Monumenti storici dell'antica Kyoto
Giappone

PATRIMONIO DELL'UMANITÀ DAL 1994

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Kyōto è una città del Giappone, di quasi 1,5 milioni di abitanti, che nel passato è stata capitale del paese e oggi è il capoluogo della omonima Prefettura. È un sede universitaria di importanza nazionale e centro culturale di livello mondiale.

Kyoto, capitale del Giappone per più di mille anni, conserva ancora oggi l'antico tessuto urbano, nonostante il fuoco abbia distrutto gran parte dei monumenti lignei che la resero famosa nei secoli. Fortunatamente, la sua tradizione architettonica, artistica e spirituale è testimoniata dai numerosi edifici civili e religiosi e dagli splendidi parchi e giardini che sono giunti fino a noi.

Collocata in una posizione geografica favorevole, al centro del paese ma in comunicazione attraverso il fiume Kamo con la costa e con il grande emporio marittimo di Osaka, fu fondata dall'imperatore Kammu, che vi si trasferì nel 794 d.C, con il nome di Heian-Kyo, "città della pace", dando inizio al primo periodo Heian, cioè senza guerre, che arriva fino al 1185. Ribattezzata Kyoto, che significa "capitale", fu sede del potere politico fino all'inizio del XVII secolo e della corte imperiale fino al 1868. Il modello urbanistico al quale la città venne improntata era quello delle capitali dell'antica Cina, adattato alla conformazione del territorio e alla cultura nazionale. 

Kyoto aveva un centro cinto da una muraglia munita di doppio fossato, tagliato da ampie strade perpendicolari, al cui interno furono costruiti, impiegando soluzioni originali, palazzi, templi e dimore: alle tegole lignee e in laterizio si affiancò la tradizionale copertura con cortecce d'albero; gli elementi murari di pietra e argilla furono abbandonati in favore del legno; i pilastri diventarono principali strutture portanti e le pareti semplici cortine per articolare gli spazi interni; nacquero infine i giardini che, combinando con criteri miniaturistici elementi vegetali, rocce, laghetti e corsi d'acqua armonizzavano l'architettura con il paesaggio.

Del primo periodo Heian è il grande tempio buddhista di Daigo-ji, che comprende varie pagode e monasteri e più di 100 sale. Samboin, il monastero principale, con la sua pagoda a cinque piani, le stanze ornate da dipinti murali e pareti scorrevoli decorate, ospita ancor oggi suggestive cerimonie, come quella in cui i partecipanti, nei costumi del Cinquecento, prendono posto sotto i ciliegi in piena fioritura per rievocare l'incontro del capo militare Toyotomi Hideyoshi con le sue amanti. 

Al buddismo esoterico del Tendai e dello Shingon, che coltivava ideali di eremitaggio e di ascesi, è legata la costruzione del monastero dell'Enryaku-ji, con i suoi tremila edifici armoniosamente inseriti nella foresta solitaria del monte Hiei, che sussistono oggi in minima parte. Fu per secoli, a partire dalla fondazione nel 788, uno dei più grandi complessi templari del mondo, in cui si formarono molti fondatori di sette buddiste.  

Una cruenta guerra civile segna la conclusione, nel 1185, del periodo Heian e l'inizio di quello Kamakura, che si concluderà nel 1333. Il trasferimento del potere dalla corte ai militari, conseguente alla creazione dello shogunato, provoco una radicale trasformazione della società giapponese e quindi della cultura e dell'arte. Si impose una generale sobrietà nelle strutture e nelle decorazioni delle nuove residenze che, in linea con lo stile "guerriero", si cingevano di fossati e palizzate, e sostituivano ai giardini gli spiazzi per l'addestramento. 

Il miglior esempio di questa tipologia architettonica è rappresentato dal Kozan-ji che, eretto nel XII secolo sul monte Toganoh, conserva il più antico giardino del té giapponese: secondo la tradizione, il suo fondatore, il sacerdote Myoe, piantò qui i semi della pianta, portati dalla Cina da un maestro zen. 

La cerimonia del té (chano-yu), anch'essa di origine zen, contribuì a modificare le residenze: la disadorna semplicità e le modeste dimensioni della sala e del padiglione da té, ben si adattavano a edifici raccolti, con pilastri e travi leggeri, e superfici aperte sull'esterno per mezzo di strutture scorrevoli (shoin).  

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Durante il periodo Muromachi (1392-1573), fu importato dalla Cina il gusto decorativo e sfarzoso delle dinastie Yuan e Ming. Lo testimoniano gli splendidi templi del Ginkaku-ji o Padiglione d'argento, costruito nella prima metà del XV secolo per un sofisticato cenacolo di artisti e di monaci, e il Rokuon-ji (Kinkaku-ji), sulle colline di Kitayama. Qui, ai margini di un ampio stagno si erge il padiglione d'oro, un edificio reliquiario a tre piani, con ampie verande perimetrali (copia fedele dell'originale bruciato nel 1950), in cui decorazioni a lacca e a foglie d'oro contrastano con l'esile semplicità delle strutture e con l'austero rivestimento di corteccia delle tettoie. 

