pregano, è collocata nel cortile centrale della moschea. Secondo la tradizione, la Ka'ba fu in origine costruita da Adamo, e più tardi ricostruita da Abramo e da suo figlio Ismaele, per riprodurre la casa di Dio in Paradiso.

Nelle montagne sopra La Mecca, Taif, la capitale estiva dell'Arabia Saudita, è aperta a tutti. La gente viene qui per il clima (molto più fresco di Jeddah nei mesi estivi), il paesaggio e l'atmosfera rilassata della città. La moschea centrale è un buon esempio di semplice, raffinata architettura islamica. 

Il Palazzo Shubra ospita il museo cittadino. Fu costruito tra il XIX e il XX secolo, ed è stato residenza reale di numerosi re sauditi. Per respirare l'atmosfera della vecchia Taif recatevi al Suq dei Sarti, uno dei pochi angoli tradizionali sopravvissuti dove gli antichi negozi sono incastonati tra i moderni edifici della città.