Le Grotte
di Elephanta sono una rete di grotte dalle pareti scolpite, situate
nell'Isola Elephanta, o
Isola Gharapuri (letteralmente "la città delle
grotte") nei pressi del porto di Mumbai, 10 km ad est della città nello Stato indiano del Maharashtra.
L'isola,
è situata su un braccio del Mar Arabico, ospita due gruppi di
grotte, il primo dei quali è composto da cinque grotte indù, il secondo, da due grotte buddiste. Le grotte indù contengono diverse sculture in pietra, e rappresentano il
simbolismo religioso e spirituale della setta indù Shaiva, dedicata al dio Shiva.
Le
sculture intagliate nella roccia delle grotte sono state datate tra il V
e l'VIII secolo d.C., anche se l'identità dei costruttori originali è
ancora oggetto di discussione tra gli studiosi. Le grotte sono
letteralmente scavate nella durissima roccia basaltica, e in
origine erano tutte dipinte, ma di questa pittura, ora ne rimangono
pochissime tracce.
Fu
luogo di culto indù fino al 1534, anno dell'introduzione
della Regola portoghese. Gli stessi Portoghesi ribattezzarono
l'isola con il nome Elephanta, a causa della gigantesca statua
storicamente presente all'imbarco principale, ora collocata all'esterno
nel giardino zoologico Daji Bhau Lad del Museo Al Udyan
Jijamata a Byculla, Mumbai. Questa grotta venne restaurata
nel 1970 dopo anni di abbandono, e nel 1987 venne proclamata Patrimonio
dell'umanità. Attualmente è gestito dal Survey of India (ASI).
L'Isola Elephanta o
Gharapuri, si trova a circa 11.26 chilometri ad est del molo da imbarco
Apollo presso il porto di Mumbai e a circa 9.65 km a sud
di Pir Pal in Trombay. L'isola si
estende per 10.36 chilometri quadrati durante l'alta marea e per 15.54
chilometri quadrati con la bassa marea. Ora il nome Gharapuri appartiene
ad un piccolo villaggio situato nella parte meridionale dell'isola. Le
Grotte di Elephanta sono raggiungibili con un traghetto da Mumbai,
la città più vicina dotata di aeroporto e stazione ferroviaria. La
grotta è chiusa al lunedì.
L'isola
è lunga 2.41 chilometri ed ospita, lungo l'asse nord-sud, due colline
entrambe alte 152 metri. È tagliata da nord a sud da una profonda gola,
mentre ad ovest, una terza collina sale dolcemente dal mare e si estende
da ovest verso est attraverso un burrone, salendo per un'altezza massima
di 173 metri. Questa collina è conosciuta come la collina degli Stupa
ed ospita una rigogliosa foresta con alberi
di mango, tamarindo, karanj e palme, mentre giù nella valle vi sono delle risaie. La sponde dell'isola sono ricche di cespugli di mongrovie.
Gli approdi si trovano vicino a tre piccoli borghi noti come Bunder, a
nord-ovest, Mora Bunder a Nord-Est, Gharapuri o Raj Bunder a sud.
Nella
parte occidentale dell'isola vi sono cinque grotte scavate nella roccia,
mentre sulla collina orientale è presente uno stupa in mattoni. Sulla parte superiore delle due grotte vi sono
alcune cisterne scavate
nella roccia, mentre una delle grotte situate sulla collina orientale è
incompiuta. Secondo una disposizione del 1985 la zona include
"un'area proibita" di circa un chilometro a partire dalla
spiaggia.
Storia
- Poiché
non sono stati scoperte iscrizioni nelle grotte dell'isola, la storia
antica è solo un'ipotesi. Secondo una leggenda sia Pandava, eroe del poema epico indù del Mahābhārata,
che Banasura, il devoto
demone di Shiva, sono entrambi accreditati della costruzione dei templi
e delle grotte. La tradizione locale sostiene che le grotte non sono
artificiali, mentre gli storici dell'arte le hanno datate tra la fine
del V e la fine dell'VIII secolo d.C. Scavi archeologici hanno portato
alla luce dei Kshatrapa,
monete risalenti al IV secolo d.C.
Il
luogo ruota storicamente sulla difesa della dinastia Maurya governanti del Konkan nei confronti dell'imperatore Badami Chalukyas Pulakesi II (609-642)
durante una battaglia navale del 635 d.C. L'isola Elephanta in quel periodo storico prendeva il nome di
Puri o Purika, e fu anche capitale del regno Maurya Konkan. Alcuni
storici attribuiscono le grotte all'epoca del regno Maurya Konkan,
risalente a metà del VI secolo d.C., anche se altri confutano questa
affermazione, affermando che un regno relativamente piccolo come il
Maurya Konkan non avrebbe potuto intraprendere uno scavo, per il quale
sarebbe stato necessario uno "sforzo quasi sovrumano" per
scolpire nella roccia solida interi templi, non potendo disporre di
sufficiente manodopera specializzata per la produzione di sculture di
così "alta qualità" artistica.
