Kyōto
è una città del Giappone, di quasi 1,5 milioni di abitanti, che nel
passato è stata capitale del paese e oggi è il capoluogo della omonima
Prefettura. È un sede universitaria di importanza nazionale e centro
culturale di livello mondiale.
Kyoto,
capitale del Giappone per più di mille anni, conserva ancora oggi
l'antico tessuto urbano, nonostante il fuoco abbia distrutto gran parte
dei monumenti lignei che la resero famosa nei secoli. Fortunatamente, la
sua tradizione architettonica, artistica e spirituale è testimoniata
dai numerosi edifici civili e religiosi e dagli splendidi parchi e
giardini che sono giunti fino a noi.
Collocata
in una posizione geografica favorevole, al centro del paese ma in
comunicazione attraverso il fiume Kamo con la costa e con il grande
emporio marittimo di Osaka, fu fondata dall'imperatore Kammu, che vi si
trasferì nel 794 d.C, con il nome di Heian-Kyo, "città della
pace", dando inizio al primo periodo Heian, cioè senza guerre, che
arriva fino al 1185. Ribattezzata Kyoto, che significa
"capitale", fu sede del potere politico fino all'inizio del
XVII secolo e della corte imperiale fino al 1868. Il modello urbanistico
al quale la città venne improntata era quello delle capitali
dell'antica Cina, adattato alla conformazione del territorio e alla
cultura nazionale.
Kyoto
aveva un centro cinto da una muraglia munita di doppio fossato, tagliato
da ampie strade perpendicolari, al cui interno furono costruiti,
impiegando soluzioni originali, palazzi, templi e dimore: alle tegole
lignee e in laterizio si affiancò la tradizionale copertura con
cortecce d'albero; gli elementi murari di pietra e argilla furono
abbandonati in favore del legno; i pilastri diventarono principali
strutture portanti e le pareti semplici cortine per articolare gli spazi
interni; nacquero infine i giardini che, combinando con criteri
miniaturistici elementi vegetali, rocce, laghetti e corsi d'acqua
armonizzavano l'architettura con il paesaggio.
Del
primo periodo Heian è il grande tempio buddhista di Daigo-ji, che
comprende varie pagode e monasteri e più di 100 sale. Samboin, il
monastero principale, con la sua pagoda a cinque piani, le stanze ornate
da dipinti murali e pareti scorrevoli decorate, ospita ancor oggi
suggestive cerimonie, come quella in cui i partecipanti, nei costumi del
Cinquecento, prendono posto sotto i ciliegi in piena fioritura per
rievocare l'incontro del capo militare Toyotomi Hideyoshi con le sue
amanti.
Al
buddismo esoterico del Tendai e dello Shingon, che coltivava ideali di
eremitaggio e di ascesi, è legata la costruzione del monastero
dell'Enryaku-ji, con i suoi tremila edifici armoniosamente inseriti
nella foresta solitaria del monte Hiei, che sussistono oggi in minima
parte. Fu per secoli, a partire dalla fondazione nel 788, uno dei più
grandi complessi templari del mondo, in cui si formarono molti fondatori
di sette buddiste.
Una
cruenta guerra civile segna la conclusione, nel 1185, del periodo Heian
e l'inizio di quello Kamakura, che si concluderà nel 1333. Il
trasferimento del potere dalla corte ai militari, conseguente alla
creazione dello shogunato, provoco una radicale trasformazione della
società giapponese e quindi della cultura e dell'arte. Si impose una
generale sobrietà nelle strutture e nelle decorazioni delle nuove
residenze che, in linea con lo stile "guerriero", si cingevano
di fossati e palizzate, e sostituivano ai giardini gli spiazzi per
l'addestramento.
Il
miglior esempio di questa tipologia architettonica è rappresentato dal
Kozan-ji che, eretto nel XII secolo sul monte Toganoh, conserva il più
antico giardino del té giapponese: secondo la tradizione, il suo
fondatore, il sacerdote Myoe, piantò qui i semi della pianta, portati
dalla Cina da un maestro zen.
La
cerimonia del té (chano-yu), anch'essa di origine zen, contribuì a
modificare le residenze: la disadorna semplicità e le modeste
dimensioni della sala e del padiglione da té, ben si adattavano a
edifici raccolti, con pilastri e travi leggeri, e superfici aperte
sull'esterno per mezzo di strutture scorrevoli (shoin).
Durante
il periodo Muromachi (1392-1573), fu importato dalla Cina il gusto
decorativo e sfarzoso delle dinastie Yuan e Ming. Lo testimoniano gli
splendidi templi del Ginkaku-ji o Padiglione d'argento, costruito nella
prima metà del XV secolo per un sofisticato cenacolo di artisti e di
monaci, e il Rokuon-ji (Kinkaku-ji), sulle colline di Kitayama. Qui, ai
margini di un ampio stagno si erge il padiglione d'oro, un edificio
reliquiario a tre piani, con ampie verande perimetrali (copia fedele
dell'originale bruciato nel 1950), in cui decorazioni a lacca e a foglie
d'oro contrastano con l'esile semplicità delle strutture e con
l'austero rivestimento di corteccia delle tettoie.
