Città antica di Yazd
Iran

 PATRIMONIO DELL'UMANITÀ DAL 2015

 

Yazd è il capoluogo dell'omonima provincia iraniana e un centro importante dello Zoroastrismo. La città si trova 280 chilometri a sud-est di Esfahan. Nel 2006 aveva una popolazione di 423.006 persone.

In seguito ad un adattamento secolare al deserto circostante, Yazd presenta un'architettura unica. È nota in Iran per l'artigianato di prima qualità, che produce soprattutto tessuti di seta e prodotti dolciari.  

La città vanta 3.000 anni di storia, in quanto risale al tempo dell'impero medo, quando era nota come Ysatis (o Issatis). L'attuale nome della città potrebbe derivare da Yazdgard I, un re sasanide. La città era già un centro zoroastriano in epoca sasanide. Dopo la Conquista islamica della Persia, molti zoroastriani delle province circostanti trovarono rifugio a Yazd. La città rimase zoroastriana anche dopo la conquista dietro il pagamento di un tributo e solo gradualmente l'Islam divenne la principale religione della città.

A causa della remota posizione nel deserto e della difficoltà di raggiungerla, Yazd si è conservata pressoché intatta dalle distruzioni delle guerre. Ad esempio, è stata un rifugio per i fuggiaschi da altre città dell'impero persiano durante l'invasione di Gengis Khan. Nel 1272 fu visitata da Marco Polo, che diede conto della raffinata tessitura della seta.  

Per breve tempo divenne capitale sotto la dinastia muzaffaride nel XIV secolo e fu assediata senza successo fra il 1350 e il 1351 dagli Ingiuidi comandati dallo sceicco Abu Ishaq. La Moschea del Venerdì (Masjed-e Jameh), il più importante monumento architettonico della città, e altri importanti edifici risalgono a questo periodo. Durante la dinastia Qajar (XVIII secolo) fu governata da khan bakhtiari.

Durante la dinastia safavide (XVI secolo) la popolazione di Yazd emigrò verso est e chiamò il luogo Yazdi: oggi si trova presso il confine irano-afgano nella provincia di Farah e la città si chiama Farah. I discendenti sono tuttora persiani sciiti. Parlano con un accento molto simile a quello degli abitanti di Yazd.

Sempre apprezzata per la qualità delle sue sete e dei suoi tappeti, Yazd è oggi un centro dell'industria tessile iraniana. È presente anche in industria delle ceramiche e dei materiali per l'edilizia, come anche l'industria dolciaria e l'oreficeria.

Una parte significativa della popolazione è impiegata nell'agricoltura, nell'allevamento, nella lavorazione dei metalli e nella produzione di macchinari. Alcune aziende operano nel ramo dell'informatica e nella produzione di componenti elettronici come cavi e connettori. Attualmente Yazd ospita il più grande produttore iraniano di fibre ottiche.

I pasticceri di Yazd sono famosi in tutto l'Iran e costituiscono anche un'attrattiva turistica. I laboratori (esperti o khalifehs) mantengono segrete le loro ricette e molti di loro sono rimasti attività familiari tramandate da molte generazioni. Baghlava, ghotab e pashmak sono i dolci più richiesti.

Yazd è una città di primaria importanza come centro dell'architettura persiana. A causa del clima secco, ha una delle più ampie reti di qanat nel mondo e i costruttori di qanat di Yazd sono considerati i più abili dell'Iran. Per affrontare le estati torride, molti edifici antichi sono dotati di magnifiche torri del vento e di vasti ambienti sotterranei. La città ospita anche importanti esempi di yakhchal, di cui alcuni sono ancora usati come ghiacciaie per conservare il ghiaccio proveniente dalle vicine montagne. La città vecchia di Yazd è uno dei più grandi centri urbani costruito quasi interamente con adobe, un impasto di argilla, sabbia e paglia.

