L'isola
di Okinoshima fa parte del territorio amministrato dalla città
di Munakata ed
un’isola grande poco meno di un chilometro quadrato. E’ considerata
terra sacra dal locale Munakata
Taisha e la popolazione dell'isola consiste di un singolo
impiegato del tempio
Sull’isola
alle donne è proibito mettere piede per motivi religiosi. La sacra
Okinoshima, appena dichiarata Patrimonio mondiale dell’umanità
dall’Unesco, è sede di un kami, uno «spirito» divino secondo la
religione shintoista, il principale culto giapponese.
Esistono
varie spiegazioni del perché alle donne sia vietato mettere piede
sull’isola, ma quella più probabile è legata al ciclo mestruale:
secondo i precetti religiosi dello shintoismo – ma la credenza è
presente anche in altre culture antiche – una donna con le
mestruazioni è “impura”, e contaminerebbe il sito. Gli stessi
uomini, quando si recano sull’isola, devono spogliarsi e compiere un
rituale di purificazione: anche per questa ragione non sono molte le
persone che visitano Okinoshima. L’isola ha un unico abitante, il
guardiano del santuario, e i visitatori non possono prendere nulla di ciò
che si trova su di essa, nemmeno un filo d’erba.
Il
divieto che riguarda le donne è un precetto religioso, non una legge,
quindi se una donna dovesse raggiungere in qualche modo l’isola (come
è successo in altri siti sacri giapponesi proibiti alle donne) non
commetterebbe un reato.
Gli
uomini che approdano sull'isola devono spogliarsi e purificarsi nel
mare. La situazione contradditoria è che la divinità cui è dedicato
il tempio secentesco Okitsu è una donna, la dea degli abissi marini Tagorihime ("nebbia
marittima").
Non
solo, da più di 600 anni, sull’isola si svolgono rituali di preghiera
necessari per assicurare la protezione delle navi che solcano il mare e
benedire i successi in campo diplomatico del Giappone in Asia.
I
pescatori e i naviganti rivolgono le loro preghiere alle tre divinità
femminili conosciute come Tagorihimi-no-Kami (che rappresenta la nebbia
marittima), Tagitshuhime-no-Kami (che rappresenta la marea intensa e
violenta) e Ichikishimahime-no-Kami (gli atti di culto degli dei).
Tra il
quarto e il nono secolo Okinoshima era un porto sicuro dove i marinai si
fermavano nei loro viaggi tra Corea e Giappone, e nel corso del tempo
hanno lasciato sull’isola circa 80mila ex-voto, cioè oggetti usati
come offerta per la divinità in cambio di un viaggio sicuro, simili a
quelli che si vedono nelle chiese delle città di mare: spade e altre
armi, specchi e perle. Dato che gli oggetti più antichi sono precedenti
all’inizio della diffusione della scrittura in Giappone, sono
molto preziosi perché danno l’idea di cosa fosse lo shintoismo a
quei tempi, e di conseguenza sono protetti come un tesoro
nazionale.
Gli
unici visitatori sono ammessi (con un obbligatorio permesso d'ingresso),
soltanto il 27 maggio, con l'esclusiva intenzione di pregare per le
anime dei militari russo-giapponesi morti in guerra nel 1905 nei
dintorni dell'isola. Gli uomini non potranno assolutamente riferire
quanto hanno visto e fatto nel tempio; vige, inoltre, il perentorio
divieto di portare via oggetti locali.
La
richiesta di inserimento nella lista stilata dalle Nazioni Unite era
partita nel 2009 ed è apparsa del tutto «coerente dal punto di vista
paesaggistico e artistico, essendo il luogo un paradiso a cielo aperto e
ospitando numerose opere artistiche e oggetti storici di valore». Meno
coerente è sembrata, però, a livello etico.
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