Ai
templi si aggiungevano i giardini zen, primi fra tutti quello del
Ryoan-ji e quello del Saiho-ji, noto come il Tempio del muschio poiché
è ricoperto da un fitto tappeto di 120 specie di quel vegetale.
Il
tempio Kyoo-gokuku-ji (To-ji), il più antico della città, fu eretto
nel 796, al tempo della fondazione dell'antica capitale Heiankyo, per
proteggere l'intera nazione dagli spiriti maligni. Perciò fu eretto
nella zona est, in prossimità dei quattro cancelli che ne segnano le
principali vie di accesso. Ancora oggi, queste porte costituiscono
elementi di grande pregio del complesso, insieme al kondo, la grande
sala, al kodo, la sala di lettura che custodisce le più antiche statue
giapponesi del buddismo esoterico, al jikido, la mensa, al daishido, la
residenza del fondatore del tempio Shingon, e al gojunoto, la pagoda a
cinque piani che con i suoi
57 metri
di altezza è la più alta del paese.
Un'altra
delle perle architettoniche di Kyoto è il tempio Kiyomizudera, situato
alla sommità alla collina Higashiyama. Distrutto più volte, fu oggetto
di ben nove ricostruzioni. L'attuale edificio risale al XVII secolo, ed
è considerato una delle costruzioni in legno più audaci del mondo: il
salone principale è stato edificato sfruttando un naturale pendio della
collina e la terrazza lignea, sostenuta da 130 pilastri alti 15 metri,
si protende sopra una gola offrendo un'incantata veduta dell'intera
Kyoto. Sia i buddhisti che gli scintoisti onorano questo luogo, bevendo
l'acqua che sgorga dalla bocca del drago di metallo che ne domina
l'ingresso.
A
quindici chilometri da Kyoto, sulla riva occidentale del fiume Uji, si
erge uno degli edifici più eleganti e raffinati di tutta l'architettura
orientale. Si tratta del tempio di Byodoin, originariamente villa di
campagna del nobile Minamotono-Toru. L'Amidado (tempio del Buddha
Amida), che si specchia nel magnifico stagno del monastero, custodisce
vani interni riccamente decorati di lacche policrome, incrostazioni di
madreperla, applicazioni di rame dorato e cassettoni dipinti. Vi si
trova il padiglione della Fenice, formato da una serie di strutture che
si affacciano a diversi livelli sulle rive di un lago, famoso per le due
fenici che spiegano le ali sul tetto e la grande statua di Buddha,
attribuita allo scultore Jocho. È alta tre metri, ed è circondata da
52 immagini di legno di bodhisttva, cioè di coloro che, seppure in
grado di raggiungere l'illuminazione, si fermano sulla soglia del
nirvana per aiutare gli uomini a trovare la via della perfezione.
Kyoto
custodisce ancora molti giardini, introdotti a partire dall'epoca
Muromachi dai maestri della setta buddista Zen, nei quali gli elementi
classici del giardino giapponese come isole, ponticelli e laghi, non
solo furono distribuiti in modo da essere visibili da diversi punti di
osservazione, ma soprattutto assunsero precise simbologie. Si giunse così,
sostituendo l'acqua con sabbia o ghiaia e disponendovi lastre di pietra
o rocce per simboleggiare guadi, isole ed elementi emergenti, a creare
il giardino asciutto. Il più celebre è senz'altro il giardino del
Ryoan-ji, della seconda metà del XV secolo, che presenta, in uno spazio
rettangolare circondato su tre lati da pareti di terra e fronteggiato
dal corridoio dell'edificio Hojo, 15 rocce di forme diverse, disposte
sulla sabbia bianca in cinque gruppi, ognuno dei quali composto da
cinque, due, tre, due e tre rocce. Secondo l'interpretazione più
diffusa esse rappresentano una tigre con i suoi cuccioli che nuotano nel
fiume di sabbia verso un temibile dragone.
Il
giardino, detto kare sansui (giardino secco) rappresenta, secondo
alcuni, la superficie del mare costellata di isole, oppure una distesa
di nuvole o di nebbia dalla quale spuntano delle montagne.
La
superficie della ghiaia è periodicamente rastrellata e quindi percorsa
da linee parallele dritte o curve che rendono l'insieme particolarmente
equilibrato. Quindi non è un'opera d'arte fissa ma mutevole, così come
è mutevole la realtà.
Le
quindici pietre sono posizionate in modo che da qualsiasi punto si
guardi il giardino non si possano vedere tutte, cioè qualcuna resta
celata, a simboleggiare il fatto che la realtà, per quanto la si
scruti, rimane sempre in parte nascosta.
Altri
giardini utilizzano sfondi di vegetazione che servono ad ampliare la
profondità, dando l'illusione di una distanza che non c’è. Oppure
utilizzano distese di muschio di vari tipi. Alcuni scorci sono di una
perfezione assoluta che fa dimenticare l'estrema esiguità degli spazi.
Anche
la ricerca e la selezione delle rocce sono state compiute con grande
pazienza e con grande cura. La tecnica per la creazione di questi
giardini raggiunse il suo apice nel corso del XVI secolo, cioè nella
stessa epoca in cui vennero codificate le regole della cerimonia del tè
(cha no yu) e presero forma definitiva molte altre espressioni
culinarie.