La Città Vecchia di Yazd è uno di quei posti in cui i bambini giocano ancora a pallone in piazza e dove tu puoi anche ritrovarti a giocare con loro. Dove il silenzio dei vicoli regna sovrano e c’è ancora la possibilità di mescolarsi agli abitanti del luogo.

La Città Vecchia di Yazd è dominata dal colore ocra delle case: cubi di fango essiccato misto a paglia incastrati in un labirinto di vicoli e strade che d’improvviso sbucano in piazzette alberate. La vita sembra scorrere ancora lenta nei negozietti di souvenir ancora poco invasivi e lungo le strade in si può scoprire qualche antica cisterna dell’acqua. Qui si trovano alcuni dei più interessanti hotel e caffè tradizionali, tutti dotati di terrazze panoramiche da cui ammirare le tipiche torri del vento della città.

Qui si può visitare la Casa di Lari, in un vicoletto quasi ai margini del centro storico. È una delle più antiche abitazioni della città, visto che la sua costruzione risale a circa 150 anni fa, durante l’epoca qagiara ed è una delle meglio conservate. Era la casa di un ricco mercante, mentre oggi ospita studenti di architettura e impiegati del ministero della cultura. Dall’ingresso principale si accede all’elegante corte interna con una vasca d’acqua in mezzo e su cui si affacciano ampie arcate, vetrate di legno istoriate, due badgir e un ampio iwan, il tipico spazio rettangolare a volta aperto su un lato con un portale sormontato da un arco decorato.

Una delle piazzette più ampie e armoniose della Città Vecchia è quella che ospita la Prigione di Alessandro, oltre che all’ufficio del turismo. L’edificio è quello di una scuola del XV secolo sormontato da una cupola. Il nome deriva da un poema di Hafez in cui si parla delle terribili condizioni di prigionia di un luogo fatto costruire da Alessandro Magno come prigione sotterranea che conteneva un pozzo molto profondo simile a quello che si trova in questo edificio. L’edificio oggi è stato ristrutturato e al suo interno non ci sono molte cose interessanti, tanto più che ospita negozi e atelier di artisti. La piazzetta su cui sorge però è deliziosa, anche per la presenza a pochi passi della Tomba dei 12 imam, una costruzione in mattoni dell’inizio dell’XI secolo.

La Moschea di Jameh (Moschea del Venerdì) domina l’entrata della città vecchia. Il portale d’ingresso, uno dei più alti dell’Iran, si affaccia su una piazza molto vissuta dagli abitanti e in alcuni momenti della giornata anche caotica. 

La moschea del XII secolo è ancora in uso oggi. È stata costruita sotto Ala'oddoleh Garshasb della dinastia Al-e Bouyeh (Buwayhidi). La moschea è stata in gran parte ricostruita tra il 1324 e il 1365, ed è uno dei più importanti edifici del XIV secolo dell'Iran.

Secondo gli storici, la moschea è stata costruita nel sito del tempio del fuoco sassanide e Ala'oddoleh Garshasb ha iniziato la costruzione dell'affascinante moschea. La moschea precedente è stata costruita per ordine di Ala'oddoleh Kalanjar nel VI secolo d.C., tuttavia la costruzione principale dell'attuale edificio è stato fatto per ordine di "Seyyed Rokn al-Din Mohammad Qazi".

La moschea è un bell'esempio di stile Azero di architettura persiana. La moschea è coronata da una coppia di minareti alti 48 metri, i più alti in Iran, e la facciata del portale è decorata da cima a fondo di piastrelle abbaglianti, prevalentemente di colore blu.

Dall’entrata si accede ad un ampio cortile aperto che si affaccia sulla moschea vera e propria, costruita nel XV secolo per Sayyed Roknaddin, su un precedente edificio del XII secolo che a sua volta probabilmente era usato in precedenza per il culto zoorastriano.

All'interno vi è un lungo cortile porticato dove, dietro un Iwan infossato a sud-est, vi è una camera santuario (Shabestan). Questa camera, sotto una cupola in maiolica è squisitamente decorata con maioliche a mosaico: il suo alto mihrāb, datato 1365, è uno dei migliori del suo genere.

