Yazd è
il capoluogo dell'omonima
provincia iraniana e
un centro importante dello Zoroastrismo.
La città si trova 280 chilometri a sud-est di Esfahan.
Nel 2006 aveva
una popolazione di 423.006 persone.
In
seguito ad un adattamento secolare al deserto circostante, Yazd presenta
un'architettura unica. È nota in Iran per l'artigianato di prima qualità,
che produce soprattutto tessuti di seta e
prodotti dolciari.
La città
vanta 3.000 anni di storia, in quanto risale al tempo dell'impero
medo, quando era nota come Ysatis (o Issatis). L'attuale nome
della città potrebbe derivare da Yazdgard
I, un re sasanide.
La città era già un centro zoroastriano in epoca sasanide. Dopo la Conquista
islamica della Persia, molti zoroastriani delle province
circostanti trovarono rifugio a Yazd. La città rimase zoroastriana anche
dopo la conquista dietro il pagamento di un tributo e solo gradualmente l'Islam divenne
la principale religione della città.
A causa
della remota posizione nel deserto e della difficoltà di raggiungerla,
Yazd si è conservata pressoché intatta dalle distruzioni delle guerre.
Ad esempio, è stata un rifugio per i fuggiaschi da altre città dell'impero
persiano durante l'invasione di Gengis
Khan. Nel 1272 fu
visitata da Marco
Polo, che diede conto della raffinata tessitura della seta.
Per breve
tempo divenne capitale sotto la dinastia
muzaffaride nel XIV
secolo e fu assediata senza successo fra il 1350 e
il 1351 dagli Ingiuidi comandati
dallo sceicco Abu Ishaq. La Moschea del Venerdì (Masjed-e Jameh), il più
importante monumento architettonico della città, e altri importanti
edifici risalgono a questo periodo. Durante la dinastia
Qajar (XVIII
secolo) fu governata da khan bakhtiari.
Durante
la dinastia
safavide (XVI
secolo) la popolazione di Yazd emigrò verso est e chiamò il luogo
Yazdi: oggi si trova presso il confine irano-afgano nella provincia
di Farah e la città si chiama Farah.
I discendenti sono tuttora persiani sciiti.
Parlano con un accento molto simile a quello degli abitanti di Yazd.
Sempre
apprezzata per la qualità delle sue sete e dei suoi tappeti,
Yazd è oggi un centro dell'industria tessile iraniana. È presente anche
in industria delle ceramiche e dei materiali per l'edilizia, come anche
l'industria dolciaria e l'oreficeria.
Una parte
significativa della popolazione è impiegata nell'agricoltura,
nell'allevamento, nella lavorazione dei metalli e nella produzione di
macchinari. Alcune aziende operano nel ramo dell'informatica e nella
produzione di componenti elettronici come cavi e connettori. Attualmente
Yazd ospita il più grande produttore iraniano di fibre ottiche.
I
pasticceri di Yazd sono famosi in tutto l'Iran e costituiscono anche
un'attrattiva turistica. I laboratori (esperti o khalifehs)
mantengono segrete le loro ricette e molti di loro sono rimasti attività
familiari tramandate da molte generazioni. Baghlava, ghotab e pashmak
sono i dolci più richiesti.
Yazd è
una città di primaria importanza come centro dell'architettura persiana.
A causa del clima secco, ha una delle più ampie reti di qanat nel
mondo e i costruttori di qanat di Yazd sono considerati i più
abili dell'Iran. Per affrontare le estati torride, molti edifici antichi
sono dotati di magnifiche torri
del vento e di vasti ambienti sotterranei. La città ospita
anche importanti esempi di yakhchal,
di cui alcuni sono ancora usati come ghiacciaie per conservare il ghiaccio
proveniente dalle vicine montagne. La città vecchia di Yazd è uno dei più
grandi centri urbani costruito quasi interamente con adobe,
un impasto di argilla, sabbia e paglia.