Altri
storici attribuiscono la costruzione al Kalacuris, tra la fine
del V ed il VI secolo d.C. che può aver avuto un
rapporto feudale con il Maurya Konkan. In un'epoca in cui era
prevalente il politeismo, la grotta di Elephanta rappresentava la
principale dedica al monoteismo della setta del Shivaismo
Pàshupata, una setta a cui appartenevano sia il Kalacuris che il Maurya
Konkan.
Circolano
molte ipotesi sui costruttori delle caverne. Per esempio: i Chalukyas
che sconfissero sia i Kalacuris che i Maurya Konkan, sono da alcuni
ritenuti, verso la metà del VII secolo, gli artefici della grotta
principale, così come lo sono stati gli Rashtrakutas, tra
l'inizio del VII e la fine del VIII d.C. Infatti la grotta Shiva di
Elephanta è simile, in alcuni aspetti, al tempio del Rashtrakuta
risalente all'VIII secolo d.C., il tempio di Kailasanathar
presso Ellora. La Trimurti di
Elephanta che mostra i tre volti di Shiva è simile alla Trimurti
di Brahmā, Visnù e Mahesh (Shiva)
dell'insegna reale dei Rashtrakutas. Le sculture di Nataraja e di
Ardhanarishvara sono attribuite al Rashtrakutas.
Più
tardi, l'isola fu governata da un'altra dinastia Chalukyan,
successivamente dal sultanato del Gujarat, che, tra il 1534 ed il 1661,
si arrese al dominio portoghese. Da allora, l'isola venne chiamata
Gharapuri Elephanta, nome ancora usato nella locale lingua marathi.
I portoghesi chiamarono l'isola Elephanta Island in
onore di un enorme statua, una roccia scavata nella durissima
pietra basaltica a forma di elefante, installata
successivamente su una collinetta ad est del villaggio di Gharapuri.
Attualmente la statua si trova nello zoo di Mumbai lo Jijamata Udyaan.
La
Regola portoghese fu causa di un calo della popolazione indù dall'isola
e l'abbandono della grotta principale, la grotta di Shiva, come luogo di
culto indù regolare, anche se il culto Mahashivratri, legato
alla festa di Shiva, è ancora presente. Il
dominio coloniale portoghese fece danni considerevoli ai santuari. I
soldati utilizzarono i rilievi della grotta di Shiva per il tiro al
bersaglio, risparmiando solo la scultura rappresentante
la Trimurti. Hanno anche rimosso una scritta relativa alla
creazione delle grotte. Mentre alcuni storici accusano solo i portoghesi
della distruzione delle grotte, altri ipotizzano come causa il
dilavamento e le infiltrazioni prodotte dall'acqua piovana. I portoghesi
lasciarono l'isola nel 1661 a causa del trattato conseguente
al matrimonio tra Carlo II d'Inghilterra e Caterina di Braganza,
figlia del re Giovanni IV del Portogallo: come parte della dote di
Caterina verso Carlo le isole passarono all'Impero britannico.
Anche
se la grotta principale venne restaurata nel 1970, le altre, tra cui tre dotate di sculture importanti, sono ancora
gravemente danneggiate.
Panoramica
- Sull'isola
vi sono due gruppi di grotte intagliate in stile architettonico. Sono
tutte scavate nella durissima roccia basaltica, e, pur essendo
state dipinte, di tale pittura ne rimangono solo alcune tracce. Il
gruppo più numeroso consiste di cinque grotte situate sulla collina
occidentale dell'isola, ben note per le sue sculture indù. La grotta
principale identificabile come Grotta uno è situata a
circa 1,6 chilometri da una collina posta di fronte all'oceano. Si
tratta di una struttura complessa, un tempio scavato nella roccia che si
estende su una superficie di 60.000 metri quadrati, e si compone di una
camera principale, due camere laterali, dei cortili, e
dei reliquiari. L'ingresso posteriore è più basso di 39 metri
rispetto all'ingresso anteriore. Il complesso del tempio è considerato
la dimora di Shiva raffigurato con sculture che ne rivelano
ampiamente le azioni e le sue celebri e diverse forme.
Nella
parte orientale dell'isola, sul colle Stupa, vi è un piccolo gruppo di
grotte che ospitano i monumenti buddisti. Questa collina prende il nome
dallo Stupa eretto sul colle omonimo. Una delle due grotte è
incompleta, mentre l'altra contiene una Stupa in mattoni.
Legenda:
Aula
principale
1.
Ravana che solleva il monte Kailash
2. Shiva e Parvati nel monte Kailash
3. Ardhanarishvara
4. Trimurti
5. Gangadhara
6. Nozze di Shiva
7. Shiva che uccide Andhaka
8. Nataraja
9. Yogishvara
16. Linga
Santuario
ala est
10.
Kartikeya
11. Matrikas
12. Ganesha
13. Dvarapala
Santuario
ala ovest
14.
Yogishvara
15. Nataraja
s.n. Cisterna
|
La
grotta principale - La
grotta principale, chiamata grotta di Shiva, Grotta uno, o Grotta
Grande, è lunga 27 metri ed è costituita da una grande sala a pianta
quadrangolare (mandapa). Per raggiungerla dal livello del mare è necessario salire per 1.000
scalini.