Gli eleganti modelli lavorati in mattoni e l'iscrizione inestimabile di tessere di mosaico recanti caratteri cufici angolari creano un senso di bellezza. La nicchia della preghiera principale, quella che si trova sotto la cupola, è decorata con tessere di mosaico eleganti. Sulle due tessere vi sono intarsi a forma di stella, il nome del costruttore e il tempo di costruzione della preghiera nella nicchia scintilla splendidamente. I due minareti torreggianti risalenti al periodo safavide misurano 52 metri di altezza e 6 metri di diametro.

Il giardino Dolat Abad o Bagh-e Dolat Abad è un piccolo padiglione circondato da un giardino persiano. L'edificio e il giardino vennero costruiti nel 1750 come residenza dello scià di Persia Karim Khan Zand

Il sito è costituito da due piccoli padiglioni collegati da un giardino con al centro una lungo canale d’acqua con fontane zampillanti

L’interno del padiglione visitabile è a due piani con la parte bassa in pietra e quella più alta in mattoni. Ha forma ottagonale e presenta decorazioni di legno a graticcio, vasche di pietra e vetrate istoriate dai colori vivaci. La sala centrale ha una bella vasca in alabastro e il soffitto è a cupola con decorazioni a muqarnas

Ha un badgir enorme, alto ben 33 metri, il più alto del Paese, ricostruito dopo il suo crollo negli anni ’60. La struttura è davvero enorme e permette di incanalare ogni soffio d’aria, come si può perfettamente sentire passando da una sala all’altra e da un piano all’altro cercando di evitare le raffiche di vento.

Il complesso Amir Chakhmaq è una struttura di primo piano, nota per le sue alcove simmetriche. Si tratta di una moschea situata su una piazza con lo stesso nome. Contiene anche un caravanserraglio, un tekyeh, uno stabilimento termale, un antico pozzo d'acqua, e una pasticceria. Di notte, l'edificio è illuminato dopo le ore del crepuscolo e dopo il tramonto con un'illuminazione arancione nelle nicchie ad arco che lo rende uno spettacolo. Durante la guerra Iran-Iraq e le guerre in Iraq con gli Stati Uniti e l'Afghanistan, molti iracheni e afgani sono venuti ad abitare nella Piazza Amir Chakhmaq.  

L'importante struttura ha tre piani ed una elaborata facciata simmetrica a nicchie e ad arco. È la più grande struttura in Iran. Nel centro vi sono due minareti altissimi. La scala a chiocciola in uno dei due minareti si dice che crei una sensazione di claustrofobia, mentre offre un'ottima vista di Yazd. Di notte, l'edificio è illuminato con luce arancione nelle nicchie che lo rende uno spettacolo. Il complesso contiene anche un caravanserraglio, un tekyeh, uno stabilimento termale, un pozzo d'acqua fredda, e una pasticceria. Il bagno, nella parte anteriore dell'edificio è di circa 600 anni. Degli archi sono stati aggiunti di recente sui fianchi per garantire la sicurezza del traffico. Solo il primo piano sopra il livello del suolo è accessibile. C'è un complesso commerciale nel seminterrato della struttura.

Il complesso comprende un tekyeh a tre piani usato per commemorare la morte di Hussein Ibn Ali. In un angolo del tekyeh, c'è un nakhl, descritto come "forte, un oggetto di legno con grandi infissi metallici e borchie". È stato venerato durante la commemorazione sciita dell'Ashura.

La piazza Amir-Chaghmaq, secondo il dottor Vahdat Zad, uno storico dell'architettura che ha lavorato a lungo sugli aspetti spaziali della piazza, è stata costruita nel XV secolo da Jalal-al-Din Amir-Chakhmaq, il governatore di Yazd durante l'era Timurid. Questa piazza è stata istituita sul lato nord di un'importante moschea chiamata la vecchia moschea, oggi nota come moschea Amir-Chakhmaq. Secondo Vahdat Zad, "la moschea è stata fondata anche da Amir-Chakhmaq tra il 1418 e il 1438. Nello stesso anno della moschea è stata inaugurata, Haj Qanbar Jahanshahi, che è stato il successivo governatore, che ha costruito un bazar e un caravanserraglio ai lati della piazza".