La Città
Vecchia di Yazd è uno di quei posti in cui i bambini giocano
ancora a pallone in piazza e dove tu puoi anche ritrovarti a
giocare con loro. Dove il silenzio dei vicoli regna sovrano e c’è
ancora la possibilità di mescolarsi agli abitanti del luogo.
La Città
Vecchia di Yazd è dominata dal colore ocra delle case: cubi di fango
essiccato misto a paglia incastrati in un labirinto di vicoli
e strade che d’improvviso sbucano in piazzette alberate. La vita
sembra scorrere ancora lenta nei negozietti di souvenir ancora poco
invasivi e lungo le strade in si può scoprire qualche antica cisterna
dell’acqua. Qui si trovano alcuni dei più interessanti hotel e
caffè tradizionali, tutti dotati di terrazze panoramiche da cui ammirare
le tipiche torri del vento della città.
Qui si può
visitare la Casa di Lari, in un vicoletto quasi ai margini del
centro storico. È una delle più antiche abitazioni della città, visto
che la sua costruzione risale a circa 150 anni fa, durante l’epoca
qagiara ed è una delle meglio conservate. Era la casa di un ricco
mercante, mentre oggi ospita studenti di architettura e impiegati del
ministero della cultura. Dall’ingresso principale si accede
all’elegante corte interna con una vasca d’acqua in mezzo e su cui si
affacciano ampie arcate, vetrate di legno istoriate, due badgir e un ampio iwan, il tipico spazio rettangolare
a volta aperto su un lato con un portale sormontato da un arco decorato.
Una delle
piazzette più ampie e armoniose della Città Vecchia è quella che ospita
la Prigione di Alessandro, oltre che all’ufficio del
turismo. L’edificio è quello di una scuola del XV secolo sormontato da
una cupola. Il nome deriva da un poema di Hafez in cui si parla delle
terribili condizioni di prigionia di un luogo fatto costruire da
Alessandro Magno come prigione sotterranea che conteneva un pozzo molto
profondo simile a quello che si trova in questo edificio. L’edificio
oggi è stato ristrutturato e al suo interno non ci sono molte cose
interessanti, tanto più che ospita negozi e atelier di artisti. La
piazzetta su cui sorge però è deliziosa, anche per la presenza a pochi
passi della Tomba
dei 12 imam, una costruzione in mattoni dell’inizio dell’XI
secolo.

La Moschea
di Jameh (Moschea del Venerdì) domina l’entrata della
città vecchia. Il portale d’ingresso, uno dei più alti dell’Iran, si
affaccia su una piazza molto vissuta dagli abitanti e in alcuni momenti
della giornata anche caotica.
La
moschea del XII secolo è ancora in uso oggi. È stata costruita sotto Ala'oddoleh
Garshasb della dinastia Al-e
Bouyeh (Buwayhidi).
La moschea è stata in gran parte ricostruita tra il 1324 e
il 1365,
ed è uno dei più importanti edifici del XIV secolo dell'Iran.
Secondo
gli storici, la moschea è stata costruita nel sito del tempio del fuoco
sassanide e Ala'oddoleh Garshasb ha iniziato la costruzione
dell'affascinante moschea. La moschea precedente è stata costruita per
ordine di Ala'oddoleh Kalanjar nel VI secolo d.C., tuttavia la costruzione
principale dell'attuale edificio è stato fatto per ordine di "Seyyed
Rokn al-Din Mohammad Qazi".
La
moschea è un bell'esempio di stile
Azero di architettura
persiana. La moschea è coronata da una coppia di minareti alti 48
metri, i più alti in Iran, e la facciata del portale è decorata da cima
a fondo di piastrelle abbaglianti, prevalentemente di colore blu.
Dall’entrata
si accede ad un ampio cortile aperto che si affaccia sulla moschea vera e
propria, costruita nel XV secolo per Sayyed Roknaddin, su un precedente
edificio del XII secolo che a sua volta probabilmente era usato in
precedenza per il culto zoorastriano.
All'interno
vi è un lungo cortile porticato dove, dietro un Iwan infossato
a sud-est, vi è una camera santuario (Shabestan).