L'ingresso
della grotta è allineato con l'asse nord-sud, insolito per un santuario
dedicato a Shiva, normalmente orientati secondo l'asse est-ovest. Vi
sono quattro pilastri che incorniciano tre ante aperte. L'aula di
ingresso è composta da sei pilastri che compongono tre campate. I
pilastri hanno una base quadrangolare e un fusto che a metà
dell'altezza complessiva diventa a sezione circolare, culminando in
un capitello a ciambella, percorso da sottili scanalature. La
volta è scavata simulando delle travi.
In
questa aula di ingresso si trovano due grandi bassorilievi nelle
rientranze ai lati, rappresentanti Shiva e sono risalenti al periodo Gupta. Il
bassorilievo di sinistra raffigura Yogishvara (il Signore
dello Yoga), mentre a destra si trova Nataraja (Shiva come Signore della danza). Il santuario centrale di Shiva (vedi
al n. 16 nella piantina) è una cella quadrata dotata di quattro
ingressi e si trova a destra della sala principale. All'estremità est
ed ovest delle grotte si possono trovare altri piccoli santuari: il
santuario orientale fungeva da ingresso cerimoniale.
Ogni
rientranza nella parete ospita un rilievo di grandi dimensioni di Shiva,
alto circa 4,87 m. Il rilievo centrale, Shiva Trimurti, si
trova sulla parete sud ed è affiancata da Ardhanarisvara, una
delle rappresentazioni di Shiva come mezzo uomo e mezza donna; alla
sinistra invece si trova Gangadhara, alla sua
destra è visibile, attraverso gli arruffati riccioli di Shiva,
la metaforica rappresentazione della discesa del
fiume Gange.
Nella
sala principale vi sono altre sculture rappresentanti i diversi aspetti
di Shiva, situate in posizioni strategiche e in cubicoli isolati. Tra
queste osserviamo la Kalyanasundara,
raffigurante il matrimonio di Shiva con la dea Parvati, l'Andhakasuravadamurti o Andhakasuramardana, l'uccisione del
demone Andhaka,
Shiva-Parvati sul Monte Kailash (la dimora di Shiva), e Ravananugraha,
raffigurante il demone-re Rāvana che sta scuotendo il Monte Kailash.
Le
grotta principale è un mix di stili architettonici Chalukyan. Le
caratteristiche quali: figure massicce delle divinità, guardiani,
pilastri quadrati con capitelli personalizzate con caratteristiche
artistiche Gupta, come la rappresentazione delle montagne e delle nuvole
e acconciature femminili è tipico di questo stile.
Shiva,
Parvati e il monte Kailash - Il
bassorilievo situato sulla parete a sud-est del portico
raffigura Shiva e Parvati seduti
nella loro dimora, il Monte Kailash. Shiva è raffigurato con
quattro braccia, una corona, più indietro si vede la figura un disco
molto danneggiato, un filo sacro sul petto, e una vestaglia che lo copre
fino al ginocchio. Parvati, è rappresentata vestita con la sua tipica
raffinatezza, i capelli che le cadono in avanti, e lo sguardo rivolto
altrove. Dietro di lei a destra vi è una assistente con in braccio un
bambino, identificabile con il figlio di Parvati, Kartikeya, dio
della guerra.
Dietro
le figure principali vi sono diversi assistenti maschili e femminili.
Uno di questi, un assistente di Shiva, è seduto ai suoi piedi, vicino
ad uno scheletro simile al Bhringi. Altre figure,
non distinte, rappresentano, tra l'altro, un gigante,
degli asceti, un individuo grasso, un nano, un toro (il
monte di Shiva), le caratteristiche di un Garuna (demone), e due scimmie.
La bellezza paesaggistica della montagna è scolpita con lo sfondo del
cielo in mezzo a una pioggia di fiori celesti che cade su Shiva-Parvati.
Questa scena è interpretata come una scena, in cui Parvati è
arrabbiata per i trucchi che Shiva attua giocando a dadi.
Nel bassorilievo scolpito
di fronte al precedente, sono evidenziati due livelli di
rappresentazione del sollevamento del Monte Kailash per mano
del demone Rāvana. In alto si possono osservare il Monte Kailash, sul quale sono seduti Shiva
e Parvati. Shiva è rappresentato con otto braccia, il tre
occhi, e indossa un copricapo con una mezzaluna davanti
e un disco dietro. La maggior parte delle sue braccia sono rotte, mentre
due sono appoggiate sulla testa degli assistenti. La figura
di Parvati, seduta di fronte Shiva, appare come un mezzobusto. Il bassorilievo è
affiancato da due statue, i guardiani delle porte.
