La
provincia del Fujian si trova a sud-est della Cina, sulla costa del Mar
Cinese Orientale, di fronte all'isola di Taiwan. E' grande quanto metà
dell'Italia e la sua storia è sempre stata una storia di mare e di
migrazioni. L'80% del suo territorio è montuoso, e il clima
dell'entroterra è subtropicale e ciò permette la coltivazione di una
scarsa ma selezionata agricoltura, con la presenza di diverse varietà
di frutta tropicale, ma il Fujian è famoso principalmente per la pesca
e per le ostriche.
In
epoca Song e Yuan (X-XV secolo) la provincia conobbe un periodo di
prosperità: rotte commerciali la collegavano ai più importanti porti
dell'Asia, all'Arabia e all'Africa e i ricchi traffici la trasformarono
in una ricca terra. La conformazione della sua costa, con la presenza di
porti naturali, la resero ambita anche dalle potenze coloniali.
In
epoca Ming e Qing la scarsa agricoltura e l'allettante prospettiva di un
lavoro all'estero spinsero molti abitanti ad emigrare, a tal punto da
costringere il governo di Pechino a promulgare una legge per fermare
l'emigrazione. Oggi come allora le città costiere come Xiamen, una
bellissima città con un importante passato coloniale, sono delle Zone a
Statuto Economico Speciale che attirano le rimesse dei cinese emigrati e
molti investimenti stranieri. In questa Provincia, come anche in quelle
confinanti del Jiangxi e del Guandong, vive una delle minoranze cinesi:
quella degli Hakka.


Le
origini degli Hakka si perdono nelle nebbie del tempo, alcuni dicono che
sono tra i precursori della civiltà cinese e che la loro lingua è alla
base del mandarino. Partendo da Xiamen si sale verso le montagne. La
natura è rigogliosa ed il paesaggio è incantevole, e dopo diverse
soste si arriva alla cittadina di Longyan; da qui si prosegue fino al
villaggio di Hongkeng, un ottimo punto di partenza per andare a vedere
le case degli Hakka, ovvero i Tulou, le case di terra.
I
Tulou si possono trovare al confine tra il Guangdong e il Fujian, ma è
in quest'ultimo, nella contea di Yonding, che si trova la maggiore
concentrazione.
Queste caratteristiche
residenze, costruite a partire dal XII secolo, hanno un aspetto
inconfondibile: circolari (ma anche a pianta quadrata),
all’esterno presentano un’unica porta d’ingresso che conduce ad un
cortile centrale su cui si affacciano vari piani di balaustre in
legno e finestre. Di dimensioni imponenti, con le loro mura alte e
spesse, testimoniano che furono concepite a scopo difensivo dagli
antichi clan locali; pare infatti che possano ospitare fino a 800
persone, ovvero un villaggio intero.
Queste
case-fortezza sono costruiti con spesse mura di terra, sabbia, pietra
calcarea, schegge di legno, sostenute con una intelaiatura di bamboo, il
che rende gli edifici caldi di inverno e freschi d'estate e a prova di
terremoto. Entrando nei Tulou, ci si trova di fronte un grande cortile
dove, in alcune costruzioni, sono state costruite delle piccole casette
utilizzate per rinchiudervi polli o altri animali da cortile.
La
vita quotidiana si svolge in questi cortili, alcune casette hanno la
funzione di cucina, altri sono adibiti a servizi igienici, e in tutti si
trovano gli altari per pregare gli antenati.
Su ogni singolo piano,
un anello di lanterne rosse dondolanti è in aggraziata sintonia con il
rosso delle tavole di legno che fanno da mura interne per le abitazioni.
All'interno dei Tulou più grandi, come quelli di Yongkanglou o di
Chengqilou, vi sono dei piccoli padiglioni in stile architettonico
tradizionale. Durante l'estate si svolgono feste e rappresentazioni
teatrali, e in un Tulou in particolare vi è un palcoscenico che ricorda
il teatro all'aperto di Shakespeare.