Molte parti del complesso si sono deteriorate fino al XVIII secolo, in epoca safavide, quando Bahador Khan Shams Yousef Meibodi rinnovò alcune parti e ricostruì il caravanserraglio nella stessa posizione. Il complesso ha incontrato un nuovo processo di degrado fino alla fine del XIX secolo, quando, secondo Vahdat Zad, il Tekyeh è stato costruito da Abu-al-Qasim Rashti all'ingresso del bazar.

La maggior parte dei cambiamenti nella piazza Amir-Chakhmagh sono state attuate durante il periodo di modernizzazione di Reza Shah. Completando via Pahlavi nel 1935, la parte settentrionale della piazza, che si collegava con il Bazar, è stata demolita. Sembra che il caravanserraglio fu demolito nello stesso tempo, alfine di sviluppare la piazza in una forma rettangolare più ordinata.

In particolare, la demolizione della piazza, come sostiene Vahdat Zad: "non aveva niente a che fare con la creazione di via Soraya nel 1943. È più probabile che si sia verificato quando via Shah e via Soraya sono stati collegate alla fine del 1950. Nulla è rimasto della piazza poi, ad eccezione del Tekyeh. Il comune ha anche cercato di demolire la Tekyeh quando uno dei soffeh è crollato, ma l'ufficio di archeologia ha resistito con forza. Al contrario, hanno riempito le due arcate su entrambi i lati nel 1963 per prevenire ulteriori crolli.

AmirChakhmaq2.jpg (417053 byte) AmirChakhmaq4.jpg (175909 byte) AmirChakhmaq5.jpg (378565 byte) AmirChakhmaq7.jpg (270122 byte) AmirChakhmaq8.jpg (312566 byte) AmirChakhmaq9.jpg (165706 byte) AmirChakhmaq10.jpg (215285 byte)

Le torri del silenzio di Yazd o Dakhmeh-ye Zartoshtiyun, sono delle torri del silenzio relative al culto zoroastriano poste su due colline a sud della città di Yazd.

Le torri vennero utilizzate sino agli anni 70 del XX secolo, quando il governo iraniano ne impose la chiusura e la modifica del culto. Esse sono state utilizzate per secoli per la distruzione dei corpi dei defunti da parte degli uccelli, dato che la religione zoroastriana imponeva di non contaminare nessuno degli elementi.
Esse consistono di due torri con degli alti muri al cui interno venivano riposti i cadaveri e lasciati decomporre dalle forze della natura.

Il sito oggi sorge accanto al cimitero zoroastriano.

Nell'area è possibile scorgere un ab anbar e dei resti di vecchie costruzioni.

Il Tempio del Fuoco di Yazd, noto anche come Atash Behram o Atash Kadeh, è un tempio zoroastriano. È stato costruito nel 1934 e sancisce l'Atash Behram, che significa "il fuoco vittorioso", datato 470 d.C. Si tratta di uno dei nove Templi del Fuoco (Atash Behram), l'unico dei più alti di grado in Iran, dove gli zoroastriani hanno praticato la loro religione dal 400 a.C.; gli altri otto sono in India. Secondo Aga Rustam Noshiravan Belivani, di Sharifabad, gli Anjuman-i Nasiri (i funzionari zoroastriani eletti) hanno aperto lo Yazd Atash Behram nel 1960 ai visitatori non zoroastriani.

I più alti gradi dei templi del fuoco sono stati costruiti durante l'Impero sasanide per la riverenza del fuoco, che è la manifestazione di Ahura Mazda nella religione zoroastriana. Secondo la religione zoroastriana, questo tipo di fuoco è consacrato da sedici diverse fonti, tra cui il fuoco creato da un fulmine.