Nel bassorilievo sono presenti anche gli assistenti di Shiva, ma sono
piuttosto danneggiati. Bhringi,
simile ad uno scheletro, è seduto vicino ai piedi di Shiva, mentre alla
sua sinistra si trova la testa di elefante di suo figlio, Ganesha. In questo insieme, il demone-re a dieci
teste Rāvana è rappresentato con un'unica testa indenne, e venti dalle sue
braccia, poco distinguibili. Intorno a Ravana si possono osservare
diversi demoni. Sopra Shiva vi sono numerose figure: Il dio Visnù, in sella alla sua cavalcatura Garuna,
alla sua sinistra, uno scheletro, mentre in una nicchia si vede il Monte
Parvati ed una tigre.
Una
leggenda descrive entrambi gli intarsi. Una
volta, Parvati era arrabbiata con Shiva. In quel momento, Ravana,
passando dal Monte Kailash si sentì come ostacolato nei suoi movimenti.
Sconvolto, strinse il monte con la forza, spaventando Parvati che, per
reazione, abbracciò Shiva. Infuriato per l'arroganza di Ravana, Shiva
si gettò su di lui come una furia, ma Ravana cantandogli le lodi gli
chiese di liberarlo dalla sua miseria, trasformandosi in un suo ardente
devoto. Un'altra versione afferma che Shiva benedisse Ravana, contento
del riconquistato affetto di Parvati.
La
Trimurti, Gangadhara e Ardhanarishvara - Descritto
come il "capolavoro dell'arte Gupta-Chalukyan", la scultura
più importante nelle grotte è la Trimurti, scolpita in rilievo
sul retro della caverna di fronte all'ingresso, sul lato nord-sud. È
nota anche come Trimurti Sadashiva e Maheshmurti.
L'immagine, alta 6,1 metri, illustra la versione a tre teste
di Shiva e rappresenta Panchamukha
Shiva. Si dice che le tre teste rappresentino i tre aspetti
fondamentali di Shiva: la creazione, la conservazione e la distruzione.
La mezza faccia della parete ovest, lo mostra come un giovane dalle
labbra sensuali, che incarna la vita con la sua vitalità. In mano ha un
oggetto simile ad un bocciolo di rosa, a simboleggiare la promessa
di vita e creatività. Questo volto è il più vicino a quello
di Brahmā, il creatore o Uma o Vamadeva, il lato
femminile di Shiva creatore di gioia e di bellezza. La mezza faccia a
sinistra (parete est) rappresenta un uomo baffuto, giovane, che esprime
rabbia. Questo è lo Shiva dalle sembianze del terrificante Aghora o Bhairava,
quello la cui rabbia può sommergere il mondo intero incendiandolo,
lasciando dietro di sé solo cenere. Questo è anche conosciuto
come Rudra-Shiva, il
distruttore. Il volto centrale, benigno e meditativo, ricorda il
conservatore Visnù. Questo è tatpurusha: il
maestro dai principi sia positivi che negativi di esistenza e custode
della loro armonia, o Shiva come uno Yogi in profonda meditazione e
preghiera a protezione dell'umanità. L'aspetto di Sadyojata è
stato inserito nella parte posteriore e superiore della scultura, mentre
Ishvara non appare. Il
simbolo della "Trimurti" è stato utilizzato come logo del
dipartimento per lo sviluppo del turismo nella regione
del Maharashtra.
L'immagine
di Gangadhara situata
a destra della figura della Trimurti, rappresenta in realtà un insieme di divinità riunite attorno alle figure
centrali di Shiva e Parvati e la fonte del Gange mentre scende dal cielo. La scultura è larga 3.96 metri e alta 5.20
metri. L'immagine è molto danneggiata, in particolare nella parte
inferiore di Shiva dove è seduta Parvati: qui si osservano quattro
braccia, due delle quali sono rotte. Dalla corona e da una coppa è
scolpita una figura femminile a tre
teste con le braccia rotte, e rappresenta i tre fiumi
sacri: Gange, Yamuna e Sarasvati. Lo Shiva scolpito
è adornato con degli ornamenti. Le braccia sono avvolte dalle spire di
un serpente che spunta con la testa sopra la sua spalla sinistra.
Un'altra mano, parzialmente rotta, dà l'illusione che Shiva, con una
testa dai capelli arruffati, abbracci Parvati. Sulla mano destra di
Shiva appare un piccolo serpente, vicino al collo una tartaruga,
mentre una fascia avvolge la parte posteriore. Un drappeggio ornato
copre sotto la cintola, il tronco inferiore.
Parvati,
scolpita alla sinistra di Shiva, è vestita, la testa acconciata è
completamente adornata di gioielli ed ornamenti. Con la mano destra
tocca la testa di una assistente donna che gli sta portando la custodia
del suo vestito. A destra di Shiva si osservano Brahmā e Indra, con i loro
doni e cavalcature mistiche: Visnù in sella a Garuna,
si trova alla sinistra di Parvati. Sono presenti molti altri dettagli,
ma sono pesantemente danneggiati, ma si deduce che una figura
inginocchiata nella parte anteriore rappresenti il re che ha
commissionato l'opera. Nel retro vi sono molte divinità e assistenti
femminili. L'intero contesto è rappresentato all'aperto sotto un cielo
parzialmente nuvoloso, con uomini e donne, tutti vestiti, investiti da
una pioggia di petali di fiori.