Questa camera, sotto una cupola in maiolica è squisitamente decorata con
maioliche a mosaico: il suo alto mihrāb,
datato 1365, è uno dei migliori del suo genere.
Gli
eleganti modelli lavorati in mattoni e l'iscrizione inestimabile di
tessere di mosaico recanti caratteri cufici angolari
creano un senso di bellezza. La nicchia della preghiera principale, quella
che si trova sotto la cupola, è decorata con tessere di mosaico eleganti.
Sulle due tessere vi sono intarsi a forma di stella, il nome del
costruttore e il tempo di costruzione della preghiera nella nicchia
scintilla splendidamente. I due minareti torreggianti risalenti al periodo
safavide misurano 52 metri di altezza e 6 metri di diametro.

Il giardino
Dolat Abad o Bagh-e Dolat Abad è un piccolo padiglione
circondato da un giardino
persiano. L'edificio e il giardino vennero costruiti nel 1750 come
residenza dello scià di Persia Karim
Khan Zand.
Il sito
è costituito da due piccoli padiglioni collegati da un giardino con al
centro una lungo canale d’acqua con fontane zampillanti.
L’interno
del padiglione visitabile è a due piani con la parte bassa in pietra e
quella più alta in mattoni. Ha forma ottagonale e presenta decorazioni di legno a graticcio, vasche
di pietra e vetrate
istoriate dai colori vivaci. La sala centrale ha una bella vasca in
alabastro e il soffitto è a cupola con decorazioni a muqarnas.
Ha un badgir enorme, alto ben 33
metri, il più alto del Paese, ricostruito dopo il suo crollo negli anni
’60. La struttura è davvero enorme e permette di incanalare ogni soffio
d’aria, come si può perfettamente sentire passando da una sala
all’altra e da un piano all’altro cercando di evitare le raffiche di
vento.

Il complesso
Amir Chakhmaq è una struttura di primo piano, nota per le sue
alcove simmetriche. Si tratta di una moschea situata su una piazza
con lo stesso nome. Contiene anche un caravanserraglio, un tekyeh,
uno stabilimento termale, un antico pozzo d'acqua, e una pasticceria. Di
notte, l'edificio è illuminato dopo le ore del crepuscolo e dopo il
tramonto con un'illuminazione arancione nelle nicchie ad arco che lo rende
uno spettacolo. Durante la guerra
Iran-Iraq e le guerre in Iraq con gli Stati Uniti e
l'Afghanistan, molti iracheni e afgani sono venuti ad abitare nella Piazza
Amir Chakhmaq.
L'importante
struttura ha tre piani ed una elaborata facciata simmetrica a nicchie e ad
arco. È la più grande struttura in Iran. Nel centro vi sono due minareti
altissimi. La scala a chiocciola in uno dei due minareti si dice che crei
una sensazione di claustrofobia,
mentre offre un'ottima vista di Yazd. Di notte, l'edificio è
illuminato con luce arancione nelle nicchie che lo rende uno spettacolo.
Il complesso contiene anche un caravanserraglio,
un tekyeh,
uno stabilimento termale, un pozzo d'acqua fredda, e una pasticceria. Il
bagno, nella parte anteriore dell'edificio è di circa 600 anni. Degli
archi sono stati aggiunti di recente sui fianchi per garantire la
sicurezza del traffico. Solo il primo piano sopra il livello del suolo è
accessibile. C'è un complesso commerciale nel seminterrato della
struttura.
Il
complesso comprende un tekyeh a tre piani usato per commemorare la morte
di Hussein
Ibn Ali. In un angolo del tekyeh, c'è un nakhl, descritto come
"forte, un oggetto di legno con grandi infissi metallici e
borchie". È stato venerato durante la commemorazione sciita
dell'Ashura.