Ai templi si aggiungevano i giardini zen, primi fra tutti quello del Ryoan-ji e quello del Saiho-ji, noto come il Tempio del muschio poiché è ricoperto da un fitto tappeto di 120 specie di quel vegetale.  

Il tempio Kyoo-gokuku-ji (To-ji), il più antico della città, fu eretto nel 796, al tempo della fondazione dell'antica capitale Heiankyo, per proteggere l'intera nazione dagli spiriti maligni. Perciò fu eretto nella zona est, in prossimità dei quattro cancelli che ne segnano le principali vie di accesso. Ancora oggi, queste porte costituiscono elementi di grande pregio del complesso, insieme al kondo, la grande sala, al kodo, la sala di lettura che custodisce le più antiche statue giapponesi del buddismo esoterico, al jikido, la mensa, al daishido, la residenza del fondatore del tempio Shingon, e al gojunoto, la pagoda a cinque piani che con i suoi 57 metri di altezza è la più alta del paese. 

Un'altra delle perle architettoniche di Kyoto è il tempio Kiyomizudera, situato alla sommità alla collina Higashiyama. Distrutto più volte, fu oggetto di ben nove ricostruzioni. L'attuale edificio risale al XVII secolo, ed è considerato una delle costruzioni in legno più audaci del mondo: il salone principale è stato edificato sfruttando un naturale pendio della collina e la terrazza lignea, sostenuta da 130 pilastri alti 15 metri, si protende sopra una gola offrendo un'incantata veduta dell'intera Kyoto. Sia i buddhisti che gli scintoisti onorano questo luogo, bevendo l'acqua che sgorga dalla bocca del drago di metallo che ne domina l'ingresso.  

A quindici chilometri da Kyoto, sulla riva occidentale del fiume Uji, si erge uno degli edifici più eleganti e raffinati di tutta l'architettura orientale. Si tratta del tempio di Byodoin, originariamente villa di campagna del nobile Minamotono-Toru. L'Amidado (tempio del Buddha Amida), che si specchia nel magnifico stagno del monastero, custodisce vani interni riccamente decorati di lacche policrome, incrostazioni di madreperla, applicazioni di rame dorato e cassettoni dipinti. Vi si trova il padiglione della Fenice, formato da una serie di strutture che si affacciano a diversi livelli sulle rive di un lago, famoso per le due fenici che spiegano le ali sul tetto e la grande statua di Buddha, attribuita allo scultore Jocho. È alta tre metri, ed è circondata da 52 immagini di legno di bodhisttva, cioè di coloro che, seppure in grado di raggiungere l'illuminazione, si fermano sulla soglia del nirvana per aiutare gli uomini a trovare la via della perfezione.

Kyoto custodisce ancora molti giardini, introdotti a partire dall'epoca Muromachi dai maestri della setta buddista Zen, nei quali gli elementi classici del giardino giapponese come isole, ponticelli e laghi, non solo furono distribuiti in modo da essere visibili da diversi punti di osservazione, ma soprattutto assunsero precise simbologie. Si giunse così, sostituendo l'acqua con sabbia o ghiaia e disponendovi lastre di pietra o rocce per simboleggiare guadi, isole ed elementi emergenti, a creare il giardino asciutto. Il più celebre è senz'altro il giardino del Ryoan-ji, della seconda metà del XV secolo, che presenta, in uno spazio rettangolare circondato su tre lati da pareti di terra e fronteggiato dal corridoio dell'edificio Hojo, 15 rocce di forme diverse, disposte sulla sabbia bianca in cinque gruppi, ognuno dei quali composto da cinque, due, tre, due e tre rocce. Secondo l'interpretazione più diffusa esse rappresentano una tigre con i suoi cuccioli che nuotano nel fiume di sabbia verso un temibile dragone.

Il giardino, detto kare sansui (giardino secco) rappresenta, secondo alcuni, la superficie del mare costellata di isole, oppure una distesa di nuvole o di nebbia dalla quale spuntano delle montagne. 

La superficie della ghiaia è periodicamente rastrellata e quindi percorsa da linee parallele dritte o curve che rendono l'insieme particolarmente equilibrato. Quindi non è un'opera d'arte fissa ma mutevole, così come è mutevole la realtà.

Le quindici pietre sono posizionate in modo che da qualsiasi punto si guardi il giardino non si possano vedere tutte, cioè qualcuna resta celata, a simboleggiare il fatto che la realtà, per quanto la si scruti, rimane sempre in parte nascosta.

Altri giardini utilizzano sfondi di vegetazione che servono ad ampliare la profondità, dando l'illusione di una distanza che non c’è. Oppure utilizzano distese di muschio di vari tipi. Alcuni scorci sono di una perfezione assoluta che fa dimenticare l'estrema esiguità degli spazi.

Anche la ricerca e la selezione delle rocce sono state compiute con grande pazienza e con grande cura. La tecnica per la creazione di questi giardini raggiunse il suo apice nel corso del XVI secolo, cioè nella stessa epoca in cui vennero codificate le regole della cerimonia del tè (cha no yu) e presero forma definitiva molte altre espressioni culinarie.