Nella
camera a est della Trimurti, si trova il bassorilievo
di Ardhanarishvara, un corpo munito di quattro braccia. Sulla testa
di questo corpo, alto 5,1 metri, è posto un copricapo (doppiamente
piegato) con due lembi che ricadono verso la testa di Parvati, mentre la
parte destra di Shiva è raffigurata con capelli arricciati ed una
mezzaluna. La figura femminile è adornata con diversi bracciali e
braccialetti, un grande orecchino ad anello e anelli sulle dita; la
figura a destra è maschile e gli cadono i capelli, al polso vi sono dei
braccialetti. Una delle mani è appoggiata sul corno sinistro di Nandi, sul monte di
Shiva, ed è abbastanza ben conservato. Anche la coppia di mani sul
retro è ingioiellata, mentre la mano destra del maschio tiene un
serpente, la mano sinistra femminile tiene uno specchio. La mano
anteriore sinistra è rotta, ma si ritiene che trattenesse la veste
della dea. La figura centrale è circondata da divinità.
Shiva
che uccide Andhaka - Il
bassorilievo è considerato come una scultura unica nel suo genere ed è
situata sul lato nord della navata, e mostra Bhairava o Virabhadra,
una spaventosa forma di Shiva. Nel bassorilievo Parvati è seduta
accanto a suo marito, ma lo sta osservando terrorizzata. Un'assistente
femminile si trova vicino a lei.
La
figura centrale, molto rovinata sotto la vita, è alta 3,5 metri e
appare come se fosse di corsa. Dietro al copricapo è agganciato un
collare, mentre un teschio e un cobra si trovano sulla fronte, in alto a destra è presente una mezzaluna.
Questa forma di Shiva, esprime un'intensa rabbia: fronte corrugata,
occhi gonfi, zanne enormi.
Le gambe e cinque delle otto braccia sono rotte, tra cui il braccio più
piccolo, a causa di atti di vandalismo causati dai soldati
portoghesi.
Mentre
l'immagine di Andhaka si trova
sotto l'immagine di Bhairava, si intuisce che Shiva trafigge con la
mano anteriore destra Bhairava, ma è solo un'ipotesi, visto che appare
come se nessuno tenesse in mano la lancia. La mano posteriore, invece,
è sollevata e trattiene una pelle di elefante. Appesi alle mani
sinistre si vedono una testa di elefante, una zanna scolpita, ed un
tronco. La seconda mano, oltre ad essere avvolta da un serpente, tiene
un kapala, un contenitore che raccoglie il sangue che colava
da l'Andhaka ucciso.
Inoltre,
nel bassorilievo, appaiono due donne, un uomo, due asceti, una piccola
figura di fronte, un'altra donna, e due nani. Sopra la testa
principale di Shiva si osserva un'insolita scultura, sembra una
"bottiglia molto larga con una scalanatura nel mezzo",
probabilmente l'aum o il linga o
un santuario di Shiva, circondato da devoti.
Il
matrimonio tra Shiva e Parvati - L'immagine
nella nicchia scavata sulla parete sud rappresenta un insieme di
divinità riunite intorno alle figure centrali di Shiva e Parvati nel
momento del loro matrimonio. Parvati, secondo la tradizione indù, è in
piedi alla destra di Shiva. Le sculture sono molto danneggiate, e solo
una delle quattro mani di Shiva è completamente visibile, anche la
gamba destra è mancante. Shiva indossa un copricapo a cui è fissato un
disco luminoso, e indossa un abito elegante, drappeggiato e ben legato
in vita, con un filo sacro sul petto. Parvati è scolpita perfettamente,
ben vestita, capelli acconciati, riccamente ingioiellata ed è
strettamente drappeggiata per evidenziarne le forme del corpo. La sua
espressione è timida, ed è accompagnata dal padre che le pone la mano
destra sulla spalla. Anche se entrambe le mani sono danneggiate, si
deduce che la mano sinistra di Parvati stringeva la mano destra di Shiva
come segno di Santa Alleanza. Brahma è seduto come il sacerdote
officiante il matrimonio, mentre Vishnu, fa da testimone. Mena, la madre
di Parvati è in piedi accanto a Vishnu.
Tra
gli ospiti, in piedi, dietro Parvati, si vede il
dio-luna Chandra agghindato con una parrucca e una mezzaluna,
mentre tiene un vaso circolare con il nettare necessario alla cerimonia.
Appena sopra le immagini principali, si osserva una pletora di
divinità: i saggi barbuti, le Apsaras (le ninfe), i Vidyadharas (titolari
di saggezza o semidei), le Yakshnis (le dee
della fortuna e del desiderio e dell'amore), i Gandharva (gli
dei della natura), Bhringi (l'unicorno), e altri assistenti maschili e
femminile fanno da testimoni gettando fiori sulla coppia.