La
piazza Amir-Chaghmaq, secondo il dottor Vahdat Zad, uno storico
dell'architettura che ha lavorato a lungo sugli aspetti spaziali della
piazza, è stata costruita nel XV secolo da Jalal-al-Din Amir-Chakhmaq, il
governatore di Yazd durante l'era Timurid. Questa piazza è stata
istituita sul lato nord di un'importante moschea chiamata la vecchia
moschea, oggi nota come moschea Amir-Chakhmaq. Secondo Vahdat Zad,
"la moschea è stata fondata anche da Amir-Chakhmaq tra il 1418 e il
1438. Nello stesso anno della moschea è stata inaugurata, Haj Qanbar
Jahanshahi, che è stato il successivo governatore, che ha costruito un bazar e
un caravanserraglio ai lati della piazza".
Molte
parti del complesso si sono deteriorate fino al XVIII secolo, in epoca
safavide, quando Bahador Khan Shams Yousef Meibodi rinnovò alcune parti e
ricostruì il caravanserraglio nella stessa posizione. Il complesso
ha incontrato un nuovo processo di degrado fino alla fine del XIX secolo,
quando, secondo Vahdat Zad, il Tekyeh è stato costruito da Abu-al-Qasim
Rashti all'ingresso del bazar.
La
maggior parte dei cambiamenti nella piazza Amir-Chakhmagh sono state
attuate durante il periodo di modernizzazione di Reza
Shah. Completando via Pahlavi nel 1935, la parte settentrionale
della piazza, che si collegava con il Bazar, è stata demolita. Sembra che
il caravanserraglio fu demolito nello stesso tempo, alfine di sviluppare
la piazza in una forma rettangolare più ordinata.
In
particolare, la demolizione della piazza, come sostiene Vahdat Zad:
"non aveva niente a che fare con la creazione di via Soraya nel 1943.
È più probabile che si sia verificato quando via Shah e via Soraya sono
stati collegate alla fine del 1950. Nulla è rimasto della piazza poi, ad
eccezione del Tekyeh. Il comune ha anche cercato di demolire la Tekyeh
quando uno dei soffeh è crollato, ma l'ufficio di archeologia
ha resistito con forza. Al contrario, hanno riempito le due arcate su
entrambi i lati nel 1963 per prevenire ulteriori crolli.

Le torri
del silenzio di Yazd o Dakhmeh-ye Zartoshtiyun, sono delle torri
del silenzio relative al culto
zoroastriano poste su due colline a sud della città di Yazd.
Le torri
vennero utilizzate sino agli anni 70 del XX
secolo, quando il governo iraniano ne impose la chiusura e la
modifica del culto. Esse sono state utilizzate per secoli per la
distruzione dei corpi dei defunti da parte degli uccelli, dato che la
religione zoroastriana imponeva di non contaminare nessuno degli elementi.
Esse consistono di due torri con degli alti muri al cui interno venivano
riposti i cadaveri e lasciati decomporre dalle
forze della natura.
Il sito
oggi sorge accanto al cimitero zoroastriano.
Nell'area
è possibile scorgere un ab
anbar e dei resti di vecchie costruzioni.

Il Tempio
del Fuoco di Yazd, noto anche come Atash Behram o Atash
Kadeh, è un tempio
zoroastriano. È stato costruito nel 1934 e
sancisce l'Atash Behram, che significa "il fuoco vittorioso",
datato 470 d.C.
Si tratta di uno dei nove Templi del Fuoco (Atash Behram), l'unico dei più
alti di grado in Iran, dove gli zoroastriani hanno praticato la loro
religione dal 400
a.C.; gli altri otto sono in India. Secondo Aga Rustam
Noshiravan Belivani, di Sharifabad,
gli Anjuman-i Nasiri (i funzionari zoroastriani eletti) hanno
aperto lo Yazd Atash Behram nel 1960 ai
visitatori non zoroastriani.
I più
alti gradi dei templi del fuoco sono stati costruiti durante l'Impero
sasanide per la riverenza del fuoco, che è la manifestazione
di Ahura
Mazda nella religione zoroastriana. Secondo la religione
zoroastriana, questo tipo di fuoco è consacrato da sedici diverse fonti,
tra cui il fuoco creato da un fulmine.
Secondo
una targa scritta sul santuario, la costruzione del tempio è datata al 1934.