Secondo una targa scritta sul santuario, la costruzione del tempio è datata al 1934. I fondi per la costruzione di esso sono stati forniti dall'Associazione dei Parsi zoroastriani dell'India. La costruzione è stata fatta sotto la guida di Jamshid Amanat. Il fuoco sacro del tempio si afferma di bruciare da circa il 470 d.C., grazie a un hirbod, un prete che aggiunge le legna ogni giorno; originariamente avviato dallo Scià sassanide quando era nel tempio del fuoco Pars Karyan nel Fars meridionale del Larestan. Da lì è stato trasferito a Aqda dove è stato mantenuto per 700 anni. Il fuoco è stato poi trasferito nel 1173 nel tempio di Nahid-e Pars nella vicina Ardakan, dove rimase per 300 anni fino a quando è stato spostato di nuovo a casa di un sacerdote a Yazd, e fu infine consacrato nel nuovo tempio nel 1934.  Il fuoco visibile dalla sala d’ingresso al tempio attraverso un vetro, per non essere contaminato. 

Sopra l’entrata del tempio il simbolo del Fravahar, cioè la parte dello spirito che dopo la morte si ricongiunge con Ahura Mazda, il dio onnipotente e invisibile venerato dallo Zoroastrismo, l’antica religione persiana. Il dio, che non è rappresentato da alcun simbolo, avrebbe chiesto ai suoi seguaci di pregarlo in direzione della luce. Per questo furono edificati tempi del fuoco, la cui fiamma all’interno va mantenuta sempre accesa e rappresenta la luce. Fravahar è raffigurata come Fravashi, lo spirito guardiano con le ali: la testa simboleggia esperienza e saggezza, la mano destra punta verso l’alto per ammirare la divinità, l’anello nella mano sinistra indica unità, l’anello più grande al centro significa eternità e il riflesso delle azioni. Le ali sono costituite da tre strati di piume per indicare purezza del pensiero, della parola e dell’azione. Al cosa sul davanti indica i pensieri malvagi, gli atti malvagi e le parole malvagie da scacciare. Ci sono anche due corde: una simboleggia la bontà, l’altra il buio e il male.

Un busto di Manekji Limji Hataria, che è stato determinante nella raccolta dei fondi per la costruzione del tempio, è stato installato nel recinto del tempio. Il busto visualizza anche i simboli zoroastriani divini del Sole e della Luna.

Il tempio del fuoco è stato costruito in stile architettonico achemenide in muratura di mattoni con uno stile predisposto dagli architetti di Bombay. È simile nel design ai templi Atash Behram in India. L'edificio è circondato da un giardino che ha alberi da frutto. C'è una divinità alata di Ahura Mazda incorporata sulla porta d'ingresso del tempio.

Il sacro fuoco è installato nel tempio dietro un recinto di vetro ambrato colorato. Solo i zoroastriani sono autorizzati a passare alla zona sacra del fuoco. I non-zoroastriani possono visualizzarlo solo dall'esterno della camera di vetro. Anjuman-i Nasiri ha aperto il tempio nel 1960 per i visitatori non zoroastriani.

Al suo interno c’è una fiamma che arde continuamente dal 470 d.C.

La prigione di Alessandro è un edificio storico di Yazd che prende il nome da un poema di Hafez in cui si parla delle terribili condizioni di detenzione. Tuttavia non è accertato che l'edificio sia stato fatto costruire da Alessandro Magno e utilizzato per imprigionare l'elite dominante del paese. Altre versioni riferiscono l'opposto, cioè che sia stato costruito per imprigionare l'invasore.

All'eterno è visibile una bella cupola in argilla cruda e decorata con opere in gesso e pittura d'oro e azzurro. Le caratteristiche architettoniche della cupola sono rintracciabili anche in altre cupole risalenti al periodo mongolo in Iran. L'edificio ospita una mostra dedicata alla città vecchia di Yazd e comprende dei negozi di artigianato locale.