Yogishvara
- Il
bassorilievo situato a est del portico nord rappresenta Shiva nella
classica posizione Yoga, il signore dello Yoga: Yogishvara, o
l'asceta supremo: Mahayogi, Dharmaraja e Lakulisha Simile
a un Buddha, la scultura di Shiva si trova in pessime condizioni, con
due braccia rotte. È seduto nella posizione yoga padmasana (a
gambe incrociate) sopra un fiore di loto portato da due Nagas (uomini
serpente). La sua corona, scolpita con numerosi dettagli e ornata da una
mezzaluna, ospita nella parte posteriore un collare, mentre i riccioli
dei capelli cadono su entrambi i lati delle spalle. Il volto di Shiva è
calmo e in meditazione, con gli occhi semi-chiusi. Questa è una
posizione di penitenza, seduto in mezzo alle montagne dell'Himalaya dopo la morte della sua prima moglie Sati,
che poi fa rinascere come Parvati. È circondato da diverse
divinità celesti e seguito da alcuni assistenti.
Si
vede anche un arbusto di banano con
tre foglie già aperte e una che si sta aprendo, nonché un fiore
di girasole. Nel bassorilievo vi sono altre figure, ma si trovano
in cattivo stato: Visnù che guida il suo destriero Garuna (aquila) su una foglia di banano, il Dio-Sole Sūrya su un cavallo completamente sellato e privo di testa, un santo con
un rosario, nel
cielo due figure femminili drappeggiate fino alle cosce, una figura
senza volto della luna con un contenitore d'acqua, tre figure maschili identiche affiancate
da due femmine, lo scheletro di
un saggio, Brahmā (privo di un braccio) in sella ad un cigno,
e Indra privo del suo destriero, l'elefante.
Nataraja:
la Tandava, danza cosmica di Shiva - La
scultura situata ad ovest, di fronte alla nicchia Yogishvara illustra
la danza cosmica di
Shiva, la Tandava nella
forma di Nataraja (re della danza). La nicchia è larga
4 m e alta 3,4 m. Shiva indossa un copricapo molto elaborato.
L'immagine mostra Shiva mentre danza, con dieci braccia, ma mancano la
prima mano destra e la terza mano sinistra. La parte restante del primo
braccio destro è appoggiata sulla parte sinistra del petto, mentre la
seconda mano destra è danneggiata fino all'altezza del gomito.
Anche
il terzo e il quarto braccio sono rotti, ma si deduce che tenesse con il
quarto braccio, una Khatvanga (un
bastone con in cima un cranio). Il braccio sinistro è danneggiato
vicino ai polsi. La terza mano, rotta, è piegata in direzione di
Parvati in piedi sul lato, mentre la quarta mano è sollevata verso
l'alto. La coscia destra, rotta, è sollevata, mentre la gamba sinistra
non si vede. Gli elaborati bracciali sono ben conservati e la gonna è
legata alla vita da un nastro.
L'alta
figura di Parvati si trova alla sinistra di Shiva, in parte rotta, ma
ben ingioiellata. In volo, dietro Parvati si osserva una figura
femminile. Nel bassorilievo si possono inoltre osservare: Visnù in sella a un Garuna (aquila), Indra in sella al suo elefante, la testa di elefante Ganesha, Kartikeya (dio
della guerra), Bhrngi (il grande
saggio), dei saggi e degli assistenti.
Il
simulacro centrale - Il
simulacro centrale è una cella quadrata indipendente, con un ingresso
su ciascuno dei lati. Ogni porta è fiancheggiata da due Dvarapala (guardiani
del cancello). Il Linga, il simbolo di Shiva in unione con la Yoni, il simbolo di Parvati, simboleggiano l'unità suprema divinizzata dalla
presenza dal santuario. Il Linga è situato su una piattaforma rialzata
dal pavimento del santuario di 1,8 metri, che per raggiungere è
necessario salire sei gradini. L'altezza degli otto Dvarapalas varia
da 4,52 a 4,62 metri. Tutti sono danneggiati ad eccezione di quelli
situati vicino alla porta meridionale del santuario. Una di questi
possiede una serie di caratteristiche insolite: uno strano copricapo,
un teschio sopra la fronte, labbra socchiuse con denti sporgenti, statue con una
collana con un'unica perla, orecchini, bracciali intrecciati al polso,
una spalla ricurva, un globo tenuto a livello dell'ombelico. Tiene la
sua veste con la mano sinistra, presso la coscia destra e le gambe sono
prive di una forma definita.
Ala
est - A
16,57 metri, superando nove gradini, si accede ad un cortile situato
nella parte orientale. Un tempio della parte meridionale del cortile
ospita invece un affresco ben conservato. Il piedistallo circolare è
situato nel cortile di fronte al tempio di Shiva, vicino all'estremità
orientale, nella zona aperta. Si dice che sia la sede di Nandi, il
monte di Shiva.
Su
ogni lato della scalinata che porta al portico del tempio-caverna si
trova una tigre alata e
un leongrifo, ciascuno
seduto con una zampa anteriore sollevata. Ai lati del portico vi sono
delle camere, mentre sul retro è presente un santuario dedicato
al Linga. Cinque passi ci conducono, in un percorso circolare, verso la soglia
centrale del santuario alto 4,21 metri e largo 4,90 m Sul retro del
portico, all'estremità est, si trova una statua gigantesca di un
guardiano a quattro braccia con due demoni per assistente.