I fondi per la costruzione di esso sono stati forniti dall'Associazione
dei Parsi zoroastriani
dell'India. La costruzione è stata fatta sotto la guida di Jamshid
Amanat. Il fuoco sacro del tempio si afferma di bruciare da circa il 470 d.C.,
grazie a un hirbod,
un prete che aggiunge le legna ogni giorno; originariamente avviato
dallo Scià sassanide quando era nel tempio del fuoco Pars Karyan nel Fars meridionale
del Larestan.
Da lì è stato trasferito a Aqda dove
è stato mantenuto per 700 anni. Il fuoco è stato poi trasferito nel 1173 nel
tempio di Nahid-e Pars nella vicina Ardakan,
dove rimase per 300 anni fino a quando è stato spostato di nuovo a casa
di un sacerdote a Yazd, e fu infine consacrato nel nuovo tempio nel 1934.
Il fuoco visibile dalla sala d’ingresso al tempio attraverso un vetro,
per non essere contaminato.
Sopra
l’entrata del tempio il simbolo del Fravahar, cioè la parte dello spirito che dopo
la morte si ricongiunge con Ahura Mazda, il dio onnipotente e invisibile
venerato dallo Zoroastrismo, l’antica religione persiana. Il dio, che
non è rappresentato da alcun simbolo, avrebbe chiesto ai suoi seguaci di
pregarlo in direzione della luce. Per questo furono edificati tempi del
fuoco, la cui fiamma all’interno va mantenuta sempre accesa e
rappresenta la luce. Fravahar è raffigurata come Fravashi, lo spirito
guardiano con le ali: la testa simboleggia esperienza e saggezza, la mano
destra punta verso l’alto per ammirare la divinità, l’anello nella
mano sinistra indica unità, l’anello più grande al centro significa
eternità e il riflesso delle azioni. Le ali sono costituite da tre strati
di piume per indicare purezza del pensiero, della parola e dell’azione.
Al cosa sul davanti indica i pensieri malvagi, gli atti malvagi e le
parole malvagie da scacciare. Ci sono anche due corde: una simboleggia la
bontà, l’altra il buio e il male.
Un busto
di Manekji Limji Hataria, che è stato determinante nella raccolta dei
fondi per la costruzione del tempio, è stato installato nel recinto del
tempio. Il busto visualizza anche i simboli zoroastriani divini del Sole e
della Luna.
Il tempio
del fuoco è stato costruito in stile architettonico achemenide in
muratura di mattoni con uno stile predisposto dagli architetti di Bombay.
È simile nel design ai templi Atash Behram in India.
L'edificio è circondato da un giardino che ha alberi da frutto. C'è una
divinità alata di Ahura Mazda incorporata sulla porta d'ingresso del
tempio.
Il sacro
fuoco è installato nel tempio dietro un recinto di vetro ambrato
colorato. Solo i zoroastriani sono autorizzati a passare alla zona sacra
del fuoco. I non-zoroastriani possono visualizzarlo solo dall'esterno
della camera di vetro. Anjuman-i Nasiri ha aperto il tempio nel 1960
per i visitatori non zoroastriani.
Al suo interno c’è una fiamma che arde continuamente dal 470 d.C.

La prigione
di Alessandro è un edificio storico di Yazd che
prende il nome da un poema di Hafez in
cui si parla delle terribili condizioni di detenzione. Tuttavia non è
accertato che l'edificio sia stato fatto costruire da Alessandro
Magno e utilizzato per imprigionare l'elite dominante del
paese. Altre versioni riferiscono l'opposto, cioè che sia stato costruito
per imprigionare l'invasore.
All'eterno
è visibile una bella cupola in argilla cruda e decorata con opere in
gesso e pittura d'oro e azzurro. Le caratteristiche architettoniche della
cupola sono rintracciabili anche in altre cupole risalenti al periodo
mongolo in Iran.
L'edificio ospita una mostra dedicata alla città vecchia di Yazd e
comprende dei negozi di artigianato locale.
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