La
dinastia dei Banu Umayya, altrimenti detti Omayyadi, guidò il giovane
Impero Islamico dal 658 al 750, epoca in cui la spettacolare espansione
dell'Islam si spinse dall'Indo fino ai Pirenei. Dopo la caduta degli
Omayyadi per mano degli Abbasidi, i "castelli nel deserto"
furono abbandonati e si trasformarono in rifugi di genti nomadi che
talvolta ne asportavano i marmi per venderli al mercato di Damasco.
Nessuno in Occidente fu al corrente della loro esistenza fino al 1898,
quando il giovane studioso Alois Musil si avventurò in una regione che
i continui scontri fra tribù rendevano molto pericolosa e raggiunse
Qusair Amra, prima di una serie di sorprendenti scoperte che rivelarono
al mondo intero una dimensione dell'arte omayyade fino ad allora
sconosciuta.
A
partire da Walid I (che regnò dal 705 al 715), i califfi omayyadi
risiedettero più frequentemente nei cosiddetti "castelli nel
deserto" - innalzati in luoghi inospitali, dove il lusso della loro
costruzione è in stridente contrasto con il paesaggio - che non nella
capitale dell'Impero, Damasco.
Tradizionalmente
si individua la ragione di questo fatto nell'ayma, la "sete di
latte di cammella", cioè nella nostalgia nei confronti della vita
nomade dei Beduini. Tuttavia questa motivazione, molto celebrata dai
poeti dell'epoca, non convince, poiché si sa con certezza che gli
Omayyadi provenivano dall'aristocrazia della Mecca.
Oggi
alcuni esperti sostengono che la costruzione dei "castelli nel
deserto" obbediva più che altro a necessità di protezione, più
facile da assicurare in un luogo isolato che non in una grande città, e
a un vasto progetto di colonizzazione delle regioni subdesertiche poste
a sudest di Damasco. Venivano create così oasi artificiali e zone
agricole dotate di sofisticati sistemi di raccolta delle acque, al fine
di contenere l'avanzata delle tribù nomadi del deserto arabo e rendere
più sicure le antiche rotte carovaniere.
Non
lontano da una di queste rotte,
85 chilometri
a est di Amman, sorge il complesso di Qusair Amra, del quale attualmente
si conserva quello che probabilmente era l'edificio principale. Si
tratta di una costruzione in pietra coperta da volte a botte e suddivisa
in due parti, corrispondenti allo spazio occupato dal palazzo e alle
terme, realizzate secondo il modello classico dei Romani.

Eretto da Walid I, califfo dal
705 al 715 (o, secondo alcuni studiosi, da suo figlio Yazid II), il
Qusayr'Amra è situato su un'isola naturale formata dal wadi Butum, uno
dei torrenti stagionali della regione. In origine il complesso era più
ampio di quello che si può ammirare oggi e comprendeva una fortezza con
un cortile interno - di cui restano le fondamenta - e giardini con
fontane irrigati da una ruota ad acqua. Oltre la porta d'ingresso si
apre un'ampia sala, forse destinata a udienze e divisa in tre navate da
due archi longitudinali; a sua volta questa da accesso a due piccoli
locali ai lati del fondo.
Il pavimento originale, che
Musil poto vedere ma che oggi è interamente perduto, era a mosaico nei
due piccoli locali e di marmo nella sala principale. A sinistra della
sala si aprono le terme, formate dall'apoditerium o spogliatoio, dal
tepidarium e dal calidarium. Le tre sale erano anticamente pavimentate a
mosaico.
In ottimo stato di
conservazione sono invece i due edifici contigui in arenaria che
ospitano la sala delle udienze e le terme (hammam). La prima è un
ambiente lungo 10 metri e largo 6 con una copertura formata da volte a
botte – divenute poi tipiche dell’architettura islamica – che
delimitano tre navate; le due laterali terminano in un'alcova, mentre
quella centrale ospitava il trono.
Molto estesi sono gli
affreschi sulle volte e sulle pareti. In uno, detto "dei sei
re", sono state identificate le figure di Roderico, re dei
visigoti, del sovrano sassanide Krisa, dell'imperatore di Bisanzio, del
negus dell'Abissinia, dell'imperatore cinese e del capo dei turcomanni.
Queste figure potrebbero rappresentare i nemici dell'Islam oppure i
"pari grado" del califfo omayyade.
Tutto l'edificio è decorato
con affreschi, che rappresentano l'aspetto più interessante di Qusair
Amra, soprattutto se si tiene conto della successiva proscrizione della
pittura figurativa nel mondo islamico. In alcuni casi, però, essi sono
talmente deteriorati che è possibile riconoscerne i soggetti solo
grazie ad alcuni disegni realizzati durante le ricerche di Musil.
Un sovrano, forse il califfo
sul suo trono, attorniato da un universo animato di uccelli e creature
marine, presiede la sala delle udienze, la cui decorazione è completata
dalla raffigurazione di una caccia all'onagro (una specie di asino
selvatico), da scene di vita di palazzo, da rappresentazioni allegoriche
e da un interessante fregio raffigurante alcuni re vinti dai califfi
omayyadi: il visigoto Rodrigo, Cosroe, imperatore della Persia
sassanide, il negus d'Abissinia o l'imperatore di Bisanzio.
Meno
solenni, le stanze delle terme sono ricoperte da pitture con figure di
animali, una scena con donne e bambini nudi alle terme e un bellissimo
zodiaco affrescato sulla cupola del calidarium, notevole per la sua
attendibilità scientifica. Nella tecnica pittorica è possibile
individuare influenze bizantine e tardoromane.
Probabilmente
il complesso di Qusair Amra risale al regno di Walid I (705-715) o di
Walid II (743-744), anche se, per via della sua relativa modestia, è
stata avanzata l'ipotesi che il proprietario non fosse il califfo, ma più
probabilmente un principe ereditario oppure un altro membro della
famiglia reale. Certo è che la costruzione non è anteriore al 711,
anno della sconfitta del re Rodrigo in Spagna, né posteriore alla
caduta della dinastia degli Omayyadi.