All'estremità nord osserviamo una figura in piedi che brandisce un tridente. La mano sinistra poggia su una figura demoniaca piuttosto compromessa. La
parete ovest raffigura Ashta-Matrikas (le otto dee madri), affiancato da Kartikeya (re
della guerra) e Ganisha (uomo elefante), i figli di Shiva. Alcune delle Matrikas sono raffigurate con dei
bambini, ma tutte sono mostrate sui loro rispettivi supporti:
toro, cigno, pavone, Garuna (aquila),
che li identificano. All'estremità est del portico vi è un'altra
cappella con un interno un portico, il cui pavimento è allagato, dato
che si trova sotto il livello del mare. Questa cappella è ricca di
infiltrazioni.
Ala
ovest - L'ala
ovest è quasi in rovina, e si raggiunge entrando attraverso la grotta
principale. Qui una piccola cappella, probabilmente buddhista, e
una cisterna sono incastrate tra i pilastri della grotta. Un altro santuario
situato ad ovest del cortile ospita sculture di Shiva in posizione yoga seduto
su un fiore di loto portato da "due grasse e pesanti figure con una
parrucca". La scultura raffigura Brahmā a tre facce con
la barba e altre figure. Entrando sul retro del portico vi è una grotta
con un poliedrico e venerato Linga eretto sopra salunkhs scolpite
a corolla.
Alla
porta d'ingresso su entrambi i fianchi, si ergono le statue di due
guardiani in piedi su dei demoni e due figure grasse, in equilibrio
instabile. Sul lato sud della porta, si può osservare un insieme di
statue. Tra queste risalta l'intarsio di Shiva con il terzo occhio,
raffigurato a sei braccia. Anche se parzialmente rovinata, la scultura
mostra Shiva mentre sta danzado, la sua testa ornata di una corona
fissata con una mezzaluna, un cobra nella mano sinistra, una bastone nella destra. Accanto a questa
immagine è presente una figura situata sotto un albero di banano e una immagine dello stesso Shiva nella condizione di (Yogishvara)
seduto su un fiore di loto. Nel bassorilievo si osserva una figura
maschile a cavallo di un toro con una campana al collo, una
figura femminile, e un altro intaglio situato alla sinistra di Shiva:
una figura femminile con un gioiello sulla fronte con un turbante avvolto con perizia, Indra a cavallo di un elefante, Vishnu con quattro braccia, in possesso di un piccolo disco nella mano
sinistra, mentre cavalca un Garuna (aquila),
affiancato da una piccola figura volante, e una figura maschile con una
mezzaluna nei capelli.
Altre
grotte di rilievo - A
sud-est della Grande Grotta, sul lato est-nord-est dell'isola vi è il
secondo scavo. Troviamo sul lato nord una cappella, la grotta 2, la cui
parte anteriore è completamente distrutta, rimangono solo frammenti di
alcune colonne. L'interno ha subito ingenti danni a causa di
infiltrazione piovane. Il portico è lungo 85 metri e profondo 35. La
cappella è sostenuta da otto colonne angolari e due mezze colonne dalla
forma irregolare. Sul retro del portico vi sono tre camere e quella
centrale possiede un altare e un canale d'acqua (pranalika), anche se il
Linga è andato perduto. La porta del santuario presenta alcune tracce
di una scultura composta da una figura di un giovane, un grasso,
nei fregi si osservano degli alligatori,
mentre su uno stipite vi sono figure danneggiate di animali.
Un
po' più a sud dell'ultima grotta, se ne trova un'altra in peggiori
condizioni, con danni, anche in questo caso, dovuti ad infiltrazione
piovana. Si tratta di un portico in cui ogni fine probabilmente aveva
una cappella o una stanza con colonne di fronte. Le celle di due di queste stanze
sono situate nella parte posteriore. La porta centrale sul retro del
portico conduce ad un santuario danneggiato,
le cui porte sono dominate per ogni lato, da due guardiani che si
adagiano su dei nani, da delle figure volanti, e da altri guardiani
e demoni situati presso lo stipite e l'architrave. Il santuario è
profondo 6,04 metri e largo 5,74 metri, ed è dotato da un'ampia sala
comune con un altare e un linga. A sud di questa grotta vi è una
caverna, probabilmente utilizzata come cisterna.
Sopra
queste grotte si trova la scultura di una tigre, venerata come la dea Vaghesheri.
È probabile che il guardiano situato presso l'entrata nord della Grotta
principale sia da attribuirsi a questa divinità. In cima alla collina,
nei pressi di un piccolo stagno si trova un Linga. Nelle vicinanze sono state trovate anche sculture raffiguranti una pietra
con inciso un sole e
una luna con una madre che allatta un bambino. La scultura della madre con il
bambino è stata spostata.
Nella
parte superiore della gola nei pressi della grotta principale si trova
una grande sala conosciuta come Tempio o grotta di Sitabai. Il portico è
formato da quattro colonne e due pilastri. La sala dispone di tre camere
sul retro, una centrale, un santuario e delle semplici camere adibite
per ospitare i sacerdoti. La porta del santuario centrale è adornata
con dei pilastri e un fregio con figure di leone. Il santuario è dotato di un altare, di un canale d'acqua, un foro al
centro, sul quale la statua di Parvati potrebbe essere stata oggetto di
adorazione.
Passando
lungo il versante orientale della collina a nord della caverna Sitabai,
vi è un piccolo scavo indù con un veranda, probabilmente il residuo della costruzione di tre celle, abbandonate in
seguito alla scoperta di un difetto nella roccia. Verso est della
collina si trova uno stagno asciutto, con grandi massi artificiali e
cisterne buddiste lungo le sue sponde. Alla fine dello sperone nord della collina
principale si trova un tumulo che assomiglia a uno stupa buddista.
Conservazione
- Le
Grotte di Elephanta sono quotidianamente sottoposte a diversi rischi:
sviluppo industriale (principalmente a causa della sua posizione
all'interno del porto di Mumbai), pressione antropica, a causa
della crescita della popolazione della comunità residente, crescita
industriale del porto e dei servizi in prossimità dell'isola, nessun
piano di prevenzione dei rischi di calamità naturali
come terremoti, cicloni e attacchi terroristici, turismo non sostenibile e inadeguate
strutture turistiche dell'isola, e infine la cattiva gestione dei
monumenti.
La
conservazione dell'Isola di Elephanta nel suo complesso, con i suoi
monumenti, è garantita sia attraverso l'attuale legislazione che da un
restauro delle grotte e delle sue sculture. Le legislazioni di base
adottate sono le seguenti: legge del 1958 sulla protezione
degli Antichi Monumenti e Siti Archeologici e Regole attuative
del 1959; regolamento del 1957 che
vieta l'estrazione, le sabbiature e gli scavi e altre operazioni nelle
immediate vicinanze di qualsiasi monumento; la legge sulle Antichità e
dei Tesori d'arte promulgata nel 1972, con le disposizioni
attuative emanate nel 1973, e una notifica emessa nel 1985, che dichiarano l'intera isola e una fascia situata ad un km dalla riva
come "zona vietata", e una serie di disposizioni emanate dal
governo ambientale dello Stato del Maharashtra che
proteggono il sito. È del 1966 una legge sulla pianificazione del territorio, mentre sono del 1995 una serie di regolamenti urbanistici per la Protezione del Patrimonio
Storico della Grande Mumbai.
L'Archeological
Survey of India, (ASI), sulla base della normativa citata, mantiene e
gestisce in buono stato i monumenti. Gli interventi adottati per la
copertura e la conservazione comprendono: la stabilizzazione della
parete rocciosa, la costruzione dei supporti alle strutture delle grotte
in cui pilastri sono crollati, il consolidamento dei pavimenti e la
costruzione di un muro di contenimento che circonda il sito. Inoltre,
sono stati rinnovati i servizi per i visitatori (ad esempio: i servizi
igienici, le ringhiere, i percorsi, e una rampa di scale che dal molo
porta alle grotte). Per il museo è stato messo in atto un piano di
conservazione, mentre le grotte possono considerarsi nel loro complesso
in buono stato di conservazione. Il sito riceve circa 25.000 visitatori
al mese. Sono inoltre disponibili diversi opuscoli informativi anche
presso la sede dei monumenti. Presso le grotte si tengono eventi
speciali durante la Giornata Mondiale del Patrimonio, il 18 aprile, e la
Settimana Mondiale dell'UNESCO, tra 19-25 novembre. Un altro evento
popolare è il festival annuale di danze tradizionali che attira molti
visitatori.
Dopo
aver dichiarato le grotte Patrimonio Mondiale, l'UNESCO ha concesso 100.000 $ per documentare la storia del sito, mentre una
parte della sovvenzione è stata utilizzata per la sua conservazione. Sulla
base della valutazione dell'UNESCO, i piani di gestione includono:
miglioramento della comunicazione e della collaborazione tra l'ASI, il
personale locale, e gli altri ministeri competenti; migliorare i
programmi pubblici di informazione e di sensibilizzazione, migliorare i
programmi di controllo dell'impatto ambientale dei turisti sulle grotte
e dell'ambiente dell'isola, dare una maggiore attenzione al mantenimento
dello stato di conservazione delle rocce per affrontare le infiltrazioni
e le perdite di acqua nelle grotte, e il monitoraggio quotidiano delle
misure di conservazione, sia strutturali che chimiche.
Anche
l'Indian National Trust per l'Arte e i Beni Culturali (INTACH) è
stato coinvolto con la Survey of India nel miglioramento delle
condizioni locali del sito. È stato inoltre pubblicato un libro con il
contributo dell'UNESCO, dell'INTACH e del governo indiano, che presenta
un piano globale per il restauro del sito e una breve storia di ogni
scultura costruita all'interno delle grotte.
Le
Caverne di Elefanta sono citate nel VII capitolo del capolavoro di
Hermann Melville, “Moby Dick”, nell’edizione Adelphi. Traduzione
di Cesare Pavese.